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Messaggi di Febbraio 2015

 

The Repairman

Post n°12213 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

The Repairman è la storia curiosa e ironica delle disavventure di Scanio Libertetti. Interpretato da Daniele Savoca, Scanio è un ingegnere mancato che si guadagna da vivere riparando macchine da caffè. In seguito ad un'infrazione si trova a seguire un corso di recupero punti in un'autoscuola di provincia. Chiamato a spiegare come abbia perso la patente, travolge insegnante e compagni di corso con il racconto del suo ultimo anno di vita. Tra amici ormai realizzati che non perdono occasione per criticarlo, lo squillo insistente di un vecchio telefono e lo zio panettiere che lo incoraggia sempre a valorizzare le sue doti, Scanio si muove in equilibrio precario fra le contraddizioni del mondo moderno. Un mondo che preferisce continuare a correre e non incoraggia chi, come lui, si prende il tempo per capire ciò che non funziona e ripararlo. Solo Helena, giovane inglese, trasferitasi in Italia per lavorare come esperta di risorse umane e interpretata dall’attrice inglese Hannah Croft, pare essere in grado di capirlo e di rassicurarlo. Almeno per un po'....

  • FOTOGRAFIADavid Rom
  • MONTAGGIOMatteo PaoliniEnrico Giovannone
  • PRODUZIONE: Seven Still Pictures, Aidia Productions
  • DISTRIBUZIONE: Cineama in collaborazione con Slow Cinema
  • PAESE: Gran Bretagna, Italia

 
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Vizio di forma

Post n°12212 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Inherent Vice

Poster

Al centro della storia un investigatore privato, Doc Sportello, che esercita il suo lavoro nella Los Angeles degli anni Settanta. Una visita inattesa della sua ex lo coinvolge in un caso bizzarro che coinvolge ogni sorta di personaggi, surfisti, traffichini, tossici e rocker, uno strozzino assassino, detective della LAPD, un musicista sax tenore che lavora in incognito ed una misteriosa entità conosciuta come Golden Fang, che potrebbe essere solo una manovra per eludere il fisco messa in piedi da alcuni dentisti...

NOTE:

Vietato ai minori di 14 anni.

SOGGETTO:

adattamento dell'omonimo romanzo di Thomas Pynchon (in italiano pubblicato col titolo "Vizio di forma")

 
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Patria

Post n°12211 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

La fabbrica chiude e licenzia, l’ennesima nel torinese. Tre uomini, per protesta, per rabbia, per solidarietà, si ritrovano insieme una notte a occupare una torre della fabbrica. Sono Salvatore Brogna (Francesco Pannofino), operaio, Giorgio (Roberto Citran), operaio rappresentante sindacale, e Luca (Carlo Giuseppe Gabardini), impiegato ipovedente e autistico. Tre percorsi, caratteri, visioni politiche, del tutto opposti. Abbandonati da tutti, nella disperata attesa che arrivi qualche giornalista, forse una tv, questi tre punti di vista così diversi sul mondo ripercorrono gli ultimi trent’anni della vita del Paese, gli anni che li hanno portati su quella torre pericolosa. Dal sequestro Moro alle manifestazioni a Mirafori, dalle stragi di Mafia al terremoto in Irpinia, dai volti e le parole del mondo Fiat di Gianni Agnelli e Cesare Romiti, a quelli di Tangentopoli di Di Pietro, Mario Chiesa, Raul Gardini, e ancora Craxi, Berlinguer, Berlusconi, passando per i mondiali di calcio del 1982 e il rigore sbagliato di Roberto Baggio nel ’94. Fino alla fabbrica di questa notte. Anni di occasioni sprecate, di speranze tradite, di crimini e stragi, di ribaltoni e giochi di potere. Li rivediamo anche noi questi anni, attraverso immagini e memorie d’archivio e, come contraltare di questa danza degli eventi, rimane il semplice buon senso di tre uomini senza alcun potere, appesi in cima ad una torre, che aspettano qualcuno, chiunque, mentre senza accorgersene costruiscono un'amicizia.

NOTE:

Presentato al Festival di Venezia 2014: Giornate degli Autori-Venice Days

SOGGETTO:

Ispirato all'omonimo libro di Enrico Deaglio, edito da Il Saggiatore, 2008-2010

 
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Maraviglioso Boccaccio

Post n°12210 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Lo sfondo è quello della Firenze trecentesca colpita dalla peste, che spinge dieci giovani a rifugiarsi in campagna e a impiegare il tempo raccontandosi delle brevi storie. Drammatiche o argute, erotiche o grottesche, tutte le novelle hanno in realtà un unico, grande protagonista: l'amore, nelle sue innumerevoli sfumature. Sarà proprio l'amore a diventare per tutti il migliore antidoto contro le sofferenze e le incertezze di un'epoca.

 
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Noi e la Giulia

Post n°12209 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Le leggi del desiderio

Post n°12208 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

I desideri dell'uomo muovono il mondo. E ogni giorno, per riuscire a ottenere l'oggetto del nostro desiderio, modifichiamo noi stessi e la nostra realtà. O perlomeno, cerchiamo di farlo. Secondo Giovanni Canton, il carismatico e funambolico trainer motivazionale protagonista di questa storia, ci sono delle tecniche precise che possono aiutarci a raggiungere quello che desideriamo, sia esso il piacere, il lusso, il potere, il successo o l'amore. Considerato dai suoi tanti fan una sorta di profeta, e da molti altri un cialtrone che si approfitta delle debolezze altrui, Canton decide di dimostrare la veridicità delle sue teorie organizzando un concorso per la selezione di tre fortunate persone che verranno da lui portate in sei mesi al raggiungimento dei loro più sfrenati desideri. Ma l'intenso rapporto che si stabilirà fra il life coach e il terzetto prescelto produrrà effetti inaspettati nella vita di tutti loro, soprattutto in quella di Canton.

 
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Dancing with Maria

Post n°12207 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

 

Protagonista della storia è Maria Fux, la straordinaria ballerina argentina, 93 anni, precorritrice di uno stile di danza che ha fatto scuola in tutto il mondo. Nei suoi corsi ballano insieme danzatori di qualsiasi condizione ed estrazione sociale. Ora, dopo aver sperimentato e trasmesso agli altri per tutta una vita il suo metodo, Maria Fux ha preso in consegna un'ultima allieva, forse la più difficile: se stessa.

 
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Non sposate le mie figlie!

Post n°12206 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Claude e Marie Verneuil conducono una tranquilla vita di coppia nella provincia francese. Hanno cresciuto quattro figlie secondo i principi di tolleranza, integrazione e apertura tipici della cultura nazionale. Nel corso degli anni è successo che la prima figlia ha sposato un musulmano, la seconda un ebreo e la terza un cinese. Claude e Marie avrebbero piacere di assistere ad un matrimonio tradizionale in Chiesa, e tutte le speranze vengono pertanto riposte in Isabelle, la figlia minore. Che un giorno rivela di avere un fidanzato di religione cattolica. Non dice però che è africano, e di pelle nera. La rivelazione lascia senza parole i genitori, ai quali servirà non poco tempo per adattarsi all'idea del nuovo matrimonio. In vista della cerimonia, l'arrivo dei genitori di lui innesca una girandola di equivoci, incomprensioni, sospetti. Tutto però è destinato a risolversi per il meglio…
Si racconta il finale perché è fin troppo prevedibile. Il recente, tragico episodio dell'attentato a Parigi alla rivista satirica Charlie Hebdo ha riportato in primo piano quella idea di libertà e tolleranza che la Francia pone a base della vita quotidiana politica, sociale, culturale. Senza entrare nelle riflessioni scaturite una volta esaurito lo sdegno emotivo per l'azione terroristica (una su tutte: anche la libertà di satira può avere dei limiti?), ecco un film, uscito oltralpe prima di quei fatti, nel 2014, che rappresenta la sintesi di tutti i motivi di dibattito presenti in Francia, e non solo(in senso largo in tutta Europa).
Il tema dell'incontro/scontro tra culture, delle regole che si deve dare una società multietnica è la molla di un copione che vira decisamente sul comico, sul divertito, sul paradosso. In realtà Claude è il prototipo del francese conservatore, moderato, "gaullista" e come tale predisposto per naturale indole all'accoglienza dell'altro. Procedendo, come si diceva, verso un lieto fine che vede tutti sereni e tranquilli, si ha l'impressione che il racconto sia concepito e organizzato proprio a maggior gloria di una precisa autocelebrazione. Insomma un certo tono sciovinista e un po' compiaciuto attraversa le varie fasi della storia. Tutto si muove lungo la strada aperta dal successo di Giù al Nord. Resta il taglio simpatico e gradevole del film, ben scritto e ben interpretato da attori disponibili al gioco interraziale.

 
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Film nelle sale da oggi

Post n°12205 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

 
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Indipendenti formato da Oscar da il manifesto

Post n°12204 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Academy awards. Trionfa «Birdman», nulla a «Boyhood», ignorato Eastwood. In un copione soporifero, l’unico colpo di scena arriva da Penn

Il regista Inarritu, sotto Julianne Moore

Un’infilata di numeri musi­cali che face­vano pen­sare più a Broad­way che a Hol­ly­wood, un con­dut­tore troppo friendly per fare cadere con l’efficacia giu­sta le poche bat­tute affi­late con­cesse a un copione sopo­ri­fero, nes­sun vero colpo di scena tra i premi, se si eccet­tua il fatto che Richard Lin­kla­ter e il suoBoy­hood, sor­pren­den­te­mente tra i favo­riti fino alla vigi­lia, alla fine non hanno por­tato a casa quasi niente; per­sino i pre­sen­ta­tori delle sta­tuette erano assor­ti­titi male. L’87esima edi­zione degli Aca­demy Awards si è con­clusa dome­nica sera, dopo una ceri­mo­nia infi­nita di 3 ore e 40 minuti, con il trionfo del cinema indi­pen­dente, ma solo se appog­giato dagli stu­dios.
Con uno sprint dell’ultimo minuto, dopo set­ti­mane di pro­no­stici che li davano fianco a fianco sulla dirit­tura d’arrivo, Bird­man ha trion­fato su Boy­hood, vin­cendo l’Oscar di miglior film, miglior regi­sta, miglior sce­neg­gia­tura non ori­gi­nale e quello di miglior foto­gra­fia (al grande mes­si­cano Ema­nuel Lubetzki, che l’anno scorso aveva già vinto per Gra­vity). Par­ti­co­lar­mente ingiu­sta, in que­sto en plein, sem­bra l’assenza del pro­ta­go­ni­sta del film di Ale­jan­dro Gon­za­lez Inar­ritu, Michael Kea­ton, che sarebbe stata una scelta più logica (insieme a Brad­ley Coo­per in Ame­ri­can Sni­per) per la sta­tuetta di migliore attore, andata invece a Eddie Red­mayne per lo stuc­che­vole, mani­po­la­to­rio, The Theory of Eve­ry­thing (La teo­ria del tutto).

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Ma, si sa, agli Oscar, l’allure della malat­tia incu­ra­bile batte qual­siasi valore este­tico, e così abbiamo dovuto accon­ten­tarci di vedere pre­miata come migliore attrice la magni­fica Julianne Moore, non per Map to the Stars di David Cro­nen­berg (ultimo gio­iello in una car­riera vis­suta spe­ri­co­la­ta­mente) ma pos­se­duta dall’Alzheimer nel quasi tele­vi­sivo Still Alice. Già anti­ci­pato, e dovuto, anche l’Oscar per la miglior attrice non pro­ta­go­ni­sta, a Patri­cia Arquette, dolce, deter­mi­na­tis­sima mamma sin­gle che sba­glia un uomo dopo l’altro in Boy­hood. Nel corso di un rin­gra­zia­mento emo­zio­nato e con­fuso, Arquette ha invi­tato il pub­blico a bat­tersi in nome «della puli­zia eco­lo­gica nei paesi in via di svi­luppo», di «qual­siasi donna abbia mai dato alla luce un bam­bino» e «dell’uguaglianza di diritti e di paga per le donne ame­ri­cane» — esor­ta­zione que­sta che ha visto scat­tare in piedi e applau­dire parec­chie star in pla­tea, a par­tire da Meryl Streep (nomi­nata come non pro­ta­go­ni­sta per il ruolo della strega in Into the Woods).

Nel fre­ne­tico chiac­chie­ric­cio media­tico dei giorni che hanno pre­ce­duto la ceri­mo­nia, qual­cuno (per esem­pio su Variety) aveva mani­fe­stato il timore che la serata avrebbe potuto essere «presa in ostag­gio dalla poli­tica». Come pre­ve­di­bile — ormai da molti anni cau­tela è la parola d’ordine agli Oscar, hanno ban­dito per­sino il kitsch — si trat­tava di un timore del tutto infon­dato: ogni con­tro­ver­sia degli scorsi mesi è rien­trata; Ame­ri­can Sni­per non ha avuto premi, eccet­tuato quello di miglior mon­tag­gio sonoro, e chi voleva pro­te­stare fuori dal Dolby Thea­tre per l’esclusione della regi­sta di Selma, Ava DuVer­nay, è stato con­vinto (pare dalla stessa regi­sta) a rima­nere a casa.

Col­lau­dato pre­sen­ta­tore di varie ceri­mo­nie di Tony e di Emmy, l’attore di Broad­way Neil Patrick Har­ris (Gone Girl) è quasi un outsi­der rispetto all’industria del cinema, ma gli manca il mor­dente pro­vo­ca­to­rio che hanno por­tato agli Aca­demy Awards con­dut­tori tele­vi­sivi come Jon Stewart o David Let­ter­man. Har­ris ha bal­lato e can­tato all’inizio, fatto un paio di pas­seg­giate tra il pub­blico e, evo­cando Michael Kea­ton in Bird­man (ma senza la pan­cetta flac­cida), si è pre­sen­tato sul palco in mutande bian­che. La sua è stata una per­for­mance da peso piuma.

Per­ché le acque si incre­spas­sero un poco, poli­ti­ca­mente par­lando, si è dovuta aspet­tare la fine della serata quando Sean Penn — con un sor­riso da Gatto Sil­ve­stro e assa­po­rando la suspense — prima di annun­ciare che Bird­man aveva vinto per miglior film ha detto: «Ma chi gli ha dato la carta verde a que­sto figlio di put­tana?». Pare che la bat­tuta abbia offeso parec­chi, su Twit­ter. In sala però ha dato a Inar­ritu (che aveva lavo­rato con Sean Penn in 21 Grams) l’opportunità di spez­zare una lan­cia a favore della riforma dell’immigrazione di Obama (a rischio da qual­che giorno, causa un giu­dice del Texas) «per­ché agli immi­grati mes­si­cani di que­sta gene­ra­zione siano dati gli stessi diritti e la stessa dignità riser­vati a quelli che sono venuti prima di loro in que­sta grande nazione di immigranti».

Più solenne dell’exploit di Penn, e di rigore, ma sen­ti­tis­sima (spe­cial­mente dopo la per­for­mance della can­zone che avrebbe vinto l’Oscar, Glory, dal film Selma),l’esortazione di John Legend e Com­mon a bat­tersi per il diritto di voto in una nazione «in cui ci sono più uomini afroa­me­ri­cani in pri­gione di quanti ce ne fos­sero in schia­vitù nel 1850». In sala David Oye­lowo era in lacrime e, come lui ma molto più ina­spet­ta­ta­mente, anche Chris Pine.

Paral­le­la­mente al cre­scendo pro­gres­sivo di Bird­man, gli altri due grandi vin­ci­tori della serata sono stati Whi­plash di Damien Cha­zelle (miglior attore non pro­ta­go­ni­sta a J.K. Sim­mons, miglior mon­tag­gio e miglior mixag­gio sonoro) e The Grand Buda­pest Hotel, di Wes Ander­son, che non ha vinto — come ci si aspet­tava invece — il pre­mio di miglior sce­neg­gia­tura non ori­gi­nale, ma ha por­tato a casa Oscar per la migliore colonna sonora (Ale­xan­dre Desplat, che era nomi­nato anche per Imi­ta­tion Game), per i miglior costumi (Milena Cano­nero), la miglior sce­no­gra­fia (Adam Stoc­khau­sen e Anna Pin­nock) e per il make up (Fran­ces Han­non e Mark Coui­lier).
Data quasi per scon­tata, la vit­to­ria di Citi­zien­four nella cate­go­ria del docu­men­ta­rio ha por­tato in mon­do­vi­sione il pro­blema della sor­ve­glianza segreta dei governi e sul palco la regista/giornalista Laura Poi­tras e il colum­nist Glenn Gree­n­wald, che sem­brava addi­rit­tura inti­mi­dito. Con­tro tutti i pro­no­stici, che davano per vin­centeTrain Your Dra­gon 2, la Disney si è assi­cu­rata non uno ma due Oscar per l’animazione: per il molto las­se­te­riano Big Hero 6 e per il bel corto che lo accom­pa­gna, Feast.

 
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Monicelli, la vedova: “No al premio a Verdone, non rappresenta il cinema di Mario. Era meglio Pif” da il fatto quotidiano

Post n°12203 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

Chiara Rapaccini contro il riconoscimento della Fondazione Grosseto Cultura al regista romano: "Rispetto la sua professionalità, ma non c'entra se non in piccola parte". E lo stesso vale, dice, per i personaggi celebrati negli scorsi anni: Brizzi, Scamarcio e Veronesi. Il regista fiorentino: "Sono pronto a restituirlo"

“Il premio Monicelli a Carlo Verdone? Rispetto la sua professionalità ma a Grosseto in nome di Mario hanno creato una rassegna troppo nazionalpopolare da cui mi dissocio”. E’Chiara Rapaccini, la vedova del grande maestro scomparso cinque anni fa, a spiegarlo a ilfattoquotidiano.it dopo una sua lunga lettera pubblicata dal Tirreno. Qui la Rapaccini prende le distanze dalle motivazioni con cui la Fondazione Grosseto Culturaconsegnerà il 7 marzo a Verdone il premio dedicato a Monicelli “Leggo che a Grosseto verrà festeggiato il mio compagno di una vita, Mario Monicelli, e il suo centenario, con una cerimonia in cui sarà premiato Carlo Verdone. Salvo il rispetto e l’ammirazione per l’opera di Verdone, vorrei tornare a sottolineare come Fausto Brizzi (vincitore della prima edizione del premio Monicelli, ndr),Riccardo ScamarcioGiovanni Veronesi (vincitore della seconda edizione, ndr) e Carlo Verdone non rappresentino se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta”.

Al fatto.it la Rapaccini racconta: “Da Grosseto sono tre anni che mi chiedono suggerimentida dare al direttore della manifestazione Mario Sesti. E pur premettendo con non ho nessun diritto legale in merito, ogni mia idea rimane sempre inascoltata“. Il punto, dice la compagna di trent’anni di Monicelli, è che “Mario non era un autore di commedie tout court. I suoi film avevano untaglio politico-filosofico su quello che accadeva storicamente in Italia, su quello che succedeva politicamente contro il potere costituito, nello scontro tra classi lavoratrici e classi dirigenti. Si pensi, tra i tanti titoli, a La Grande Guerra o a Un Borghese piccolo piccolo“. E un’idea Chiara Rapaccini ce l’ha: “Io rispetto tantissimo i soliti noti a cui hanno assegnato il premio l’anno scorso e quest’anno, sono dei grandissimi professionisti, ma avevo chiesto dicambiare direzione. Di premiare giovani talenti locali oppure un autore come Pif che con La mafia uccide solo d’estate ha vinto premi importanti in Europa grazie a un film sulla mafia”. Ma ciò che ha fatto arrabbiare la Rapaccini è soprattutto la dimensione forzatamente nazionalpopolare: “Ci rendiamo conto che gli organizzatori parlano di red carpet? Ma se fra un po’ colorano di verde perfino la passerella di Venezia e Cannes! Mario non avrebbe mai apprezzato. In questi festival si vuole fare audience mostrando cose che comprendono tutti, quando si può avere successo anche con qualcosa di diverso dal normale. Continuo a ricordare che Mario da anziano ha girato documentari sul G8 a Genova, inPalestina sotto le bombe, tra i terremotati de L’Aquiladormendo all’addiaccio tanto che pensavamo che tirasse le cuoia. Era uno spirito rivoluzionario e combattivo, fino alla fine. Pensate che mi redarguì perfino quando vinse Obama. ‘Non farà quello che promette’, disse dopo la sua elezione. Lo mandai a quel paese”.

Mario Sesti replica spiegando di non aver ricevuto le segnalazioni della vedova Monicelli: “Se le riserve di Chiara Rapaccini le avessimo conosciute in tempo invece che a mezzo stampa sia io cheLoriano Valentini (presidente della fondazione, ndr) le avremmo volentieri discusse, come facciamo con chiunque. Per risponderle prendo a prestito una dichiarazione di Monicelli degli anni Ottanta: ‘Verdone è un personaggio ormai collaudato. Ha grosse qualità di osservazione, sa cogliere aspetti tipici dell’attore della commedia all’italiana. Se riuscirà a prendere le distanze da un certo romanismo che ne fa l’epigono di Sordi, diventerà certamente un grande. Credo lo possa fare perché è intelligente e preparato culturalmente’. Questo premio nasce dall’idea di costruire un premio per tutti quegli autori che siccome sono diventati grandi con un genere apparentemente minore come la commedia vengono regolarmente sottovalutati dai festival o dalle istituzioni”.

Non se la prende troppo Giovanni Veronesi, uno dei “nominati” da parte di Chiara Rapaccini. Anzi. “I premi ti vengono assegnati e non li decidi tu”, spiega a ilfattoquotidiano.it il regista di Manuale d’amore. “Ho sempre dichiarato che Monicelli era una mia fonte d’ispirazione come Fellini – afferma – Lo è stato per altri. Abbiamo poi fatto un cinema un po’ diverso, questo sì, ma chi vince, che so, il premio Moravia mica deve avere le stesse identiche caratteristiche di Moravia. Monicelli e i grandi della commedia all’italiana del Dopoguerra sono venuti su, per loro fortuna, in un contesto di valori e ideali ben diverso dal marasma culturale che ci tocca vivere oggi. Mario, che ho conosciuto, una volta mi disse: ‘Noi siamo una categoria che viene rivalutata quando siamo vecchi e quando ti daranno il premio alla carriera dovrai avere la forza di salire sul palco, prenderlo e poi tirarlo dietro a chi te l’ha consegnato’. Tanto che per mantenere alto il nome del maestro sono disposto a ridare indietro il premio vinto l’anno scorso”.

 
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In Ucraina si spara ancora? La sporca guerra delle foto da il giornale

Post n°12202 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

La guerra ormai è fatta di immagini. Vere o false non importano. Sono loro che determinano l'esito delle battaglie, come sta accadendo in Ucraina

È sempre più difficile comprendere cosa stia accadendo in Ucraina. La posta in gioco è alta.

Gli interessi politici e economici altissimi.

I filorussi hanno conquistatoDebaltsevo, lanciando nelle ore antecedenti il cessate il fuoco un'offensiva clamorosa. Non si sa ancora quanti uomini dell'esercito ucraino siano sopravvissuti all'attacco. Poroshenko parla dell'80%, ma questa percentuale non è verificabile, dato che non si sa quanti siano realmente i soldati impiegati in quella città.

Come scrive il New York Times - raccogliendo le parole di un soldato che vuole rimanere anonimo ma che dice di essere un sergente e di chiamarsi Volodomyr - nella battaglia di Debaltsevo l'esercito ucraino è sempre stato in difficoltà: "Sono mancati molti mezzi, e solo pochi sono arrivati".

Il New York Times fa giustamente notare come non si riesca a comprendere perché Poroshenko abbia ordinato ai soldati ucraini di combattere fino alla fine e di rifiutarsi di cedere la città nonostante la sorte di Debaltsevo fosse ormai decisa. Samuel Charap, professore a Washington, si è chiesto: "A cosa diavolo sta pensando Poroshenko?".

Come spesso accade in queste cose, non è dato saperlo. Certo è che in Ucraina si sta cercando di far salire il più possibile la tensione. Un esempio: lo scorso dicembre ilsenatore americano James Inhofe ha mostrato una foto di soldati russi nei carriarmati. Bandiere russe e montagne sullo sfondo. Una prova inequivocabile: i russi starebbero realmente combattendo in Ucraina. Sarebbe stata, questa, la prova regina contro Putin. La prova che avrebbe permesso l'intervento Nato. Ma la foto portata dal senatore americano ha un "piccolo" problema: è stata scattata in Georgia. Nel 2008.

Nel frattempo, l'Unione europea ha promesso che invierà blindati e fornirà immagini satellitari per monitorare il cessate il fuoco in Ucraina.

 
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Premi Oscar 2015

Post n°12201 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Oscar per il miglior film
American sniper
Birdman
Boyhood
The grand Budapest hotel
The imitation game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

Oscar per il miglior regista 
Alejandro González Iñarritu per Birdman
Richard Linklater per Boyhood
Bennett Miller per Foxcatcher
Wes Anderson per The grand Budapest hotel
Morten Tyldum per The imitation game

Oscar per la migliore attrice
Felicity Jones per La teoria del tutto
Rosamund Pike per Gone Girl
Julianne Moore per Still Alice
Reese Witherspoon per Wild
Marion Cotillard per Two days one night

Oscar per il miglior attore
Michael Keaton per Birdman
Eddie Redmayne per La teoria del tutto
Benedict Cumberbatch per The imitation game
Steve Carell per Foxcatcher
Bradley Cooper per American Sniper

Oscar per la miglior attrice non protagonista
Emma Stone per Birdman
Patricia Arquette per Boyhood
Keira Knightley per The imitation game
Meryl Streep per Into the woods
Laura Dern per Wild

Oscar per il miglior attore non protagonista
Edward Norton per Birdman
Ethan Hawke per Boyhood
J.K. Simmons per Whiplash
Mark Ruffalo per Foxcatcher
Robert Duvall per The judge

Oscar per la miglior sceneggiatura originale
Richard Linklater per Boyhood
Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, AlexanderDinelaris e Armando Bo per Birdman
Wes Anderson e Hugo Guinness per The Grand Budapest Hotel
Dan Gilroy per Nightcrawler
E. Max Frye e Dan Futterman per Foxcatcher

Oscar per la miglior sceneggiatura non originale
Damien Chazelle per Whiplash
Anthony McCarten per La teoria del tutto
Graham Moore per The Imitation Game
Jason Hall per American sniper
Paul Thomas Anderson per Inherent vice

Oscar per la miglior fotografia
Roger Deakins per Unbroken
Emmanuel Lubezki per Birdman
Robert D. Yeoman per The Grand Budapest Hotel
Dick Pope per Mr. Turner
Lukasz Zal eRyszard Lynzewski per Ida

Oscar per il miglior film d’animazione
The Boxtrolls di Anthony Stacchi, Graham Annable e Travis Knight
Big hero 6 di Don Hall, Chris Williams e Roy Conli
How to train your dragon 2 - Dragon trainer 2 di Dean DeBlois e Bonnie Arnold
Song of the Sea di Tomm Moore e Paul Young
The tale of the princess Kaguya di Isao Takahata e Yoshiaki Nishimura

Oscar per il miglior documentario
Finding Vivian, di MaierJohn Maloof e Charlie Siskel
Last Days in VietnamRory Kennedy e Keven McAlester
CitizenFour, di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky
The Salt of the Earth, di Wim Wenders, Juliano Ribeiro Salgado e David Rosier
Virunga, di Orlando von Einsiedel e Joanna Natasegara

Oscar per il miglior film straniero
Leviathan (film dalla Russia)
Ida (film dalla Polonia)
Tangerines (film dall’Estonia)
Timbuktu (film dalla Mauritania)
Wild tales - Relatos salvajes (film dall’Argentina)

Oscar per il migliori costumi
Colleen Atwood per Into the Woods
Anna B. Sheppard per Maleficent
Milena Canonero per The Grand Budapest Hotel
Jacqueline Durran per Mr. Turner
Mark Bridges per Inherent vice

Oscar per la miglior canzone
Lost Stars di Gregg Alexander, Danielle Brisebois, Nick Lashley e Nick Southwood in Begin again
Everything is awesome di Shawn Patterson in The Lego movie
I’m not gonna miss you di Glen Campbell in Glenn Campbell: I’ll be me
Glory 
di Common e John Legend in Selma
Grateful  in Beyond the lights

Oscar per la miglior colonna sonora
Hans Zimmer per Interstellar
Alexandre Desplat per The Imitation Game 
Johann Johannsson per The Theory of Everything
Alexandre Desplat per The grand Budapest Hotel
Gary Yershon per Mr. Turner

Oscar per i migliori effetti speciali
Dawn of the Planet of the Apes 
Guardians of the Galaxy
Captain America:  Winter Soldier
Interstellar 

X-Men: Days of Future Past

Oscar per i migliori trucco e acconciature
Foxcatcher
The Grand Budapest Hotel
Guardians of the Galaxy

 
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Oscar 2015, il trionfo di Birdman. Delusione per Boyhood. Premiata Julianne Moore per Still Alice

Post n°12200 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Per film Inarritu, miglior film, regia, sceneggiature e fotografia

E' stato l'Oscar di Birdman. Il film di Alejandro Gonzales Innaritu sul percorso di un attore sul viale del tramonto che aveva aperto il festival di Venezia è il miglior film del 2015, e ha ottenuto anche i premi per il miglior regista, la migliore sceneggiatura originale e la fotografia. Ma come sempre accanto ai vincitori ci sono i perdenti, e Boyhood (SCHEDA)e il suo regista Richard Linklater, hanno perso molto. Il progetto, durato 12 anni, gli anni della crescita del protagonista, non ha pagato, nonostante le previsioni della vigilia. In molti avrebbero scommesso che l'Oscar alla regia sarebbe andato a lui. Ha perso anche American Sniper, il film di Clint Eastwood che racconta la guerra in Iraq portando sullo schermo la storia vera del più letale cecchino d'America. Ha ottenuto solo la statuetta per il sound editing, ma si consola al botteghino dove ha incassato 300 milioni di dollari.

Un eroe popolare come Birdman, con tanto di ali e becco, antesignano dei supereroi di oggi, ha bisogno di rifarsi una verginità, ma nella perfida Hollywood è difficile. Proprio la Hollywood che invece ha premiato al Dolby Theather 'Birdman' del regista messicano Alejandro Gonzalez Inarritu con l'Oscar come miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia. Insomma le più prestigiose statuette per quest'opera, già in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.

    Una sorta di black comedy quella di Inarritu con protagonista un attore, Riggan Thomson (uno straordinario Michael Keaton), non più giovane, che non riesce appunto a liberarsi del suo antico e popolare ruolo di supereroe. E questo per smentire anche quello che sottolinea un personaggio del film, ovvero ''che la fama e' solo la cuginetta zoccola del prestigio''.

    Insomma Riggan vuole fare il salto, quello di interpretare, scrivere e dirigere una piece di teatro nella mitica Broadway.

 

Dovra' affrontare cosi' tutti i fantasmi possibili, quelli dei colleghi che non lo riconoscono, quelli della sua vanità e quelli della sua famiglia ormai disastrata. Nel cast Zach Galifianakis (nel ruolo del coraggioso produttore della piece), Edward Norton (attore talentuoso e super-inaffidabile), Andrea Riseborough (la compagna di Riggan), Amy Ryan, Emma Stone (la figlia tossica e talentuosa del protagonista) e Naomi Watts.

    I fantasmi di Riggan sono tanti come la sua ''paura di non contare nulla'', come egli stesso spesso ripete. Perche' mentre cerca una identità, la cosa più difficile per un attore, deve fare i conti con una critica che lo odia, con la gente che lo vuole rivedere nei panni del supereroe, con la voce dello stesso supereroe che lo perseguita indicando come sua unica strada quella di farlo rivivere. E un po' di rimpianto, va detto, c'e' in Riggan ora che ''tutti gli attori di Hollywood hanno messo un costume da supereroe''.

    Il film, a firma del regista messicano autore di Amores Perros, Babel e 21 grammi, e' ricco di folgoranti citazioni, da Barthes a Strindberg. Tra le più cattive quella della critica teatrale rivolta a Riggan: ''Lei non e' un attore, e' solo una celebrità''. Più mirata quella del fantasma di Birdman allo stesso Riggan:''Che sono tutte queste parole? Facciamo ancora un film d'azione e non tutta questa filosofia''.

    Infine, le prime parole del film, fuori campo, sono un chiaro inizio di quello a cui si sta per assistere e fanno pensare un po' per tono e contenuto a Terrence Malick: ''Come siamo mai finiti in questo posto? E' davvero orribile''. A pronunciarle e' sempre Riggan, di spalle, mentre levita nella posizione yoga detta del Loto. 

 
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“Feast”, il cortometraggio animato che ha vinto l’Oscar

Post n°12199 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

È della Walt Disney, dura sei minuti e racconta la storia di un cane

Feast ha vinto l’Oscar per il miglior cortometraggio animato. Prodotto da Walt Disney Animation Studios e diretto da Patrick Osborne, è realizzato in 3D e racconta la storia di un cagnolino che si sente trascurato dopo che il suo padrone inizia una relazione con una cameriera. Il cortometraggio dura sei minuti e in italiano si intitola Wilson.

 
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Oscar a Milena Canonero: "Wes Anderson sei il nostro direttore d'orchestra" da l'espresso

Post n°12198 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

La costumista italiana conquista la sua quarta statuetta (dopo quelle per "Barry Lyndon", "Momenti di gloria" e "Marie Antoinette") per il film "Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson, terza collaborazione con il regista texano. Nel suo discorso di ringraziamento ha dedicato il premio al regista che ha definito "maestro d'orchestra, compositore e guida".
immagini A.M.P.A.S 2015

 
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OSCAR 2015: EDDIE REDMAYNE MIGLIOR ATTORE NEL RUOLO DI STEPHEN HAWKING

Post n°12197 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

 

Anche stavolta l'Academy ha premiato una perfomance estrema che ha portato al trionfo l'interprete de La Teoria del Tutto.

Per la sua mimetica perfomance nel ruolo dell'astrofisico Stephen Hawking in La Teoria del TuttoEddie Redmayne ha conquistato un Oscar. Il giovane interprete inglese ha sconfitto blasonati rivali come Michael KeatonSteve CarellBenedict Cumberbatch e Bradley Cooper. Redmayne e Keaton si erano assicurati entrambi un Golden Globe, ma era stato l'inglese a spuntarla ai SAG. E' l'11esima volta che il trionfatore ai SAG si porta a casa anche l'Oscar come miglior attore. "Sono consapevole di essere un uomo fortunato" ha ammesso Redmayne nel suo discorso di ringraziamento.

 
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I miei preferiti per gli oscar

Post n°12196 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Secondo me chi meriterebbe:

Miglior film: Grand Budapest Hotel 

Miglior regia: Wes Anderson per Grand Budapest Hotel

Miglior attore protagonista: Eddie Redmayne per La teoria del tutto 

Miglior attrice protagonista: Felicity Jones per La teoria del tutto 

Miglior attore non protagonista: Edward Norton per Birdman 

Miglior attrice non protagonista: Patricia Arquette per Boyhood 

Miglior sceneggiatura originale: Birdman

Miglior sceneggiatura non originale: La teoria del tutto

Miglior film straniero: Timbuktu

Miglior film d'animazione: The Boxtrolls

Miglior fotografia: Grand Budapest Hotel 

Miglior montaggio: American Sniper

Miglior scenografia: Grand Budapest Hotel 

Migliori costumi: Grand Budapest Hotel 

Miglior trucco e acconciature: Grand Budapest Hotel

Migliori effetti speciali: Interstellar

Miglior sonoro: Interstellar

Miglior montaggio sonoro: Lo Hobbit : la battaglia delle cinqua armate 

Miglior colonna sonora originale: Grand Budapest Hotel 

Miglior canzone: Selma

Miglior documentario: Citizen Four

 
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Winds of Winter, quando esce il nuovo libro di Martin? Ipotesi 2015 e 2016 da librinews.it

Post n°12195 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Quando esce The Winds of Winter? Il nuovo romanzo di George Martin nonostante tutto potrebbe uscire quest'anno

quando esce nuovo libro martin winds of winterPer il nuovo libro di Martin, The Winds of Winter, la data di uscita non è stata ancora comunicata. Per il prossimo capitolo de Le cronache del ghiaccio e del fuoco la release date dovrebbe avvenire nel 2015 o nel 2016, le ultime news al riguardo vertono su due fronti: chi in seguito alle dichiarazioni di Jane Johnson della HarperCollins ritiene che l’uscità avrà luogo solo il prossimo anno, e chi invece invita alla calma, poiché ancora è più che possibile che il libro venga ultimato e lanciato nel corso di quest’anno. Quando esce il nuovo libro di Martin, quindi?

Le ipotesi sull’uscita di The Winds of Winter, nuovo libro di George R.R. Martin e prossimo capitolo delle sue straordinarie Cronache del ghiaccio e del fuoco, sono principalmente due, come anticipato. Jane Johnson ha gelato gli appassionati di tutto il mondo dichiarando al The Guardian che non è programmata un’uscita di The Winds of Winter nel corso del 2015. Questo ovviamente lascia intendere che la release date non sia delle più vicine, ma attenzione a non tirare le somme troppo rapidamente: tali dichiarazioni, infatti, non escludono che il prossimo libro di Martin possa comunque uscire nel corso di quest’anno. Mentre dall’autore da diverse settimane non giungono ulteriori novità (le dichiarazioni di Martin, a ogni modo, sono sempre da prendere con le pinze, per utilizzare un eufemismo) c’è anche chi ricorda giustamente come per A Dance with dragons (l’ultimo volume edito che in Italia è stato diviso nei libri I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria e La danza dei draghi) nel mese di gennaio del 2011, con ogni probabilità la casa editrice non avesse ancora in programma la pubblicazione per quell’anno, poi in realtà avvenuta.

La data di uscita di The Winds of Winter potrebbe essere fissata nel 2015 come nel 2016. Le dichiarazioni di George Martin sulla pubblicazione di questo libro sono note e chiarissime:uscirà quando sarà pronto e non prima. Col passare del tempo Martin si è chiuso sempre più in questo genere di arricciamento difensivo anche per difendersi dall’enorme pressione correlata all’attesa ormai stratosferica per ogni suo nuovo libro, niente di particolarmente eclatante, pertanto, se la HarperCollins ancora non ha programmato l’uscita. Va inoltre ricordato che l’editor Anne Groell si sta “portando avanti col lavoro” editando parti del romanzo in corso di scrittura, e che ha dichiarato di poter finire il processo di editing probabilmente in una settimana o poco più quando avrà finito di ricevere il materiale da Martin. In sostanza, potrebbe passare veramente poco tra la conclusione del nuovo romanzo de Le cronache del ghiaccio e del fuoco da parte di Martin e la sua pubblicazione.Impossibile dire al momento quando esce The Winds of Winter, se nel 2015 o 2016, ma ci sentiamo di rincuorare in parte gli appassionati: non vi sono certezze, ma al di là di quanto si possa leggere sul web una pubblicazione prima della fine di quest’anno è ancora possibile.

 
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I DUE NEMICI

Post n°12194 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

 

di Marco Cherubini

Regia: Guy Hamilton Produzione, anno: Italia, 1961 Genere: Commedia Durata: 104′ Cast: Alberto Sordi, David Niven, Amedeo Nazzari, David Opatoshu, Aldo Giuffr&eacute 

Abissinia, 1941. Un reparto di soldati italiani deve vedersela con l’avanzata degli inglesi in terra d’Africa. E quando l’ottimo Maggiore italiano (il glorioso Amedeo Nazzari) muore in una schermaglia con il nemico, il compito di portare in salvo la truppa ricade tutto sulle spalle del Capitano Blasi (l’ineffabile Alberto Sordi)… Sordi mette qui ancora una volta in scena molti tratti tipici dei suoi personaggi; il film &egrave una commedia gradevole, ma non leggera. L’Albertone nazionale &egrave stavolta non un “borghese”, ma un “militare piccolo piccolo”, che tira avanti con la guerra come pu&ograve, con tanta voglia di tornarsene alla sua casetta, alle sue partite domenicali allo stadio, in seno alla sua famigliola. Ma in questa avventura &egrave molto pi&ugrave cocciuto che codardo, incollerito pi&ugrave che mai con il suo alter-ego britannico, il flemmatico Maggiore Richardson (David Niven), fino a far diventare la guerra, per entrambi, un fatto personale.Essendo una produzione italiana, con regista inglese, I due nemici presenta vizi e virt&ugrave di entrambi gli schieramenti, con equilibrio, facendo competere anche gli attori, Sordi e David Niven, in gara ciascuno con la propria, peculiare, “vis comica”.Insomma, i due protagonisti si odiano tanto che, inevitabilmente, diventeranno amici, finendo per scoprirsi molto pi&ugrave simili l’uno all’altro di quanto si potrebbe pensare…Il film, un inno alla pace ed alla amicizia tra le persone al di l&agrave delle differenze tra i popoli, ed una denuncia, pur nell’alveo della commedia all’italiana, dell’assurdit&agrave di ogni guerra, fu accolto fra le polemiche al suo esordio da una certa parte della critica: venne infatti tacciato di fornire una presunta visione buffonesca, poco militare e poco marziale dell’impegno dell’esercito italiano in quel periodo peraltro buio della nostra storia, ritraendo i fatti in modo gravemente lesivo della dignit&agrave dei nostri soldati di ieri e di oggi. E beh, che volete fare, ci vuole pazienza…

 
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