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Messaggi del 09/09/2014

 

Colpa delle stelle domina il boxoffice italiano del weekend da comingsoon

Post n°11721 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

08 settembre 2014

Poster

Settembre si è avviato e la stagione cinematografica è rientrata nel vivo. In fondo alla nostra top five degli incassi del weekend italiano, troviamo qualche passato protagonista delle scorse classifiche.

Il catastrofico action Into the Storm per esempio slitta dalla seconda alla quinta posizione, portando a casa 460.000 euro e raggiungendo il 1.750.000.
Una sensibile caduta è quella del cartoon fantasy Dragon Trainer 2, fino allo scorso weekend primo, ma ora soltanto quarto, con 505.000 euro d'incasso e quindi un esito italiano globale di7.500.000.

Il terzo posto spetta al ritorno al cinema delle fatine di tendenza ideate da Iginio Straffi: la computer grafica italiana di Winx Club – Il mistero degli abissi parte con 760.000 euro.
La squadra speciale di veterani capitanata da Sylvester Stallone non riesce a guadagnarsi la vetta, ma l'esordio di I mercenari 3 al secondo posto è comunque da 1.500.000, con media per sala di 3.000 euro.

La vera sorpresa è il trionfatore del weekend: la prima posizione è occupata infatti dal film che è stato giudicato il Love Story del nuovo millennio, Colpa delle stelle, tratto dal best-seller di John Green. Il film incassa 1.855.000 euro, con una media per sala più che ragguardevole di 4.900.
Tra le uscite veneziane c'è da segnalare il drammatico I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, che troviamo all'ottavo posto con 214.000 euro e media per sala di quasi 1.500, più o meno la stessa di Dragon Trainer 2.

 
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“Trono di spade”, arriva un nuovo libro. Ma non quello che aspettavamo da ilsecoloxix.it

Post n°11720 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

George R. R. Martin
George R. R. Martin

New York - George R. R. Martin uscirà con un nuovo libro a ottobre. Ma non sarà il seguito del “Trono di Spade”. Il titolo sarà “The World of Ice and Fire”, e sarà una storia illustrata dell’universo si Martin, dall’inizio della serie.

Martin ha scritto il libro insieme a Elio García e Linda Antonsson, webmaster di Westeros.org, che ha aiutato l’autore a controllare esattamente il flusso dei libri per assicurarne la continuità. Un lavoro non da poco, visto che l’opera di Martin, assurta a popolarità mondiale, è cominciata quasi 20 anni fa, nel 1996.

Martin scrive libri spessi ma ci mette tempo: dopo il primo, il secondo e il terzo sono arrivati a intervalli di due anni, il quarto addirittura cinque anni dopo, e per il quinto c’è stato da aspettare altri sei anni. E a complicare tutto c’è la serie televisiva, che ormai comincia ad anticipare i libri.

«È allarmante», ha ammesso Martin a Vanity Fair. Il piano “B”, di cui Martin ha discusso con i creatori della serie, è una anticipazione di massima di come finirà la vicenda, anche se non dovrebbe “uscire” prima dei libri. Sempre che Martin, che ha 65 anni e non gode di ottima salute, ci lasci prima di concludere la serie dei libri.

Un’ipotesi su cui lo stesso Martin ha già chiarito le idee ai fans: «Andate a farvi fottere», ha detto chiaramente ai fan che sono preoccupati del fatto che l’autore “sprechi” il proprio tempo tra interviste e serie Tv mentre i libri latitano, e mentre la sua vita si accorcia. «Sono questioni offensive, la gente non può permettersi di speculare sulla mia morte e sulla mia salute», ha detto Martin.

 
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L'Anac ribadisce l'importanza di Cinecittà da e-duesse.it

Post n°11719 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

L'Anac ribadisce l'importanza di Cinecittà

Luigi Abete

Un convegno a Venezia ha fatto il punto della situazione degli studios

Si è svolto ieri, nell’ambito delle Giornate degli Autori a Venezia, l’incontro “Cinecittà mon amour. Gli autori per un rilancio di un bene pubblico europeo” a cura dell’Anac, alla presenza di Luigi Abete per Cinecittà Studios, Roberto Cicutto (amministratore delegato Istituto Luce Cinecittà), Nicola Borrelli (direttore generale cinema, del Mibact) e Massimo Corridori (Rsu Cinecittà Studios). L’ incontro, introdotto dal presidente Anac Ugo Gregoretti, è stato condotto da Richard Heuzè corrispondente de Le Figaro che ha intervistato gli ospiti. Il direttore degli Studios di Città del Capo Niko Dekker, in collegamento Skype, ha spiegato che il profitto per chi gestisce teatri di posa arriva con la consapevolezza che il cinema non può essere trattato meramente come una merce, ma è un prodotto culturale e il management deve essere preparato in tal senso. "Noi privilegiamo il rapporto con il regista a quello con il produttore" ha affermato.
Con il contributo del rappresentante dei lavoratori di Cinecittà Studios, Massimo Corridoni, che ha chiesto di tornare a un indirizzo aziendale rivolto al cinema e non all’entertainment, oltre che a una moratoria di 36 mesi ad ogni eventuale ampliamento della cubatura immobiliare, è stato completato il quadro della situazione attuale. 
In conclusione gli autori hanno ribadito l’ importanza del ruolo di Cinecittà per cinema italiano e si chiedono di diventare gli interlocutori per un piano industriale che riporti gli stabilimenti di via Tuscolana al centro del processo produttivo del cinema italiano. Luigi Abete ha mostrato un' apertura apprezzando la proposta di coinvolgimento degli autori.

 
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Gli occhiali di Enzo Baldoni saranno un pò meno rotti da articolo21

Post n°11718 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Enzo_baldoni (1)

“…I miei occhiali si son rotti
ma qualcuno un giorno se li metterà
e a occhi semichiusi attraverserà 
posti distrutti e silenziosi”.

E’ la parte finale del testo “Occhiali rotti“, la canzone che Samuele Bersani qualche anno fa ha deciso di dedicare a Enzo Baldoni, giornalista e pubblicitario ucciso in Iraq nel 2004.
Gli occhiali rotti sono quelli di una nota foto che ritrae Baldoni brandire le sue lenti rovinate. Come a dire che non sarà una stanghetta mancante ad impedirgli di percorrere strade, osservare, approfondire, raccogliere testimonianze e scrivere.

Dieci giorni fa, a dieci anni dalla scomparsa di Baldoni Loris Mazzetti, a nome di Articolo21, ha deciso di lanciare una petizione su Change.org per chiedere che Milano, la città dove Enzo lavorava, gli dedichi una piazza o una via. Un atto simbolico per non dimenticare uno dei tanti, troppi operatori dell’informazione caduti sui tanti fronti di guerra.
Centinaia sono stati i messaggi di amici, colleghi o semplici cittadini che dopo la sua morte hanno voluto saperne di più su questo blogger – uno dei primi in Italia -, che da Timor Est alla Colombia, da Cuba all’Iraq voleva condividere le sue riflessioni sulle periferie del mondo.

Tanti i messaggi ma soprattutto migliaia le firme, ben quindicimila, tra cui quelle di Samuele Bersani, Bice Biagi, Ottavia Piccolo, Giulio Cavalli.
Il sindaco di Milano ha tempestivamente accolto l’iniziativa: “Nei prossimi giorni – ha scritto Pisapia su Facebook – incontrerò i rappresentanti dell’associazione Articolo 21 che, a dieci anni dalla sua drammatica scomparsa in Iraq, ha promosso una petizione su Change.org affinché venga dedicato ad Enzo Baldoni uno spazio nella città di #Milano. Richiesta a cui verrà dato sicuramente seguito. #unaviaperenzobaldoni”.

E così, in un futuro non troppo lontano, come ha orgogliosamente sottolineato Guido Baldoni, figlio di Enzo: “A Milano, potremo passare per via Enzo Baldoni. O piazza Enzo Baldoni. O, meglio ancora, largo Enzo Baldoni (amava citare Whitman, traducendo ‘large’ in modo un pò speciale: “Mi contraddico? Ebbene, mi contraddico. Sono largo, contengo moltitudini”). Una speranza astratta è diventata in poco tempo, grazie ad amici, parenti, conoscenti e sconosciuti, un progetto concreto”.

“Largo Baldoni”. E gli occhiali di Enzo saranno un pò meno rotti.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”

9 settembre 2014

 
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Game of Thrones 5: Bran e Hodor non ci saranno da gossipetv.com

Post n°11717 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Bran and Hodor bran stark 30082401 1280 720 Game of Thrones 5: Bran e Hodor non ci saranno immgineAnticipazioni Game of Thrones, ecco cosa vedremo nella stagione 5

Come sappiamo, il canale HBO ha ufficialmente confermato che Game of Thrones avrà non solo una quinta stagione, che vedremo da Aprile 2015, ma anche una sesta stagione. La stagione 5 sarà composta dal materiale sia del quarto che del quinto romanzo della serie, Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. A Dorne, come conseguenze della morte del principe Oberyn Martell, le sue figlie e suo fratello, il principe Doran Martell, reagiscono vendicandosi. Ad Approdo del Re, in seguito alla morte del Re Tywin Lannister per mano di suo figlio Tyrion, che nel frattempo è fuggito a Essos, la regina reggente Cersei Lannister deve lottare con le ambizioni dei Tyrells per mantenere il potere. Jon Snow deve fare i conti, invece, con il recente arrivo di Stannis Baratheon. Nella Baia degli Schiavisti, Daenerys Targaryen continua a lottare con il suo nuovo ruolo di regina di Meereen. All’insaputa del mondo, i bambini Stark stanno forgiando i propri percorsi: Sansa viene coinvolta nei  piani di Lord Petyr Baelish nella valle; Arya trova un nuovo scopo nella Braavos; Bran ha infine imparato ciò che aveva bisogno di sapere sul corvo con tre occhi.

Hodor e Bran Stark non saranno presenti in Game of Thrones 5

Poco fa, è giunta una notizia riguardante l’assenza di due personaggi nella quinta stagione di Game of thrones, i personaggi in questione sono Hodor e Bran Stark. In un’intervista con Yahoo, l’ attoreKristian Nairn, che nello show interpreta Hodon, ha confermato la sua assenza nella quinta stagione: “Saremo fuori dalla stagione, abbiamo una pausa di un anno, solo perché immagino che la nostra storia continuerà con il proseguire dei libri. Quindi,  avrò il mio anno di pausa per portare Rave of Thrones in giro per tutto il mondo“. Infatti, non c’è davvero molto altro sulle avventure di Bran e Hodor su carta , almeno fino a quando George RR Martin non pubblicherà il prossimo romanzo. Martin stesso ha fatto una manovra simile nei suoi romanzi, lasciando fuori alcuni personaggi chiave dai suoi ultimi due libri. Tuttavia, la mossa è destinata a sconvolgere alcuni appassionati della storia di Bran, e segna la prima volta che un personaggio importante è stato messo in panchina per una stagione completa.

I volti nuovi della stagione 5

La stagione 5 introdurrà la città di Dorne, così come molti nuovi membri del cast, tra cui Jonathan Pryce che saràAlto Passero, Toby Sebastian avrà il volto de il principe Trystane Martell e Alexander Siddig che interpreterà il principe Doran Martell, Signore di Lancia del Sole e principe di Dorne. Inoltre, Jessica HenwickRosabell Laurenti Sellers e Keisha Castle-Hughes avranno i rispettivi ruoli di NymeriaTyene e Obara Sand.

 
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Alba Rohrwacher: "Non mi aspettavo la Coppa Volpi" da cinecittà news

Post n°11716 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

ssr06/09/2014
VENEZIA. ''Questo premio è soprattutto al film perché noi lo abbiamo amato e siamo contenti se altri lo ameranno'', dice un'emozionata Alba Rohrwacher subito dopo aver ricevuto la Coppa Volpi per Hungry Hearts di Saverio Costanzo e a chi le chiede la reazione della sorella Alice che ha trionfato a Cannes, risponde: ''E' felicissima''. Poi guardando con sorpresa la Coppa Volpi: ''Non me lo aspettavo assolutamente, il film corona i nostri sforzi, di film con pochi mezzi e molti rischi, di tante discussioni".

"E' una storia difficile questa di Hungry Hearts. Questa Coppa e quella che ha avuto Adam Driver lo aiuteranno spero, perché questo film - dice la Rohrwacher all'Ansa - si prende anche il rischio di raccontare una vicenda interpretata da appena tre attori, compressa in un unico spazio domestico, dolente nel mettere in piazza una storia d'amore, una coppia in crisi e le diverse forme d'amore che può prendere il destino''.
Agli spettatori l'attrice chiede soprattutto una cosa: ''Non giudicate questi genitori e questa mamma, abbiate su di lei lo stesso sguardo d'amore che abbiamo avuto noi. Non credo - aggiunge - sia un film contro qualcuno ma piuttosto su come ci si possa perdere per troppo amore. Questa donna è un personaggio complesso e agli spettatori di questo film chiedo di lasciarsi andare anche se potranno essere turbati''.

Dopo Venezia l’attrice, nei prossimi giorni, tornerà sul set del film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti. E prossimamente la vedremo in tre film cha girato quest’anno: L'ultimo vampiro di Marco Bellocchio, Alaskadi Claudio Cupellini e Vergine giurata di Laura Bispuri.

 
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Beppe Fiorello ‘villain’ per Vittorio Moroni

Post n°11715 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino11/11/2013
Vittorio Moroni porta ad Alice nella città Se chiudo gli occhi non sono più qui, romanzo ‘di formazione’ che racconta la storia di Kiko (Mark Manaloto), sedicenne sofferente per la sua condizione di orfano (suo padre è morto in un incidente) e di figlio di immigrati (la mamma è filippina). Vivono con Ennio (un Beppe Fiorello in un insolito ruolo da ‘cattivo’), un capomastro che sfrutta la manodopera di immigrati clandestini e costringe anche Kiko a estenuanti turni sul lavoro, per saldare i molti debiti che il padre gli ha lasciato. Un giorno un vecchio amico del genitore scomparso, Ettore (Giorgio Colangeli), entra bruscamente nella vita del ragazzo: lo cerca e si offre di diventare il suo maestro. Tra i due nasce un rapporto di profonda amicizia, ma Ettore nasconde un segreto. 

“Non venendo da una scuola di cinema – dichiara Fiorello – il mio approccio alla recitazione è sempre stato istintivo: mi sono basato sulla vita, su persone che conoscevo, però stavolta, per Ennio, mi sono affidato a una coach, approcciando in maniera più strutturale e metodica. E’ importante per un attore sapere di essere nel ruolo giusto. Oggi si tende troppo a scritturare attori per il loro nome o per il richiamo che hanno sul pubblico. Non giudico il mio personaggio, cerco solo di capire quali siano le sue esperienze precedenti, da quale vita venga. Fa parte sicuramente di un sistema negativo, quindi ho dovuto tirar fuori la parte nera che c’è in ciascuno di noi”.  “Non lo considero un film di denuncia – dice Moroni – perché un film di denuncia già si pone nell’ottica del ‘giudizio’ e dunque conosce già le risposte. Noi vogliamo invece sollevare domande, porre interrogativi. Cerchiamo di capire le motivazioni di ogni personaggio. Anche Ennio non è poi un “mostro”. Fa quel che fa perché è convinto che sia la cosa giusta da fare, vorrebbe stare vicino a Kiko ed essergli amico, ma non ci riesce. E Kiko, che è italiano e nelle Filippine non ci è mai stato, ha difficoltà a relazionarsi con sua madre. Nel solo momento in cui lo fa, parla la sua lingua originaria. Ha un rapporto quasi ‘mitico’ con il suo paese d’origine”.  

“Ero timoroso – prosegue Moroni – perché non sapevo se Beppe sarebbe stato capace di simulare bene l’attività del muratore. Mi ha stupito. Probabilmente ha in famiglia qualcuno che fa il mestiere perché era perfettamente in grado di impartire ordini con il linguaggio tecnico tipico del mestiere, da come si fa la calce, al livellamento. In pratica ho fatto del documentario, limitandomi a filmare ciò che lui diceva e faceva. Sul personaggio di Kiko ho lavorato cercando di ricordare la mia adolescenza: il tempo in cui tutto avviene nel dramma e in cui lo spazio e il tempo ti sembrano infiniti. A Kiko suo padre ha lasciato dei debiti ma anche una grossa eredità spirituale, la passione per l’astronomia”. 

“E lui – commenta il giovane e bravo Manaloto – la usa per illudersi di poter superare le barriere del tempo e dello spazio, tornando al momento in cui suo padre era vivo e la famiglia era unita. Oggi è assurdo, surreale, ma un domani potrebbe essere possibile”. “Mi sono documentato sui giovani d’oggi – continua il regista – con delle interviste in una scuola, a loro e ai loro professori. Ciò che mi ha stupito è che questa generazione ritiene il passaggio della scuola come decisivo per il proprio futuro. Quindi i giovani hanno fiducia nell’insegnamento, quello che li incastra sono i protocolli, le valutazioni. Kiko è una bella testa, ma va male a scuola perché Ennio lo costringe a lavorare. E si trova bene con Ettore perché lui non fa il maestro, non gli importa che voti prenda, cerca di capire i suoi bisogni profondi, di insegnargli un po’ di filosofia che, tra l’altro, è una delle materie più difficili da trattare al cinema. Abbiamo cercato di dare a questo tema un aspetto ‘carnale’ e narrativamente rilevante”.

 
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Così Mussolini bonificò lingue e dialetti

Post n°11714 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò05/09/2014
VENEZIA - “Me ne frego, non so se mi spiego”, cantava una canzone del Ventennio mettendo in musica uno degli slogan più icastici del fascismo. E Me ne frego! Il fascismo e la lingua italiana si intitola il documentario di Vanni Gandolfo, da un’idea della linguista Valeria Della Valle, che Luce Cinecittà ha portato al Lido in un trittico di Punti Luce per i novant’anni dell’Istituto, di cui fanno parte ancheMaschere crude di Flavio De Bernardinis e Lo sguardo del Luce di Carlo Di Carlo. “Dal 1922 (l’anno in cui Benito Mussolini  prese il potere) al 1943 (l’anno in cui lo perse) gli esponenti del regime  praticarono una politica linguistica fondata su principi nazionalistici e puristici – spiega Valeria Della Valle -  I momenti più significativi di questa politica, a volte grotteschi e quasi comici, a volte drammatici, rischiano di essere dimenticati e di non essere conosciuti dalle nuove generazioni”. Il documentario descrive dunque attraverso i filmati d’epoca, molti dei quali inediti, la politica linguistica messa in atto dal regime, riproponendo  le occasioni nelle quali  il linguaggio era usato in funzione di propaganda: non solo i discorsi ufficiali del duce e le parate, ma la lingua usata a scuola, alla radio, nel cinema, nel doppiaggio.

Parole e immagini. Quelle dell’archivio Luce, fonte inesauribile di conoscenza "diretta" della storia d’Italia. In questo di un'operazione di “bonifica” della lingua tentata dal regime con la creazione di un idioma uguale per tutti, al grido di “Libro e moschetto”. Autarchia linguistica e messa al bando delle parole straniere, per quanto di uso comune; interdetto per i dialetti e le espressioni delle minoranze linguistiche. Giornalisti e studiosi dell'epoca si impegnarono nella campagna voluta dal duce: tra i tanti, da D’Annunzio alla Sarfatti, risalta Paolo Morelli che nel ’33 pubblicò addirittura un libro intitolato Barbaro dominio in cui raccoglieva cinquecento esotismi da bandire tra cui mannequin e cocktail sostituiti da indossatrice e arlecchino (!). E intanto procedeva l’italianizzazione forzata di insegne e cartelli stradali, nomi geografici compresi (Coumayeur diventa Cormaiore). Con non pochi effetti di tragica ironia. Quando il voi e il tu presero il posto del "lei", considerato borghese e affettato, il cinema dovette assecondare l'imperativo e persino un settimanale intitolato "Lei" (ovviamente inteso come terza persona femminile) dovette cambiare testata, trasformandosi in "Anna Bella". Nella foga di fascistizzazione si voleva persino spostare il capodanno dal 31 dicembre al 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma. 

Ben pochi di questi sforzi erano destinati a restare, le lingue sono organismi viventi e con una loro personalità che non si definisce per decreto. Tra le parole accolte nella nostra lingua e ancora in uso spiccano "regista" che sostituì regisseur e "autista" che prese il posto di chauffeur. “L'Italia della Marcia su Roma è un paese povero e ignorante che parla una miriade di dialetti ma l'esperimento di manipolazione messo in atto per uniformare l'italiano dimentica che la lingua delle persone non è una divisa che si indossa”, spiega Vanni Gandolfo. E aggiunge: “Pensavo di trovare moltissimo materiale in archivio, ma mi sbagliavo: non si affronta mai la questione linguistica e ho trovato un solo cinegiornale che tratta di una mostra anti-LEI. Il Luce era la macchina della propaganda del Duce e spesso quello che si trova qui non corrisponde alla realtà: si vede un paese che vince, che non ha paura di nessuno, che non ha nessuna debolezza. La politica linguistica non venne mai rappresentata perché era l'espressione di una debolezza del regime”. Il paese, da Nord a Sud, parlava dialetto e quando ci si rese conto di questo venne abolita la presa diretta, sostituita da una voce narrante ufficiale, la voce del regime, la famosa voce dei cinegiornali. “Questi rarissimi documenti – prosegue ancora l’autore - sono il centro di Me ne frego!, contraltare di un insieme di voci di propaganda e citazioni da testi d'epoca". La lingua degli italiani, come si sa, la fece poi la televisione. 

 
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La ruota gira: dopo Venezia, Roma

Post n°11713 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino08/09/2014
La nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si svolgerà dal 16 al 25 ottobre all’Auditorium Parco della Musica, lancia la campagna di comunicazione 2014, visibile da oggi sul sito del Festivalwww.romacinemafest.org, sui principali social network e, a partire dal 22 settembre, in tutta la città attraverso la cartellonistica e la personalizzazione dei mezzi pubblici. 

Nucleo centrale del nuovo visual è la “ruota panoramica”, rappresentata sotto forma di bobina di pellicola, tuttora una delle più classiche icone del cinema: attraverso di essa, la campagna di comunicazione richiama la festa, il viaggio, la sorpresa, messi in risalto da ulteriori elementi giocosi e onirici come i fuochi d’artificio, le mongolfiere, la scala verso la Luna, in un contesto che ospita alcuni dei più celebri elementi dello skyline capitolino (il Colosseo, l’Auditorium, le rovine archeologiche). 

"Attraverso la nuova grafica - si legge in un comunicato - viene rappresentata l’identità profonda della manifestazione, che coniuga il carattere della festa, del grande evento popolare e metropolitano con quello del “sogno cinematografico”. Il Festival “ruota” attorno alla partecipazione del pubblico, mantenendo al tempo stesso la qualità artistica e la dimensione internazionale della manifestazione. Come già annunciato, il pubblico sarà il principale protagonista della nona edizione del Festival. Fra le novità più importanti, infatti, ci sarà proprio il giudizio degli spettatori che premieranno i film di tutte le linee di programma, votando all’uscita dalla sala. Sarà possibile partecipare alla manifestazione acquistando i biglietti in prevendita dal 9 ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica e online su www.romacinemafest.org

 

 
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Tutto iniziò con Ladri di biciclette

Post n°11712 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò06/09/2014
VENEZIA – Un Leone d’oro a un film svedese – ed è la prima volta – premia l’opera surreale e ad alto tasso alcolico di Roy Andersson A pigeon sat on a branch reflecting on existence. E lui ricambia la cortesia inneggiando al cinema italiano, “che ha dato tanti maestri e il più grande è Vittorio De Sica. Ladri di biciclette è il film che più mi ha influenzato. Una scena le vale tutte: il disoccupato che va al monte di pietà a impegnare le lenzuola. Quella scena da sola ti fa capire quanti poveri c’erano a Roma in quegli anni. La stessa empatia l’ho cercata nel mio cinema seguendo l’esempio di De Sica”. 

Ha fatto un buon lavoro la giuria di Alexandre Desplat, a parte un passo falso e un'omissione. Forse non c’è stata unanimità se è vero che Tim Roth ha voluto prendere la parola nella serata di premiazione spendendosi per The Look of Silence di Joshua Oppenheimer (Gran Premio della Giuria), che l'attore inglese non ha esitato a definire un capolavoro, dando voce al pensiero di molti. “E’ qualcosa di spettacolare che mi ha commosso, è stato come veder nascere mio figlio”. Diciamo subito che il passo falso è stato segnalare, sia pure con un premio minore, l’opera prima turca Sivas di Kaan Mujdeci, storia di un bambino e un animale con scene cruente e insistite di combattimenti di cani. L’omissione è quella di Birdman. In testa alle preferenze del pubblico, ma forse poco in linea con scelte che il giurato Carlo Verdone non ha esitato a definire "intellettuali". 

“Abbiamo preferito opere dal gesto artistico forte, dal messaggio filosofico e politico, umanistico e poetico”, ha detto il compositore francese. L’Italia, in un anno magnifico per il nostro cinema aveva in concorso tre titoli tutti meritevoli che faranno la loro strada anche senza premi. E se Anime nere di Munzi e Il giovane favoloso di Mario Martone non compaiono nel palmarès, la doppia Coppa Volpi non sembra certo un premio di consolazione. Alba Rohrwacher e Adam Driver hanno offerto nel film di Saverio Costanzo Hungry Hearts una prova notevole di coraggio attoriale immergendosi nel dolore e nella patologia di una giovane coppia al primo figlio. “Lavorare con Adam è stata un’esperienza facile, sorprendente e felice”, ha detto l’attrice, molto emozionata sul palco. Ringraziando il suo regista e compagno, “artista coraggioso e tenace”. “Questo film esiste perché lui l’ha portato sulle spalle da solo”. Adam Driver ha avuto la notizia a Toronto: “Noi partiamo domattina per raggiungerlo e festeggiare insieme”, ha spiegato Alba. 

Assente anche Joshua Oppenheimer, autore dello straordinario The Look of Silence che prosegue la ricerca intrapresa con The Art of Killing. Realizzato insieme a un anonimo – rimasto tale per tutelarsi da possibili ritorsioni – il film sul genocidio compiuto in Indonesia dagli anticomunisti che negli anni ’60 sterminarono centinaia di persone in un bagno di sangue spaventoso, fa parte di una linea di cinema che spinge il documentario oltre i suoi limiti, in un territorio di pura poesia e di umanesimo. Oppenheimer, bloccato a Chicago da una tempesta, ha inviato un videomessaggio. “Il protagonista del film voleva che incontrassi i carnefici del genocidio affinché riconoscessero quello che avevano fatto per poi poterli perdonare e vivere con loro come esseri umani e non più come vittime e carnefici. Nessuno di loro ha voluto chiedere perdono, solo la figlia di uno di loro ha chiesto scusa per conto del padre. È una testimonianza per noi occidentali che dovremmo riconoscere a nostra volta la responsabilità collettiva in questo genocidio. Ma la reazione di Venezia al film chiude il cerchio e avvia il processo di guarigione”. La buona notizia è che il film ha già un distributore italiano, la coraggiosa I Wonder Pictures. 

Andrei Konchalovsky, Leone d’argento per la miglior regia, per il bellissimo Le notti bianche del postino, frutto di un complesso lavoro di osservazione di una piccola comunità ai confini della civiltà, sul lago Kenozero, farà vedere ora il suo film al protagonista, che fa veramente il postino e di cui il film racconta le giornate quasi tutte uguali eppure così emozionanti. “So che non gli piacerà e mi dirà: perché diavolo fai veder la mia vita, io faccio sempre le stesse cose, avrei preferito vedere Harry Potter”. Konchalovsky ha poi ricordato la sua prima volta sul palco di Venezia con Il primo maestro, che nel ’66 vinse per l’interpretazione femminile. Era una storia, guarda caso, ambientata in un paesino del Kirghizistan all’inizio del potere dei Soviet e parlava dell’arrivo di un maestro di buone intenzioni. 

Il Premio Mastroianni all’attore rivelazione è andato al giovanissimo Romain Paul, quattordicenne dalla faccia rabbiosa. Il giovane protagonista del film di Alix Delaporte Le dernier coup de marteau, decisamente il migliore del quartetto francese, è un melodramma ben scritto su un ragazzino che ritrova il padre mai conosciuto, famoso direttore d’orchestra, mentre la madre sta morendo di cancro. Tra Gustav Mahler e una descrizione realista di situazioni al limite, il film ha molti punti di contatto con l’opera prima Angele et Tonyche aveva rivelato la cineasta proprio qui a Venezia, alla Settimana della critica. Si spera che Romain Paulnon sparisca dalle scene, come spesso capita agli attori bambini. Infine il premio alla sceneggiatura di Tales, film dalla lunga e tortuosa lavorazione perché alle autorità di Teheran non fa piacere veder rappresentata la società iraniana con le sue contraddizioni (si parla persino di Aids). Per l’autrice Rakhshan Banietemad: “Questo premio, il primo che riceve un mio film, cancella tutte le stanchezze e le difficoltà ed è un premio a tutti gli iraniani amanti del cinema”. I festival servono anche a questo. 

72esima edizione il 2 settembre 2015.

 
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Colpa delle stelle

Post n°11711 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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I nostri ragazzi

Post n°11710 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Colpa delle stelle

Post n°11709 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

The Fault in Our Stars

Poster

L'incontro travolgente tra Hazel e Augustus, che si conoscono a un gruppo di supporto per giovani malati di cancro, rende i due adolescenti immuni a tutte le problematiche della malattia e proiettati solo verso la loro romantica e unica storia d’amore. Perché la vita non dev’essere perfetta per avere un amore straordinario.

  • FOTOGRAFIABen Richardson
  • MONTAGGIORobb Sullivan
  • PRODUZIONE: Temple Hill Entertainment
  • DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
  • PAESE: USA
  • DURATA: 126 Min
SOGGETTO:

Tratto dal best-seller di John Green.

 
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Arance e martello

Post n°11708 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Arance e martello è un film "storico", in "costume", ambientato nella calda estate del 2011; tre anni fa, nel pieno del potere berlusconiano. La vita di un tranquillo e ordinario mercato rionale è stravolta dalla notizia della sua chiusura da parte del Comune. L’unica realtà politica a cui rivolgersi è una sezione del Pd, al fondo della strada. Separata dal mercato e dal mondo – da anni – da un muro di cemento eretto per permettere i lavori della metropolitana. Da quel momento si vivrà una giornata unica, paradossale, comica e drammatica, durante la quale tutto si consuma e tutto diventa paradigma satirico della storia recente del nostro Paese.

NOTE:

Presentato alla Settimana Internazionale della Critica del Festival di Venezia 2014

 
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Belluscone, una storia siciliana

Post n°11707 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

Poster

Il film che avrebbe voluto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia, attraverso le disavventure dell'impresario palermitano di cantanti neomelodici, organizzatore di feste di piazza, Ciccio Mira – imperterrito sostenitore di Berlusconi e nostalgico della mafia di un tempo – e dei due artisti della sua “scuderia”, Erik e Vittorio Ricciardi, che in cerca di successo decidono di esibirsi insieme nelle piazze palermitane con la canzone scritta dal primo, dal titolo “Vorrei conoscere Berlusconi”.

NOTE:

Presentato al Festival di Venezia 2014 nella sezione Orizzonti.

 
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2014, l'anno del Cinema italiano da Ansa

Post n°11706 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Ladridicinema
 

   Tutto è cominciato con Sacro Gra di Gianfranco Rosi: l'Italia non vinceva a casa sua, a Venezia, da 15 anni. Era il settembre del 2013. Qualcuno pensò: scelta bizzarra, da cinefili, non avrà seguito. Poi è venuto l'Oscar alla Grande bellezza, la vittoria del Grand Prix a Cannes di Le meraviglie di Alice Rohrwacher e ora le Coppe Volpi agli attori di Hungry Hearts di Saverio Costanzo (Alba Rohrwacher, già protagonista delle Meraviglie, e Adam Driver) arrivate da una giuria presieduta da un compositore francese. E' l'anno benedetto delle sorelle Rohrwacher, certo, ma non solo.

   'Rinascita' del cinema italiano? E' una litania un po' provinciale che abbiamo sentito già troppe volte senza che l'exploit di un singolo si sia saputo (e voluto) trasformare in un movimento impetuoso e strutturale, in una capacità di programmazione e promozione degna di un passato prestigioso e di un futuro luminoso. Gli autori ci sono. I giovani talenti anche. E sono tornati perfino gli incassi.  

    Ormai da qualche anno dietro gli autori italiani c’è un movimento di successo di un cinema solido, di qualità non di rado medio-alta, legato ad uno dei filoni che hanno fatto la fortuna del nostro cinema, la commedia, e che ha permesso alle produzioni nazionali e alle coproduzioni di conquistare stabilmente il 30% del mercato nazionale. Un dato che perfino in Francia, l’unico altro paese ad avere una analoga percentuale di cinematografia nazionale al botteghino, in grado di competere con i più forti, gli americani, ci invidiano. Proprio così, la parola è esattamente questa, invidia, e l’ha usata qualche tempo fa, Liberation. Zalone, col suo record di Sole a catinelle (oltre 50 milioni milioni) è un caso, ma non è l’unico. Ci sono anche i 13 milioni di Un boss in salotto, gli 11 di Sotto una buona stella, gli 8 diTutta colpa di Freud, solo per citare i più recenti. E’ una situazione analoga a quella della metà degli anni ’60, quando i grandi autori erano in attività ma in testa al box office finivano film come SerafinoNell’anno del SignorePer grazia ricevuta o uno spaghetti-western (che sarebbe stato rivalutato più tardi) come Per qualche dollaro in più.

  ‘Una differenza con la Francia, però, rimane – spiega il presidente dei produttori italiani, Riccardo Tozzi -: da noi ci sono 2800 schermi e 110 milioni di spettatori; al di là delle Alpi le sale sono 6000 e gli spettatori 200 milioni’. Ma non è la sola: un minuto dopo la vittoria di 'Le meraviglie', lo stesso Tozzi, gli autori dell'Anac e quelli dei '100autori' e il presidente della Siae, Gino Paoli hanno fatto sentire la loro voce per richiamare l'attenzione del convitato di pietra di questa ennesima rinascita: la politica.

 
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