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Mon Roi

Post n°14569 pubblicato il 17 Agosto 2018 da Ladridicinema
 


Tony, quarantenne e madre di un bambino, si infortuna gravemente un ginocchio sciando. Durante il lungo periodo necessario per la riabilitazione ha il tempo per ripensare al proprio rapporto con Georgio e a come dall'amore siano arrivati ai contrasti più accesi.
Maïwenn è finalmente riuscita a girare una storia che, per sua stessa ammissione, le girava intorno da anni. Le domande sono quelle di sempre: come è nato il loro amore? Cosa lo ha reso così intenso e poi così distruttivo? Come ha potuto rifiutare ma anche accettare atteggiamenti e azioni che la offendevano nel profondo?
Sono temi già trattati un infinito numero di volte dal cinema. Come trovare un modo originale per tornare a parlarne? Innanzitutto scegliendo di rappresentarlo attraverso una fascia d'età (i 40 anni) in cui si potrebbe, illusoriamente, presupporre che un uomo e una donna abbiano una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e della propria disponibilità verso un rapporto di coppia 'maturo'. Poi adottando il punto di vista femminile senza alcun manicheismo ma anche con la precisa intenzione di leggere il comportamento di un maschio capace di divorare, grazie anche alle proprie indiscutibili doti di seduttore a 360°, chi afferma di amare. 
Perché questo è un film che, scegliendo la struttura narrativa del flashback, ne fa un elemento di forza posizionandolo in parallelo con il percorso di rieducazione ortopedica della protagonista femminile. A Tony occorrono forza e costanza per credere di poter tornare a camminare normalmente dopo aver subito un trauma così serio al ginocchio. Il ripercorrere la propria vicenda sentimentale le consente di diventare definitivamente consapevole di quante fratture la sua vita di coppia ha dovuto affrontare e di come ciò che sembrava irreparabile si sia rivelato poi superabile. 
Mon Roi non è un film che piacerà agli uomini o, almeno, a un certo tipo di uomini che vedendosi ritratti con abbondanza di particolari finiranno con il desiderare di mandare in frantumi lo specchio che si trovano di fronte. Perché Cassel è straordinario nell'offrire tutte le sfumature possibili a un Georgio consapevole del proprio fascino ma anche fondamentalmente sincero quando afferma di amare, non riuscendo però a comprendere di amare di fatto solo la propria egoistica libertà di prendere e lasciare senza alcun senso positivo di legame. Maïwenn ci parla delle molteplici sfaccettature del rapporto di coppia riuscendo a definirlo (Tony avvocato, Georgio proprietario di ristorante con molti agganci nel mondo della moda) ma conferendogli anche l'universalità necessaria a far riflettere come delle straordinarie sintonie possano trasformarsi in devastanti conflittualità. Non solo sullo schermo.

 
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