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16 marzo - 9 maggio 1978: sono le date dei cinquantacinque giorni della prigionia subita dal presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, prima che fosse eseguita la sentenza di morte da parte di un nucleo delle Brigate Rosse. Il film di Giuseppe Ferrara è un film che racconta una fetta importantissima della storia d'Italia. Questo film vuole essere una ricostruzione di quei giorni oscuri e degli eventi che accaddero nella politica italiana durante e dopo il sequestro Moro. Lo spettatore attento nel guardare questa storia si ritrova avvolto da una paurosa oscurità, da ombre imponenti; si ritrova al cospetto di una storia "funebre". Moro è un elemento di correlazione tra il potere e la responsabilità, tra il linguaggio e le azioni che ne conseguono. Che cosa ha pensato Aldo Moro in quei cinquantacinque giorni? Che cosa ha vissuto realmente? Con assoluto rispetto Giuseppe Ferrara tenta di descriverci questo, senza tralasciare i dettagli del linguaggio delle lettere che Moro scrisse dal covo in cui era costretto, e del linguaggio usato dai brigatisti per rendere pubblici i loro comunicati. Ferrara cerca di seguire i fatti ma tali fatti finiscono per astrarsi, sfuggire alla loro stessa natura e scivolare in una dimensione in cui tutti si rivela inevitabilmente ambiguo. Al centro del caso Moro c'è il Mistero, senza questo punto buio gli avvenimenti non acquisterebbero senso, poiché non ci sarebbe "un caso Moro". "Il caso Moro" è in realtà il Mistero Moro, perché, nonostante i tentativi di decifrare le svariate lettere scritte dal presidente della DC e pubblicate sui giornali nazionali, nonostante gli studi approfonditi sulla materia, l'ombra centrale della questione non pare essersi rischiarata. L'impressione imposta dal film è che tutto nel Caso accada come in letteratura a causa di quella specie di "fuga dei fatti" che sembrano astrarsi nel momento stesso in cui accadono: "Si può sfuggire alla polizia italiana- alla polizia italiana così come è istruita, organizzata e diretta- ma non al calcolo delle probabilità." Il film di Ferrara è dunque un film sulla morte, sulla scrittura e sulla prigionia, e la struttura di questo ragionamento assomiglia a quella di un saggio critico. Ferrara non fa di Moro né un martire né un eroe, a lui interessa porre l'accento sull'antitesi di un uomo solo contro l'intera società. E il Governo come ha agito per liberare Aldo Moro? Il Potere che lo ha condannato ad una posizione tale da poter essere sequestrato quale reazione ha avuto? La risposta del regista è all'interno del film: "Hanno fatto il governo in cinque minuti: l'ammucchiata della paura." Il film di Giuseppe Ferrara è a tratti freddo proprio perché sceglie di ricostruire un percorso, un fatto, un delitto. Ferrara indugia spesso sul volto invecchiato e stanco di Volontè, perché mira a ritrarre come un simile evento sia stato vissuto dal protagonista e anche dai suoi carcerieri. Apprezzabile l'interpretazione di Volontè, che con il suo sguardo mite e i suoi movimenti lenti e costretti si contrappone alla frenesia delle azioni iniziali delle Brigate Rosse e delle successive perquisizioni da parte della polizia di Stato. Nel 2003 Renzo Martinelli firma "Piazza delle cinque Lune", un film che tratta la dietrologia e i misteri del caso Moro, un film sicuramente più dinamico rispetto a quello di Ferrara ma molto meno di denuncia, più dedito alla spettacolarizzazione e alle inquadrature similari a fiction televisive. Del 2003 è anche il film di Bellocchio intitolato "Buongiorno, notte", presentato alla mostra di Venezia, dove ottenne il premio per un contributo individuale di particolare rilievo per la sceneggiatura e in seguito premiato con un Globo d'oro per Maya Sansa (attrice protagonista) e un David di Donatello per Roberto Herlitzka (miglior attore non protagonista). Ritornando a "Il caso Moro", il film fu accolto positivamente dalla critica specializzata, anche se non mancarono decise e forti polemiche all'uscita nelle sale, polemiche fomentate proprio da forze politiche come la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che accusarono protagonista e regista di volere processare gratuitamente il partito politico di cui Aldo Moro era Presidente. Comunicato numero nove delle Brigate Rosse: "C'è anche una storia del bene, necessariamente mescolata a quella del male, ma sostanzialmente separata, che potrà un giorno riavere il sopravvento, per un fortunato concorso di circostanze obiettive, e anche un poco per nostra volontà e intelligenza. Forse."
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45