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Prima della Scala 2014, in scena Fidelio. Ma Renzi e Napolitano non ci saranno da il fatto quotidiano

Post n°11938 pubblicato il 07 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

Prima della Scala 2014, in scena Fidelio. Ma Renzi e Napolitano non ci saranno

Terza pagina

 

Non succedeva dagli anni Sessanta che una prima nel teatro milanese fosse orfana sia del Presidente della Repubblica che di quello del Consiglio. Pochi gli ospiti istituzionali: solo Grasso, Franceschini, Maroni e Pisapia

Niente Napolitano, e questo si sapeva da un po’; niente Renzi, forfait dell’ultima ora, con lettera di scuse scritta a mano al sovrintendente Alexander Pereira. Non succedeva dagli anniSessanta che una prima della Scala fosse orfana sia delPresidente della Repubblica che di quello del Consiglio. Se fosse mancata anche Valeria Marini insieme ai suoi proverbiali abiti di lamé, il Fidelio che il 7 dicembre alle 18 va in scena allaScala rischiava di passare agli annali come una delle inaugurazioni scaligere più povera di certezze; ma gli amici si vedono nel momento del bisogno e così Valeriona ha fatto sapere che lei, sì, ci sarà, specificando che il suo abito sarà firmato John Richmond.

A quanto pare, l’elenco degli ospiti istituzionali presenti nel palco reale si riduce al Presidente del Senato Piero Grasso e al ministro della Cultura Dario Franceschini, cui bisogna aggiungere il governatore della Lombardia Roberto Maroni e il sindacoGiuliano Pisapia. Anche in platea fasti ridotti, se si esclude lo zoccolo duro della finanza melomane: Mario Monti in compagnia del direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, e poi Giovanni Bazoli, Corrado Passera, Giorgio Squinzi.

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Pochi lustrini dal mondo della moda e dello spettacolo; oltre all’“istituzione” Marini, annunciati Giorgio Armani, Mara Venier,Alfonso Signorini, Roberto Bolle, Eva Riccobono.
Come si spiega questa magra all’ombra dell’albero di Natale, piazzato per la prima volta nel foyer del teatro? Non certo con ragioni strettamente musicali; o forse sì. Questa rischia di essere una prima fin troppo di qualità, almeno sulla carta: “l’ultima prima” ideata dall’ex sovrintendenteStèphane Lissner (che domani sarà in platea a sua volta), ma anche del direttore musicale uscente Daniel Barenboim; ma è al tempo stesso la “prima prima” di Alexander Pereira (molti giurano anche l’ultima).

Fidelio è un’opera di grande raffinatezza, molto colta ma non molto eseguita e ancor meno conosciuta; è vero che si può fingere senta troppi problemi di conoscerla (tanto non la conosce nessuno), ma forse è meglio non rischiare. Tanto più che l’ambientazione carceraria e la regia di Deborah Warner, che trasporta l’azione ai nostri giorni, aumentano i rischi di imbarazzo: la storia di un innocente incarcerato ingiustamente non è il massimo della tempestività, per un Paese mai così gremito di corrotti a piede libero.

Tra le tradizioni intramontabili della prima della Scala c’è anche quella dei cortei e delle contestazioni, e anche quest’anno i rischi non mancano: è vero che il simbolo dell’opulenza meneghina si è pesantemente offuscato, ma la tensione sociale in città è più che mai alle stelle. I gruppi antagonisti e i comitati antisfratto abbiano lanciato una mobilitazione online per coordinare la loro presenza in piazza; dal suo canto, la questura fa sapere di avere mobilitato centinaia agenti per le misure di sicurezza (tiratori scelti inclusi).

In questa che sarà la prima più delocalizzata di sempre, con megaschermi sparsi un po’ dappertutto in città, forse il luogo più appropriato per godere della grandezza dell’opera di Beethovenpotrebbe essere il carcere di San Vittore, dove a vedere in streaming il Fidelio con i detenuti arriveranno una trentina di invitati scelti, tra cui Umberto Veronesi, l’ex ministro Anna Maria Cancellieri e l’architetto Italo Rota. Non fatelo sapere alla Marini.

 
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Intimidazione contro il giornalista antimafia Maniaci e TeleJato da popoff

Post n°11937 pubblicato il 07 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

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In pochi giorni prima incendiata l’auto di Pino e poi trovati impiccati due cani davanti la sede della televisione. Sit in di solidarietà in piazza a Partinico.

di Alessio Di Florio

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Sabato scorso gli è stata incendiata una vecchia Bmw parcheggiata davanti la sede dell’emittente. Pino Maniaci ha commentato l’episodio ipotizzando che potesse trattarsi di un atto vandalico: «La macchina è in disuso e nel tempo è stata danneggiata. C’erano un finestrino e due fari frantumati. Ipotizzo che si tratti di una bravata, le hanno fatto esalare l’ultimo respiro». Il secondo gravissimo episodio è del 3 dicembre, quando sono stati trovati impiccati il pastore belga e il setter inglese della famiglia Maniaci. Terminata l’edizione del telegiornale Pino è sceso nel cortile della redazione e ha trovato la scena. Leggiamo sul sito dell’emittente di TeleJato: «La crudeltà umana non ha limiti. La storia di Telejato è costellata di atti intimidatori, ma mai come questa volta così codardi e ignobili. I poveri animali sono stati brutalmente uccisi, presumibilmente malmenati o avvelenati e successivamente appesi alla recinsione del loro ricovero in contrada Timpanella. Telejato non si ferma». La tv di Partinico si sta occupando della droga che «in questi ultimi mesi sta scorrendo a fiumi nel comprensorio», ha sottolineato Pino Maniaci.

L’emittente televisiva più piccola d’Italia (due stanze). Ma anche la più coraggiosa e la più vulcanica. Questa è TeleJato, attivissima in prima linea nella denuncia delle mafie e del malaffare in Sicilia. Pino Maniaci, allora imprenditore edile, la acquistò dal Rifondazione comunista dieci anni dopo la sua fondazione, nel 1999. Cominciò allora un’avventura che continua tuttora irridendo e svelando potenti, mafiosi e le loro trame.

Pino è un vulcano incredibile, coraggioso e dotato di una straordinaria ironia che quotidianamente accompagnano le sue denunce. Pino e TeleJato sono scomodi, voci che danno fastidio alle mafie e a coloro che quotidianamente proliferano nel nome del malaffare. E TeleJato non è una emittente televisiva come tante altre, TeleJato è la finestra del mondo su un lembo di Sicilia (e sull’intera regione), è una comunità resistente che sfidano quotidianamente i don Tano Seduto di oggi, come Peppino Impastato da Radio Aut sbeffeggiava Tano Badalamenti, e tutti coloro che con la mafia convivono e si accordano. Proprio come Radio Aut e Peppino Impastato, TeleJato e Pino Maniaci sono l’avanguardia di una società antimafia viva, un luogo comune di tutti coloro che non si arrendono ai boss e al loro violento dominio criminale, la casa di innumerevoli attivisti di associazioni, comitati, partiti, voci libere che hanno partecipato alla vita di redazione e alle trasmissioni, palestra di vita per moltissimi e comunità che va oltre la “semplice” redazione e dove, tra una trasmissione e l’altra, ci si ritrova anche davanti ad un piatto di pasta (magari anche una decina) per poi subito dopo lanciarsi in una nuova inchiesta e denuncia. In TeleJato si ritrovano l’ardore, la passione, la competenza di un gruppo di persone di ogni età che amano la loro terra e lottano per migliorarla.

Pino Maniaci in una delle sue provocazioni dagli schermi di TeleJato.PINO MANIACI IN UNA DELLE SUE PROVOCAZIONI DAGLI SCHERMI DI TELEJATO.

E negli anni sono arrivate intimidazioni, minacce, attentati, che arrivarono anche a danneggiare le antenne due anni fa. Gli ultimi attentati sono cronaca di questi giorni.

Più di mille i messaggi arrivati alla redazione, incalcolabili le telefonate (anche di altissimi esponenti istituzionali). Afferma l’Associazione Antimafie Rita Atria: «Le immagini si commentano da sole. Abbiamo deciso di pubblicarle perché solo dei vigliacchi mafiosi possono aver commesso una cosa del genere. La rabbia è tanta. È questi gesti non possono che tradursi in un impegno concreto a stare vicino a Pino Maniaci e alla redazione di Telejato. Basta seguire i suoi telegionali per capire a quanti questa redazione può dare fastidio».

Durissimo Salvo Vitale, compagno di Peppino Impastato a Radio Aut e presidente dell’associazione culturale Peppino Impastato. Vitale evidenzia la vigliaccheria dei mafiosi e di chi compie questi gesti esecrabili che vengono compiuti solo contro i più piccoli come Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido a soli quindici anni dopo un lunghissimo rapimento di 779 giorni, o Giuseppe Letizia, ucciso a soli tredici anni nel 1948. «Se la prendono con gli anziani, la coppia selvaggiamente picchiata dell’altro ieri, o con gli animali, i suoi poveri due cani, Billy e Chèrie, o il labrador della vecchietta di ieri, preso a pistolettate. È proprio nel rispetto della vita delle persone più care che si misura la distanza tra la nostra cultura della vita e la loro cultura della morte. Noi ci teniamo ai nostri figli e desideriamo che crescano senza di loro, essi invece non se ne occupano, se non per farli diventare balordi come sono loro stessi. I due cani trucidati con il fil di ferro, ci ricordano troppo da vicino cani e gatti che, anni fa i ragazzini del clan dei Fardazza appendevano ai muri della Cantina Borbonica. Li vorremmo vedere in faccia questi sciacalli, per mostrare la loro faccia a tutti, come fai lui quando riesce a procurarsi le immagini, incorniciarle con una bella scritta che esce dalla loro bocca: “Chi sugnu forti!!!!”, ma solo per poter dire loro: “Ma quanto sei stronzo!”». Ha aggiunto Salvo Vitale: «Manca solo il messaggio di Napolitano, che non ha espresso solidarietà neanche a Di Matteo, e infine quello del Papa, che però ha cose più grandi cui pensare».

 
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Morto Manuel De Sica, con la musica conquistò il grande padre Vittorio da ansa

Post n°11936 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

Figlio di Vittorio e Maria Mercader, fratello di Christian

Lutto nel mondo della cultura e dello spettacolo. E' morto a Roma, per un attacco cardiaco, il compositore Manuel De Sica, figlio di Vittorio e Maria Mercader, fratello di Christian ed Emi. Era nato a Roma nel febbraio del 1949.

"Mio fratello Manuel non c'è più, lo voglio ricordare così. Riposa in pace". Christian ha postato sul suo profilo Facebook una foto del fratello. Lo scatto seppia ritrae il fratello da bambino, guancia a guancia con il padre entrambi, con un tenerissimo sorriso. A suo padre Vittorio di cui proprio quest'anno ricorrono i 40 anni della scomparsaManuel aveva dedicato nel 2013 un libro (Bompiani) 'Di Figlio in padre': "Dal 1968 al 1974 io e papà siamo andati al cinema quasi tutte le sere. In più ascoltavamo sempre la musica come elemento distensivo per il suo animo. Nei suoi occhi, coglievo la gioia di ascoltare musica magica, mediatrice del nostro rinnovato rapporto, di quel nuovo, amoroso contatto che durò dal primo lavoro realizzato insieme fino al giorno della sua scomparsa.".

Nato nel 1949, compositore dell'età di vent'anni, dopo aver studiato presso il Conservatorio di Santa Cecilia, De Sica si era dedicato soprattutto alla composizione di colonne sonore per il cinema. L'esordio è datato 1968, anno in cui firma le musiche del film Amanti, diretto da suo padre Vittorio. Ha firmato celebri colonne sonore per il cinema tra cui la nomination all'Oscar per Il giardino dei Finzi-Contini diretto da suo padre, e ancora per il film lo chiameremo Andrea e Il viaggio. Nel 1974 dirige anche un film televisivo, L'eroe, che vede tra gli interpreti sempre suo padre. Contemporaneamente si dedica alla composizione di musica sinfonica e di musica da camera con sonate per arpa, per clarinetto, e altri strumenti solisti, alcune composizioni da concerto eseguite da maestri quali Salvatore Accardo e le sue canzoni interpretate tra l'altro anche da cantanti del calibro di Ella Fitzgerald e Tony Bennet.

Aveva vinto il Globo d'oro per Ladri di saponette di Maurizio Nichetti, il Nastro d'argento per Al lupo, al lupo di Carlo Verdone e il David di Donatello per Celluloide di Carlo Lizzani. Ha composto anche musica sinfonica e di musica da camera con sonate per arpa, per clarinetto, e altri strumenti solisti. Manuel De Sica lascia il figlio Andrea che lo aveva reso da poco nonno, avuto dalla prima moglie Tilde Corsi, e la seconda moglie Maria Lucia Langella. Manuel De Sica è stato presidente dell'Associazione Amici di Vittorio De Sica per il restauro delle opere paterne, curatore di pubblicazioni su ciascun film restaurato e fondatore dell'Associazione Musica Retrovata per il recupero di opere musicali inedite o sconosciute. Tanti i messaggi di cordoglio alla famiglia tra questi quelli del ministro della cultura Dario Franceschini che esprime la sua vicinanza : "Sono commosso e turbato per l'improvvisa scomparsa di Manuel De Sica, intelligenza viva della musica e del cinema italiano con cui avevamo recentemente condiviso tempo ed energie nell'organizzare il ricordo del quarantennale della scomparsa del padre Vittorio". I funerali si terranno domani a Roma, nella chiesa di Santa Prisca, all'Aventino, i funerali di Manuel De Sica. La cerimonia è stata fissata per le 14.30.

 
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Le Notti dei Super Robot - Parte 2

Post n°11935 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Le Notti dei Super Robot racchiudono due uscite-evento che riportano sul grande schermo, in versione ridoppiata con le voci originali e totalmente rimasterizzata in alta definizione, i film d’animazione nati dal genio creativo di Go Nagai
La parte 2 comprendeUfo Robot Gattaiger (1975), Duke Fleed, fuggito sulla Terra dal pianeta Fleed, è costretto a combattere le armate del feroce Re Yabarn. Attesissimo dai fan, questo film è il pilot che anticipa la fortunata serie UFO Robot Goldrake: completamente inedito, appare per la prima volta in Italia. Una vera chicca per gli appassionati! Il grande Mazinga contro Getta Robot G (1975), Il Grande Mazinga incontra ancora il team Getter, in circostanze tragiche: Musashi, pilota del Getter 3, muore combattendo un mostro degli invasori spaziali. Ma è pronto il nuovo Getter Robot G e un nuovo pilota: Benkei Kuruma. I robot nemici, tra cui Pigdron, il mostro di luce, sono potenti: il Grande Mazinga e Getter G si alleano per il bene dell’umanità. Ufo Robot Goldrake contro il Grande Mazinga (1976), Il generale Barendos, agli ordini del perfido Re Vega, si reca sulla Terra per distruggere Goldrake, dopo i fallimenti di Gandal e Blacky (Hidargos). Cattura Koji Kabuto e lo ipnotizza, per carpirne i segreti. Scopre che Koji è stato pilota di Mazinga Z e conosce i dettagli tecnici del Grande Mazinga. Decide così di trafugare il Grande Mazinga e usarlo contro Goldrake. Ufo Robot Goldrake, Getta Robot G, il grande Mazinga contro il Dragosauro (1976), La lotta dei mitici giganti d’acciaio, Goldrake, il Grande Mazinga e Getter Robot G, aiutati dai Dianan A e Venus Alpha, i robot dall’aspetto femminile e dal buffo Boss Robot contro un gigantesco mostro marino, raccontata in modo spettacolare, grazie alla regia di Masayuki Akehi (Ryu il ragazzo delle caverne, Galaxy Express 999 e Uomo Tigre II).

  • DATA USCITA: 02 dicembre 2014
  • GENEREAnimazione, Azione, Fantascienza, Avventura
  • ANNO: 2014
  • DISTRIBUZIONE: Koch Media e Yamato Video
  • PAESE: Giappone
  • DURATA106 Min

 
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Magic in the Moonlight

Post n°11934 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Poster

L'illusionista cinese Wei Ling Soo è il più celebrato mago della sua epoca, ma pochi sanno che il suo costume cela l'identità di Stanley Crawford, uno scorbutico ed arrogante inglese con un'altissima opinione di sé stesso ed un'avversione per i finti medium che dichiarano di essere in grado di realizzare magie. Convinto dal suo vecchio amico, Howard Burkan, Stanley si reca in missione nella residenza della famiglia Catledge, in Costa Azzurra: Grace la madre, Brice il figlio e Caroline la figlia. Si presenta come un uomo d'affari di nome Stanley Taplinger per smascherare la giovane ed affascinante chiaroveggente Sophie Baker che risiede lì insieme a sua madre. Sophie arriva a villa Catledge su invito di Grace, la quale è convinta che Sophie la possa aiutare ad entrare in contatto con il suo ultimo marito e, una volta giunta lì, attira l'attenzione di Brice, che si innamora di lei perdutamente. Già dal suo primo incontro con Sophie, Stanley la taccia di essere una mistificatrice facile da smascherare. Ma, con sua grande sorpresa e disagio, Sophie si esibisce in diversi esercizi di lettura della mente che sfuggono a qualunque comprensione razionale e che lasciano Stanley sbigottito...

 
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Il cacciatore di anatre

Post n°11933 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Poster

 

1942. Il fronte della guerra è ancora lontano e in un piccolo paese della provincia modenese, Mario e i suoi amici vivono spensierati gli anni della giovinezza. Fra mille difficoltà, ognuno di loro porta con sé un sogno da realizzare: Mario regala un vecchio pianoforte alla figlia Alice e spera che possa un giorno diventare una grande pianista, come avrebbe desiderato fare lui da piccolo. L'arrivo della guerra e le disavventure della vita finiranno ben presto per cambiare le carte in tavola e travolgere i loro destini.

 
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Film nelle sale da ieri

Post n°11932 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

 
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Gay, lesbo e minatori contro la Thatcher da ansa

Post n°11931 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Arriva in sala 'Pride' di Matthew Warchus

(ANSA) - ROMA, 2 DIC - Sembrano passati cento anni, ma sono molti meno quelli che racconta 'Pride' di Matthew Warchus, in sala con Teodora dall'11 dicembre, una commedia piena di spirito e intelligenza, reale e fantastica allo stesso tempo, che parla dell'inedita solidarietà di gay e lesbiche londinesi verso i minatori in epoca Thatcher. Siamo infatti nel 1984 durante lo storico sciopero dei minatori inglesi. A Londra il movimento gay, spinto dalla solidarietà verso chi, come loro lotta contro il sistema che li discrimina, decidono di raccogliere fondi per gli scioperanti del Galles nel segno di LGSM (Lesbians and Gays Support the Miners).Il sostegno va verso una piccola comunità gallese che inizialmente accoglie con una certa diffidenza l'iniziativa, considerandolo inopportuno e imbarazzante. Insomma l'incontro fra i due mondi sarà più che difficile per non dire esplosivo e comunque esilarante per situazioni, ma si trasformerà in un'entusiasmante amicizia.

 
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Pietro Germi, il ricordo a 40 anni dalla scomparsa

Post n°11930 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Nell'anno del centesimo anniversario dalla nascita del regista

Pietro Germi è uno dei registi italiani più conosciuti e amati nel mondo, autore di grandi successi internazionali e vincitore tra l’altro di un Oscar per la migliore sceneggiatura (Divorzio all’italiana) e della Palma d’oro a Cannes (Signore & signori). Autentico maestro del cinema italiano, capace di suscitare il riso e il pianto, volteggiando dalla commedia al dramma con mano leggera. Un regista dal tratto inconfondibile, pur nella varietà dei temi trattati, come dichiarò nel 1964: "A me piace cambiare, mi annoio a fare lo stesso film. Un regista è una chitarra, sulla quale si possono suonare diverse arie, allegre o tristi, ma la risonanza sarà sempre quella, a meno che a un certo punto la cassa armonica non si incrini e la chitarra non suoni più. Ma finché la cassa è buona, c'è la possibilità di suonare cose diverse su una stessa chitarra".

Nell’anno del centesimo anniversario della nascita della sua nascita (14 settembre 1914), e del quarantennale della sua morte (4 dicembre 1974), il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale ricorda uno dei suoi allievi più prestigiosi, con un convegno di due giorni, e un’altra giornata di studi in collaborazione con l’Università degli studi di Genova (11 dicembre), nella sua città natale. I maggiori studiosi italiani faranno il punto sul cinema di Pietro Germi, leggendone il legame con il neorealismo e la commedia all’italiana, con la sinistra e il mondo cattolico, con i generi dal western al noir al mélo. Si ripercorreranno tra l’altro i rapporti con le fonti letterarie, l’interesse per il Sud e per l’evoluzione della famiglia italiana, ma anche la peculiare fisionomia dell’attore Germi in film propri e altrui.

 
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Lo Hobbit, uno scontro epico chiude la trilogia

Post n°11929 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

 

Anteprima a Londra, in sala 17/12. Jackson, emozionato e triste

 

Uno scontro epico in cui si affrontano elfi, nani, uomini, orchi e mannari chiude un pezzo di storia del cinema fantasy. L'ultimo capitolo della trilogia dedicata a Lo Hobbit, dal titolo 'La battaglia delle cinque armate', segna anche la fine della straordinaria avventura di Peter Jackson, che ha portato sul grande schermo la saga letteraria di J.R.R. Tolkien. ''Sono emozionato e anche un po' triste'', ha detto oggi il regista neozelandese parlando ai giornalisti dopo l'anteprima della sua ultima opera. Con lui era schierato un cast stellare nella conferenza stampa, composto da Orlando Bloom, Ian McKellen, Richard Armitage, Evangeline Lily, Luke Evans, solo per citarne alcuni.

''Tante persone in tutto il mondo hanno amato questi film, questo mi ha entusiasmato e spinto ad andare avanti'', ha affermato il regista. Per lui è tempo di un bilancio, ben rappresentato dal suo bottino di premi Oscar vinti con le pellicole sulla saga. Sente la 'missione compiuta', quella missione che sognava fin da quando era bambino: portare al cinema il mondo mitologico creato dallo scrittore Tolkien, le sue creature e i suoi luoghi straordinari. Fra la trilogia dedicata al Signore degli Anelli, il cui primo capitolo è del 2001, e quella de Lo Hobbit, alcuni attori sono diventati star acclamate in tutto il mondo. Come Orlando Bloom, che ha interpretato per la prima volta il prode Legolas nella 'Compagnia dell'Anello'.

 

''Ero un ventenne quando mi scelsero per quella parte e ora ho 37 anni. Sono molto felice di aver avuto la possibilità di prendere parte a questa avventura'', ha detto l'attore. Ma non è l'unico dei 'veterani'. Su tutti sovrasta infatti Ian McKellen, che ormai si identifica pienamente col personaggio di Gandalf. ''Interpretarlo ha fatto la mia fortuna - ha affermato l'artista britannico - è riduttivo parlare di serie di film, si tratta ormai di classici del cinema''. L'ultimo grande appuntamento della saga - in Italia il film uscirà il 17 dicembre - non poteva essere più generoso. Il cast comprende anche molti altri nomi straordinari, come Benedict Cumberbatch, che fa la cavernosa voce del drago Smaug, o Kate Blanchett nella parte di Dama Galadriel, una nobile elfa della Terra di Mezzo. 

 
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Il ritorno di Ulisse da il corrieredellasera

Post n°11928 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

 

Del fascino misterioso e potente dell’epica classica è rimasto ben poco
di Aldo Grasso

 

Alessio Boni nei panni di Ulisse (Ansa)Alessio Boni nei panni di Ulisse (Ansa)
shadow

Che il viaggio di ritorno più metaforizzato nella storia della cultura occidentale presenti ancora molti spunti da illuminare è fuori di dubbio. È la persistenza del classico! Per questo di fronte alla miniserie di Rai1, «Il ritorno di Ulisse», una coproduzione internazionale di Rai Fiction con Arte France e Movieheart diretta da Stéphane Giusti, bisognava mettersi con le migliori intenzioni possibili (domenica, 21.30, prima puntata). Era giusto anche abbandonare il filtro della nostalgia, senza iniziare un pericoloso gioco di confronti con lo storico sceneggiato Rai «Odissea», del 1968, rimasto nella memoria di molti come vessillo dell’età dell’oro del Servizio pubblico. Erano altri tempi, era un’altra televisione ed è inutile restare prigionieri del passato. L’intento dichiarato dagli autori della nuova miniserie e da Alessio Boni, protagonista nei panni di Ulisse, era quello di dar vita a una lettura moderna dell’Odissea, concentrandosi sugli anni in cui l’eroe omerico giunge a Itaca, provato dalla guerra e dalle distrazioni del tortuoso itinerario di ritorno. Scelta curiosa, perché il viaggio e le sue esperienze sono sempre più interessanti della meta finale.

Ma il vero problema è che nel «Ritorno di Ulisse» del fascino misterioso e potente dell’epica omerica è rimasto ben poco. L’Odissea è solo un imbarazzante canovaccio di trame e personaggi arricchiti da dettagli d’invenzione che virano verso il melodramma pop, come nel caso della bella schiava Clea, di cui s’invaghisce il giovane Telemaco. Anche lo stratagemma della tela intessuta e disfatta ogni notte da Penelope (un’afflitta Caterina Murino) è solo un espediente tecnico per far procedere la trama, privato di tutta la sua alta simbolicità. Ogni cosa subisce un’operazione di patinatura, tra dialoghi didascalici e immaginari visivi kolossal in cui l’afflato ideale omerico stinge nella più scoperta banalità, l’antico diventa niente più che uno sfondo esotico. 

 
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Al primo posto I pinguini di Madagascar

Post n°11927 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Tanta Italia nel box office nostrano, ma la vetta è saldamente appannaggio di due film americani: I pinguini di Madagascar e Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I che duellano per il primo posto, tendendo a debita distanza la pattuglia di film nostrani. A spuntarla sono i 'pinguini' con 2.5 milioni, mentre Jennifer Lawrence si ferma a 1.8 milioni, con un calo di quasi il 60% rispetto alla settimana scorsa. Tra gli italiani regge benissimo Scusate se esisto! che arriva a 3.4 milioni totali, mentre floppa Ogni maledetto Natale, che incassa 819 mila euro in poco meno di 300 sale con una media non particolarmente esaltante di circa 2.800 euro. Da segnalare che Interstellar è il miglior film della stagione corrente con 9.388.463 euro incassati a fronte di 1.394.799 spettatori, secondo i dati Cinetel: sul podio, in attesa delle prevedibili rivoluzioni natalizie ci sono Dragon Trainer 2 e Andiamo a quel paese, a oggi il miglior film italiano con 7.3 milioni complessivi. In coda aprono discretamente le new entry I vichinghi e Trash. La prossima settimana arrivano il sequel Scemo & più scemo 2 e il nuovo film di Woody Allen, regista che da noi ottiene sempre buoni risultati.

Box Office USA
In America è ancora Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I a mantenere salda la vetta della classifica, con 56.8 milioni incassati che portano il totale del film a 225 nei soli States (a livello mondiale il film ne ha incassati 480). Detto ciò, il film non sembra avere le gambe per raggiungere e superare Guardiani della galassia. Masticano amaro le due nuove entrate della settimana: I pinguini di Madagascar ottengono solo 25 milioni nel weekend del giorno del Ringraziamento, nonostante Madagascar avesse un ottimo seguito (ma il film farà benissimo a livello internazionale). Malissimo (ma effettivamente la scelta stessa di fare un sequel di un film di non eccezionale successo aveva destato sospetti) Come ammazzare il capo 2 che finisce quinto con appena 15 milioni. Resistono alla grande, come avevamo previsto, sia Big Hero 6 che Interstellar, arrivati rispettivamente a 167 e 147 milioni complessivi. Il film di Nolan è a quota 542 worldwide (di cui 100 in Cina, oramai nettamente secondo mercato mondiale, in cui è diventato il miglior incasso 2D di sempre per un film americano), mentre per valutare quello Disney dovremo aspettare la fine di gennaio, quando sarà uscito in tutto il mondo. Ottime le performance di titoli "d'autore" quali La teoria del tuttoBirdman e The Imitation Game, con quest'ultimo che in 4 sale fa registrare oltre 120mila dollari d'incasso come media. La prossima settimana, come spesso capita dopo la settimana del Ringraziamento, non ci sono uscite forti. Tutto è pronto per il Natale, quest'anno non particolarmente memorabile, a dirla tutta: si comincia il 12 con Exodus: Dei e Re e Top Five

 
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