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Messaggi del 02/03/2014

 

Oscar 2014, attesa per La Grande Bellezza. A Roma allestiti anche maxischermi da il fatto quotidiano

Post n°11221 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

Il premio manca all'Italia da La vita è bella di Benigni (1999). Ci si augura brindare nella capitale e a Los Angeles fioccano gli scongiuri della triade Sorrentino, Toni Servillo e Nicola Giuliano (produttore). La quota che i bookmakers riservano alla vittoria della pellicola del regista napoletano è 1,20 con l'opera danese Il sospetto seconda a 4,00
La grande bellezza

Ovvio, gli Academy Awards non si esauriscono nel Best Foreign Language Film: frenesia, pronostici, cabala prendono di mira soprattutto la categoria principe, quella del miglior film. Secondo i bookie, non c’è storia: il dramma di Steve McQueen 12 anni schiavo è bancato a 1,20 (a fare il tifo è anche Obama), mentre il thriller spaziale Gravity (4,50) si gioca l’argento con il truffaldinoAmerican Hustle (15,00). Fermi a 100 Captain Phillips, Her, Philomena e Nebraska, messi male sono pure The Wolf of Wall Street (35,00) e Dallas Buyers Club (40,00). Questo per la serie “Scommettiamo che…”, ma i matematici sono di diverso avviso: incrociando premi, candidature, punteggi critici e dati storici, lo studioso di Harvard Ben Zauzmer dà a Gravity il 48% di chance, contro il 17 di Hustle e il 15 dello Schiavo. Attenzione, il suo sistema ci becca: 75% di previsioni a bersaglio nel 2012, 81 l’anno scorso.

E gli attori? L’ombra della pedofilia su Woody Allen non inficia la sua Blue JasmineCate Blanchett è data per sicura trionfatrice tra le protagoniste, alla faccia della Signora Oscar Meryl Streep (3 statuette e 15 nomination in carriera) e Dame Judi Dench. Tra i maschietti, dicono i bookie, il deperito Matthew McConaughey di Dallas Buyers Club stacca l’avido Lupo DiCapriocon 1,12 contro 4,75: “vinca il migliore” , una volta tanto, non spariglia. Eppure, tra i talents c’è chi ha già vinto, almeno in cassaforte: sommando cachet (20 milioni) e percentuale sugli incassi sala, homevideo e altri sfruttamenti, l’astronauta Sandra Bullock porterà a casa per Gravity 70 milioni di dollari. Tra le protagoniste, Sandra non ha chance, ma vuoi mettere: la statuetta costa solo 295 dollari…

Quanto ai Directors, a Little Italy di NY scatta il brindisi preventivo: mai nessuno come Marty. Con la nomination per la regia di The Wolf of Wall Street, Scorsese diventa il regista vivente con maggior numero di candidature (8) in questa categoria, lasciandosi alle spalle gli “avversari” Allen eSpielberg entrambi con 7 nom. Al suo attivo, però, Martin gode di una sola vittoria, ottenuta nel 2006 per The Departed su un totale di 12 candidature raccolte in carriera anche in altre categorie. Purtroppo per il “lupo” di New York, i bookmaker lo cassano a questo giro, privilegiandogli il 52enne messicano Alfonso Cuaròn che – alla sua prima candidatura da regista, ma alla sesta in carriera –“gravita” in odore di Oscar. Sfavoriti dunque anche gli altri contendenti: Alexander Payne(Nebraska), Steve McQueen e anche il prolifico David O’Russell (American Hustle). Questi non solo è alla sua terza nomination per la regia, ma vanta la curiosità diesservistatocandidatoindueedizioni consecutive: quest’anno e lo scorso per Il lato positivo. Statuette? Manco l’ombra.

Per fortuna non di soli premi, business, aneddoti e statistiche. La Notte degli Oscar sopravvive anche e soprattutto in quanto mito di un Sogno collettivo. Come quello del continente Africa che superando l’“Obama trend” si impone quest’anno di due candidati: dalla Somalia Brakhab Abdi concorre da attore non protagonista per Captain Phillips e dall’Egitto la regista Jehane Noujaimsi propone per il documentario The Square. Mai come negli ultimi anni assistiamo a una Hollywood che “spiazza”, annusando riconoscimenti nei territori del pericolo, della censura, della clandestinità. Abdi è un 28enne di Mogadiscio che dal 1999 si trova in Usa da esule politico, sfuggendo al conflitto somalo: di professione fa il commesso. Noujaim ha studiato a Harvard, ma è tornata a Il Cairo per girare il film reputato in Egitto “testimonianza di un popolo” e che le autorità locali hanno vietato nelle sale.

Celebrare gli Oscar è anche questo: sollecitare futuri possibili come ricordare memorie indelebili. In questo senso sarà difficile non prevedere domani notte una standing ovation quando il momento In Memoriam evocherà il nome di Philip Seymour Hoffman, triplice candidato e una volta vincitore. Scavando nelle curiosità, emerge che nel 2006 l’attore recentemente scomparso vinse da protagonista (Truman Capote – A sangue freddo) candidandosi insieme – tra gli altri – a Heath Ledger in corsa per Brokeback Mountain. Nel 2009 si ritrovarono ancora nominati insieme come non protagonisti: questa volta la spuntò Ledger come magnifico Joker de Il cavaliere oscuro. Ma l’attore australiano non ritirò mai il suo Oscar, un’overdose se l’era già portato via. Heath & Philip, due destini comuni per un Sogno spezzato. 

Da Il Fatto Quotidiano del 1° marzo 2014

 
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I miei pronostici

Post n°11220 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema

MIGLIOR FILM: 12 ANNI SCHIAVO
MIGLIOR REGIA: Alfonso Cuarón (Gravity)
MIGLIOR ATTORE: Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club)
MIGLIOR ATTRICE: Cate Blanchett (Blue Jasmine)
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA: Michael Fassbender (12 anni schiavo)
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA: Lupita Nyong'o (12 anni schiavo)
MIGLIOR FILM STRANIERO: La grande bellezza
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE: American Hustle
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE : Philomena
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE: Si alza il vento

 
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Oscar 2014, le ultime da il cinematografo

Post n°11219 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

Gravity rincorre 12 anni schiavo, McQueen sarebbe il primo regista di colore a vincere: Cuaron è avvisato. Tra La grande bellezza e la statuetta c'è solo Il sospetto
Salgono le quotazioni di Gravity ma il favorito resta 12 anni schiavoLa grande bellezza? Dovrebbe finalmente riportare l'ambita statuetta in Italia 15 anni dopo La vita è bella.
Sono le ultime sugli Oscar secondo gli scommettitori, a poche ore dalla cerimonia di premiazione di domenica a Los Angeles (da noi sarà notte fonda).
Cambia poco o nulla rispetto alle previsioni di massima fatte da stampa specializzata e addetti ai lavori nelle scorse settimane, se non fosse per il film di Alfonso Cuaron, Gravity, che negli ultimi giorni ha riguadagnato terreno accrescendo le sue chance di vittoria a danno di American Hustle di David O. Russell, precipitato al terzo posto tra i favoriti. I bookmakers bancano Gravity a 4,50, mentre American Hustle viene dato a 15,00. In cima alla lista resta sempre 12 anni schiavo di Steve McQueen (1,20). Rimangono esigue le possibilità di vittoria di The Wolf of Wall Street (35,00) eDalls Buyers Club (40,00), quasi nulle quelle accreditate a Captain PhillipsHerPhilomena e Nebraska, tutti bancati a 100,00.
Per la regia il nome caldo resta quello di Cuaron, ma attenzione a Steve McQueen: finora nessun regista di colore ha mai vinto un Oscar, che sia la volta buona?
Se per le attrici protagoniste non esistono scommesse - la vittoria di Cate Blanchett viene data per sicura - nella gara tra gli attori filtra maggiore incertezza: sempre favoritissimo Matthew McCounaghey (1,12), ma piccola apertura di credito per Leonardo Di Caprio (4,75) e Chiwetel Ejiofor (12,00). Tra i non protagonisti quasi certo Jared Leto (1,05), mentre tra le sue colleghe donna è sfida Lupita Nyong'o (1,55) vs. Jennifer Lawrence (2,15).
Infine la categoria che ci riguarda da vicino, il miglior film straniero: a meno di clamorose sorprese l'Oscar sarà italiano, con La grande bellezzabancato 1,20. Il suo rivale più serio? Per gli scommettitori è il danese Il sospetto (4,00).

 
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La grande bellezza - la mia recensione

Post n°11218 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

14 giugno 2013 alle ore 8.41

Sorrentino dopo "l'americano", The must be the place, decide di fare anche lui una dedica alla città eterna, che fatta da un non romano è sempre interessante (vedesi precedenti famosi).

La grande bellezza, è la storia di Jep Gambardella, giornalista tuttologo, re della mondanità e delle feste cafone. Arrivato a Roma da giovanissimo, viene risucchiato in breve tempo nell'abisso di questo mondo senza riuscire ad uscirne divenendo il re della mondanità. Re di un mondo senza speranza, ma in qualche modo vitale con artisti o presunti tali che tentano di farsi strada attraverso Jep. Tutti sono sedotti da lui e tutti lui colpisce in maniera spietata, grazie alla sua grande ironia e alla schiettezza. Sembrano tutti burattini attenti a piacere al loro burattinaio. Non hanno spazio di manovra, sembrano non respirare quasi (tutto tipico del cinema di Sorrentino). Jep è un domatore, ma allo stesso tempo vittima in quanto la crisi che vuole portare è senza convinzione, come le sue feste che non portano da nessuna parte.

 

Sorrentino è un regista molto letterario. La grande bellezza è piena di citazioni esplicite, Dostoevskij e Bellow, Céline e Flaubert, Paul Morand, di cui il protagonista parafrasa a suo modo il fastidio di dover trascorrere la sera con una donna che, una volta fatto l'amore, si rivela vacua, nessun interesse in comune: «Non ho più l'età per sopportare una serata perduta». Il tempo è infatti il tema della Grande bellezza.

La «grande mutazione» si è compiuta e quello che, mezzo secolo fa, l'età della Dolce vita di Fellini e di Ferito a morte di La Capria, era percepito come un futuro minaccioso in agguato, è divenuto il presente, e non lascia più spazio alla speranza.

Del resto come ha detto lo stesso Tony Servillo, assolutamente straordinario nel ruolo di Jep: ''L'Italia della Dolce vita e'diversa da quella di oggi, aveva la spinta del rilancio deldopoguerra, era un'Italia di speranza, invece qui, attraversol'esistenza simbolica di Jep Gambardella, c'e' un'altra Italia. Qui il personaggio spreca il suo talento, e' il ritrattometaforico di una citta' che piu' che di speranze e' dioccasioni mancate''.

«L'occasione mancata» ha preso definitivamente il posto della «bella giornata» e per chi il passato, non avendolo vissuto, non è più in grado di ricordalo, o avendone fatto parte può solo rimpiangerlo, il futuro è solo una morte a credito.

La grande bellezza come dice Sorrentino: “E’ la bellezza della vita atemporale, non solo di Roma ovviamente. Oserei dire che è anche la bellezza della fatica del vivere stesso”. E 10 anni fa – insiste Sorrentino – “questo film sarebbe stato identico, perché non calca la crisi del momento, interrogandosi prevalentemente sui sentimenti/dinamiche degli esseri umani che appartengono all’universalità spazio-temporale. Anche il problema delle occasioni mancate esisteva dieci anni fa…”.
Alla fine della ricerca, tale Grande Bellezza lascia un vuoto di senso, altrimenti detto un eccesso di vacuità.

La grande bellezza fa restare a bocca aperta. Un film che gioca molto in maniera grottesca e surreale sulla Roma nera, la Roma mondana e immorale.
Una sorta di sermone funebre sulla decadenza di Roma e del Bel paese.

Sorrentino si conferma il regista più ambizioso e di maggior respiro del cinema italiano contemporaneo, capace di unire in maniera superba musica e immagini, dove sacro e profano si immergono spesso assieme, ma senza le illusioni felliniane. Ormai queste sono perdute e non rimangono che semplici trucchi magici in quanto a nessuno dei personaggi, tranne quello di Verdone, riesce di fuggire o di evadere da questo sistema.

Molti hanno parlato di film felliniano, ma in realtà c'è poco di Fellini. Lui sviluppava una pietas profonda verso i suoi personaggi, e quella compassione permetteva a chi vedeva il film di avere alcune proiezioni emotive; invece qui è completamente, e porta ad essere completamente, distaccato. Questo favorito anche dalla storia scritta con un approccio anti-narrativo.

Voto finale: 5+/5

 

La grande bellezza
Trama del film La grande bellezza: 
Il nuovo film di Paolo Sorrentino, interpretato da un cast di grandi attori italiani.Roma si offre indifferente e seducente agli occhi meravigliati dei turisti, è estate e la città splende di una bellezza inafferrabile e definitiva. Jep Gambardella ha sessantacinque anni e la sua persona sprigiona un fascino che il tempo non ha potuto scalfire. È un giornalista affermato che si muove tra cultura alta e mondanità in una Roma che non smette di essere un santuario di meraviglia e grandezza.


USCITA CINEMA: 21/05/2013
GENERE: Drammatico
REGIA: Paolo Sorrentino
SCENEGGIATURA: Paolo SorrentinoUmberto Contarello
ATTORI: 
Toni ServilloCarlo VerdoneSabrina FerilliRoberto HerlitzkaIsabella FerrariGiorgio Pasotti,Vernon DobtcheffSerena GrandiLuca MarinelliGiulia Di QuilioMassimo PopolizioGiorgia FerreroPamela VilloresiCarlo BuccirossoIvan FranekStefano Fregni


FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli
MUSICHE: Lele Marchitelli
PRODUZIONE: Indigo Film, Medusa Film, Babe Films, Pathé
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Francia, Italia 2013
DURATA: 142 Min
FORMATO: Colore

 
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La Grande Bellezza

Post n°11217 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

RegiaPaolo Sorrentino
Anno di produzione: 2013
Durata: 142'
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico
Paese: Italia/Francia
ProduzioneIndigo FilmMedusa FilmBabe FilmsPathéFrance 2 Cinéma; in collaborazione con MediasetCanal +Cine PlusFrance Television
DistributoreMedusa Distribuzione
Data di uscita: 21/05/2013
Formato di ripresa: 35mm
Formato di proiezione: DCP e 35mm, colore
Ufficio StampaStudio PUNTOeVIRGOLA / Ufficio Stampa Medusa Film /Inter Nos Web Communication / Le Public Systeme Cinema
Vendite EsterePathe
Titolo originale: La Grande Bellezza
Altri titoli: Apparato Uomo

Sinossi: Dame dell’alta società, parvenu, politici, criminali d’alto bordo, giornalisti, attori, nobili decaduti, alti prelati, artisti e intellettuali veri o presunti tessono trame di rapporti inconsistenti, fagocitati in una babilonia disperata che si agita nei palazzi antichi, le ville sterminate, le terrazze più belle della città. Ci sono dentro tutti. E non ci fanno una bella figura. Jep Gambardella, 65 anni, scrittore e giornalista, dolente e disincantato, gli occhi perennemente annacquati di gin tonic, assiste a questa sfilata di un’umanità vacua e disfatta, potente e deprimente. Tutta la fatica della vita, travestita da capzioso, distratto divertimento. Un’atonia morale da far venire le vertigini. E lì dietro, Roma, in estate. Bellissima e indifferente. Come una diva morta.

AmbientazioneRoma / Isola del Giglio

"La Grande Bellezza" è stato sostenuto da:
Regione Lazio (Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo)
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC): 1.100.000 euro (Interesse Culturale)
Banca Popolare di Vicenza
Eurimages
Programma Media Unione Europea: 75.000 euro
Roma & Lazio Film Commission
Biscottificio Verona

 
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I Razzie “premiano" Will e Jaden Smith da coming soon

Post n°11216 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

02 marzo 2014

Poster

 

Nel pre-Oscar, oltre agli Spirit, giunti quest'anno alla 29esima edizione, vengono assegnati anche altri premi, sicuramente meno ambiti da chi li riceve. Si tratta dei Razzie Awards, al loro34esimo anno di vita, che tradizionalmente “premiano” il peggio prodotto da Hollywood l'anno precedente.

In un'industria tutta presa a celebrare se stessa, insomma, un po' di sana ironia non guasta. Ecco l'elenco completo dei premi (per quel che vale, dissentiamo totalmente da quello per il peggior prequel, remake, rip-off o sequel):

peggior filmComic Movie

peggior attoreJaden Smith (After Earth)

peggior attriceTyler Perry, vestito da donna in A Madea Christmas

peggior attore non protagonistaWill Smith (After Earth)

peggior attrice non protagonistaKim Kardashian (Tyler Perry’s Temptation)

peggior combinazione cinematograficaJaden Smith Will Smith (After Earth)

peggior sequel, remake, rip-off sequelThe Lone Ranger

peggior regista: le 13 persone che hanno diretto Comic Movie

peggior sceneggiaturaComic Movie (scritto da 13 "sceneggiatori”)

 
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Oscar 2014: tutti i candidati come miglior film

Post n°11215 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

28 febbraio 2014

Poster

 

12 anni schiavoAmerican HustleCaptain PhillipsDallas Buyers ClubGravityLei - Her,NebraskaPhilomena e The Wolf of Wall Street. Sono questi i nove film che la notte di domenica 2 marzo si contenderanno la statuetta più ambita degli 86esimi Academy Awards.

Ecco dunque una breve guida ai candidati all'Oscar 2014 nella categoria del miglior film. 



12 anni schiavo 

9 candidature : Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista , miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi



Stati Uniti, 1841: Solomon Northup è un uomo libero, che vive sereno con la sua famiglia facendo il violinista. Un giorno viene contattato da due impresari, che gli offrono molti soldi per una tournée: ma si tratta di un trucco. Solomon viene drogato, rapito e portato in Louisiana, dove viene venduto come schiavo; fino a quando, 12 anni dopo, riesce finalmente a riappropriarsi della sua identità e della sua libertà.
Da una storia realmente accaduta nasce il terzo film dell'inglese Steve McQueen, dopoHunger Shame; in 12 anni schiavo, però, il regista estremizza i difetti del secondo e dimentica molti pregi del primo. Sotto la sua eleganza formale, all'evidenza di tematiche indubbiamente importanti e (per questo) fagocitanti ogni considerazione al riguardo, 12 anni schiavo è solo l'ultimo in ordine di tempo in un lungo elenco di film eticamente importanti che raccontano la loro storia di soprusi e sofferenze, e dove lo schiavismo sarebbe perfettamente intercambiabile con la Shoah o con la violenza di una dittatura o con qualsiasi altro orrore; e lo fa, come altri hanno fatto,con il chiaro intento di stimolare un'indignazione salottiera, uno scandalo passeggero, e non di perturbare realmente le certezze e la coscienza di chi guarda.

Trailer - Recensione - Videobackstage - Intervista a Steve McQueen - Clip 


American Hustle

10 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi

Negli anni '70, il truffatore Irving Rosenfeld (Bale) si trascina in un matrimonio difficile con sua moglie Rosalyn (Lawrence), finché non incontra la bella Sydney (Adams), sua immediata complice e amante. I due sono però fermati da un agente dell'FBI, Richie (Cooper), che per far cadere le accuse chiede la loro collaborazione nell'incastrare il corrotto sindaco di Camden, Carmine Polito (Renner).
Il regista David O. Russell concilia uno stile sopra le righe con una plausibilità filologica e un realismo convincenti. Gli attori sono liberi di abitare i personaggi e di abbandonarvisi, ma si avverte anche che Russell pretende la loro aderenza a un progetto coerente. Il buon lavoro poggia su una visione del mondo non schematica, essendo il film ispirato a una storia vera: come viene detto nei dialoghi, è la "zona grigia" a trionfare sul bianco e sul nero, il mondo degli antieroi dall'etica dubbia ma dalla fedeltà ai propri principi. L'imprevedibilità di American Hustlenon è tanto nei suoi colpi di scena, quanto in una libertà autoriale contagiosa.

Trailer - Recensione - Intervista al regista - Clip


Captain Phillips - Attacco in mare aperto

6 candidature: Miglior film, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior missaggio sonoro.

La Maersk Alabama, un nave mercantile in navigazione attorno al Corno d'Africa, viene assaltata da un gruppo di pirati somali. Il capitano della nave, Richard Phillips, dovrà fare di tutto per salvare la nave e il suo equipaggio, cercando un difficilissimo dialogo con la sua controparte somala, il nervoso e disperato Muse.
Nelle mani di Paul Greengrass, un fatto di cronaca raccontato dai media di tutto il mondo diventa l'ennesima riflessione su una geopolitica esplosa e impazzita, dove la cesura dell'11 settembre continua a generare crepe, ferite e divisioni, dove la presenza globale, opulenta e imperante degli Stati Uniti si scontra con realtà locali diametralmente opposte. Captain Phillipsè vicinissimo per concetto e realizzazione a United 93, e con quello rappresenta forse l'espressione migliore del cinema di Greengrass fino ad oggi.

Trailer - Recensione - Una clip - Videointervista al cast 


Dallas Buyers Club

6 candidature: Miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior trucco

Dopo anni in cui girava per le scrivanie di mezza Hollywood finalmente la storia vera del texano Ron Woodroof è diventata un film grazie all'insistenza di Matthew McConaughey, che interpreta questo texano omofobo, rude e intrattabile che negli anni '80 scopre di avere contratto il virus dell'HIV. I medici gli danno pochi mesi di speranza di vita, ma lui non lo accetta e vuole curarsi a modo suo, cercando cure alternative. L'incontro con il transessuale sieropositivo Rayon (Jared Leto) segnerà la sua lotta per la sopravvivenza, ma soprattutto il tempo che gli resta da vivere.
La macchina emotiva di Dallas Buyers Club riesce a smentire il cinico, a emozionare l'arido e a intrattenere l'apatico. Lo fa riuscendo a mescolare in maniera convincente gli ingredienti tipici del cinema di Hollywood. Allora la figura dell'omofobico bifolco texano Ron Woodroof ci colpisce al cuore; senza farne un santino, ma mantenendolo dannatamente pieno di difetti, pian piano diventa impossibile non affezionarsi. Jean-Marc Vallée riesce a divertire, indignare, emozionare, commuoverci, non forzando all'estremo nessuno di questi aspetti.

Trailer - Recensione - Intervista a Matthew McConaughey - Incontro con Jared Leto -Videorecensione - Backstage 


Gravity

10 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista, miglior colonna sonora, miglior montaggio, miglior scenografia, miglior fotografia, miglior montaggio sonoro, migliori effetti visivi, miglior missaggio sonoro

La brillante dottoressa Ryan Stone è alla sua prima missione spaziale, mentre l'astronauta Matt Kovalsky è all'ultimo volo prima della pensione. Quella che per loro doveva essere una passeggiata spaziale di routine si trasforma in una catastrofe. Lo Shuttle viene distrutto da una scia di rifiuti spaziali e loro si ritrovano soli nell'assordante silenzio dell'universo. Fluttuanti nell'oscurità e privi di qualunque contatto con la Terra non hanno apparentemente alcuna chance di sopravvivere anche per via dell'ossigeno che va esaurendosi.
Diviso in maniera piuttosto evidente ma molto graduale in due parti, legate alla sorte dei protagonisti, Gravity è una sorta di Open Water siderale nella prima, mentre nella seconda quasi un film ascrivibile al recente filone della fantascienza esistenziale, a dispetto di un'ambientazione orbitante ma tutta contemporanea. Tra le due, nettamente preferibile la prima, nella quale Cuaron attualizza la fantascienza un po' ruvida degli anni Settanta ibridandola con una spettacolarità che solo le tecnologie di oggi possono garantire. Il senso di ansia di fronte al vuoto infinito, la claustrofobia provocata dallo spazio, tengono viva l'attenzione dello spettatore, fa fare qualche salto sulla sedia e solleticano più di un nervo.

Trailer - Recensione - Videointervista - Videorecensione


Lei

5 candidature: Miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora, miglior canzone originale, miglior scenografia



Los Angeles, in un futuro non troppo lontano. Theodore, un uomo solitario dal cuore spezzato che si guadagna da vivere scrivendo lettere personali per gli altri, acquista un sistema informatico di nuova generazione progettato per soddisfare tutte le esigenze dell'utente. Il nome della voce del sistema operativo è Samantha, che si dimostra sensibile, profonda e divertente. Il rapporto di Theodore e Samantha crescerà e l'amicizia si trasformerà in amore ma...

Altro che tecnologia e mondo virtuale: il Theodore Twombly di un bravissimo Joaquin Phoenix(e il cognome del personaggio non appare scelto a caso), è infatti la pedina che nelle mani di Spike Jonze è utile a raccontare questioni tutte umane: questioni sentimentali, caratteriali, evolutive nel senso più ampio del termine. Lei è un film che, con una serietà mai pedante, con un'amarezza mai cupa e con spirito sempre irriverente, parla di maturazioni e illuminazioni, di accettazione e di consapevolezza di sé e del mondo. Della difficoltà enorme insita nella ricerca della felicità. Felicità fatta di carne, carta e cemento, ma anche di spirito e intelletto, dall'equilibrio precario e insondabile.

Trailer - Recensione - Spike Jonze racconta il suo film - Videorecensione 


Nebraska

6 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia

Woody Grant è un uomo anziano che esagera con la bottiglia e che crede di aver milioni di dollari grazie ad un concorso-civetta. Decide di mettersi così in viaggio, dal Montana al Nebraska, per ritirare il suo premio. Sua moglie, Kate, è contraria al viaggio, così come lo è suo figlio David: ma alla fine David è costretto a cedere di fronte alla testardaggine del padre e ad accompagnarlo in un viaggio che cambierà il loro rapporto e li porterà a riscoprirsi l'un l'altro.
È un film impeccabile, Nebraska, se per impeccabile significa calcolato col bilancino e realizzato con uno stampino che non ammette sbavature. Risponde a praticamente tutti i requisti richiestigli dal suo pubblico di riferimento: la vecchiaia e la malattia, la famiglia e le sue contraddizioni, la nostalgia per il passato e l'ansia per una vita al termine, il recupero della dimensione di figlio e della figura di un padre. Ma quell'impeccabilità lì, allora, fa anche rima con prevedibilità.

Trailer - Recensione - Clip


Philomena

4 candidature: Miglior film, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior colonna sonora



Ex spin doctor della politica britannica, Martin Sixsmith è costretto a tornare alla professione giornalistica e ad occuparsi di casi di cronaca. S'imbatte così nella storia di Philomena, un'anziana donna irlandese che cerca di trovare il figlio che era stata costretta a dare in adozione 50 anni prima dalle suore del cui convento viveva fin da giovanissima.
Tratto da una storia vera e perfettamente in bilico tra dramma che ti strappa le lacrime senza essere strappalacrime, e commedia esilarante dotata di battute e tempi impeccabili, Philomenaprocede sicuro e con uno sprezzo del pericolo understated come le interpretazioni di Steve Coogan e di Dame Judi Dench.
Con quella scrittura, con quelle interpretazioni e con quell'equilibrio di regia che guarda direttamente a un cinema che tutti si lamentano non esistere più, Philomena è un film che avrebbe potuto raccontarti qualsiasi vicenda, e tu te la saresti bevuta con la stessa placida arrendevolezza.

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The Wolf of Wall Street

5 candidature: Miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale



Fresco d'assunzione come broker presso un'importante agenzia di Wall Street, Jordan Belfort rimane senza lavoro dopo il lunedì nero del 1987. Caparbio e intelligente, Jordan metterà su in breve tempo un'agenzia tutta sua, assistito da personaggi di dubbia provenienza e utilizzando metodi poco ortodossi e legali. La sua sarà un'ascesa fulminea, che il senso d'onnipotenza e la dipendenza da ogni tipo di droga e di sesso trasformerà in un drammatico crollo.
The Wolf of Wall Street non è - se Dio vuole - un film sulla finanza.
Non lo è perché, nonostante vada ad indagare le radici dell'attuale crisi economica mondiale e della deriva (a)morale del capitalismo, Martin Scorsese mette in chiaro che la sua non è un'analisi sociologica o economica, ma etnologica e antropologica. Jordan, con la sua parabola sbilenca e inquietante, è il più recente tassello del mosaico umanista che il regista italoamericano va costruendo fin dai tempi di Toro scatenato, e forse perfino di Taxi Driver: l'ennesimo personaggio scorsesiano che vive di nevrosi e ossessioni, avido di potere, gloria o denaro, incapace di porre un freno alla sua sempre più evidente autodistruzione.
Se il film, che Scorsese costruisce arditamente spingendo sul pedale del grottesco, cattura il desiderio dell'occhio dello spettatore, non sempre alimenta il suo bisogno d'interrogarsi su quegli anni e quel personaggio.

Trailer - Recensione - Intervista a Martin Scorsese - Videobackstage - Clip

 
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Oscar 2014: La grande bellezza, quali sono i suoi 4 concorrenti?

Post n°11214 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Ecco una breve guida ai 4 film che contenderanno a La grande bellezza di Paolo Sorrentinol'Oscar 2014 per il miglior film straniero. 

Alabama Monroe - Una storia d'amore 



Titolo originale: The Broken Circle Breakdown 
Paese: Belgio 
Regia: Felix van Groeningen 
Cast: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens 
Trama: Tra Elise e Didier è amore al primo sguardo.Quell’amore raro e prezioso che unisce, talora, le persone dall’indole più diversa.Elise gestisce uno studio di tatuaggi, sua grande passione.Didier è da sempre innamorato dell’America: per lui è la terra delle infinite opportunità, il Paese per sognatori, ma soprattutto la patria della sua amatissima musica bluegrass che Didier interpreta suonando il banjo in un gruppo musicale.Ed è proprio il comune entusiasmo per la musica e la cultura americana ad esaltare la loro storia d’amore: Elise si unisce al gruppo di Didier e, tutti insieme, si esibiscono in travolgenti serate.Un alone magico sembra circondare questa coppia fuori dagli schemi, coronato dall’arrivo, per quanto inaspettato, della piccola Maybelle, una bellissima bambina.Ma quando all’etá di sei anni Maybelle si ammala gravemente, questo cerchio perfetto di felicità che Elise e Didier si sono costruiti attorno sembra inesorabilmente spezzarsi. 




Il sospetto 



Titolo originale: Jagten 
Paese: Danimarca 
Regia: Thomas Vinterberg 
Cast: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkopp 
Trama: Dopo un divorzio difficile, Lucas, quarant'anni, ha trovato una nuova fidanzata, un nuovo lavoro e si dà da fare per ricostruire il rapporto con Marcus, il figlio adolescente. Ma qualcosa va storto. Quasi nulla. Ma quando la neve comincia a cadere e le luci di Natale si accendono, la menzogna inzia a diffondersi come un virus invisibile. Lo stupore e la diffidenza si propagano e la piccola comunità finisce in preda di un'istera collettiva, costringendo Lucas a combattere per salvare la sua vita e la sua dignità. 
Nostra recensione: "in questo suo nuovo film Vinterberg ha trovato in parte un equilibrio assente in molte delle sue opere: e di certo è riuscito a fare un passo avanti rispetto al precedente, pessimo Submarino. Appoggiandosi all’interpretazione misurata e capace di Mads Mikkelsen, che funge da baricentro al film e limita i suoi possibili sbandamenti, Vinterberg racconta con linearità e qualche piccola retorica di troppo una storia di triste verosimiglianza, affrontando l’altro lato di una questione orrenda di cui il cinema si è spesso occupato" - Leggi la recensione completa 




L'image manquante 



Titolo originale: L'image manquante 
Paese: Cambogia - Francia 
Regia: Rithy Panh 
Trama: Nel suo documentario, il regista Rithy Panh utilizza figure d'argilla e immagini d'archivio per raccontare le atrocità commesse dai Khmer rossi in Cambogia tra il 1975 e il 1979. 

Dichiarazione del regista a proposito del suo film vincitore del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2013: 
"Ci sono così tante immagini nel mondo, che crediamo di aver visto tutto. Pensato tutto. Da anni, cerco un'immagine mancante. Una fotografia scattata tra il 1975 e il 1979 dai Khmer Rossi, quando governavano la Cambogia. Da sola, ovviamente, una foto non prova i crimini di massa, ma porta a pensare, a meditare. A costruire la Storia. L'ho cercata invano negli archivi, nei giornali, nelle campagne del mio paese. Ora lo so: questa immagine manca; e non la cercavo - non sarebbe oscena e senza senso? Allora a creo io. quello che oggi vi offro non è un'immagine, o la ricerca di una sola immagine, ma l'immagine di una ricerca, quella che consente il cinema. Alcune immagini dovrebbero sempre mancare, sempre essere rimpiazzate da altre: in questo movimento c'è la vita, la lotta, il dolore e la bellezza, la tristezza dei volti perduti, la comprensione di ciò che è stato, a volte la nobiltà, e anche il coraggio: ma l'oblio, mai." 



Omar 



Titolo originale: Omar 
Paese: Palestina 
Regia: Hany Abu-Assad 
Cast: Adam Bakri, Leem Lubany, Iyad Hoorani 
Trama: Nella Palestina occupata, tre amici d'infanzia e una giovane donna sono lacerati mentre combattono per la libertà 

 
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Si è spento Alain Resnais

Post n°11213 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Ladridicinema
 

Ci lascia oggi, all'età di 92 anni, un pezzo di storia del cinema francese, il regista Alain Resnais. 
Noto sperimentatore di generi, Resnais fu uno degli ispiratori della Nouvelle Vague. 
Famoso per i suoi documentari e cortometraggi, tra i quali ricordiamo "Hiroshima Mon Amour", "Providence", "Mio Zio d'America", "Mélo", "Cuori". Con quest'ultimo, Resnais si aggiudicò il Leone d'Argento alla regia alla Mostra di Venezia. 
Al Festival di Cannes del 2009, il regista ricevette anche un premio speciale alla carriera.
Foto: Ci lascia oggi, all'età di 92 anni, un pezzo di storia del cinema francese, il regista Alain Resnais.  Noto sperimentatore di generi, Resnais fu uno degli ispiratori della Nouvelle Vague.  Famoso per i suoi documentari e cortometraggi, tra i quali ricordiamo "Hiroshima Mon Amour", "Providence", "Mio Zio d'America", "Mélo", "Cuori". Con quest'ultimo, Resnais si aggiudicò il Leone d'Argento alla regia alla Mostra di Venezia.  Al Festival di Cannes del 2009, il regista ricevette anche un premio speciale alla carriera.

 
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