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Internazionalismo e lotta ideologica per l'affermazione di una via rivoluzionaria da marxxii 3a parte

Post n°15464 pubblicato il 13 Novembre 2019 da Ladridicinema
 
Tag: STORIA

Influenza in Brasile

In Brasile, il movimento operaio, ancora agli inizi, sorto con i primi segnali di industrializzazione del paese tra la fine del secolo 19° e l'inizio del 20°, attuava le sue prime azioni, sotto l'influenza dell'anarco-sindacalismo, ed è stato scenario dell'apparizione dei primi giornali di agitazione politico-ideologica socialista e della creazione di nuclei operai e socialisti.

Nel luglio 1917, si svolse il primo sciopero generale nel paese, ampia e poderosa affermazione del movimento operaio, il suo battesimo del fuoco, che ebbe forte ripercussione e esercitò impatto sociale e politico. Questo sciopero è stato la pietra miliare del nascente movimento operaio brasiliano. Tra il 1917 e l'inizio del decennio del 1920 il paese fu teatro di scioperi e movimenti sociali, sempre repressi e trasformati in scontri violenti con le forze di polizia. Sorsero i primi nuclei comunisti, già sotto l'influenza degli eventi rivoluzionari in Russia. Tra le azioni del movimento operaio brasiliano all'epoca, spiccano quelle di solidarietà con la rivoluzione sovietica.

Al contrario di quanto avvenne nella maggior parte dei paesi europei, così come in Argentina, Cile e Uruguay, il PC del Brasile non nacque dalla rottura di un grande e influente partito socialdemocratico, ma da una spaccatura nel movimento anarchico. Fu dai confronti politici e ideologici tra i settori avanzati del proletariato brasiliano e soprattutto dalla lotta tra comunisti e anarchici che risultò la formazione dei primi raggruppamenti comunisti, che in seguito si sarebbero  uniti per costituire il Partito Comunista del Brasile.

Lo storico brasiliano Nelson Werneck Sodré, marxista studioso della storia del Brasile e dei comunisti, ha sottolineato che il Partito Comunista “è nato e cresciuto come conseguenza necessaria del processo di formazione della classe operaia brasiliana e dello sviluppo delle sue lotte. La sua fondazione ha risposto a un'esigenza del movimento operaio che già aveva mostrato, nei primi decenni del 20° secolo, la mancanza di un partito politico operaio rivoluzionario”.

Il documento commemorativo del 90° anniversario del Partito Comunista del Brasile (2012) sottolinea: “Mentre il movimento operaio brasiliano affrontava una crisi di prospettiva, gli impetuosi venti della vittoriosa rivoluzione socialista in Russia, del 1917 – che già soffiavano per il mondo – hanno raggiunto il Brasile. La vittoria dei lavoratori russi aveva indicato un nuovo cammino agli operai brasiliani: quello della necessaria organizzazione del proletariato in partito politico indipendente, di classe, che abbia come obiettivi la conquista del potere politico e l'instaurazione del socialismo”.

Il Congresso di fondazione del Partito Comunista del Brasile si svolse il 25, 26 e 27 marzo 1922. I primi due giorni di lavoro ebbero luogo nella città di Rio de Janeiro e, a causa delle minacce della polizia, la sessione dell'ultimo giorno fu trasferita a Niterói. Vi parteciparono nove delegati che rappresentavano 73 comunisti. Già all'inizio della sua esistenza, il Partito aderì alle 21 condizioni  per l'adesione all'Internazionale Comunista.

Il secolo della lotta per il socialismo

Il 20° secolo è stato fortemente segnato dal socialismo vittorioso in Unione Sovietica e sotto la sua influenza è diventato il secolo delle rivoluzioni antimperialiste, democratiche, popolari e socialiste, delle lotte di liberazione nazionale e sociale dei popoli, delle lotte anticoloniali, democratiche, per la pace e la giustizia, obiettivi questi che si fondono con i grandi valori e ideali della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre.

E' partiva dall'Internazionale Comunista e dai partiti di questa organizzazione l'iniziativa della creazione nel decennio 1930 dei Fronti Popolari, decisiva nella lotta dei popoli contro il fascismo.

L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è stata la forza principale nella vittoria sulla maggiore e più aggressiva potenza militare della borghesia imperialista – la Germania hitleriana. La vittoria sul nazi-fascismo ha rappresentato una conquista dei popoli, delle forze della pace, della democrazia, della solidarietà e del progresso sociale. A questa vittoria ha concorso specialmente l'azione dei comunisti, che si sono collocati alla guida della lotta contro il nazi-fascismo. L'Unione Sovietica, patria del socialismo, con la lotta eroica del suo popolo, ha rappresentato il fattore politico e militare decisivo.

I popoli dell'Unione Sovietica hanno pagato il prezzo più terribile in vite umane e danni materiali, con la morte di 27 milioni di cittadini, tra cui 7,5 milioni di soldati. Il paese ha subito una devastazione senza precedenti: 1.710 città e 70.000 villaggi sono stati completamente distrutti; migliaia di fabbriche, imprese e cooperative agricole hanno subito danni, sei milioni di case demolite.

Le vittorie dell'Esercito Rosso nelle storiche battaglie di Mosca (da ottobre 1941 a gennaio 1942), Stalingrado (da agosto 1942 a febbraio 1943), Kursk (tra la primavera e l'estate del 1943) e Berlino, nella primavera del 1945, rimarranno incise in modo indelebile nella memoria dell'umanità, come il tributo dei popoli sovietici alla causa della liberazione dell'umanità.

La vittoria è stata, così, l'espressione e il risultato della fraternità internazionalista tra i popoli, nella ricerca della libertà, della democrazia, dell'indipendenza e della giustizia.

Sotto l'influenza della rivoluzione, si è sviluppato il movimento operaio nei paesi capitalisti e la lotta anticoloniale nei paesi dipendenti.

La Rivoluzione socialista e il socialismo sovietico sono stati presenti come ispirazione, influenza indiretta e appoggio morale nella grande Rivoluzione cinese, nella Rivoluzione cubana, nella Resistenza vietnamita. Anche l'adozione, da parte dei paesi capitalisti, dello Stato del “benessere”,  è stata il portato, insieme alle lotte sindacali e politiche in questi paesi, dell'influenza della Rivoluzione d'Ottobre e del socialismo in URSS. Ed è stata la Rivoluzione sovietica alla base dell'organizzazione del campo socialista e del Movimento Comunista Internazionale.

La lotta contro l'opportunismo di destra e di “sinistra”

La Rivoluzione del 1917 ha avuto grande impatto politico e ideologico. I principi che la hanno ispirata e che in seguito ha sviluppato hanno rappresentato la linea rossa, di demarcazione, tra il pensiero socialista scientifico, rivoluzionario, comunista, classista e internazionalista, e il pensiero socialdemocratico, opportunista, che da Eduard Bernstein, ritiene pragmaticamente che “il movimento è tutto e l'obiettivo finale, nulla”.

Celebrare il centenario della Rivoluzione e rimarcare i suoi successi non significa considerarla come modello e cadere nell'anacronismo e nella posizione dogmatica che lo trapianta nei giorni nostri. Il mondo vive in condizioni completamente diverse e la stessa evoluzione delle nazioni insegna che i processi rivoluzionari sono unici e irripetibili.

Si consiglia di riflettere su ciò che Lenin definiva “una delle condizioni fondamentali del successo dei bolscevichi”, in una delle sue opere classiche, “L'estremismo, malattia infantile del comunismo”, di solito citata fuori del contesto storico in cui fu scritta.

“Senza dubbio, quasi tutti ormai vedono che i bolscevichi non si sarebbero mantenuti al potere, non già due anni e mezzo, ma neanche due mesi e mezzo, se nel nostro partito non fosse esistita una disciplina severissima, realmente ferrea, se il nostro partito non avesse avuto l'appoggio pieno e incondizionato di tutta la massa della classe operaia, cioè di tutti i suoi elementi, pensanti, onesti, devoti sino all'abnegazione, autorevoli e capaci di guidare o di conquistare gli strati arretrati”, scriveva in “L'estremismo, malattia infantile del comunismo” il leader della rivoluzione, perché “la dittatura del proletariato è la guerra più eroica e implacabile della nuova classe contro un nemico più potente, contro la borghesia, la cui resistenza si decuplica per effetto del suo rovesciamento (sia pure in un solo paese)” (…)

Nello stesso testo in cui si analizzano le condizioni in cui il bolscevismo ha trionfato, Lenin dice: “Soltanto la storia del bolscevismo, per tutto il periodo della sua esistenza, può spiegare in maniera soddisfacente perché esso sia riuscito a creare e mantenere nelle condizioni più difficili la ferrea disciplina necessaria alla vittoria del proletariato”.

E prosegue: “Si pone anzitutto il problema: da che cosa è mantenuta la disciplina del partito rivoluzionario del proletariato? Da che cosa viene messa alla prova? Da che cosa viene rafforzata? In primo luogo, dalla coscienza dell'avanguardia proletaria e dalla sua dedizione alla rivoluzione, dalla sua fermezza e abnegazione, dal suo eroismo. In secondo luogo, dalla capacità di questa avanguardia di collegarsi, avvicinarsi, unirsi fino a un certo punto e, se si vuole, fondersi con la grande massa dei lavoratori, dei proletari anzitutto, ma anche con la massa lavoratrice non proletaria. In terzo luogo, dalla giusta direzione politica realizzata da quest'avanguardia, dalla giustezza della sua strategia e della sua tattica politica, a condizione che le grandi masse si convincano per propria esperienza di questa giustezza. Senza tali condizioni la disciplina di un partito rivoluzionario, realmente capace di essere il partito della classe d'avanguardia che deve rovesciare la borghesia e trasformare tutta la società, non può essere garantita. Senza tali condizioni i tentativi di creare una disciplina si tramutano inevitabilmente in bolle di sapone, in frasi vuote, in farse. D'altra parte, queste condizioni non possono nascere di colpo, ma sono il risultato di un lavoro lungo, di un'esperienza dura. La loro creazione è facilitata da una giusta teoria rivoluzionaria, la quale, a sua volta, non è un dogma, perché si costituisce in modo definitivo in stretta connessione con la pratica di un movimento veramente di massa e veramente rivoluzionario”.

Lenin ha formulato il principio per cui è sempre necessario fare “analisi concreta della situazione concreta”. Per questo, spiegando le ragioni della vittoria del 1917, ha evidenziato che il bolscevismo, sorto nel 1903, si basava sulla “più solida base della teoria del marxismo”, che si è sviluppato in Russia in condizioni peculiari: “Il bolscevismo, sorto su questo fondamento granitico, ha vissuto una storia pratica quindicennale (dal 1903 al 1917) che non ha uguali al mondo per ricchezza di esperienze. Non c'è infatti un solo paese che in questo quindicennio abbia fatto, anche solo approssimativamente, quanto la Russia nel senso dell'esperienza rivoluzionaria, della rapidità e varietà di successione delle diverse forme del movimento, legale e illegale, pacifico e violento, clandestino e aperto, ristretto e di massa, parlamentare e terroristico. In nessun paese è stata concentrata in così breve spazio di tempo una tale ricchezza di forme, sfumature, metodi di lotta di tutte le classi della società contemporanea, di una lotta, inoltre, che, per effetto dell'arretratezza del paese e della pesante oppressione zarista, è andata maturando con singolare rapidità e si è appropriata con particolare avidità e successo dell' “ultima parola” dell'esperienza politica americana ed europea”.

Per i comunisti, la Rivoluzione trionfante nel 1917 sarà sempre una fonte di ispirazione per le lotte che si svolgono oggi, in nuove condizioni, nella resistenza alla feroce offensiva del sistema capitalistico contro i lavoratori e i popoli e per aprire la strada a una nuova tappa della lotta per il socialismo.

Oggettivamente, l'estinzione dell'Unione Sovietica, all'inizio degli anni 90, ha segnato una svolta negativa nell'evoluzione del quadro mondiale. In quanto risultato di una controrivoluzione, i cui primi segnali si erano manifestati a partire dal 20° Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (1956), la sconfitta della Rivoluzione Sovietica ha implicato un regresso senza precedenti nella situazione politica internazionale, contesto in cui si sviluppa una brutale offensiva della borghesia, dell'imperialismo e di tutta la reazione mondiale, contro tutte le conquiste democratiche, sociali, di civiltà dell'umanità.

Attualmente, i popoli si stanno confrontando con le potenze imperialiste, gli Stati Uniti e i loro alleati, che tentano di imporre la loro dominazione attraverso il militarismo e la guerra. In questo contesto, è diventato nozione corrente che il socialismo e la rivoluzione abbiano subito un colpo fatale e che, d'ora in avanti, non sia più il caso di insistere con una strategia rivoluzionaria. In tal modo, risorgono le proposte di adattamento del movimento rivoluzionario all'ordine stabilito.

I comunisti, contrariamente a questo senso comune, ritengono che la lotta per il socialismo continua ad essere all'ordine del giorno, perché corrisponde alla necessità obiettiva dell'evoluzione della società. E non si illudono sulla possibilità che tale salto storico si produca spontaneamente, per via evolutiva o per concessione delle classi dominanti. Le forze che lottano per il socialismo tengono conto delle nuove condizioni storiche, del fatto che la rivoluzione non sarà il frutto di avventure né che il socialismo possa essere costruito bruscamente. L'esame attento della storia e della realtà contemporanea dimostra che il percorso rivoluzionario comporta molte tappe e che la costruzione del socialismo sarà opera di molte generazioni. Si deve anche tenere conto che non esiste modello per la lotta rivoluzionaria e la costruzione del socialismo. L'adozione di un unico modello è stata un grave errore, una posizione anti-scientifica.

Il socialismo è universale come teoria generale e aspirazione alla liberazione della classe operaia in tutto il mondo. E' universale in quanto trasformazione da un'epoca di oppressione in un'era in cui l'umanità sarà libera e realizzerà le proprie aspirazioni di giustizia e progresso. Ma il socialismo sarà il risultato della lotta multiforme di ciascun popolo, in circostanze storiche e politiche ben definite, il che esigerà dalle forze rivoluzionarie e dal Partito Comunista di ogni paese l'elaborazione di nuovi e originali programmi, strategie e tattiche consonanti con i principi e il contesto storico concreto.

Il passaggio del centenario del maggiore evento della storia dell'umanità pone all'attuale generazione di combattenti per il socialismo la necessità di riflessioni che si traducano in azione pratica. Non sono ancora pienamente configurati i rapporti di forza in grado di condurre l'umanità  verso un nuovo ciclo rivoluzionario. E neppure tale rapporto di forze si crea per generazione spontanea, dovendo le forze rivoluzionarie adottare linee strategiche, procedure tattiche e metodi d'azione corrispondenti alla necessità di affrontare, nelle nuove condizioni, la lotta per il socialismo.

Di fronte al capitalismo-imperialismo globalizzato, alla sua profonda e inarrestabile crisi strutturale e sistemica, attualmente in fase acuta, alle politiche neoliberiste, alle politiche di guerra, alla natura reazionaria del sistema politico ed economico borghese, diventa rilevante una domanda: è all'ordine del giorno il compito di lottare per miglioramenti nel capitalismo, di combattere solo le “deformazioni” della globalizzazione o si tratta invece di elaborare strategie, tattiche e metodi rivoluzionari che conducano i lavoratori in tutto il mondo alla lotta per il socialismo come unica strada per superare in modo rivoluzionario l'impasse in cui si trova l'umanità sotto l'attuale sistema?

Il grande paradosso dell'epoca presente è che il capitalismo ha raggiunto una tale livello di sviluppo , un tale grado di espansione che raggiunge tutti gli angoli del pianeta, una scala prima inimmaginabile di sviluppo delle sue capacità, pur conservando allo stesso tempo la propria essenza di perseguire il massimo profitto, che ottiene attraverso lo sfruttamento e l'oppressione delle masse lavoratrici e la spoliazione delle nazioni dipendenti. Questa è la contraddizione fondamentale a partire dalla quale si svilupperà la lotta politica delle classi lavoratrici. Il capitalismo dei giorni nostri avvantaggia solo le grandi borghesie parassitarie dei paesi imperialisti e delle loro dipendenze. E' quindi inevitabile l'esplosione di lotte, in cui i fattori di classe si intrecciano con quelli nazionali. E' in questo contesto che emerge contemporaneamente la lotta per il socialismo.

In questo contesto, si presenta ai comunisti e alle altre correnti della sinistra conseguente la questione della costruzione di un soggetto politico capace di unire, mobilitare e organizzare la classe lavoratrice e le masse popolari in una dimensione strategica e tattica.

Dal punto di vista dei comunisti, è indispensabile persistere nel rafforzamento politico, ideologico, organizzativo, elettorale e di massa del partito comunista, nell'unità con altri settori conseguenti della sinistra. In momenti di profonda crisi del capitalismo e in cui le uscite della borghesia monopolistica-finanziaria e dell'imperialismo sono sempre più antidemocratiche e belliciste, il partito comunista deve mantenere chiaro l'orizzonte socialista, consolidare la propria identità di classe e ideologica e rafforzare i suoi legami con le masse popolari e lavoratrici. Quali che siano le procedure tattiche necessarie all'accumulazione di forze e per quanto flessibili debbano essere i comunisti nella creazione di alleanze ampie per ottenere vittorie parziali, più ancora si deve affermare il carattere rivoluzionario della loro strategia e il loro profilo politico e ideologico.

Parte inseparabile da ciò è l'internazionalismo proletario, principio essenziale dei comunisti, che significa solidarietà con i popoli in lotta per la sovranità nazionale, la giustizia sociale e la rivoluzione politica e sociale, compito al quale i comunisti brasiliani si dedicano con vigore, partecipando a entità e movimenti che hanno un nitido carattere antimperialista, rafforzando i legami di cooperazione e l'unità con i partiti comunisti e le organizzazioni rivoluzionarie e popolari, condividendo esperienze e concertando azioni comuni nell'ambito dell'Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IIPCO) che, nell'ambito delle celebrazioni dei 100 anni dalla gloriosa Rivoluzione Sovietica, svolgerà il suo 19° Incontro in Russia, nel novembre 20177, e del Foro di San Paolo, importante e ampio spazio di collaborazione delle forze progressiste e antimperialiste latinoamericane e caraibiche, che riunisce più di un centinaio di partiti.

Per i comunisti brasiliani, la Rivoluzione trionfante nel 1917 sarà sempre una fonte di ispirazione nelle lotte che si svolgono, in nuove condizioni, nella resistenza alla feroce offensiva del sistema capitalista contro i lavoratori e i popoli e per aprire la strada alla lotta per il socialismo, nelle nuove condizioni del secolo XXI.

*José Reinaldo Carvalho, giornalista, membro del Comitato Centrale, della Commissione Politica Nazionale e della Segreteria del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), responsabile di politica e relazioni internazionali. Direttore del sito Resistência (www.resistencia.cc)

 
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