Creato da: Ladridicinema il 15/05/2007
Blog di cinema, cultura e comunicazione

sito   

 

Monicelli, senza cultura in Italia...

 
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2015 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

tutto il materiale di questo blog può essere liberamente preso, basta citarci nel momento in cui una parte del blog è stata usata.
Ladridicinema

 
 

Ultimi commenti

Contatta l'autore

Nickname: Ladridicinema
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 40
Prov: RM
 
Citazioni nei Blog Amici: 28
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

FILM PREFERITI

Detenuto in attesa di giudizio, Il grande dittatore, Braveheart, Eyes wide shut, I cento passi, I diari della motocicletta, Il marchese del Grillo, Il miglio verde, Il piccolo diavolo, Il postino, Il regista di matrimoni, Il signore degli anelli, La grande guerra, La leggenda del pianista sull'oceano, La mala education, La vita è bella, Nuovo cinema paradiso, Quei bravi ragazzi, Roma città aperta, Romanzo criminale, Rugantino, Un borghese piccolo piccolo, Piano solo, Youth without Youth, Fantasia, Il re leone, Ratatouille, I vicerè, Saturno contro, Il padrino, Volver, Lupin e il castello di cagliostro, Il divo, Che - Guerrilla, Che-The Argentine, Milk, Nell'anno del signore, Ladri di biciclette, Le fate ignoranti, Milk, Alì, La meglio gioventù, C'era una volta in America, Il pianista, La caduta, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Le vite degli altri, Baaria, Basta che funzioni, I vicerè, La tela animata, Il caso mattei, Salvatore Giuliano, La grande bellezza, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, Z - L'orgia del potere

 

Ultime visite al Blog

vento_acquaalex.18trancoacer.250AVV_PORFIRIORUBIROSATEMPESTA_NELLA_MENTESense.8cassetta2surfinia60monellaccio19iltuocognatino1mario_fiyprefazione09LiledeLumiLMiele.Speziato0Ladridicinema
 

Tag

 
 

classifica 

 

Messaggi di Ottobre 2015

 

Paolo Villaggio: Fantozzi siete voi

Post n°12683 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino23/10/2015
Ritornano al cinema restaurati in 2K 'Fantozzi' (il 26, 27 e 28 ottobre) e 'Il secondo tragico Fantozzi' (il 2, 3 e 4 novembre).
In anteprima, per celebrare il quarantennale dell’uscita del primo episodio, i film sono stati presentati alla Festa del Cinema di Roma e per accompagnarli è stato organizzato un incontro con Paolo Villaggio (accompagnato da Anna Mazzamauro Plinio Fernando, rispettivamente storici interpreti della Signorina Silvani, amore infelice del Ragioniere, e della sua mostruosa figlia Mariangela). Un Villaggio ottantatreenne scatenato, quello che ha tenuto l’incontro dando del ‘cesso’ alla sua partner (epiteto da considerarsi affettuoso, dato che lei ricambiava con simpatia) e parlando senza peli sulla lingua delle sue idee sul mondo attuale, dal lavoro alla religione. Fantozzi riuscirà in 80 copie e tornerà anche nel Regno Unito – dove era già uscito ai suoi tempi – all’RCS Theatre di Regent Street a Londra. 

Quando è nato esattamente Fantozzi? 

Non sarei capace di dirlo con esattezza. Sicuramente la prima volta che è stato visto in pubblico era in un cabaret molto artigianale che facevo con Fabrizio De Andrè. Eravamo poveri in canna, arriva quest’uomo di una bruttezza esagerata e ci dice: sono un giornalista di ‘Grazia’. Già lì l’ho guardato male. Ci dice ‘se venite a Roma vi garantisco un grande successo’. Era Maurizio Costanzo. Fabrizio era un vigliacco e disse che voleva restare a Genova e poi andare in Sardegna. Io invece su consiglio di mia moglie scelsi l’incerto per il certo e andai, e fu effettivamente un esordio molto incoraggiante. Era una serata con Flaiano, c’era anche Marco Ferreri, c’era Gassman, ero in forma strepitosa. 

(un uccellino entra in sala interrompendo la seduta) 

“E tu che vuoi? Guarda che non sei il primo animale che mi ruba la scena. Una volta un leone voleva darmi una zampata, lui voleva salutarmi ma mi sono cacato sotto”. 

Che è successo dopo? 

Mi hanno chiamato a Milano, per ‘Quelli della domenica’. Lì ho conosciuto Renato Pozzetto e abbiamo fatto una stagione molto divertente. La tv ti rende famoso, importante, spesso ricco. 

E anche amato? 

Amato, proprio, non direi. Il personaggio di Fantozzi era troppo all’avanguardia e non piaceva alle donne. Dicevano: ‘non mi portare a vedere quello. Mi fa tristezza’. A loro piacevano le storie d’amore. Ora mi danno i baci, perfino le ragazze più giovani e carine. Mi dicono: ‘lei ci ha fatto capire la decadenza’. E in effetti era triste, tanto che io il secondo libro lo avevo intitolato ‘Il secondo tragico Fantozzi’, nonostante tutti me lo sconsigliassero. Eppure fu un grande successo, perché l’Italia è sempre sull’orlo della tragedia. Anche se gli italiani sembrano sopportare tutto. Magari ancora a quei tempi non c’era la povertà, però pensiamo alla sanità. Uno malato di tumore va in ospedale e gli dicono: torni tra sei mesi. Dopo sei mesi può tornarci la vedova. Mi dica lei se questo non è tragico. 

Quindi l’Italia per lei è tragica? 


Ci sono gli intellettuali che leggono Scalfari e tutte le prime pagine dei giornali e a inizio serata fanno sempre bella figura. Ma alla fine della serata parlano di calcio e di cronaca nera. Le notizie che fanno gola sono le fratture di Totti, o quelle che riguardano gente che accoltella e tritura la moglie. Oppure il vecchio tormentone ‘sono tutti ladri, non c’è da fidarsi’. Ma non è una vera lamentela. E’ invidia, tutti vorrebbero essere ladri. Il sogno dell’italiano medio è fare una rapina in banca, ma nessuno ha il coraggio di farla davvero. Anche perché sono tutti sovrappeso e resterebbero bloccati nel portello. 

Pensa che Fantozzi sia ancora un personaggio attuale. E come lo aggiornerebbe al 2015? 

Fantozzi siete voi tutti. 

Ma almeno lui ha il posto fisso. Sembra quasi un privilegiato. 

Questo perché l’Italia è un paese povero. Anche culturalmente, pensiamo proprio al nostro lavoro, il cinema. Un tempo si producevamo cento film, oggi quanti? Giusto quelli che vanno a Cannes. E conta solo quanto fanno. Tu puoi anche dire ‘ma quel film è una m…’ ma ti rispondono ‘ah sì, lo sai quanto ha incassato?’. Fantozzi è rassicurante. Dice che non siamo isolati nella nostra incapacità di essere felici. Vale per tutti, anche per le donne, a cui abbiamo promesso mari e monti e ora fanno ancora le serve per i mariti, pur lavorando. 

E’ sempre stato sicuro che sarebbe stato un successo? 

Al cinema, sì. Avevo già scritto i libri. Il primo ha venduto un milione di copie, il secondo settecentomila. Oggi Camilleri, che personalmente non riesco a leggere, ne vende ventimila. Quindi la preoccupazione era, semmai, che il film mantenesse il successo del libro. E così è stato, dopo l’esordio a Firenze mi chiama il produttore e mi dice: faremo dieci miliardi di lire. E così è stato. 

Cosa ricorda della scelta dei suoi partner di scena? 

La Mazzamauro la scelse Salce perché aveva osato dare del ‘fellone’ a Fellini. Ce ne voleva una bruttina e il truccatore disse ‘per me è già pronta’. Liù Bosisio però era veramente tremenda. Rispetto a lei Anna era uno splendore, era credibile che Fantozzi si potesse invaghire di lei. Milena Vukotic, che ha interpretato Pina negli altri film, invece, pur essendo una grandissima attrice non era tanto nel ruolo, perché è dolce e carina e non si capisce perché Fantozzi dovrebbe tradirla. Poi c’è Plinio, che ci ha svoltato i casting perché tutte la mamme ci portavano bambine bellissime e stavano lì a dire ‘oh, dottore, guardi che bella mia figlia’ mentre a noi serviva una scimmia. Plinio è stata una folgorazione: vestire un mostro da bambina. 

Le piace essere qui alla Festa? 

Io adoro le celebrazioni. Le so fare anch’io. Diciamo che è una prova generale del mio funerale. Tutti stanno qui a dire quanto ero grande, esagerando anche. Comincio a sospettare che sia proprio così. 

Lei è religioso? 


Assolutamente no. Non credo in niente, e guardi, questo papa così furbo e abile che ha semplificato il linguaggio, è molto amato ma sinceramente, come tutti i papi, è troppo colto per credere davvero nel Paradiso. Gli hanno recentemente diagnosticato un tumore, lui ha smentito ma credo che della morte abbia paura pure lui. L’aldilà non esiste e lui lo sa. E poi ce lo spiegassero, com’è questo aldilà dei cristiani. Nessuno lo sa definire esattamente. Il Corano è il libro proibito ma lo descrive molto bene. In un paese desertico, è un posto bellissimo pieno di fiori, frutta, dolci e, con licenza parlando, di fica. E’ un paradiso molto conveniente. I cattolici il paradiso non lo sanno raccontare. Dicono solo se non vi masturbate, se non rubate, tutta una serie di divieti – non consigli, divieti – allora ci andrete, ma se potessi chiedere a uno che è già morto, gli chiederei com’è. 

Beh, lei ha provato a descriverlo, con Fantozzi in Paradiso… 

Sì, ed era una trappola mortale. Una truffa, appunto.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Pablo Larrain: "Per la Chiesa i media sono peggio dell'inferno"

Post n°12682 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò24/10/2015
Il regista cileno, a Roma per la retrospettiva che la Festa gli ha dedicato, parla del suo nuovo film, in uscita a novembre, El Club, duro atto d'accusa contro le ambiguità della Chiesa cattolica
El Club, Orso d'Argento a Berlino e inviato dal Cile agli Oscar come Miglior Film Straniero, ha concluso la retrospettiva che la Festa di Roma ha dedicato a un regista neanche quarantenne e già autore di cinque film tutti memorabili, tra cui Tony Manero Post Mortem. Da sempre attento a scandagliare le dinamiche del potere con un cinema profondamente politico e di notevole complessità concettuale, Larrain stavolta ha preso di petto la Chiesa cattolica, come istituzione chiusa e autosufficiente, un "club" appunto in cui i panni sporchi si lavano in casa. E la casa del film, in una sperduta località sull'oceano Pacifico, è quella in cui vivono quattro uomini e una donna allontanati dalla Chiesa per qualche atto commesso in passato. Si tratta di crimini gravi ma che non sono stati affidati alla giustizia terrena ma a una sorta di esilio: tra questi c'è la pedofilia, ma anche la connivenza con il regime di Pinochet e persino la vendita di neonati non desiderati a genitori ricchi. Il cineasta, che sta montando un nuovo lavoro, un noir su Pablo Neruda nei due anni in cui fu ricercato dalla polizia, ieri sera ha partecipato a un affollato incontro con il pubblico condotto da Mario Sesti al Maxxi. El Club sarà in sala con Bolero il 20 novembre, Cinecittà News ha intervistato il regista. 

El Club è un film misterioso e difficile da decifrare, che mantiene tutta l'ambiguità dei comportamenti dei suoi personaggi.
Preferisco non dare la chiave di lettura, altrimenti lo spettatore che ci va a fare al cinema? Ho bisogno di uno spettatore attivo. Trasmettere informazioni ambigue crea un senso di inquietudine. Anche la Chiesa funziona con questa ambiguità.

Il film parla anche di colpa e di perdono. 
Sicuramente El Club è un esercizio sulla non remissione. Nella Chiesa cattolica, per essere perdonato, devi fare atto di contrizione, confessarti con un prete, ma non conosco un solo sacerdote che abbia riconosciuto i suoi errori pubblicamente, a parte Papa Francesco che ha chiesto scusa a nome della Chiesa. Però come si può perdonare chi non chiede perdono? 

La Chiesa sembra convinta di poter affrontare e risolvere questi casi al suo interno, senza ricorrere alla giustizia terrena.
La Chiesa crede che i peccati vadano lavati solo davanti a Dio. Noi viceversa pensiamo che i peccati siano anche dei delitti e che vadano portati davanti a un tribunale, ad esempio nel caso della pedofilia. Il segreto della confessione nasconde un atto di vigliaccheria. La Chiesa ha due facce: di fronte al mondo esterno diffonde la parola di Cristo e il suo messaggio di amore, perdono e compassione, ma al suo interno è del tutto diversa. Cristo però non aveva questa doppiezza.

Lei è credente?
Sono cattolico, ma la mia fede dipende dal giorno, oggi no, magari domani sì. 

Il personaggio del gesuita che arriva nella casa per confessare i preti ci fa pensare alla nuova Chiesa rappresentata da Papa Francesco. Cosa pensa di Bergoglio.
Papa Francesco rappresenta la nuova Chiesa, più vicina alla gente, più umile, capace di chiedere perdono, che si scontra con una Chiesa antica, a porte
chiusa, infatti la parola "conclave" vuol dire proprio chiuso a chiave. La battaglia tra queste due visioni crea un materiale molto interessante per un film. Però in comune hanno una cosa: entrambe temono i giornalisti più dell'inferno e con i media digitali e i social network sono costretti a confrontarsi con l'informazione in modo ancor più martellante. 

La nuova Chiesa non sembra pronta a mettere in discussione un sistema maschile e maschilista di potere. Il Sinodo attuale è affare di soli uomini nonostante gli argomenti trattati - la famiglia, il gender - riguardino in prima persona anche le donne. E anche nel suo film la posizione della suora, che è quasi una governante della casa, richiama questo atteggiamento maschilista del cattolicesimo.
La Chiesa ha un'organizzazione maschile, vede la donna come madre, non la considera neanche come luogo di desiderio. Eppure è difficile intendere qualsiasi attività umana senza la presenza della donna. Non credo che sarà facile cambiarlo finché a decidere saranno gli alti prelati con l'anello al dito. C'è un maschilismo nascosto e serpeggiante nella Chiesa che il personaggio femminile mette in risalto. 

Alfredo Castro è il suo attore feticcio, presente in tutti i suoi film. Qui il suo personaggio rappresenta uno snodo chiave della vicenda. 
Il personaggio di Castro è l'unico che parla di desiderio e di celibato, che dice che non puoi reprimere il desiderio. Lui stesso si definisce come re della repressione, ma poi il corpo esplode. Questo accade a molti preti, sia omosessuali che eterosessuali. Per questo ho messo la citazione dalla Genesi all'inizio del film: "Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalla tenebre". Dio dà all'uomo la possibilità di stare nella zona di luce. Credo che la Chiesa riuscirà a trovare pace quando capirà che il desiderio è una necessità umana, e che la sessualità non può essere ridotta solo all'aspetto procreativo, ma ha uno splendore in sé, ed parte della bellezza dell'uomo.

E invece come ha costruito il personaggio del giovane abusato che denuncia il suo carnefice?
Ho parlato con varie vittime e mi sono reso conto che una persona abusata sistematicamente per molti anni non ha più complessi e racconta in modo esplicito ciò che ha subito, senza pudore. Si ripete, si ripete e le sue parole si trasformano in un mantra. Il corpo è stato sopraffatto, la sessualità sconfitta. Mi sono reso conto che se avessi reso in immagini quello che stava dicendo, avrei sovrapposto la mia visione, invece così ognuno di noi si fa in testa le sue immagini, ogni spettatore costruisce la sua rappresentazione e il risultato è più violento e perverso.

Perché la politica è così importante per lei?

Nei miei film i personaggi non hanno consapevolezza del contesto politico in cui si muovono, ma se neghi questo, stai regalando il potere agli altri. Questa assenza di coscienza è pericolosa. Per me il cinema è politico perché qualsiasi forma di rappresentazione è un gesto politico, ma non ho un'ideologia o un messaggio da trasmettere come avveniva negli anni '70. 

Sarebbe riduttivo se El Club venisse considerato un film sulla pedofilia.
In realtà c'è un solo prete pedofilo, ma oggi siamo ossessionati dalla pedofilia. Un tempo le vittime si vergognavano, oggi sono protette e quindi più facilmente emergono questi scandali. 

Il cinema latinoamericano sta vivendo un grande momento, anche a Venezia hanno trionfato un film venezuelano, Desde allà, e l'argentino El Clan di Pablo Trapero.
Stiamo vivendo un gran momento, forse perché facciamo un cinema meno compiaciuto di sé e ci relazioniamo bene con i grande cineasti del nostro passato che hanno lasciato il segno. L'idea terzomondista, di isolamento e povertà è stata usata molto bene nel nostro cinema. Siamo una regione orgogliosa della sua identità e senza complessi. 

E' vero che prima di iniziare le riprese di un film rivede insieme ai suoi collaboratori un'opera di Pasolini? 
Sì, capita. Ma non ho un modello unico. In varie fasi della mia vita sono stato ossessionato da registi diversi. Da giovanissimo i tedeschi, perché frequentavo il Goethe Institut e conobbi così Wenders, Herzog e Fritz Lang; poi il cinema italiano - Pasolini e Rossellini - poi Kubrick e Cassavetes, quindi i francesi. Citare dei registi è un po' ridicolo. Nel caso di El Club forse c'è un'influenza di Bergman e Bunuel, ma anche Pasolini per lo spazio mistico e religioso che faceva parte del suo cinema. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Guida a Netflix. Tutto quello che c’è da sapere

Post n°12681 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

I prezzi, i dispositivi, il catalogo e cosa bisogna fare per vedere (legalmente) Netflix in Italia a partire da oggi

Il prezzo
Innanzitutto i soldi. I programmi di Netflix non si pagano singolarmente ma c’è un abbonamento mensile che dà diritto a vedere tutto.

 

Sono 7,99 euro al mese per avere il minimo, ovvero tutto il catalogo in qualità standard e non in alta definizione su un solo dispositivo alla volta.

Poi c’è la versione da 9,99 euro che comprende tutto il catalogo inalta definizione per due utenti alla volta, cioè è possibile vedere i contenuti anche su due dispositivi in contemporanea.

 

Infine la versione a 11,99 euro ha una qualità che arriva a 4K, là dove i video sono disponibili a quella qualità, e consente lo streaming a quattro dispositivi in contemporanea.

Provare però non costa niente, perché il primo mese è gratuito per tutti a tutte le fasce di prezzo e poi si può disdire l’abbonamento quando si vuole.

I dispositivi
Netflix funziona in streaming, cioè non consente di scaricare nulla, ma di guardare tutto mentre si è connessi a internet. Niente connessioneniente visione. Se la connessione salta in mezzo a un film, questo si interrompe. Se non è potente a sufficiente, non si vede bene (ma attenzione, non è necessaria chissà quale velocità, le normali Adsl bastano). Non c’è un palinsesto né ci sono canali, solo un catalogo di filmprogrammi e serie tv da cui scegliere cosa vedere.

Netflix si guarda su televisoricomputer e dispositivi mobili(smartphone e tablet). Per computer e dispositivi mobili ci sono leapp ufficiali e il sito, non è complesso e nessuno è escluso. Per i televisori chi ne ha comprato uno da poco potrebbe molto facilmente trovarsi la app di Netflix tra quelle già installate o può scaricarla facilmente, chi invece non ne è dotato ma possiede una consolle di nuova generazione troverà là dentro l’icona di Netflix(e se non c’è la scaricate dallo store di riferimento) per accedere al catalogo e vederlo in tv. Stesso dicasi per chi vuole comprare o possiede una Apple tv e per i geek che si sono dotati di chiavettaChromecast.

Infine, chi non ha nulla di tutto questo ma lo stesso vuole vedereNetflix in tv può sottoscrivere un abbonamento tramite Telecom Italia o Vodafone, che si preoccuperanno di fornire il decoder per la visione, un po’ come funziona per Sky. Per Telecom bisogna prendere il set top box TimVision, per Vodafone occorre acquistare i loro servizi di fibra ottica o internet 4G.

Carte Regalo
Nei punti vendita UniEuroGameStopMediaWorldEsselunga,Mondadori ed Euronics saranno in vendita le carte regalo, cioè carte prepagate per vedere Netflix.

Il catalogo
È la parte più spinosa di tutte e la più fumosa. Sappiamo bene che la forza di Netflix all’estero è il catalogo (qui i dettagli), cioè che cosa si può vedere, cosa ci si trova dentro. La casa ha un sistema di raccomandazione e di elaborazione dei gusti degli utenti che è uno dei suoi molti segreti.

In Italia però non è semplice ottenere film e serie da mandare, l’asta per i diritti on demand è complessa e molto è già assegnato a Mediaset e Sky, dunque è da vedere quali film e quali serie ci troveremo sopra. Altro discorso invece è la questione delle produzioni originali, quelle di proprietà di Netflix che si potranno vedere solo lì.

Quando diciamo infatti che la forza di Netflix è il catalogo intendiamo che il colosso ha una lunga serie di film, programmi, produzioni per bambini e soprattutto serie tv che distribuisce in esclusiva e che non si possono vedere da nessun’altra parte. Questo significa Orange is the new black (visibile anche su Infinity) e poi le serie inedite Daredevil (di cui sta per partire laseconda stagione), Sense8, Grace and Frankie, Unbreakable Kimmy Schmidt, Marco Polo, Jessica Jones (molto attesa e ai blocchi di partenza), Narcos e film come Beasts of no nation di Cary Fukunaga. Nel futuro poi ci sono Suburra il film e la sua serie(ma si parla di 2016), La tigre e il dragone 2, Luke Cage, War Machine di Brad Pitt e non dimentichiamo i nuovi episodi di Una mamma per amica.

Sono solo esempi, l’elenco completo delle produzioni originaliNetflix passate, presenti e future lo potete avere qui. In ogni caso tutto ciò che Netflix manda in Italia sarà doppiato e con la possibilità di avere audio originale e sottotitoli.

Come noto, tuttavia, Netflix Italia non potrà vantare la sua produzione originale più famosa, House of Cards. Tre anni fa, quando non pensava nemmeno di aprire nel nostro paese, ne ha venduto i diritti di sfruttamento per il territorio italiano a Sky e ovviamente non c’è verso di riaverli indietro. Non sfugge a nessuno, infatti, che con questo servizio on demand Netflix diventa il primo vero grande concorrente di Sky (che funziona per abbonamento con parabola ma non a caso da un anno ha apertoSky Online, depandance molto simile nel suo funzionamento a Netflix e dotata del catalogo del parente maggiore).

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Viva la sposa

Post n°12680 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

 

Nicola passa il tempo bevendo e fingendo che stia smettendo di bere. Questa è la storia sua e di tanti altri personaggi che incontra per un destino o per caso come in un road movie.

  • FOTOGRAFIALuca Bigazzi
  • MONTAGGIOCecilia Zanuso
  • PRODUZIONE: Malìa srl, Æternam Film (Francia), Les film du Fleuve (Belgio)
  • DISTRIBUZIONE: Parthénos
  • PAESE: Belgio, Francia, Italia
  • DURATA85 Min

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Io sono Ingrid

Post n°12679 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Nella primavera del 2011, il regista Stig Björkman conobbe la figlia di Ingrid Bergman: Isabella Rossellini. Lei suggerì di "fare un film su Mamma" e così, tramite Isabella, Stig riuscì a raccontare la storia di Ingrid con le sue parole e le immagini di film da lei girati. Attraverso le sue riprese private, i suoi appunti, le lettere, i diarie e le interviste con i suoi figli e amici il documentario presenta un quadro mai visto prima della vita dietro le quinte di una giovane donna svedese che diventò una delle più celebrate attrici del cinema Americano e mondiale.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Dheepan

Post n°12678 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Per sfuggire alla guerra civile in Sri Lanka, un ex soldato, una giovane donna e una bambina si fanno passare come una famiglia. Finiscono per stabilirsi in un alloggio al di fuori di Parigi. A malapena si conoscono, ma cercano di costruire una vita insieme.

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015. Vincitore della Palma d'Oro del miglior film.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Game therapy

Post n°12677 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Francesco (Favij) sta per finire la scuola, è un ragazzo intelligente e ironico, ma la sua intelligenza e ironia si esprimono al meglio nel mondo dei videogame, in cui si rifugia per sfuggire alla realtà, che trova noiosa, limitata e pericolosamente imprevedibile. Le ore passate chiuso in camera sua al computer preoccupano i suoi genitori, che lo trascinano periodicamente da diversi psico-specialisti. Il desiderio di Francesco è di approdare su una sua personale Isola che non c'è, dove tutto quello che ha sempre sognato è possibile...ora quel desiderio sembra avverarsi. Dopo anni di lavoro è infatti riuscito entrare nel mondo virtuale, dove le obsolete leggi della fisica e della società sono superate, un universo di videogiochi, ovvero la GL (Game life) come la chiama lui. In questo mondo tutto è possibile, e Francesco ne è il deus ex machina. Finalmente ha davanti a se un mondo in cui si sente libero. Giovanni (Federico Clapis) pluri bocciato è ancora alle superiori, bloccato dall'idea di dover fare delle scelte: l'università o il lavoro, uscire di casa o restarci ancora... insomma crescere. Sua madre lo tiene sotto controllo con l’aiuto di diversi specialisti nel tentativo di aiutarlo…Francesco svela la sua invenzione a Giovanni: ha lui la terapia perfetta per risolvere i loro problemi: la Game Therapy, ovvero l’ingresso nella realtà virtuale, arena in cui sconfiggere le loro difficoltà. Peccato che la parola risolvere abbia per i due amici un significato "leggermente" diverso.

  • FOTOGRAFIAMike Ozier
  • MONTAGGIOTommaso Gallone
  • PRODUZIONE: Indiana Production, Webstar Channel e Pulse film
  • DISTRIBUZIONE: Lucky Red
  • PAESE: Italia
  • DURATA97 Min

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Io che amo solo te

Post n°12676 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia.

SOGGETTO:

Tratto dall'omonimo romanzo best seller di Luca Bianchini.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La bugia bianca

Post n°12675 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

La vita di Veronika è scandita da ritmi regolari e rassicuranti. Le sue giornate si susseguono tra università e lezioni di violoncello, la sua grande passione. Vive in un piccolo borgo della Serbia dove tutti si conoscono e in cui raramente succede qualcosa di particolare. Quella della ragazza è però solo una pace apparente, fatta di omissioni e verità scomode, dove aleggia il fantasma terribile della guerra di Bosnia Erzegovina di 20 anni prima. Ma negare che il male esista, non serve a farlo sparire magicamente e una bugia resta tale anche se detta a fin di bene.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Sei tutto quello che voglio

Post n°12674 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Massimo e Sheila sono fidanzati da oltre tre anni. La loro è una bella storia d'amore fatta di piccoli momenti romantici che i due si regalano ogni giorno, se non fosse per quegli attimi di irrequietudine di Massimo per colpa della sua paura di affrontare la quotidianità, Massimo difatti soffre di attacchi di panico e ansia, e sarà proprio durante uno di questi attacchi che Massimo si ritrova ad attraversare una strada lasciandoci la vita. La vita del protagonista continua anche dopo la morte, una corsa contro il tempo per poter dare un ultimo addio alla sua amata Sheila. Mentre l'angelo venuto a prelevare la sua anima, fa di tutto per poterlo portar via, Massimo trova degli stratagemmi per poter portare a compimento la sorpresa che aveva preparato per la sua amata. Questo film racconta aneddoti di vita quotidiana, marcando l'importanza di non sottovalutare i piccoli momenti che la vita regala ogni giorno, con un monito importante, quello di apprezzare le persone finché sono al nostro fianco. Sarà con questa esperienza sovrannaturale che Sheila capirà l'importanza di un rapporto umano dando niente per scontato.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Suburra

Post n°12673 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Come unire La banda della Magliana, mafia capitale e la Milano berlusconiana e ciellina, la ’ndrangheta assieme alla mafia e alla camorra, la corruzione politica, la spregiudicatezza bancaria, la manipolazione giornalistica della realtò. In una sola parola Suburra, di Stefano Sollima. Sarà che sono fatti molto vicini a noi quelli narrati o i tempi ristretti di un film, ma a livello di narrazione restano troppe pecche, troppe informazioni che non vengono concesse dall'autore sui fatti che sta raccontando favorendo invece la spettacolarità. La cosa però del film che riesce a sorprendere alzandolo notevolmente di livello rispetto alla media dei film è il linguaggio e la tensione che sa dare, grazie ad una fotografia e una regia praticamente perfetta e alla capacità (nonchè alla perfetta scelta dei personaggi), nonostante la tentazione di romanzare un pò troppo; di dare una terribile immediatezza di quello che sta avvenendo o avviene. Sfrutta sicuramente molto la capacità di narrare i fatti del libro di De Cataldo, ma forse ne è anche il limite. Un racconto comunque coraggioso, pur sempre nei limiti, delle periferie romane

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Film nelle sale da ieri

Post n°12672 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Box Office Italia, Hotel Transylvania 2 batte anche Suburra - Inside Out miglior incasso del 2015

Post n°12671 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Inside Out miglior incasso Pixar di sempre in Italia con 23.670.626euro. Superati anche i Minions, ora secondi nel 2015 a quota 23.240.198euro.1118full-inside-out-screenshot-26.jpg

 

E sono 8. Due mesi pieni di primati animati. Hotel Transylvania 2 ha infatti mantenuto la vetta del botteghino italiano per il suo secondo fine settimana consecutivo, l'ottavo con un cartoon davanti a tutti, arrivando ai 6.467.329 euro d'incasso totale. Ad un niente i 6.633.000 euro finali del primo capitolo, con Suburra di Sollima, lanciato in 500 copie dalla 01, sconfitto ma felice. 1.958.832gli euro rastrellati dalla pellicola in 5 giorni di programmazione, due dei quali a prezzi ridotti grazie all'iniziativa CinemaDays, con 369.547 spettatori paganti. Quasi doppiato il debutto di ACAB - All Cops Are Bastards, partito nel 2012 con poco più di un milione in tasca. A completare il podio del weekend colui che è diventato il miglior incasso di tutto il 2015, Inside Out.

 

Il capolavoro Pixar ha raggiunto i 23.670.626euro totali, superando i 23.240.198 euro de I Minions Universal, che fino ad un mese fa si pensavano irragiungibili. E invece settiana dopo settimana il titolo di Pete Doctor ha continuato a far cassa, riuscendo in un'impresa. Era dal lontano 2010/2011, infatti, che due film non riuscivano ad abbattere la soglia dei 20 milioni. In quel caso ce la fecero addirittura in 4. Inside Out, tra le altre cose, è diventato il maggior incasso Pixar di sempre in Italia. Superati i 21.886.747 milioni di euro targati Alla Ricerca di Nemo.

 

Bene, benissimo anche The Martian - Sopravvissuto, arrivato ai 6.136.782euro d'incasso, con Maze Runner: la Fuga esordiente a quota 1.318.308euro. Battuti i 908.000 euro dello scorso anno de Il Labirinto. Woman in Gold della Eagle, invece, è partito con 432.090euro, mentre Lo Stagista Inaspettato ha debuttato con 824.808euro. Se Padri e Figlie di Gabriele Muccino è arrivato ai 2.937.688euro totali, Everest 3D ha toccato quota 4.533.940euro, con Black Mass arrivato ai 2 milioni e Poli Opposti al milione e mezzo. Fine settimana assai ricco il prossimo grazie agli arrivi di Crimson Peak, Game Therapy, The Walk 3D, Dheepan - Una nuova vita, Dark Places - Nei luoghi oscuri, Viva la Sposa, The Wolfpack e Io che amo solo te.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Ellen Page: fare coming-out mi ha avvantaggiata da cinecittà news

Post n°12670 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino18/10/2015
Ellen Page torna dopo 10 anni alla Festa di Roma dopo essere stata protagonista della seconda edizione con Juno, dove interpretava una dodicenne rimasta incidentalmente incinta del suo migliore amico. Oggi, maturata e accettata definitivamente la propria omosessualità, torna non solo come interprete ma anche come produttrice in Freeheld di Peter Sollett, in uscita con Videa il 5 novembre, vera storia di un’investigatrice gay che cerca di ottenere i diritti civili per poter assistere la sua compagna (Julianne Moore) malata di cancro.   

Nel cast anche Michael Shannon e Steve Carell. Per prepararsi alla parte Page ha incontrato la vera protagonista della storia, Stacie Andree, di cui dice: “E’ una persona straordinaria ed è stata fondamentale per tutti noi, me, il regista, lo sceneggiatore. Ho letto molto di lei e guardato molte volte un documentario che la riguardava ma starle vicino vale molto di più di tutto questo. Laurel Hester e Stacie sono un’ispirazione, hanno fatto una cosa cruciale, spostando l’opinione di un intero paese e accompagnandolo fino alla recente decisione della Corte Suprema che ha riconosciuto l’importanza dei matrimoni gay. E spero che partecipare a questo film dia anche a me l’opportunità di essere un riferimento per la comunità GLBT e soprattutto per i più giovani. Devo dire che uscire allo scoperto per me ha rappresentato un vantaggio. La mia carriera è stata molto più danneggiata negli anni in cui mi sono nascosta, perché stare nascosto non ti permette di crescere. E’ stato difficile recitare sapendo che tutto quello che si vede nel film è accaduto a persone reali, e che Stacie ha dovuto veder morire l’amore della sua vita. Ma Julianne è un’attrice umanamente molto generosa quindi abbiamo sviluppato una reale partnership e amicizia in maniera molto naturale. Eravamo in contatto molto intimamente, ci siamo toccate e accarezzate e interagito con facilità, siamo state fortunate ad avere questa intesa”. 

Steve Carell interpreta l’attivista Steven Goldstein, e aggiunge un tocco ironico a un impianto drammatico: “E’ un attore straordinario – dice il regista – e non ha avuto molto bisogno di supporto. C’è da dire che Goldstein ha molto apprezzato la sua interpretazione e anzi voleva che il suo personaggio fosse ancora più provocatorio e sopra le righe. Se lo poteva permettere perché non era un protagonista, era in fondo la storia di Lauren e Stacie”. 

“Infatti – continua Page – è una storia d’amore ma anche la storia di una comunità e sul percorso che si deve dare per raggiungere l’uguaglianza sociale. Per Stacie, che è una poliziotta, il punto è sempre stato questo. Uguaglianza. Per Steven la meta era il matrimonio gay. All’interno di questi movimenti ci sono sempre varie opinioni e aspetti diversi che si possono analizzare. Il mutamento è inevitabile, tutti dovranno rendersi conto che l’intolleranza incide negativamente sulla società. Essere gay e innamorarmi delle donne per me è la vita, è normale. Sono piena di ottimismo ed empatia, quindi posso capire anche quelli che non comprendono questo nostro modo di amarsi. Quello che non capisco e mi lascia sconcertata è perché queste persone non vogliano che gli omosessuali abbiano gli stessi diritti degli etero. Ancora in 31 Stati, in Usa, possono toglierti il lavoro o la casa se fai parte della comunità GLBT. Spero di poter tornare ancora sul tema come attrice o produttrice, non solo storie di diritti, anche semplici storie d’amore o di vita, riguardanti le persone gay”.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

L’amico Confalonieri, l’acquisto del Milan, Bush il cowboy, ecc,... da alan friedman

Post n°12669 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

L’amico Confalonieri, l’acquisto del Milan, Bush il cowboy, Saddam e Gheddafi. Un assaggio di My Way: BERLUSCONI si racconta a FRIEDMAN

Screen Shot 2015-10-17 at 1.24.06 PM

In esclusiva per i lettori di alanfriedman.it alcuni brani tratti dal mio libro My Way: BERLUSCONI si racconta a FRIEDMAN, pubblicato da Rizzoli.

FEDELE CONFALONIERI, L’AMICO DI UNA VITA – Berlusconi ricorda il primo incontro con Confalonieri alla messa della scuola. «Io suonavo l’organo e dirigevo i ragazzi del coro. Poi è arrivato Fedele e fu chiaro fin dal principio che lui con l’organo ci sapeva fare più di me. Studiava già al conservatorio. Così fui lieto di lasciargli il posto». Da parte sua, Confalonieri descrive l’amico come un intrattenitore nato. «Era già uno che aveva le caratteristiche per piacere agli altri: faceva l’attore nelle commedie scolastiche, scriveva per il giornale della scuola… (…) Ma penso che sia stata la musica ad attirarci l’uno verso l’altro. Già al liceo improvvisavamo insieme. Io suonavo l’organo o il piano, e lui cantava. Si vedeva che aveva la vocazione dell’entertainer».

(Brano tratto dal capitolo 1 “Seduttore nato”)

L’ACQUISTO DEL MILAN – Il momento cruciale fu alla fine del 1985, tra Natale e Capodanno. «Eravamo insieme nella casa di Berlusconi a St. Moritz» racconta Galliani. «Era la casa appartenuta allo Scià di Persia, e fu lì che Berlusconi prese la decisione. Io glielo sconsigliavo, perché sapevo quali spese comporta la proprietà di un club. Così gli dissi che era una bellissima idea ma gli sarebbe costata un mare di soldi. Berlusconi non mi rispose. Prendemmo il jet privato da St. Moritz a Milano, solo noi tre, io, lui e Confalonieri, e lui restò in silenzio tutto il tempo. Poi, mentre stavamo per atterrare all’aeroporto di Linate, dopo quaranta o cinquanta minuti di volo durante i quali non aveva aperto bocca, Berlusconi si mise a parlare. Per tutto il volo aveva ripensato al mio consiglio di stare molto attento, o magari all’entusiasmo del suo amico di gioventù Fedele Confalonieri, che a quel punto era a favore dell’acquisto, e proprio mentre stavamo atterrando, quando l’aereo ancora stava rullando sulla pista, Berlusconi ci annunciò la sua decisione: “Andiamo a prendere il Milan”».

(Brano tratto dal capitolo 4 “Il diavolo in corpo: il Milan dei sogni”)

L’AMICIZIA CON BUSH – «Bush entra, con quella tipica andatura da cowboy texano, in un salone dove i leader europei presenti, in larga maggioranza, non lo amano proprio» ricorda Valentino Valentini, il collaboratore più stretto di Berlusconi per le relazioni internazionali. «Entra e vede Berlusconi che gli sorride: è una delle poche persone lì dentro davvero felice di vederlo. Bush grida: “Ehi Silvio! Silvio Berlusconi!”. E comincia a farsi largo per raggiungerlo. Da come parlavano e scherzavano durante l’aperitivo, si capiva benissimo che si erano piaciuti a prima vista. E poi a cena Bush scopre che Berlusconi è l’unico leader in tutto il vertice disposto a sostenere la posizione americana, l’unico primo ministro europeo disposto a proclamare ad alta voce il suo supporto a Washington. Insomma, Bush sembrava molto felice di aver conosciuto Berlusconi. Dopo tutto, Berlusconi è filoamericano. È un campione dell’economia di mercato. È un alleato naturale. Per forza si sono subito piaciuti». Berlusconi ricorda di essere rimasto colpito soprattutto dal modo di parlare, così diretto, del nuovo presidente americano.
«Non ci sono molti politici come lui» dice sorridendo con nostalgia. «Ciò che mi è piaciuto più di tutto, in Bush, è che il suo “sì” significava sì e il “no” no, proprio come succede con me. Quindi avevamo molto in comune». Che la politica estera di Berlusconi fosse costruita sulle relazioni personali – valeva per Bush e sarebbe successo lo stesso con Putin – non è certo sorprendente.

(Brano tratto dal capitolo 6 “America primo amore”)

SADDAM E GHEDDAFI – «Io ero molto preoccupato» ricorda Berlusconi. «Ero preoccupato e volevo provare a far cambiare idea a Bush. Stavo cercando un’alternativa all’invasione dell’Iraq. Pensavo a un Paese in cui Saddam potesse andare in esilio, una via d’uscita per evitare la guerra. Così contattai Gheddafi e discutemmo della possibilità che la Libia accogliesse Saddam. Ne parlammo una mezza dozzina di volte, tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003. Ed ero riuscito quasi a convincerlo ad accettare Saddam».
Berlusconi doveva essere ricevuto alla Casa Bianca il 30 gennaio. Nelle settimane che precedettero la visita si impegnò in una frenetica attività di diplomazia telefonica. «Fu un periodo pazzesco e Berlusconi parlò più volte con Gheddafi» ricorda uno dei suoi più stretti collaboratori. «Bush era disposto ad accettare la soluzione dell’esilio a patto che garantisse un vero cambio di regime in Iraq, ma non credeva che ce l’avremmo fatta. E Gheddafi era un uomo incontrollabile, imprevedibile. Telefonava a Berlusconi nel cuore della notte e gli promettevamo di richiamarlo subito mentre andavamo a recuperare in fretta e furia un interprete. Era davvero pazzesco, stressante».

(Brano tratto dal capitolo 6 “America primo amore”)

- See more at: http://www.alanfriedman.it/lamico-confalonieri-lacquisto-del-milan-bush-il-cowboy-saddam-e-gheddafi-un-assaggio-di-my-way/#sthash.LDUPMceh.dpuf

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Paolo Sorrentino: "Questa volta non parlo di Fellini" da cinecittà news

Post n°12668 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

Cristiana Paternò18/10/2015
Non c'è Fellini tra i cinque film del cuore, ma Antonioni, David Lynch, Sam Mendes, Ang Lee e Tim Burton.Paolo Sorrentino vuole stupire il pubblico dell'Auditorium venuto ad ascoltare la sua conversazione con Antonio Monda in una domenica pomeriggio di pioggia. "Mi fanno sempre parlare di Fellini, dei Coen e di Scorsese, i miei registi preferiti, così ho fatto scelte completamente diverse e in particolare film che parlano della famiglia. Anche se non è un tema che affronto io, quando lo fanno gli altri mi colpisce molto". Monda qualche giorno fa è andato a trovarlo a casa per mettere a punto la scaletta della chiacchierata: "E' arrivato in ritardo perché c'era la partita del Napoli - racconta - e nel suo salotto tra tanti premi, Oscar compreso, il cimelio più prezioso è la maglia di Maradona".

Scorre il finale di The Ice Storm: "un capolavoro sulle bellezze e i pericoli della famiglia, un film che riesce a coniugare il bello col vero". Mentre di Ang Lee, che ha incontrato di persona, dice: "È una delle persone più timide che io conosca, si direbbe un uomo da pantofole, difficile immaginarlo che dà ordini sul set urlando". Di Antonioni ha scelto La notte: "Innsieme a Fellini e Bertolucci, Antonioni è un autore che qualsiasi cosa metta in scena lo fa in un modo unico. La notte, con Professione reporter è il suo film che mi è rimasto di più in mente". 

Qual è il primo film visto da bambino? "Uno straziante, con un bambino biondo col caschetto... Ma come si chiamava? Incompreso? Tra i primi ricordi anche Bud Spencer e Terence Hill".

Ecco Sam Mendes con Era mio padre, la scena del regolamento di conti. "Una scena che spiega come si crea un'epica, una grande sintesi di che cosa è o dovrebbe essere il cinema. Di Mendes mi piace tutto, anche il minore American Life che si doveva intitolare This must be the place, ma poi per fortuna non lo usarono e restò a me". E, a proposito di titoli, racconta che La grande bellezza l'ha preso a prestito da una sceneggiatura di Roberto De Francesco. "Meno male perché L'apparato umano - che era il titolo provvisorio - sarebbe stato sbagliato". 

Si parla di Jude Law, che ieri ha partecipato a un incontro qui alla Festa, svelando solo pochi dettagli su The Young Pope, la nuova serie Sky in collaborazione con HBO e Canal+ che sta girando in questi mesi a Roma nel ruolo di Pio XIII, un papa americano di fantasia, del tutto inventato. "Il mio più grande impegno - ha detto l'attore inglese due volte candidato all'Oscar - è quello di non sciupare l'abito papale, così mi siedo solo qualche volta su un trespolo e sto circa 14 ore in piedi". Anche Sorrentino non si sbottona più di tanto. "Ho pensato subito a Jude Law per il ruolo, volevo un papa giovane e bello e un attore portentoso. Lui lo è, è privo di difetti". E cosa ha aggiunto al personaggio? "Siamo a metà lavorazione e ancora non riesco a dirlo". Conferma che la figura di Pio XIII è completamente inventata. "Non c'è stato nella storia recente del papato un pontefice così, ma cerco di renderlo verosimile".

Quarta clip: il commovente Una storia vera di David Lynch, dialogo notturno tra il vecchio protagonista e la ragazza incinta. "Una scena che potrebbe far paura in qualche altro film di Lynch - con la notte, la ragazzina, il falò - e invece è molto rassicurante. Come spiegherei in poche parole questo film? La forza sottovalutata delle cose insensate".

E poi l'ultima scelta, Mars attacks! di Tim Burton, tutt'altro tono, satira pura con Lisa Marie che seduce l'addetto stampa della Casa Bianca Martin Short e gli divora un dito. "E' la scena più erotica mai vista al cinema, infatti non è con una donna ma con un'aliena imperturbabile. E poi Short esemplifica benissimo il complesso dei bassi, per esempio la spavalderia esibita con cui si butta sul letto".

Poi Monda mostra uno spezzone de Il divo, la camminata mattutina di Servillo/Andreotti. "Una scena inventata, anche se verosimile, perché quella che mi aveva raccontato Andreotti non mi piaceva". Infine il regista si siede in platea per vedere gli otto minuti del corto La fortuna, che fa parte del film collettivo Rio, eu te amo. "Ci hanno chiesto di inventare una storia breve ambientata a Rio de Janeiro, da girare in due giorni. Ho scritto di una coppia cliché: un anziano sposato con una giovane e bella donna, ma per rovesciare il luogo comune è il vecchio a desiderare la morte della giovane e non il contrario. Dev'essere faticoso a 80 anni tenere il ritmo di una di 30". 

Leggi la scheda del cortometraggio La fortuna

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Lo chiamavano Jeeg Robot: super-eroi alla Festa del Cinema

Post n°12667 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino17/10/2015
Grandi applausi stamattina per Gabriele Mainetti e il suo esordio da regista Lo chiamavano Jeeg Robot, conClaudio Santamaria inedito supereroe della periferia romana, criminale che si ritrova dotato di poteri straordinari dopo aver bevuto una sorsata d’acqua contaminata del Tevere. Per una serie di circostanze si troverà a proteggere la figlia di un suo compare morto durante un colpo andato storto, attraente (ha le fattezze di Ilenia Pastorelli, uscita dal Grande Fratello ma dimostratasi con questa prova ottima interprete) ma ai limiti dell’autismo, isolata in un suo mondo popolato solo dagli eroi della celebre serie cartoon giapponese. A scambiare il protagonista per il suo eroe d’infanzia ci vuole un attimo. Nei panni del cattivo, il sempre più carismatico Luca Marinelli, che anticipa sui tempi il Joker tatuato e cattivissimo che Jared Leto interpreterà nel prossimo Batman v Superman

Un film di supereroi all’italiana, quindi, con tutti gli schemi trasposti intelligentemente a Tor Bella Monaca, dalla genesi all’accettazione del proprio ruolo nel mondo all’assunzione della responsabilità, passando per la bella in pericolo che qui si fa foriera di messaggi positivi in un mondo completamente privo di speranza. Il tono perfettamente equilibrato tra umorismo e dramma – e ci sono anche scene di violenza e crudeltà – lo rende un mix adulto tra film di genere e opera d’autore, che affronta anche temi sociali come la violenza sulle donne e sui bambini e l’ansia di apparire, nei talent show come sui social network. A conferma del fatto che i migliori film tratti dai fumetti sono spesso quelli tratti da fumetti che non esistono. “Trovo che Tor Bella Monaca sia ricca di fascino. In teoria è un posto brutto, ma quelle torri, per un regista, sono fortemente cinematografiche e affascinanti. Il cinema è raccontare i personaggi nel loro ambiente e il personaggio di Enzo è questo, un piccolo criminale che però probabilmente non farebbe male a nessuno, e si ritrova investito di una responsabilità che non gli appartiene”. La pellicola è prodotta da Mainetti stesso, con Rai Cinema e il contributo del MiBACT e sarà distribuita a partire da marzo. 

“Certo è stato difficile trovare un produttore, per via del genere e tutto quello che potete immaginare. Ma poi Rai Cinema mi ha dato l’input, ho avuto un po’ la libertà dell’incoscienza ma ho potuto fare quello che volevo - dice il regista - Si pensa che i film di supereroi non debbano essere violenti perché sono rivolti ai ragazzi, ma io non credo. Batman per esempio è abbastanza violento. Del resto i fumettisti lo dicono, hanno scritto certe storie per i ragazzi di 14 anni e oggi quei ragazzi sono cresciuti e continuano a vedere i film di supereroi oggi che ne hanno quaranta. Volevo dare un taglio credibile anche se il film non è realistico. Sulla realtà di Tor Bella Monaca non volevo chiudere gli occhi. Ho accompagnato lo spettatore nella sospensione dell’incredulità, entrando nel genere in punta di piedi. Non ha senso far finta che ci appartenga qualcosa che non ci appartiene. Fino ad arrivare al duello finale allo stadio. Anche il cattivo non è solo un cattivo, ha ambizioni, frustrazioni e fragilità. E’ un personaggio a tutto tondo”. 

“Se fossi un supereroe – dice Santamaria – non so cosa farei. Magari farei esplodere il Parlamento. Comunque è un problema di responsabilità. Ho sempre amato Superman ma mi sta anche antipatico, perché ha tutti quei poteri e non fa nulla per evitare guerre e tragedie, solo perché suo padre gli ha detto di non mischiarsi con le vicende degli umani”. 

“Il mio personaggio – dice Marinelli – è scritto fantasticamente. Non si nasce con la cattiveria innata. E’ un momento nella vita, e qualcosa la fa scaturire”. “Ho pensato certamente ai cattivi da fumetto – aggiunge Mainetti – ai colori sgargianti, a questo cellulare bianco che forse è un po’ datato, come simbologia contrastante. Il cattivo col colore del bene. Forse avrei dovuto sceglierlo oro. Ma al di là di questo sono contento che emergano anche altri temi, la storia d’amore, la favola urbana. Il cinema di super-eroi non lo possiamo fare all’americana. Non abbiamo fondi, né le competenze. Io spero che lo vedano in tanti e magari farne un sequel. Dovrò diventare un produttore ancora più bravo e veloce. Per fare questo ci ho messo cinque anni”.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Truth: giornalisti eroi, nonostante tutto

Post n°12666 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò16/10/2015
Mentre il giornalismo diventa sempre più residuale - con la crisi della carta stampata, i tempi ridotti dedicati alle inchieste, i continui attacchi da tutti i fronti alla professione - il cinema non smette di alimentare il mito. Anzi, come spiega James Vanderbilt, regista del film d'apertura della decima edizione della Festa di Roma, la prima diretta da Antonio Monda, "i cronisti sono degli eroi, sono loro che mantengono la società in buona salute con le loro domande". 

E così dopo Spotlight, che era alla Mostra di Venezia, arrivaTruth. La verità è quella che cerca di stabilire Mary Mapes (Cate Blanchett), abile producer della Cbs che, dopo aver svelato le violenze perpetrate dai militari americani nella prigione di Abu Ghraib, denuncia il comportamento scorretto del presidente George W. Bush ai tempi della guerra in Vietnam. Bush jr., grazie alle conoscenze del padre, riuscì a farsi prendere in forze nella Guardia Nazionale dell'aeronautica del Texas dal 1968 al '74, imboscandosi per un anno intero per dedicarsi alla politica sempre coperto dai suoi padrini. Il reportage, faticosamente costruito tra testimonianze di ex militari e documenti fotocopiati, poteva essere cruciale e costare la rielezione al presidente - siamo nel settembre del 2004 - e l'anchor di punta della Cbs Dan Rather (Robert Redford) prestò la sua enorme popolarità e il suo prestigio a denunciare il caso. Ma il servizio, andato in onda nel seguitissimo programma 60 Minutes, si rivelò un boomerang. L'autenticità dei documenti venne pesantemente messa in discussione su internet e la rete televisiva finì per scaricare i due giornalisti che vennero sottoposti a una commissione d'inchiesta interna: Mary Mapes fu licenziata in tronco, Dan Rather costretto a ritirarsi, mentre Bush venne rieletto alla Casa Bianca. 

"Non avevo visto la trasmissione, ma il seguito della storia negli Stati Uniti ha suscitato un enorme scalpore e da cittadino americano ne ho seguito gli sviluppi, quindi poi letto il bellissimo libro che Mary Mapes ha dedicato alla vicenda, Truth and Duty: the Press, the President, and the Privilege of Power, e l'ho contattata. Inizialmente era sulla difensiva, poi mi ha dato fiducia". A raccontare è il regista, alla sua opera prima dopo aver raccolto diversi consensi da sceneggiatore con film come Zodiac e The Amazing Spider Man. E' venuto qui alla Festa ad accompagnare il suo film sul red carpet - assenti invece sia Redford che Cate Blanchett - e nel pomeriggio l'ha raggiunto Mary Mapes, bloccata da un ritardo del volo che ne ha impedito, purtroppo, la presenza in conferenza stampa. Così tocca a lui, insieme a un paio di produttori, raccontare la genesi di questo progetto. "Siamo partiti proprio dal libro e ho passato molto tempo sia con Mary che con Dan, due persone straordinarie. Ho incontrato i loro colleghi, alcuni dei quali non hanno voluto parlare in modo ufficiale di quanto è accaduto. In effetti mi sono mosso anch'io come un giornalista: facendo un'inchiesta e tenendo conto dei vari punti di vista". In Truth, che ovviamente si inserisce di diritto in quel filone del cinema americano sul giornalismo investigativo di cui fanno parte capolavori come Tutti gli uomini del presidente - e la presenza di Redford è chiaramente un omaggio al film di Pakula - nulla è invenzione, tutto aspira alla "verità". "Siamo stati attenti a restare fedeli ai fatti. E sono veri anche alcuni aspetti incredibili, come il rapporto tra Mary e il padre o il suo legame con Dan, che è chiaramente per lei una figura paterna". Nel film si insiste molto proprio sul fatto che la giornalista veniva picchiata dal padre perché "faceva troppe domande" e aveva poi fatto della sua ribellione a questi soprusi una ragion d'essere. Aggiunge il regista: "Questa verità emotiva era in un certo senso la cosa più difficile da raggiungere". 

Poi Vanderbilt si sofferma sulla trasformazione epocale che il giornalismo sta vivendo con la diffusione di internet e dei blogger - furono proprio i blogger a mostrare i punti deboli dello scoop, specialmente il fatto che i documenti usati per incastrare Bush potevano essere stati scritti al computer e falsificati per l'uso di caratteri tipografici molto rari negli anni '70. "Per decenni Rather è stato uno dei tre anchor più importanti d'America, il giornalista che tutte le sere portava le notizie in casa nostra. Adesso ho diecimila voci nel mio cellulare, qui in tasca, da cui posso ricevere le notizie. Siamo a una svolta. Ma quella fu la prima volta in cui internet influenzò l'evoluzione di una notizia, un momento storico per il giornalismo e la comunicazione. E la caduta di Dan Rather è quasi la caduta di un re, una tragedia scespiriana". 

Intanto, vero o falso che fosse lo scoop, un altro Bush si affaccia all'orizzonte politico americano, Jeb, fratello di George W. Bush. E il film, che è risultato sgradito anche alla Cbs, potrebbe in qualche modo nuocergli. "Non abbiamo un punto di vista sulla famiglia Bush - rispondono i produttori - e lasciamo decidere al pubblico. Ma sicuramente Truth contiene un avvertimento rispetto al potere in generale e per fortuna ci sono ancora giornalisti disposti a resistere e porre domande imbarazzanti". 

La pellicola uscirà il 5 gennaio 2016 con Lucky Red

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Woman in gold

Post n°12665 pubblicato il 15 Ottobre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963