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Tutto è cominciato con Sacro Gra di Gianfranco Rosi: l'Italia non vinceva a casa sua, a Venezia, da 15 anni. Era il settembre del 2013. Qualcuno pensò: scelta bizzarra, da cinefili, non avrà seguito. Poi è venuto l'Oscar alla Grande bellezza, la vittoria del Grand Prix a Cannes di Le meraviglie di Alice Rohrwacher e ora le Coppe Volpi agli attori di Hungry Hearts di Saverio Costanzo (Alba Rohrwacher, già protagonista delle Meraviglie, e Adam Driver) arrivate da una giuria presieduta da un compositore francese. E' l'anno benedetto delle sorelle Rohrwacher, certo, ma non solo. 'Rinascita' del cinema italiano? E' una litania un po' provinciale che abbiamo sentito già troppe volte senza che l'exploit di un singolo si sia saputo (e voluto) trasformare in un movimento impetuoso e strutturale, in una capacità di programmazione e promozione degna di un passato prestigioso e di un futuro luminoso. Gli autori ci sono. I giovani talenti anche. E sono tornati perfino gli incassi. Ormai da qualche anno dietro gli autori italiani c’è un movimento di successo di un cinema solido, di qualità non di rado medio-alta, legato ad uno dei filoni che hanno fatto la fortuna del nostro cinema, la commedia, e che ha permesso alle produzioni nazionali e alle coproduzioni di conquistare stabilmente il 30% del mercato nazionale. Un dato che perfino in Francia, l’unico altro paese ad avere una analoga percentuale di cinematografia nazionale al botteghino, in grado di competere con i più forti, gli americani, ci invidiano. Proprio così, la parola è esattamente questa, invidia, e l’ha usata qualche tempo fa, Liberation. Zalone, col suo record di Sole a catinelle (oltre 50 milioni milioni) è un caso, ma non è l’unico. Ci sono anche i 13 milioni di Un boss in salotto, gli 11 di Sotto una buona stella, gli 8 diTutta colpa di Freud, solo per citare i più recenti. E’ una situazione analoga a quella della metà degli anni ’60, quando i grandi autori erano in attività ma in testa al box office finivano film come Serafino, Nell’anno del Signore, Per grazia ricevuta o uno spaghetti-western (che sarebbe stato rivalutato più tardi) come Per qualche dollaro in più. ‘Una differenza con la Francia, però, rimane – spiega il presidente dei produttori italiani, Riccardo Tozzi -: da noi ci sono 2800 schermi e 110 milioni di spettatori; al di là delle Alpi le sale sono 6000 e gli spettatori 200 milioni’. Ma non è la sola: un minuto dopo la vittoria di 'Le meraviglie', lo stesso Tozzi, gli autori dell'Anac e quelli dei '100autori' e il presidente della Siae, Gino Paoli hanno fatto sentire la loro voce per richiamare l'attenzione del convitato di pietra di questa ennesima rinascita: la politica.
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