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Post n°12459 pubblicato il 23 Luglio 2015 da Ladridicinema
| ![Locandina Tutta colpa di Freud](http://pad.mymovies.it/filmclub/2013/08/029/imm.jpg) Uno psicologo cinquantenne, Francesco, è stato lasciato solo dalla moglie ad allevare tre figlie e continua a farlo con grande amore e attenzione nonostante l'ultima abbia già compiuto 18 anni e la prima abbia superato i 30. Le tre figlie sono particolarmente sfortunate in amore: Sara, omosessuale, viene regolarmente lasciata dalle fidanzate quando le cose si fanno serie; Marta, libraia, si innamora di scrittori che non la ricambiano; Emma, maturanda, ha avviato una storia con Alessandro, coetaneo di suo padre e per giunta sposato con Claudia. A complicare ulteriormente le cose, Claudia è l'amore segreto di Francesco, che la incontra ogni giorno ma non osa rivolgerle parola, inizialmente ignaro che sia proprio lei la moglie del fedifrago. Da un soggetto pensato insieme a Leonardo Pieraccioni (del cui Un fantastico via vai è stato a sua volta coautore) e Paola Mammini, Paolo Genovese ha tratto una sceneggiatura che mette insieme il meglio e il peggio del suo cinema: dal lato positivo ci sono la leggerezza di un tocco mai volgare, alcune battute davvero azzeccate, una costruzione narrativa fresca e la capacità di orchestrare un coro di attori che, nelle sue mani, tirano fuori il meglio. Dal lato negativo la narrazione in voice over sostituisce quella filmica (una voce che parla sopra le immagini non è la stessa cosa di un racconto per voce e immagini), la musica a palla fa da grancassa a tutte le scene clou, e la sitcom americana (per non dire lo spot televisivo) informa ogni sequenza: dunque ogni scena viene "chiusa" con una battuta, un abbraccio, un ammiccamento, un pollice sollevato. Genovese è talmente cosciente di questa compulsione da farne una gag all'interno del suo stesso film, senza però riuscire ad affrancarsene. Quel che funziona, senza se e senza ma, è il cast, in particolare Anna Foglietta nei panni della lesbica che cerca di cambiare orientamento (ma ricorda agli spettatori che "l'identità sessuale è una cosa seria") e la cui recitazione fisica, in America, avrebbe già fatto di lei una star; e Marco Giallini, sempre più duttile e profondo, capace di sottendere di dolorosa verità anche il più leggero dei dialoghi che lo vedono protagonista. Funzionano anche la cura che Genovese dedica alla costruzione delle inquadrature e l'agilità del montaggio brillante, anche se entrambi evidenziano "la magagna", ovvero l'effetto schizofrenico fra le capacità del regista-sceneggiatore e le brutte abitudini accumulate sui set pubblicitari, e forse incoraggiate dalle produzioni cinematografiche. Il giorno in cui Genovese si sarà liberato di certi condizionamenti spiccherà il salto verso la commedia d'autore, per la quale è ampiamente qualificato: basti ricordare i suoi esordi. In particolare, dato che Tutta colpa di Freud fa spesso riferimento alla musica, potrà tenere presente che le scene più efficaci finiscono "in levare", e che l'occasionale affondo comico è cosa assai diversa dall'"uscita" televisiva. |
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