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MILANO - Ha gli occhi e il volto di Luca Marinelli, la celebre frangia di traverso sulla fronte, la sigaretta sempre in bocca e un bicchiere in mano. E la chitarra, compagna di vita fin dall'adolescenza che il padre gli regalò 'perché il violino gli faceva male al mento' e che in una scena commovente, Ennio Fantastichini nei panni del padre Giuseppe De André, dice “il più grande investimento della mia vita”. Fabrizio De André. Principe Libero, il film di Luca Facchini dedicato al cantautore italiano, prodotto da Angelo Barbagallo, Rai Fiction e Bibi Film Tv, sarà in 300 sale cinematografiche il 23 e il 24 gennaio distribuito da Nexo Digital, per poi approdare su Raiuno il 13 e il 14 febbraio. La biografia parte dall'infanzia, quando Fabrizio giocava nei carruggi con gli amici, il fratello Mauro (Davide Iacopini) sempre presente, la scuola, l'amicizia e le scorribande con Paolo Villaggio (interpretato da Gianluca Gobbi), il colpo di fulmine per le parole e la poesia adagiata alle sue prime note. L'incontro con Luigi Tenco, il matrimonio con Puny, Enrica Rignon (l'attrice Elena Radonicich), la nascita del figlio Cristiano, i primi dischi, le serate al bar bevendo fino a tardi, la rottura con l'ambiente borghese in cui è cresciuto e l'impulso a dire qualcosa di nuovo senza apparire troppo. "Conoscevo De André da ammiratore, Storia di un impiegato era quasi bruciato nel giradischi per quanto lo ascoltavo - racconta Luca Marinelli - Lo sento come uno di famiglia, perché in casa mia era una figura molto presente. Sentivo una responsabilità tremenda nell'interpretarlo, ma quando sono riuscito a superare il terrore per questa impresa, mi sembra di essermi avvicinato a uno spirito migliore e io mi sono sentito elevato in quel periodo". E sulla preparazione così accurata e nello stesso tempo naturale per rappresentare una figura così mitica e intoccabile, Marinelli ha aggiunto: "Mi è servito guardare cosa succedeva dentro agli occhi delle persone, degli amici che mi parlavano di lui". In mezzo ad immagini che trovano ispirazione nei testi delle sue canzoni e nutrono il film con le note più celebri e amate, da La canzone di Marinella, Volta la carta, Le acciughe fanno il pallone, La canzone dell'amore perduto ad Anime Salve e Bocca di rosa, c'è l'incontro con la cantante Dori Ghezzi (Valentina Bellé). Parte consistente del film, con una storia d'amore che strappa i capelli, la convivenza quasi isolata in Sardegna, la nascita della figlia Luvi, Luisa Vittoria, fino ai terribili mesi del sequestro che, dopo il rilascio, fecero nascere in termini artistici la struggente canzone Hotel Supramonte. Dori Ghezzi ha seguito passo dopo passo il lavoro di preparazione del film con il regista Luca Facchini, portando ricordi, testimonianze, amici, a partire dalla scrittura della sceneggiatura di Francesca Serafini e Giordano Meacci, che avevano conosciuto De Andrè nel 1992. "Mi hanno proposto tantissimi progetti su Fabrizio, ma ho sempre rifiutato finché non si sono presentati loro e ho capito che avremmo avuto la possibilità di fare un film corale e molto vicino a quello che Fabrizio ha rappresentato. E poi abbiamo aspettato che Luca Marinelli fosse disponibile per interpretarlo, perché senza di lui questo film non sarebbe stato possibile".
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