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I giorni contatir
Post n°12458 pubblicato il 23 Luglio 2015 da Ladridicinema
Tag: recensioni I Giorni Contatiregia di Elio Petri
il vero senso della vita. / Ci cambiano capelli, denti e seni, a noi che siamo solo di passaggio." Basta poco per pensare a quanti giorni mancherebbero alla nostra fine. Non che voglia essere volatile di cattivo augurio, vale anche per me. Basterebbe anche visionare "Il settimo sigillo", dove la morte appare in carne, ossa e cartilagine, pronta a sfidare le vittime previste in destabilizzanti partite a scacchi. A Cesare "lo stagnaro" è bastato salire sul tram quotidiano e assistere ad un interrogativo inevaso di un astante alla prassi della richiesta del biglietto. Infarto. Morto senza accorgersene. Drammatica esperienza che segna profondamente il protagonista che decide di "impazzire" interrogandosi sui giorni che gli restano prima della chiamata estrema. Decide di vestirsi con l'abito migliore, ghette alle scarpe e di curiosare nella notte sulle vite degli altri. Ma forse non basta. Bisogna fare qualcosa di meglio in questa onirica corsa contro il tempo, racimolare più risultati utili possibili. Confida all'amico Amilcare, imbianchino notturno, di voler abbandonare il lavoro per dedicarsi ad altro e comincia ad elencare una serie di motivi che appaiono piuttosto "strani" a quest'ultimo. Discorsi funerei, pessimistici, cupi, anche estremi, tingono di nero le giornate di Cesare che sceglie di fare ciò che non aveva mai immaginato prima. O forse non ne aveva avuto mai il tempo. Che puntualmente scorre senza alcun freno, volente o nolente. La riscoperta di un vecchio amore all'ombra di una toletta pubblica o magari la possibilità di sondarne uno mercenario tra le puttane che calcano il Lungotevere alla luce del sole e ti invitano a seguirle tra i cocci del cimitero degli otri. Oppure scoprire che la figlia della portiera vuole fumare di nascosto e si prostituisce con adulti benestanti. O l'arte astratta del mercante meridionale che ti infatua con discorsi filosofici per poi crollare drasticamente nella riparazione di un lavabo otturato dagli smalti. Ma cos'è la vita? Che valore ha? Che senso ha vivere per poi morire da un momento all'altro? Questi sono gli interrogativi che ossessionano Cesare che sta ormai sfiorando il parossismo in questa inquietante tesi. Gli amici lo "temono" annunciandolo addirittura per annegato a causa di una effimera capatina alle balere di uno stabilimento balneare. Nessun risultato favorisce le aspettative di Cesare che decide di porre fine alla follia ricominciando, senza troppa convinzione, a lavorare. Riprende il tram tutte le mattine e percorre tutte le fermate, fino a quando dopo aver visionato la pellicola della vita alla stregua di "Revolution 9" decide di scendere al capolinea. In tutti i sensi. Eccellente film del rimpiantissimo Elio Petri sulla futilità della vita in vista dell'estemporanea incombenza della morte. Protagonista è il purtroppo dimenticato Salvo Randone, attore di altissimo pregio che mediante una sceneggiatura sostanzialmente arida, domina il film in un monologo quasi costante. Nel senso che gli altri attori, tutti bravissimi e purtroppo semisconosciuti, (tranne Vittorio Caprioli) fungono da satelliti rispondenti. Si affacciano ai rovelli del protagonista al solo scopo di fornire una ipotesi, un consiglio, una possibilità di uscita dai tormenti per poi scomparire dalla scena. Tutto ciò crea una reazione a catena nella mente di Cesare che lo porta a considerare seriamente l'idea di valutare la morte per detronizzare volontariamente la vita costellata da troppe sconfitte. Per beffarda coincidenza o per fato aritmetico l'anima del film cela addirittura qualcosa di inquietante, qualcosa di terribilmente profetico per il regista, tanto da non sottovalutare l'ipotesi di considerarlo come una sorta di "film-testamento". Il protagonista del film dichiara di avere 53 anni nel momento in cui sente il peso dei giorni contati. Petri fu consumato da una malattia alla stessa età. Da riabilitare Salvo Randone, con Volontè uno degli interpreti prediletti da Petri, notevole artista teatrale e attore di grande spessore mai considerato per le doti realmente espresse.
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