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Hammamet

Post n°15627 pubblicato il 23 Febbraio 2020 da Ladridicinema
 

Arriva finalmente nelle sale l'atteso film di Gianni Amelio sulle ultime settimane di vita forse dell'ultimo statista, vero spartiacque di una politica che oggi è solo affarismo; che questo paese ha avuto, ovvero Bettino Craxi. Un film che ha scatenato inevitabili polemiche sia da parte di chi vuole fare revisionismo storico sul personaggio per esaltare un personaggio politico dimenticato e di cui si vuole recuperare l'eredità, sia da parte di chi vuole probabilmente continuare ad abusare del suo giudizio negativo come se non bastasse quanto successo non perdonandogli le ruberie. Entrambe le posizioni possono essere giuste se non fosse che sono in assoluta malafede, sia perchè è assurdo che a vent'anni dalla morte di Craxi non si riesca a fare un'analisi il più possibile più che non di parte, almeno che non sia faziosa; ma soprattutto non hanno o visto o capito il film.

Nel primo caso spetta agli storici probabilmente lo sviluppo della rappresentazione di quella che è stata la figura del politico socialista, escludendo tutte le questioni private e giudiziarie e arrivando quindi a fare un profilo politico della sua storia. Da parte dei giornalisti ci dovrebbe essere almeno la capacità di evitare qualunquismi vari. 

Sul secondo aspetto il film non è un'opera per rivalutare il presidente, come lo chiama Amelio; ma semplicemente un ritratto intimo e personale di un uomo con tante contraddizioni nel finale della sua vita.

Il film parte con il congresso del Psi, a Milano, che rappresenta quello che era il personaggio Craxi, talmente arrogante da non rendersi conto neanche se avvertito di quello che stava per succedere e che non sa riconoscere amici e nemici. Che ama circondarsi di personaggi inetti che sono pronti a dirgli sempre che ha ragione, e non accetta critiche ma è pronto a farle ad altri, soprattutto ai comunisti italiani definiti come dei ravanelli (per molti il discorso non era probabilmente nemmeno sbagliato).

Dopo i titoli si passa subito ad Hammamet... siamo alla fine del secolo scorso e Craxi si è autoesiliato scappando dalla giustizia che lo ha condannato in via definitiva per corruzione e finanziamento illecito. Del gigante che si ergeva dal palco del congresso non c'è più nulla... malato, stanco, rancoroso...  "vittima di se stesso, del suo orgoglio, della sua arroganza smisurata" e che adesso somiglia molto "ai nani di cui si è circondato".

Nel suo "esilio dorato" si circonda di poche persone... la moglie, sua figlia, il nipote e il figlio di un suo amico che si era suicidato dopo essere stato inquisito dal giudice.

Sono gli ultimi giorni di una parabola umana e politica, in cui si mostrano tutte le debolezze dell'uomo, il suo rancore verso chi lo ha abbdandonato, verso quella politica ipocrita e quella giustizia ad orologeria. La sua idea è che nessuno nega che quei soldi rimanevano "attaccati alle dita", ma lo facevano tutti, ma qualcuno non è stato indagato e il perchè è facile da intuire. L'arroganza del potere sta anche nel fatto che ci sia questa idea da parte di Craxi che nonostante il reato ci fosse, non dovesse essere la magistratura a intervenire ma il parlamento ad autoregolarsi per via del discorso "lo facevano tutti". A nulla valgono le parole di chi diceva noi non avremmo dovuto farlo...

Sono gli ultimi giorni in cui viene ricordato il massimo successo di Craxi che probabilmente ha scaturito la sua fine, ovvero gli eventi di Sigonella, che vengono raccontati dall'innocenza di suo nipote...

Sono gli ultimi giorni che raccontano di un uomo che nonostante sia fuori dal suo paese sia comunque lucido e profetico su quelli che saranno gli anni a venire, sulle politiche che sono state fatte in quegli anni e su quelle che verranno fatte che non saranno nell'interesse di quello che non è più definito popolo ma gente come qualcuno vuol fare credere. La sua ultima testimonianza è affidata alle riprese di Fausto che nello zaino, oltre alla telecamera, nasconde una pistola.

Intanto il suo stato di salute si aggrava, molti gli chiedono di tornare in Italia per le cure, lui rifiuta, riflette, confessa pensieri, idee, sensi di colpa e incredulità verso quel paese di cui era dominatore e padrone, senza sapere fino in fondo se tornare o rimanere nel suo sdegnoso esilio.

Nel film come detto Amelio non ha l'arroganza di rispondere alle domande che le due fazioni sul presidente si fanno, ma come giusto che sia vuole fare una riflessione e soprattutto porre delle domande, perchè come ricorda il compito del regista è questo. Preferisce affrontare soprattutto la tragedia di un uomo arrogante, passato come caprio espiatorio di un sistema corrotto e ancor di più un paese dove il singolo diventa colui da crocifiggere per via di un modus operandi che non riflette solo le ruberie e l'immoralità della politica ma il carattere stesso degli italiani, pronti a salire sul carro del vincitore e a scendere da quello del perdente.

Nessuno dei personaggi, nemmeno Craxi, è chiamato con il suo vero nome... probabilmente gli altri sono Moroni, Fanfani e sicuramente DiPietro. Neppure la figlia del protagonista si chiama Stefania, come nella realtà, ma Anita, a ricordare la moglie di Giuseppe Garibaldi, personaggio storico molto caro a Craxi e che viene rievocato più di una volta e in più di un modo, nel corso del film. Un uomo senza nome, dunque, quasi un simbolo di una persona che ha perso il potere e che ora fa i conti con la malattia e la morte che si avvicina, in un oblio inevitabile.

Quello che interessa è l'atmosfera che ha portato alla caduta di un uomo potente, di come il partito non sopravviverà al segretario nonostante i tentativi del suo secondo genito, ben consapevole che la sua eredità politica sarà nulla e che tutti lo vogliono morto. Il finale con il sogno che porta alla morte di Craxi è metafora della tragedia di un uomo e del carattere populista e qualunquista di chi lo giudica.

L'interpretazione del personaggio principale è affidata a Pier Francesco Favino che riesce grazie ad un trucco strepitoso e alla sua bravura a ricostruire il volto del politico socialista, soprattutto la sua voce, le sue movenze, quella sua presenza ad un tempo carismatica ed inquietante, sprezzante, che ne decretò assieme successo e rovina. Un'interpretazione che vale tutto il film, un'interpretazione titanica.

Un film importante soprattutto per la delicatezza e la finezza con cui restituisce la complessità di una figura che è icona di un'era politica che si concluse con un lancio di monetine. Amelio sembra parlare del mondo e della politica dei nostri giorni, un rimpianto al di la dei fatti giudiziari per quella politica e quegli uomini.

Amelio non definisce il suo Craxi "né un latitante né un esule. Era un contumace. Era contumace, è andato incontro alla morte che conosciamo, per la sua ostinazione a pensare che dovesse essere giudicato dal Parlamento, e non dalla magistratura. Sono stati l'orgoglio e la presunzione di essere nel giusto a far sì che Craxi facesse quella fine."
Ma anche nella sua villa tunisina, per Amelio "Craxi vede il passato tornare, come in Le catene della colpa: in quel suo eremo non è in salvo, ma coltiva rancori, rimpianti, rimorsi, desideri, e ne è macerato fino all'autodistruzione. Forse, "aggiunge il regista, "se qualcuno gli avesse dato la possibilità di essere operato da qualche altra parte, e non in Tunisia, non sarebbe morto."

Voto finale: 4/5

Hammamet
Regista: Gianni Amelio
Anno: 2020
Paese: Italia
Durata: 126 min
Data di uscita: 09 gennaio 2020
Distribuzione: 01 Distribution
Hammamet è un film di genere biografico, drammatico del 2020, diretto da Gianni Amelio, con Pierfrancesco Favino e Livia Rossi. Uscita al cinema il 09 gennaio 2020. Durata 126 minuti. Distribuito da 01 Distribution.
Produzione:Pepito Produzioni con Rai Cinema in associazione con Minerva Pictures Group, in associazione con Evolution People, in collaborazione con SBH
TRAMA HAMMAMET

Hammamet, film diretto da Gianni Amelio, è incentrato sulla figura di Bettino Craxi (Pierfrancesco Favino), come politico e come uomo e racconta un capitolo critico della storia d'Italia. A distanza di 20 anni dalla morte di uno degli uomini politici più importanti della Repubblica Italiana, Amelio riporta a galla il nome di Craxi, un tempo sulle testate di tutti i giornali e oggi occultato silenziosamente sotto strati e strati di sabbia. Bertino Craxi, un nome che molti non vogliono ricordare, che intimorisce altri e che altri ancora vorrebbero cancellare, forse per sempre. Il film, basato su testimonianze reali, è un thriller fondato su tre tappe. Il re caduto: il primo socialista con l'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri, indagato poi nell'inchiesta Mani pulite. La figlia che lotta per lui: Stefania, istitutrice della Fondazione Craxi, volta a tutelare l'immagine del padre. Infine, l'ultimo capitolo, il terzo, dedicato a un misterioso giovane, che entra nell'ambiente politico della famiglia Craxi, provando a demolirlo da dentro.

 

Dodicesimo film di finzione di Gianni Amelio - che ha comunque nel corso della sua carriera realizzato anche lungometraggi documentari e corti per piccolo e grande schermo, e film per la tv - Hammamet è il film che racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi, quando il leader socialista, ex Presidente del Consiglio, viveva già da sei anni anni nella città tunisina del titolo: da esiliato, come sosteneva lui, o da latitante, come invece sostenevano i magistrati di Mani Pulite, che in lui vedevano il vertice del sistema di corruzione della politica italiana che volevano smantellare con la loro inchiesta, e per buona parte dell'opinione pubblica.
Per Amelio, che ha sceneggiato il film assieme ad Alberto Taraglio, quello su Craxi è un film più attento al versante privato della sua vicenda che a quello pubblico, anche se alcune indiscrezioni vorrebbero Hammamet essere un film "garantista" che non risparmia le critiche alle modalità utilizzate dalla Procura di Milano durante Tangentopoli.
Oltre ad affrontare il tema del potere e della sua "irrimediabile perdita", il film racconta le precarie condizioni fisiche di Craxi, malato da tempo di diabete e colpito in seguito da un tumore al rene. Nel corso degli ultimi mesi si discusse la possibilità di far tornare l'ex leader socialista pluricondannato perché si curasse in patria, ipotesi presto tramontata perché fu lo stesso Craxi a non volere rientrare in Italia da persona non libera.
"Anche quando parlo di privato ha l'aria del tempo. Oggi mi sembrava importante ritornare ai primi anni '90 e poi alla fine del secolo," ha dichiarato il regista all'ANSA. "Io racconto sei mesi di vita di un uomo politico importante fino alla sua morte, ma non è un arco narrativo che somigli a una biografia, tutto il contrario. Racconto gli spasmi di un'agonia."
Nei panni di Bettino Craxi, straordinariamente somigliante anche grazie a tecniche di make up sviluppate nel corso di mesi, c'è Pierfrancesco Favino, che ha affrontato la parte subito dopo aver interpretato in Il traditore di Marco Bellocchio un altro importante personaggio della storia e della cronaca italiana recenti, Tommaso Buscetta.
Nel film si alterano personaggi ispirati a quelli reali e altri di fantasiaNel cast, oltre a Favino, ci sono anche ci saranno anche Renato Carpentieri, Claudia Gerini, Livia Rossi, Luca Filippi.
Per le riprese, oltre a vari set e location, Amelio ha scelto e ottenuto di girare anche nella vera villa dei Craxi in Tunisia, dove forte è stata l'emozione di trovarsi di fronte al Bettino di Favino per Amida, una domestica da anni in servizio per la famiglia e che bene aveva conosciuto il leader socialista.

 

 

Pierfrancesco Favino ha subito una vera e propria trasformazione per interpretare il ruolo Bettino Craxi, è stato truccato da truccatori italiani che hanno studiato in Inghilterra. Ci sono voluti lunghi mesi di prove per ottenere una così forte somiglianza.

Il film è stato girato negli stessi luoghi in cui Bettino Craxi passò gli ultimi anni di vita, a cominciare proprio dalla casa in Tunisia, dove morì il 19 gennaio del 2000.

 

FRASI CELEBRI DI HAMMAMET

 

Dal Trailer Ufficiale del Film:

Bettino Craxi (Pierfrancesco Favino): I danari per la politica sono come le armi per la guerra, mi spiace deludere qualcuno ma...la democrazia ha un costo!

Bettino Craxi: Finanziamenti illeciti, chi li ha mai negati! Ma non tutto serviva per la parata!
Il Politico (Renato Carpentieri): Ma qualcosa ci restava attaccata alle dita!

Bettino Craxi: Siete voi che lo candidate! Un giudice che vi poteva inquisire e non l'ha fatto!

Il Politico (Renato Carpentieri): Ma in Italia le cose stanno cambiando, il peggio è alle spalle!
Bettino Craxi: Alle spalle di chi?
FOCUS SU HAMMAMET

 

Il Bettino Craxi di Hammamet e le altre figure politiche nel cinema italiano:

Sebbene sia tornata prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni - complice anche un'analoga ripresa avvenuta a Hollywood - la tradizione del cinema italiano di dedicare film importanti o controverse figure della nostra storia politica e sociale non è affatto recente.
Già nel 1972, ad esempio, Francesco Rosi raccontava la storia di Enrico Mattei - che non era un politico di professione, ma che con la politica aveva molto a che fare e a che vedere - in Il caso Mattei, uno dei capolavori del cinema civile italiano. Quattro anni più tardi, a partire da un romanzo omonimo di Leonardo Sciascia, Elio Petri diresse Todo Modo, che raccontava di una classe dirigente della Democrazia Cristiana spietata e deviata, e che nella figura del Presidente, interpretato da un bravissimo Gian Maria Volonté che ne ricalcava il fisico, la postura, il modo di comportarsi e parlare, raccontava chiaramente Aldo Moro, che allora era appunto il Presidente della DC.
Moro è tristemente noto per il rapimento e l'uccisione da parte delle Brigate Rosse, in una delle pagine più cupe e sconvolgenti della storia del nostro paese: e proprio la vicenda e la prigionia di Moro sono al centro di un altro grande film, Buongiorno notte, diretto nel 2003 da Marco Bellocchio (che in anni più recenti, prima di Gianni Amelio, aveva accarezzato l'idea di un film su Craxi, e che in Vincere aveva affrontato invece la figura di Benito Mussolini) con Roberto Herlitzka nei panni del politico.
Nel 2006, all'apice della parabola di Silvio Berlusconi, è Nanni Moretti a raccontare l'allora Presidente del Consiglio in Il caimano; dodici anni dopo, nel 2018, Paolo Sorrentino - che nel frattempo aveva raccontato a modo suo un altro personaggio chiave della nostra storia politica e non come Giulio Andreotti in Il divo - torna su Berlusconi con il dittico di Loro, raccontandone però la fase conclusiva della sua storia politica. Sul fronte documentario, sono da ricordare il lavoro di Walter Veltroni su Enrico Berlinguer, intitolato Quando c’era Berlinguer, e Pertini – Il combattente di Graziano Diana e Giancarlo De Cataldo, che ripercorre la vita del più amato dei Presidenti della Repubblica Italiana.
Su quello delle fiction televisive, citazione d'obbligo per l'Alcide De Gasperi di Fabrizio Gifuni, diretto da Liliana Cavani

 

AttoreRuolo
Pierfrancesco Favino
Bettino Craxi
Livia Rossi
La Figlia
Luca Filippi
Fausto
Silvia Cohen
Moglie del presidente
Omero Antonutti
Il Padre
Renato Carpentieri
Il Politico
Giuseppe Cederna
Vincenzo Balzamo
Claudia Gerini
L'Amante
 
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