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Messaggi di Febbraio 2016

 

Ecco l'elenco completo dei Premi Oscar 2016

Post n°13056 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Ecco l’elenco dei premi nelle categorie principali. I vincitori sono indicati in grassetto.

- Miglior film

Il caso Spotlight
La grande scommessa
Il ponte delle spie
Brooklyn
Mad Max: fury road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant - Redivivo
Room

- Miglior regia

Adam McKay, La grande scommessa
George Miller, Mad Max: Fury road
Alejandro Gonzales Iñárritu, Revenant - Redivivo
Lenny Abrahamson, Room
Tom McCarthy, Il caso Spotlight

- Miglior attore protagonista

Bryan Cranston, L’ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo
Matt Damon, Sopravvissuto - The Martian
Leonardo DiCaprio, Revenant - Redivivo
Michael Fassbender, Steve Jobs
Eddie Redmayne, The danish girl

- Miglior attrice protagonista

Cate Blanchett, Carol
Brie Larson, Room
Jennifer Lawrence, Joy
Charlotte Rampling, 45 anni
Saorsie Ronan, Brooklyn

- Miglior attore non protagonista

Christian Bale, La grande scommessa
Tom Hardy, Revenant - Redivivo
Mark Rylance, Il ponte delle spie
Mark Ruffalo, Il caso Spotlight
Sylvester Stallone, Creed

- Miglior attrice non protagonista

Jennifer Jason Leigh, The hateful eight
Rooney Mara, Carol
Rachel McAdams, Il caso Spotlight
Alicia Vikander, The Danish girl
Kate Winslet, Steve Jobs

- Miglior sceneggiatura originale

Il ponte delle spie
Ex machina
Inside out
Il caso Spotlight
Straight outta Compton

- Miglior sceneggiatura non originale

La grande scommessa
Brooklyn
Carol
Sopravvissuto - The martian
Room

- Miglior film in lingua straniera

El abrazo de la serpiente (Colombia)
Mustang (Francia)
Il figlio di Saul (Ungheria)
Theeb (Giordania)
A war (Danimarca)

- Miglior film d’animazione

Anomalisa
Boy and the world
Inside out
Shaun - vita da pecora
Quando c’era Marnie

- Miglior montaggio

La grande scommessa
Mad Max: fury road,Margaret Sixel
Revenant
Il caso Spotlight
Star wars: il risveglio della Forza

- Miglior fotografia

Carol
The hateful eight
Mad Max: fury road
Emmanuel Lubezki, Revenant - Redivivo
Sicario

- Migliori effetti speciali

Ex machina
Mad Max: fury road
Sopravvissuto - The Martian
Revenant - Redivivo
Star Wars: il risveglio della Forza

- Miglior colonna sonora originale

Il ponte delle spie
Carol
The Hateful eight
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

- Miglior canzone

Earned it, 50 sfumature di grigio
Manta Ray, Racing extinction
Simple song #3, Youth
Til it happens to you, The Hunting Ground
Writing’s on the wall (Jimmy Napes e Sam Smith), Spectre

- Miglior documentario

Amy
Cartel land
The look of silence
What happened, Miss Simone?
Winter of fire: Ukraine’s fight for freedom

- Miglior cortometraggio

Ave Maria
Day one
Everything will be ok
Shok
Stutterer

 
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Dino Risi e Luigi Comencini: omaggio a Francoforte da news.cinecittà

Post n°13055 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

ssr29/02/2016
Nel centenario della nascita di Dino Risi Luigi Comencini un primo omaggio, ideato e promosso dal Consolato Generale d’Italia di Francoforte, è in programma dal 2 al 26 marzo al Deutsches Filmmuseum della città tedesca, in collaborazione con Made in Italy - l’associazione culturale che a Francoforte organizza da oltre vent’anni il festival “Verso Sud”, dedicato alla produzione nazionale - Luce Cinecittà e Rai Com.

Nell’occasione saranno riproposti 4 film per ciascuno dei due registi. Si comincia mercoledi 2 marzo con Pane, amore e fantasia di Comencini, mentre giovedì 10 marzo è in programma una serata speciale con la proiezione di Una vita difficile di Risi, accompagnata da un incontro con il figlio del regista Marco, che, intervistato da Franco Montini, ricorderà suo padre e più in generale la grande stagione della commedia italiana.
Gli altri film di Dino Risi proposti nella rassegna sono Il sorpassoProfumo di donna e Primo amore. L’omaggio a Comencini, oltre al film d’apertura, comprende Il gatto, Pinocchio e L’ingorgo.   

 
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Morricone: la vittoria del gigante

Post n°13054 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Ang29/02/2016

Pronte le reazioni alla vittoria di Morricone agli Oscar.   

“Grandissimo maestro, finalmente! #Morricone #orgoglio #Oscars 2016”, ha scritto su Instagram il premier Matteo Renzi  per congratularsi con il maestro, pubblicando una foto con lui e Tarantino a palazzo Chigi e scegliendo questa occasione per  aggiornare il suo profilo. “Trionfa un gigante del cinema di tutti i tempi", è il commento del ministro della cultura Dario Franceschini.    

"L'Oscar ad Ennio Morricone è un attestato che riconosce non soltanto il valore di un commento musicale ma che premia anche la capacità creativa di un autore che sempre si rinnova con crescente passione giovanile e con costante bisogno di nuove esperienze", è invece il commento di Giorgio Assumma, ex presidente della Siae, avvocato e amico di Morricone. "Alla base delle sue intuizioni e delle sue ricerche - sottolinea - c'è una cultura musicale ed umanistica profonda che lo rende un artista rinascimentale".   

“E' un riconoscimento al più grande dei musicisti italiani, non solo per il cinema, che hanno dato popolarità e successo internazionale al nostro cinema”, si legge in una nota del sindacato dei giornalisti cinema italiani (Sngci). "Siamo fieri - fa notare per il direttivo del sindacato Laura Delli Colli - che quest'Oscar, così importante, si aggiunga, con quello alla carriera di nove anni fa, ai moltissimi Nastri d'Argento che Morricone ha già vinto nella sua carriera". Morricone, conclude, "come dice Quentin Tarantino, è davvero il più grande e con lui non dimentichiamo Sergio Leone". Le candidature italiane sono state quest'anno, comunque, aggiunge infine Delli Colli, "un significativo riconoscimento per tutto il cinema italiano".   

"Orgogliosa per #Oscars2016 assegnato a #EnnioMorricone e alla magia che la sua musica ha dato a #TheHatefulEight e a tanti altri film", scrive, sempre su twitter, la presidente della Camera Laura Boldrini.

“Le nostre congratulazioni – dice Paolo Del Brocco amministratore delegato di Rai Cinema - la sua arte è una ricchezza per l’Italia e per  tutto il cinema italiano. L’Academy ha riconosciuto il grande lavoro compiuto per  la colonna sonora del film di Tarantino distribuito in Italia da Rai Cinema 01 Distribution, e di questo siamo infinitamente orgogliosi. Abbiamo avuto l’onore di avere accanto il suo genio anche nel film di Giuseppe Tornatore La corrispondenza, coprodotto e distribuito da Rai Cinema. Grazie Maestro”.

"Le composizioni del maestro Ennio Morricone hanno fatto commuovere e sognare intere generazioni in tutto il mondo - è il commento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella - L'Oscar è un riconoscimento meritato che premia la vita di un grande artista dedicata alla musica. Al maestro Morricone le mie più sentite congratulazioni e il grazie di tutta l'Italia". 

Per celebrare, la Rai dedicherà al Maestro parte della sua programmazione di oggi, lunedì 29 febbraio, sui canali generalisti e tematici. Rai 3 Ore 21.15 Film Nuovo cinema paradiso; Rai Movie Ore 19:15 Film Il mio nome è nessuno; Rai Premium Ore 15:40 Tv Movie Il segreto del Sahara, Rai 5 ore 22.10Ennio Morricone dirige l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai'.

 

 
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Nastri a 'Bella e perduta' e 'Alfredo Bini ospite inatteso'

Post n°13053 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

ssr25/02/2016
Altri due Nastri d’Argento per altrettanti titoli targatiIstituto Luce Cinecittà si aggiungono al Nastro speciale aFuocoammare di Gianfranco Rosi, assegnato durante la Berlinale. Bella e perduta di Pietro Marcello Alfredo Bini ospite inatteso di Simone Isola sono infatti i vincitori per il Sngci rispettivamente della cinquina Docufilm e di quella Film sul cinema. I giornalisti cinematografici hanno inoltre annunciato il Nastro d’Argento Cinema del reale aLouisiana (The Other Side) di Roberto Minervini.

Commenta Roberto Cicutto, presidente e AD di Luce-Cinecittà: "Istituto Luce-Cinecittà si congratula con gli autori nominati e vincitori ai Nastri d’Argento 2016 per i documentari e ringrazia loro e i produttori della fiducia che hanno riposto in noi. Lo straordinario risultato conferma un ruolo chiave di Istituto Luce nella ideazione e realizzazione di film/documentari che sempre di più e non solo in Italia si stanno imponendo come la grande novità del mondo dell’audiovisivo. L’Italia deve superare grandi gap in questa azione, soprattutto nella diffusione in sala e nel finanziamento e diffusione da parte delle televisioni, pur riconoscendo la maggiore attenzione da parte della RAI coproduttrice di molti titoli.Fuocoammare consacra il grande talento di Gianfranco Rosi. Un film che dimostra come i valori civili umani e politici possano essere il centro di un racconto che nasce spontaneo e si costruisce sul terreno senza formule precostituite sposando grande cinema con contenuti universali.
Bella e perduta - continua Cicutto - diventa un film partendo da un progetto di viaggio nelle bellezze perdute italiane e si impone per la forza estetica, per l’innovazione linguistica e per l’emozione del racconto trasformando la forma metaforica in potente drammaturgia. Alfredo Bini ospite inatteso si mette al servizio di un personaggio chiave della produzione cinematografica italiana superando i limiti della biografia e mostrando un protagonista di un’epoca storica e culturale del nostro paese che dice più di tanti saggi sull’argomento. Gianfranco Rosi, Pietro Marcello e Simone Isola dicono a noi, alle televisioni e al MIBACT che dobbiamo continuare a investire nel cinema del reale, e che il circolo virtuoso (cui unirei l’attenzione dei festival) che si è creato per i loro film deve diventare impegno quotidiano.

Fra i nominati, Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani ci hanno consegnato un ritratto puntuale, poetico e critico della storia della scuola elementare italiana nell’arco di 70 anni (dagli anni 30 al 2000). Uno strumento di conoscenza, intrattenimento e approfondimento sul tema da cui non si potrà più prescindere. Renato de Maria rispolvera nel linguaggio della ricostruzione storica personaggi reali che sembrano protagonisti di film di genere poliziesco. Non li fa diventare eroi, ma ce li restituisce come uomini del loro tempo. Mario Canale è da anni una garanzia oltre che un pozzo di conoscenza quando ci racconta i personaggi più importanti del cinema italiano. Non a caso - conclude Cicutto - il suo inesauribile fondo è diventato parte dell’Archivio Luce. Peter Marcias ci racconta un’altra storia che  nasce nel Mediterraneo e trova casa in una nostra isola: la Sardegna, a riprova della nostra appartenenza alla grande comunità che si affaccia sul Mare Nostrum".


Alfredo Bini, ospite inatteso, presentato l’anno scorso a Venezia Classici e distribuito da Luce Cinecittà, ripercorre la vita di un produttore coraggioso e anticonformista che ha contribuito a una stagione importante del nostro cinema. Bini sostenne Pier Paolo Pasolini dal suo esordio Accattone fino a Edipo re. Poi la separazione dal grande regista e il rapido declino segnato da difficoltà economiche.
"Era un anarchico, un anticonformista, una figura fuori del coro. Di lui ammiro quell’amore per il rischio, al di là del calcolo imprenditoriale", spiega il regista Isola. A raccontarci di lui sono nel film le voci di: Claudia Cardinale, Gianni Bisiach, Giuseppe Simonelli, Bernardo Bertolucci, Giuliano Montaldo, Ugo Gregoretti, Don Backy, Bruno Torri, Piero Tosi, Enrico Lucherini, Manolo Bolognini, Rino Barillari.

Nasce come un documentario, Bella e perduta, un viaggio in Italia sulle tracce di un libro di Guido Piovene. "Partendo dai luoghi delle nostre origini, quindi dalla Campania, ci siamo imbattuti nell'angelo di Carditello, Tommaso Cestrone, e in una reggia borbonica in abbandono da secoli", racconta il regista casertano Marcello. "Poi è morto Tommaso e insieme allo sceneggiatore Maurizio Braucci abbiamo deciso di trasformare il progetto da inchiesta a narrazione favolosa raccontando la storia di un bufalo che Tommaso aveva adottato, Sarchiapone, con uno stile tra realismo magico e fiaba".

I premiati - a parte il film di Rosi, premiato eccezionalmente con i film del 2015 - sono stati scelti tra tutti i film usciti nell’anno solare, quindi entro il 31 dicembre 2015, divisi in due diverse categorie: produzione dedicata ai temi del reale e documentari dedicati a cinema, cultura, musica, teatro e spettacoli in genere. Una terza cinquina per i Docufilm è stata anticipata dalla selezione che a Giugno riguarderà i lungometraggi.

 
NASTRI d’ARGENTO

Louisiana di Roberto Minervini (Cinema del reale)
Bella e perduta di Pietro Marcello (Docufilm)
Alfredo Bini ospite inatteso di Simone Isola (Film sul cinema)
Fuocoammare di Gianfranco Rosi (speciale)
Ridendo e scherzando - Ritratto di un regista all’italiana di Paola e Silvia Scola (speciale)

PREMI dei 70 ANNI E ALTRI RICONOSCIMENTI SPECIALI
Gianfranco Pannone e Antonietta De Lillo (per la loro storia appassionata e coerente con la narrazione del cinema del reale)
Il segreto di Otello di Francesco Ranieri Martinotti
Filmstudio mon amour di Toni D’Angelo

Cinema del reale
Esuli- Le guerre di Barbara Cupisti
Torn-Strappati di Alessandro Gassmann 
87 ore di Costanza Quatriglio
Samantha Cristoforetti personaggio dell’anno (Astrosamantha di Gianluca Cerasola)

Cinema cultura spettacoli
Firenze e gli Uffizi in 3D di Luca Viotto
Pasolini, il corpo e la voce di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini

MENZIONI SPECIALI
La voce di Pasolini di Matteo Cerami e Mario Sesti
Pasolini maestro corsaro di Emanuela Audisio 
Harry’s bar di Carlotta Cerquetti
Street opera di Haider Rashid
Prima di tutto di Marco Simon Puccioni

GLI ATTORI PROTAGONISTI
Elio Pandolfi (A qualcuno piacerà di Caterina Taricano e Claudio de Pasqualis)
Silvana Stefanini (Mia madre fa l’attrice di Mario Balsamo)

 
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The winner is... Ennio Morricone

Post n°13052 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

"Dedico questa musica e questo Oscar a mia moglie Maria". Con queste parole Ennio Morricone, con la voce rotta dall'emozione, ha concluso il suo discorso di ringraziamento all'Academy per il premio Oscar ricevuto per la colonna sonora in The Hateful Eight di Quentin Tarantino, conquistato alla sua sesta nomination. "Grazie per il prestigioso riconoscimento - ha detto davanti alla platea del Dolby Theatre che gli ha riservato la standing ovation - un pensiero va agli altri nominati, in particolare a John Williams. Non c'è una grande colonna sonora senza un grande ispiratore come Tarantino ed il suo team che ringrazio per avermi scelto".

Il caso Spotlight vince l'Oscar nella categoria Miglior film Migliore sceneggiatura originale. "Questo premio dà voce ai sopravvissuti. Una voce che arriverà al Vaticano. Papa Francesco, è arrivato il momento di proteggere i bambini". Così Michael Sugar, il produttore del film, dopo aver ricevuto la statuetta. Lo sceneggiatore Josh Singer e il regista Tom McCarthy sul palco della sala stampa rispondo alle domande dei giornalisti. Ad un certo punto la presa di un faretto, sopra le loro teste, cade e fa rumore "E' stata la chiesa cattolica!", esclama Tom McCarthy, e la sala scoppia a ridere. Hanno poi raccontato la loro esperienza nella redazione del Boston Globe che nel 2001 ha portato alla luce lo scandalo dei preti pedofili nella città di Boston. "Lavorando al film ci siamo avvicinati moltissimo a tutte le persone coinvolte, giornalisti e vittime, e questo premio è per loro. Dobbiamo essere sicuri che una cosa del genere non accada più, ci deve essere più trasparenza".

Alejandro Gonzales Inarritu con The Revenant vince per la seconda volta consecutiva l'Oscar per lamigliore regia Leonardo DiCaprio finalmente conquista, alla quinta nomination, l'ambito riconoscimento come miglior attore protagonista per The Revenant, premiato anche per la Migliore fotografia (terzo Oscar consecutivo per Emmanuel Lubezki). DiCaprio nel suo discorso ha parlato di un tema a lui caro, quello del riscaldamento globale: "Il 2015 è stato l'anno più caldo della storia, i cambiamenti climatici sono una realtà che sta accadendo adesso, dobbiamo smettere di procrastinare, bisogna agire per l'umanità e per le comunità indigene, per i figli dei nostri figli, le cui voci sono poste sotto silenzio dall'avidità di pochi". 
Brie Larson è la miglior attrice protagonista per RoomOscar miglior attore non protagonista a Mark Rylance per Il ponte delle spie, miglior attrice non protagonista è Alicia Vikander per The Danish Girl.

Mad Max: Fury Road di George Miller conquista ben 6 Oscar meno pesanti: Scenografia, Costumi, Montaggio, Make Up, Montaggio Sonoro e Missaggio. 
Charles Randolph e Adam McKay vincono il premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale de La grande scommessa. Il premio per gli effetti speciali va a Ex MachinaMIglior film straniero è Il figlio di Saul dell'ungherese László Nemes e Miglior Film d'animazione è Inside Out. Migliore documentario èAmy di Asif Kapadia e James Gay-Rees, basato sulla vita di Amy Winehouse.

In Memoriam, la tradizionale rubrica che agli Oscar ricorda gli artisti del cinema scomparsi durante l'anno c'è anche stasera il nostro Ettore Scola (unico italiano). Sulle note di Black Byrd dei Beatles appaiono, tra gli altri, i ricordi di Wes Craven, David Bowie, Omar Sharif e Christopher Lee. 

 
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Box-Office USA: Deadpool vince il weekend, Gods of Egypt è flop

Post n°13051 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Terzo ottimo weekend per Deadpool: il film della 20th Century Fox perde solo il 44% e diventa il terzo maggiore incasso di sempre per un film con rating R negli USA. Con altri 31.5 milioni di dollari, la pellicola raggiunge ben 285.6 milioni di dollari complessivi, e tra pochi giorni sfonderà il tetto dei 300 milioni di dollari. In tutto il mondo il film è arrivato oltre i 600 milioni di dollari.

 

Seconda posizione per Gods of Egypt, che incassa solo 14 milioni di dollari: una debacle per il film della Lionsgate, che è costato ben 140 milioni di dollari. La major è esposta solo con 10 milioni, avendo approfittato di numerosi sgravi fiscali durante la produzione e avendo recuperato il budget vendendo i diritti internazionali, ma si tratta comunque di una pesante delusione, anche perché bisogna aggiungere almeno 30 milioni di marketing. Fuori dagli USA ha incassato 24.2 milioni, salendo quindi a 38 milioni in tutto il mondo.

Al terzo posto Kung Fu Panda 3 incassa altri 9 milioni di dollari nel suo quinto weekend di sfruttamento, per un totale di 128.5 milioni. In Cina intanto è diventato il maggiore incasso di sempre per un film d’animazione.

Al quarto posto Risen incassa altri 7 milioni di dollari, salendo a 22.7 milioni complessivi (ne è costati 20). Al quinto posto apre Eddie the Eagle, con 6.3 milioni di dollari: il film con Hugh Jackman delude con una media di tremila dollari.

Il terzo nuovo film della settimana, Triple 9, apre al sesto posto con 6.1 milioni di dollari e una misera media di 2.700 dollari.

Chiudono la classifica Single ma non troppo (5.1 milioni, 39 milioni complessivi), The Witch (5 milioni, 16.6 milioni complessivi), Race (4.2 milioni, 13.8 milioni complessivi) e infine Revenant – Redivivo (3.8 milioni, 170 milioni complessivi).

 
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Di Caprio finalmente vince l'Oscar, dopo cinque nomination trionfa con The Revenant da rainews

Post n°13050 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

29 FEBBRAIO 2016 Leonardo DiCaprio è riuscito ad aggiudicarsi il tanto ambito Oscar. Gli Academy Awards, giunti alla 88esima edizione, si erano quasi tramutati in una maledizione per il 41enne attore, che con quella di quest'anno con The Revenant - Redivivo era giunto alla quinta nomination senza però riuscire ad aggiudicarsi la statuetta. La prima volta in cui DiCaprio ha avuto la nomination risale al 1994 con Buon compleanno Mr Grape dove a diciannove anni affiancò Johnny Depp interpretando Arnie Grape, un diciottenne mentalmente ritardato dalla nascita, ma quella volta l'Oscar fu vinto da Tommy Lee Jones per Il Fiuggitivo, nel ruolo di attore non protagonista. Per la seconda nomination dovrà attendere 11 anni. Nel 2005 con il film The Aviator arriva la prima candidatura come miglior attore protagonista. Anche in quell'occasione la statuetta venne vinta da Jamie Foxx per il film Ray. Nel 2007, con il film Blood Diamond DiCaprio ottiene la seconda nomination come attore protagonista con un film sul contrabbando di diamanti in Africa, ma anche in quel caso a soffiargli l'Oscar fu Forest Whitaker per L'ultimo re di Scozia. Con The wolf of Wall Street siamo alla storia recente. L'anno scorso il ruolo del broker newyorkese Jordan Belfort non gli è bastato per aggiudicarsi la statuetta che è andata a Matthew McConaughey e il suo personaggio in Dallas Buyers Club. Quest'anno finalemente ce l'ha fatta con Revenant. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Di-Caprio-finalmente-vince-Oscar-dopo-cinque-nomination-trionfa-con-The-Revenant-38a3bfa8-708a-424b-bb1b-bd107af56c54.html

 
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Morricone è premio Oscar con The Hateful Eight dopo Golden Globe e Bafta Tweet 29

Post n°13049 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

FEBBRAIO 2016 "Dedico questa vittoria a mia moglie Maria". Così Ennio Morricone ritirando l'Oscar per la miglior colonna sonora di "The Hateful Eight", scritta appositamente per il regista Quentin Tarantino. "Non c'e' musica importante senza un grande film che la ispiri", ha sottolineato il compositore italiano rendendo omaggio agli altri nominati "e in particolare a John Williams" che ha firmato la musica di "Star Wars: The Force Awakens". "L'Oscar è come un terno al lotto" aveva detto alla vigilia Morricone. Stavolta, la sesta, la lotteria è stata vinta: il compositore è premio Oscar per The Hateful Eight. Nel 1979 ci provò con I giorni del cielo a vincere l'Oscar. Nel 1987 fu la volta di Mission, poi nel 1988 Gli intoccabili, nel 1992 Bugsy, nel 2001 Malena. Ma tutti, per un motivo o per l'altro, non sono riusciti a regalargli l'ambita statuetta che nel 2007 gli consegnò Clint Eastwood, ma alla carriera. I due non si erano mai conosciuti, eppure l'uno doveva fama all'altro per gli spaghetti western che girarono il mondo. Ennio Morricone ha scritto le musiche di più di 500 tra film e serie TV. Le sue musiche sono state usate in più di 60 film vincitori di premi. Personalmente ha vinto tre Grammy Awards, tre Golden Globes, sei BAFTAs, dieci David di Donatello, undici Nastro d'Argento, due European Film Awards, un Leone d'Oro alla carriera ed un Polar Music Prize. Come dire che il cinema è lui. Con il film di Quentin Tarantino era il favoritissimo dopo la vittoria del Golden Globe ed ai Bafta, gli oscar del cinema britannico. Il compositore italiano si contendeva il premio con Thomas Newman per Il ponte delle spie, Carter Burwell per Carol, Jóhann Jóhannsson per Sicario e John Williams per Star Wars - Il risveglio della forza. Il 26 febbraio ha ricevuto la stella sulla walk of fame di Hollywood segno che tutto ciò che ha regalato al cinema è diventato leggenda.  - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Morricone-premio-Oscar-con-The-Hateful-Eight-dopo-Golden-Globe-e-Bafta-9e980f94-f6c8-4f53-9154-1431bfcda2bc.html

 
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Mark Rylance: da Shakespeare all'Oscar

Post n°13048 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

da comingsoon

25 gennaio 2016 - Domenico Misciagna
Mark Rylance: da Shakespeare all'Oscar

Mark Rylance è candidato all' Oscar 2016 come migliore attore non protagonista per Il ponte delle spie di Steven Spielberg, dov'è una spia russa in territorio americano, catturato e usato come merce di scambio per un pilota statunitense. La sua interpretazione ha attirato l'attenzione anche di chi non conosceva prima di questo momento l'attore inglese.

Nato nel 1960 in Inghilterra, nel Kent, David Mark Rylance Waters segue i suoi genitori in America, quando tra il 1962 il 1969 il padre insegna letteratura inglese nelle università del Connecticut e del Wisconsin. Qui comincia subito a recitare nelle rappresentazioni scolastiche, incontrando Shakespeare già nel 1976, tra unAmleto e un Romeo e Giulietta. La vocazione è chiara: nel 1978 si iscrive allaRoyal Academy of Dramatic Art, negli anni Ottanta è nella prestigiosa Royal Shakespeare Company, prima di fondare nel 1990 la sua compagnia, Phoebus' Cart. Nell'anno precedente ha sposato la direttrice d'orchestra Claire van Kampen, tuttora sua moglie. Il primo Olivier Award lo riceve per il suo Benedick in un'edizione della Tempesta, nel 1993.

E' sempre basato sulla Tempesta uno dei suoi primi lavori cinematografici,L'ultima tempesta di Peter Greenaway del 1991, al quale segue dopo pocoInstitute Benjamenta del 1995, primo lungometraggio degli autori di stop-motion gotica Stephen e Timothy Quay. Il 1995 è un anno fondamentale, perché diviene per il successivo decennio il direttore artistico delloShakespeare's Globe, ricostruzione moderna del leggendario Globe del Bardo. Qui recita e/o dirige in ogni stagione, e nel contesto nasce il suo Riccardo III, che gli frutterà uno dei suoi numerosi Tony Award, in una tournèe americana a Broadway nel 2013. In ambito audiovisivo c'è il discusso Intimacy di Chereau del 2001, dov'è un uomo che s'innamora di una donna, convinta che il loro rapporto si debba basare solo sul sesso. Nel 2005 vince un BAFTA per aver interpretato nella fiction The Government Inspector l'ispettore governativo David Kelly, defunto misteriosamente dopo alcune dichiarazioni riguardanti le presunte armi di distruzione di massa in Iraq.

La sua partecipazione al curioso Anonymous (2011) di Roland Emmerich è l'eco di una controversia avviata da lui e dal collega Derek Jacobi nel 2007, quando presentarono al pubblico la propria "Dichiarazione di ragionevole dubbio", riguardante l'effettiva paternità delle opere di William Shakespeare. Tra il 2015 e il 2016 scopre un sodalizio con Spielberg: interpreta per lui la spia Rudolf in Il ponte delle spie (nomination a Oscar e Golden Globe come migliore non protagonista) e anche Il Gigante Gentile da Roald Dahl. Nel 2016 riceve inoltre una nomination ai Golden Globe parallela per la fiction Wolf Hall, in cui èThomas Cromwell alla corte di Enrico VIII.

 
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Alicia Vikander, the Swedish Girl: è arrivata la Ingrid Bergman del Duemila?

Post n°13047 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Alicia Vikander, the Swedish Girl: è arrivata la Ingrid Bergman del Duemila?

Solo Cate Blanchett e Rooney Mara, forse, hanno rivaleggiato nella stagione dei premi 2015/2016 con questa svedese 27enne, ammirata per la bellezza e il talento, e invidiata da molte (e molti) per una relazione con uno dei maschi più ambiti del pianeta, Michael Fassbender. Un'attenzione che è pienamente meritata, grazie a due interpretazioni di grande livello che sono, al tempo stesso, un primo punto d'arrivo e un nuovo trampolino per il futuro. Chi è Alicia Vikander, candidata all'Oscar 2016 come migliore attrice non protagonista per The Danish Girl? 

Figlia di un'attrice teatrale e di uno psichiatra che si sono separati quando lei aveva due mesi, cresciuta come figlia unica della madre da un lato e come parte della grande, nuova famiglia del padre dall'altro, Alicia Amanda Vikander è nata il 3 ottobre del 1988 a Göteborg, in Svezia. È lì che, a sette anni, inizia a recitare stabilmente a teatro e in musical, e a 9 a studiare danza presso la Royal Ballet School. La danza la porterà a Stoccolma, e in giro per il mondo, e nella capitale svedese inizia a recitare per la tv, divenendo popolare per una serie di Tomas Alfredson dal titolo En decemberdröm
Mentre alcuni infortuni mandano in frantumi i suoi sogni di ballerina, cresce la passione per la recitazione: e dopo la fine del liceo, non s'iscrive alla facoltà di legge che l'aveva ammessa per fare l'attrice a tempo pieno. 

Arriva così una popolarità ancora maggiore, con la serie tv Andra Avenyn, andata in onda dal 2007 al 2008, e l'anno successivo anche il debutto cinematografico: da protagonista di Pure (Till det som är vackert), film di Lisa Langseth nel quale interpreta una giovane receptionist appassionata di musica che s'innamora di un direttore d'orchestra. Grazie a PureAlicia vince prestigiosi riconoscimenti in patria (compreso l'Oscar svedese come migliore attrice) e loShooting Star Award assegnato dal Festival di Berlino: dove tornerà nel 2012 nei panni di protagonista del dramma in costume Royal Affair, al fianco di Mads Mikkelsen e diretta dal danese Nikolaj Arcel

La stella di Alicia Vikander è ormai lanciata, e non solo all'interno dei confini scandinavi: sempre nel 2012 la vuole Joe Wright a interpretare Kitty nel suoAnna Karenina, mentre l'anno successivo è Bill Condon a sceglierla per Il quinto potere, il film su Julian Assange e Wikileaks nel quale la svedese interpreta Anke Domscheit-Berg. Così, dopo un nuovo film di LangsethHotell, e un paio di titoli minori (Generazione perduta e Son of a Gun), ecco che perAlicia arriva il primo ruolo hollywoodiano: quello del non fortunatissimo fantasyIl settimo figlio

È però il 2015, l'anno d'oro di Alicia Vikander, quella che la fa apparire sulle mappe di tutti gli appassionati di cinema del mondo: e non solo per l'inizio della relazione, invidiatissima, con Michael Fassbender. Non solo interpreta il ruolo dell'intelligenza artificiale Ava in Ex Machina di Alex Garland, e quello di Gerda Wegener in The Danish Girl di Tom Hooper (ottenendo una nomination all'Oscar per quest'ultimo, e nomination per entrambi i ruoli ai BAFTA e ai Golden Globe),  ma è anche protagonista femminile di Operazione U.N.C.L.E. e voce narrante del documentario Ingrid Bergman: In Her Own Words, che sembra quasi voler indicare un passaggio ideale di testimone tra la diva svedese di ieri e quella di oggi e di domani. 
Un domani che appare già ricco d'impegni, quello di Alicia Vikander, che è diventata testimonial di Louis Vuitton e adora Marion Cotillard, Isabelle  Huppert e Jennifer Lawrence. La vedremo presto in film come Bourne 5 (per il quale ha rinunciato ad Assassin's Creed e al film con Tom Hanks The Circle, adattamento del romanzo di Dave Eggers), al fianco di Christoph Waltz in Tulip Fever, nel Submergence diretta da Wim Wenders e in quel The Light Between Oceans di Derek Cianfrance che fu galeotto per lei e Fassbender. E chissà che non possa, come si vocifera, diventare anche la prossima Lisbeth Salandercinematografica. 

Poliedrica, affascinante, determinata: forse davvero il cinema del Terzo Millennio ha trovato la sua nuova Ingrid Bergman.

 
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Un animale può vincere un Oscar? da focus

Post n°13046 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Possono vincerlo anche attori che recitano da cani, ma non gli animali.
oscar-ai-cani
Uggie, protagonista a 4 zampe di The Artist, sul palco degli Oscar in braccio a Jean Dujardin. Solo quest'ultimo ha vinto come miglior attore protagonista.

Se certi attori poco dotati sono definiti “cani”, sembra che i cani (e in generale gli animali) non possano essere considerati attori: almeno non secondo l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che assegna gli Oscar. La questione, sollevata qualche anno fa dai fan del jack russell Uggie, star di The artist di Michel Hazanavicius, ha radici antiche.

 

Pare infatti che già alla prima edizione dei Fabrizia, via email premi, nel 1929, il pastore tedesco Rin Tin Tin avesse ricevuto più voti di Emil Jannings, attore “umano” cui andò il primo Oscar maschile di tutti i tempi.

 

La neonata Academy aveva necessità di affermarsi come ente autorevole; e preferì escludere Rin Tin Tin, che nella storia del cinema fu seguito da un folto “branco” di animali attori. Non solo cani, come Lassie, ma anche scimmie (Cheeta), maiali, cavalli e muli.

 

Perché andiamo al cinema? Perché certi film ci coinvolgono più di altri? Perché alcune scene ci commuovono anche se le abbiamo viste e riviste? A queste domande possono rispondere l'estetica e la teoria del cinema, ma anche le neuroscienze. E si scopre così che se un film ci emoziona è una questione di tecnica... e di neuroni. Ve lo spieghiamo su Focus 281, in edicola fino al 21 marzo 2016.

 
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Carol

Post n°13045 pubblicato il 28 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Nell'America della Guerra Fredda, che considerava l'omosessualità come un disturbo sociopatico della personalità, Carol e Therese sfideranno i giudizi morali di quell'era intaccando sia l'idea della madre sconsiderata che dovrà rinunciare alla custodia della figlia e sopportare l'umiliazione di controlli medici che tenteranno di inibire la sua omosessualità; sia colpendo le differenze sociali; ma anche rappresentando l'idea di un'America solo apparentemente aperta, ma in realtà crudele; puritana, piena di fobie e quindi razzista. Ancora una volta, Todd Haynes mette in scena una relazione sentimentale contraria al comune pensare, smascherando anche l'orrore del sistema diversamente da quanto fatto in Lontano dal paradiso; ma facendo il tutto in una forma poetica affiancato da un grande lavoro fotografico e da costumi e scenografie in un impianto estetico assolutamente perfetto con l'epoca in cui si sviluppa la storia

 
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Carol

Post n°13044 pubblicato il 28 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Nell'America della Guerra Fredda, che considerava l'omosessualità come un disturbo sociopatico della personalità, Carol e Therese sfideranno i giudizi morali di quell'era intaccando sia l'idea della madre sconsiderata che dovrà rinunciare alla custodia della figlia e sopportare l'umiliazione di controlli medici che tenteranno di inibire la sua omosessualità; sia colpendo le differenze sociali; ma anche rappresentando l'idea di un'America solo apparentemente aperta, ma in realtà crudele; puritana, piena di fobie e quindi razzista. Ancora una volta, Todd Haynes mette in scena una relazione sentimentale contraria al comune pensare, smascherando anche l'orrore del sistema diversamente da quanto fatto in Lontano dal paradiso; ma facendo il tutto in una forma poetica affiancato da un grande lavoro fotografico e da costumi e scenografie in un impianto estetico assolutamente perfetto con l'epoca in cui si sviluppa la storia

 
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The danish girl

Post n°13043 pubblicato il 28 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Con Danish Girl, Tom Hooper decide di raccontare attraverso l'incorporeità la storia di un uomo, Einar Wegenerm; o meglio delle trasformazioni del suo corpo, che non fa altro che fungere da recipiente di un’anima che lo rigetta; una sorta di gabbia fisica che non riconosce come propria. Questo travaglio e il lento capire della propria natura passa attraverso gli occhi e il volto di Eddie Redmayne, che da attore espressionista riesce a dare il massimo di sè. Un film dolce che non vuole scandalizzare; ma che vuole raccontare semplicemente l’affermazione di un’identità sessuale diversa senza che il regista intraprenda alcuna crociata contro il pregiudizio e nemmeno senza schierarsi sulla facile via della trasgressione o di un personaggio principale esibizionista ed eccentrico oppure eroico. Un film che forse manca di coraggio; ma è una chiara scelta del regista che punta di più ad indugiare su alcune sfumature della femminilità del corpo

 
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Lo chiamavano Jeeg Robot

Post n°13042 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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La nostra terra

Post n°13041 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Locandina La nostra terra

Nel sud pugliese, il proprietario di un podere e di diversi ettari di terra, Nicola Sansone, viene arrestato e le sue proprietà prima confiscate e poi assegnate a una cooperativa locale incapace di gestirle per negligenza e impreparazione. Dal Nord ad aiutarli viene mandato Filippo, stratega dell'associazionismo da antimafia, uomo da scrivania, esperto di leggi e regolamenti, ma inesperto quando si tratta di sporcarsi le mani con la realtà. A Sud Filippo trova il Sud con tutte le sue contraddizioni, affascinazioni, collusioni, non detti, speranze, creatività e via dicendo, un coacervo di luoghi comuni resi plastici dalla missione che si è dato: far funzionale la cooperativa. Tra i personaggi tutti "tipici" che incontra sulle terre confiscate, c'è Cosimo, lo storico fattore del proprietario Sansone, che nelle more di un giudizio definitivo continua a coltivare l'appezzamento che ben conosce perché un tempo era della sua famiglia, prima che il boss locale, ora agli arresti, se lo prendesse. Filippo e Cosimo ingaggeranno un confronto tra burocrazia e senso della vita che porterà il primo a cambiare e il secondo a redimersi.
Giulio Manfredonia torna con La nostra terra sul solco della commedia etica già inaugurata con il fortunato Si può fare che raccontava una vicenda nello spirito non dissimile da questa: un sindacalista viene mandato a gestire una cooperativa composta da ex pazienti di un manicomio. Quel che si racconta alla fine è questo: fare l'impresa gestendo un bene comune secondo i principi del politicamente corretto. Aggiornando il tema, dunque, Manfredonia individua il nuovo "bene comune", le cooperative antimafia (realtà già attive da molto tempo ma mai raccontate al cinema, tanto meno nei modi della commedia), e su di esso costruisce una sceneggiatura molto calibrata, fino all'eccesso. 
Se non fosse per la straordinaria bravura di alcuni suoi interpreti (Sergio Rubini tra tutti, che riesce a dare corpo, odore, ironia, pensiero, azione a un personaggio altrimenti bidimensionale), La nostra terra avrebbe assunto il tono di una lezioncina in punta di penna, una commedia con tutti gli ingredienti a loro posto, scritta con il bilancino, schematica e meccanica, e per questo prevedibile, con personaggi inseriti come ingredienti tipici di una ricetta da masterchef televisivo. Si sente dunque il lavorio di questa costruzione drammaturgica, rotto dalla verve e dall'invenzione di attori veri a autoironici (Sergio Rubini, Iaia Forte) che anche solo con un gesto riescono a smarcarsi dalla rigidità di una sceneggiatura che li ha pensati troppo, definendoli a volte come macchiette.
La nostra terra è comunque una commedia intelligente e divertente, una favola etica sui limiti del buonismo da terzo settore e sull'italietta dei sempre bravi che ce la possono fare. Un remake meridionalista e "bio" di Si può fare, senza le nevrosi di Bisio ma con le ossessioni di Accorsi, senza i mattarelli del nord ma con i contadinelli del sud, di nuovo conio o vecchia tradizione, inventati o veri, figli di una Apulia sempre più virtuosamente commission.

 
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Tutto molto bello

Post n°13040 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 


Giuseppe e Antonio si incontrano nel reparto maternità dell'ospedale, ognuno in attesa della nascita del proprio primogenito. Non potrebbero essere più diversi: Giuseppe lavora per l'Agenzia delle entrate, è pignolo e convinto che tutti vogliano imbrogliarlo, e ha un forte accento toscano; Antonio è un precario artistoide di buon carattere che vive alla giornata, sembra non preoccuparsi di nulla e ha un forte accento campano. In attesa del lieto evento, Antonio invita Giuseppe in pizzeria, e lì comincia un'odissea comica che trascina i due per bische clandestine, feste mascherate e assortite peripezie.
Tutto molto bello è una contraddizione in termini, perché di bello c'è veramente poco nel secondo film da regista di Paolo Ruffini, conduttore e comico televisivo che in passato ha anche creato almeno una caratterizzazione cinematografica interessante: il Cristiano Cenerini de La prima cosa bella. Peccato che in Tutto molto bello manchi un'idea di cinema, una qualsiasi: gli eventi si susseguono senza alcun senso della storia, dei caratteri, della realtà e persino della commedia, giacchè il livello delle battute è "Errare umanum est, perseverare ovest" e "Alì e i quaranta ricchioni" (detto di un improbabile emiro accolto dal saluto "salam e mortadella").
Ruffini e Frank Matano, che interpretano Giuseppe e Antonio, stanno a Benigni e Troisi come Woody Allen a Ingmar Bergman (Woody però fa ridere) e i personaggi di contorno sono semplicemente imbarazzanti: dal suocero di Giuseppe (Paolo Calabresi) con la forfora a nevicata al "cantante idiota" (Gianluca "Scintilla" Fubelli) allo psicopatico tatuato (Angelo Pintus, il più sprecato). Tutti provenienti dal cabaret televisivo o anche da Youtube (Matano), tutti apparentemente intrappolati in un'animazione da villaggio turistico, di quelle i cui costumi si rimediano pescandoli a caso da una cesta e ognuno improvvisa battute puerili (peccato che, dietro a Tutto molto bello, ci siano ben quattro sceneggiatori fra cui, incredibilmente, Guido Chiesa, già cosceneggiatore di Fuga di cervelli). Nessuno ha reazioni credibili, nemmeno in chiave comica, con l'unica eccezione di Pupo (sì, il cantante), sottoposto ad una pioggia di sgradevoli battute sulla sua altezza, la sua presunta bigamia e la sua passione per il gioco d'azzardo. Magari il pubblico di Ruffini premierà quest'opera seconda come ha fatto con Fuga di cervelli, ma il cinema è un'altra cosa, per fortuna.r

 
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La scuola più bella del mondo

Post n°13039 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Locandina La scuola più bella del mondo

Filippo Brogi, preside di una scuola media in Val d'Orcia, vuole a tutti costi vincere la gara della locale Festa dei giovani, e con l'approvazione dell'assessore comunale decide di invitare in Toscana una scolaresca africana poverissima per uno scambio culturale edificante. Peccato che il suo bidello Augusto Soreda confonda la città ghanese di Acrra con quella campana di Acerra, e inviti in Val d'Orcia una classe media sgarrupata i cui insegnanti d'accompagnamento sono Gerardo Gregale, ex fumettista insegnante controvoglia, e Wanda Pacini, ex fidanzata di Filippo Brogi emigrata al sud per dimenticare la loro traumatica rottura.
Luca Miniero tenta di bissare il successo di Benvenuti al Sud e quello (meno ampio) di Benvenuti al Nord riproponendo in forma di commedia l'incontro-scontro fra settentrione e meridione e facendo leva sui pregiudizi di entrambi. Se vogliamo, il suo è anche un ritorno alle origini, dato che Miniero ha esordito insieme a Paolo Genovese con lo spassoso Incantesimo napoletano.
Ne La scuola più bella del mondo si sente il contributo alla sceneggiatura di Massimo Gaudioso, già responsabile dell'adattamento italiano di Benvenuti al Sud dalla commedia francese Giù al Nord (mentre il sequel Benvenuti al Nord era stato affidato alla penna meno sottile di Fabio Bonifacci), perché molte battute "etniche" sono precise e divertenti. Peccato che non sia stato dato maggior spazio alla vena surreale di Gaudioso e dello stesso Miniero, che aveva in Rocco Papaleo il suo veicolo naturale, e si sia voluto edulcorare la loro comicità lunare con battute e gag talvolta puerili, nonché una morale conclusiva che contraddice lo spirito dissacrante fino a quel momento perseguito, anche con un certo successo.
Il controcanto di Papaleo, che ovviamente è Gerardo, è Christian De Sica nei panni di Filippo. Papaleo e De Sica non riescono a formare una coppia comica perché hanno tempi e stili troppo diversi, e infatti le loro gag insieme sono rare e poco riuscite. All'universo di Miniero e Gaudioso appartiene invece di diritto Nicola Rignanese nei panni di Soreda, bidello in quota "lavoratori con handicap" in quanto affetto da sindrome di Tourette, che riempie perfettamente i suoi spazi con una caratterizzazione gustosa e politically incorrect.
Così come gustosamente politically incorrect riesce ad essere, nei suoi momenti migliori, anche La scuola più bella del mondo, che ride degli stereotipi pur in parte avallandoli. E il pubblico ride dell'escalation paradossale degli eventi, delle battute colte ("Strauss è la disco dell'800") come di quelle trash (l'assessore di sinistra saluta gli africani con "Abaluba"). Ci sono anche piccole chicche comiche, come la conversazione via Skype del preside della scuola napoletana, il delizioso Lello Arena, o gli sguardi in camera di Papaleo. Peccato per i numerosi cedimenti al marketing, a cominciare dalla onnipresenza di un celebre amaro (ma perché non farne uno spunto comico surreale?). Un po' meno invadenza produttiva, un po' più coraggio irriverente, e La scuola più bella del mondo sarebbe stata "nu babà".

 
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Welcome to new york

Post n°13038 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Locandina Welcome To New York

Devereaux è a capo del Fondo Monetario Internazionale e sta per annunciare la propria candidature alle elezioni presidenziali francesi quando un'accusa di stupro nei confronti di una cameriera d'albergo lo porta all'arresto mutando profondamente il corso della sua vita.
Abel Ferrara, ispirandosi al caso Strauss-Khan (ma prendendone al contempo le distanze per quanto riguarda la ricostruzione degli aspetti privati della vicenda nel testo che introduce al film) prosegue la propria indagine sugli abissi dell'animo umano. Lo fa aprendo il suo lavoro in modo inusuale con la dichiarazione dell'artificio grazie a una pseudo intervista a Gerard Depardieu che spiega perché ha accettato il ruolo di un personaggio che detesta. Da lì prende il via un film notturno e cupo come le profondità insondabili dell'animo del protagonista. Il tema della colpa e dell'eventuale possibilità di una redenzione ha sempre attratto il regista newyorkese che qui si spinge fino a citare un maestro, autore di un cinema distante anni luce dal suo, François Truffaut, quasi riconoscesse in lui una possibilità di illuminazione anche per chi vive nel buio della disillusione come il suo Devereaux. 
Welcome to New York più che come un'analisi del Potere va letto come la disamina di una patologia. Ma non si tratta solo di una sesso dipendenza (come potrebbe far credere la prima parte del film e come lo stesso Devereaux si autodiagnostica). In un film che non ha nulla del machismo di cui è stato accusato (non tutte le donne gli si concedono e i suoi grugniti, associati alla corporeità in disfacimento di Depardieu, contribuiscono a testimoniare esattamente il contrario) Ferrara va oltre. La colpa di cui giorno dopo giorno si è macchiato Devereaux è stata quella di considerare le donne come cose e la vita come un deserto arido in cui ogni ideale appassisce e muore. La coazione a ripetere che lo spinge a cercare il sesso non distinguendo più tra quando è consenziente (anche se a pagamento) e quando invece non lo è, si rivela direttamente proporzionale all'imputridimento dei suoi ideali. 
Quella redenzione che il regista continua a cercare nei suoi film non è per lui. Non è per un uomo che è ormai convinto che nessuno vuole essere veramente salvato. Il Devereaux di Ferrara non può salvarsi (anche se forse nel profondo lo vorrebbe) neppure da se stesso.

 
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La preda perfetta

Post n°13037 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 


Matt Scudder, ex poliziotto diventato investigatore privato (senza licenza), si aggira per la New York di fine Ventesimo secolo fra incontri degli Alcolisti Anonimi e scontri con i trafficanti di droga. Uno di questi, Kenny Kristo, sceglie di ingaggiare Matt perché lo aiuti a trovare i sadici psicopatici che hanno rapito, torturato e ucciso sua moglie. Inizia così una caccia all'uomo in cui il confine tra Bene e Male diventa sempre più labile, il fine giustifica i mezzi e la legalità è l'ultima delle preoccupazioni.
Nato dalla penna di Lawrence Block e protagonista di una serie di best seller, fra cui quello su cui è basato questo film (in italiano edito con il titolo Un'altra notte a Brooklyn), il detective Matt Scudder, interpretato al cinema da Jeff Bridges in 8 milioni di modi per morire, aspira ad essere un successore di Sam Spade e Philip Marlowe, e in parte ci riesce, almeno ne La preda perfetta, grazie alla fisicità dolente e alla recitazione introspettiva di Liam Neeson, perfetto nell'impersonare un uomo dal passato tormentato. 
Molto efficaci anche alcuni personaggi di contorno, in particolare il portiere di casa di Matt (Eric Nelsen) e il guardiano del cimitero (Olafur Darri Olafsson), che certificano un certo coraggio narrativo da parte di Scott Frank, regista ma soprattutto sceneggiatore di La preda perfetta. La capacità di costruire una narrazione filmica è la marcia in più di Frank, di cui ha in passato dato prova nella stesura dei copioni di Get Shorty e Out of Sight, ma anche di Minority Report e Wolverine - L'immortale. Il suo tratto caratteristico è l'ironia con cui colora anche il più drammatico degli scenari.
E drammatico, anzi a tratti melodrammatico, La preda perfetta lo è senz'altro, spingendosi spesso anche troppo sopra le righe, e abbondando in dettagli raccapriccianti e profusioni ematiche. Per fortuna i delitti più efferati restano fuori inquadratura, e Scudder-Neeson mantiene salda la centralità della scena.
Nel complesso, La preda perfetta è un thriller che si lascia seguire ma che commette svariati passi falsi in termini di credibilità della storia e di coesione della tensione narrativa. Ciò nonostante Frank mostra una notevole cura dell'immagine (grazie anche alla fotografia nitida e crudele di Mihai Malaimare Jr) e un gusto per il contrappunto ironico anche musicale (vedi la scena della ragazzina che attraversa la strada) che fanno ben sperare per il suo futuro di regista.

 
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