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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi del 02/06/2015
Post n°12407 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
La riflessione di padre Occhetta e’ una miniera di spunti, ma soprattutto ha il merito d’ individuare il ‘fil rouge’ essenziale per ripartire su vari fronti: quello della deontologia. I giornalisti italiani (ma non solo) devono trovare la loro bussola in questo momento di grande trasformazione della professione, caratterizzato anche dall’estensione della funzione ad ambiti ben piu’ ampi, di quanto solo pochi anni fa fosse immaginabile. Non c’e’ dubbio che oggi si debbano fare i conti col ‘citizen journalism’, con una comunicazione diffusa che talvolta s’improvvisa come forma d’informazione o con mediatori tra la fonte e il pubblico non patentati, ovvero con soggetti che legittimamente sulla base dell’Articolo 21 della Costituzione esercitano un ruolo, retribuito o no, che sostanzialmente era tempo fa precluso, per l’inesistenza o la scarsa penetrazione della rete e la limitatezza dell’etere. Ci sono in questo sistema di fatto, a mio avviso elementi di democrazia , ma anche fattori di rischio, resi ancor piu’ elevati dalla velocita’ , purtroppo diffusamente ritenuta piu’ essenziale del controllo rigoroso della notizia e dell’autorevolezza, con un’ esasperazione dell’ idea “slow news , no no news”. Dunque chi siamo e cosa facciamo, quale deve essere il nostro ruolo nella societa’? Mi sentirei di predisporre una sorta di manifesto intorno alla frase di Occhetta: “Ogni azione del giornalista è già deontologica se è rivolta al servizio della ricerca della verità, al rispetto delle persone e all’indipendenza del giudizio; l’insieme di queste azioni, anche se indirette e inconsapevoli, aiuta a costruire o a demolire il bene comune, lo spazio sociale, il legame di solidarietà, la responsabilità verso le giovani generazioni”. La formazione professionale permanente, grande opportunita’ il cui rovescio della medaglia e’ il rischio di degenerazione in business per qualcuno, abbia come cardine la deontologia. Il come fare la professione deve tornare centrale nel dibattito della categoria, in cui convivono colleghi disperati in cerca di spazi, che offrano una remunerazione almeno dignitosa ed altri che magari un contratto vero ce l’ hanno, ma che gli viene fatto scontare a caro prezzo con ritmi di lavoro disumani, quasi h 24,per 365 giorni all’anno non bisestile. Se posso entrare nel campo che sarebbe proprio di padre Occhetta, mi sentirei di azzardare che in queste condizioni non battersi per una riforma radicale dell’ordine sia un’ omissione da peccato sociale. Non e’ piu’ possibile creare nuovi iscritti sulla base di un lavoro svolto , piuttosto che di un percorso formativo. E’ una regola d’ingaggio capestro. Gia’ in periodi di crisi ( l’ha stigmatizzato Papa Francesco a Napoli il 21 marzo scorso ) c’e’ la tendenza ad accettare di esser sottopagati e sfruttati. Figuriamoci se abbinata ad una cosa del genere c’e’ la possibilita’ di acquisire uno status professionale riconosciuto dalla legge. Su altre due cose mi sembra importante soffermarsi. Una gia’ la sottolinea Beppe Giulietti : codificare o unificare le carte. Noi giornalisti abbiamo assunto tal quale il vizio italico di ultra legiferare, laddove basterebbero poche norme chiare, sempre applicate e se del caso sanzionate tempestivamente quando violate.Tante carte, nessuna carta, o perlomeno nessuna attenzione autenticamente prestata. E ancora, padre Occhetta tratta un tema sul quale sono intervenuto piu’ volte in passato nel consiglio nazionale dell’ ordine, anche recuperando e sviluppando un’ intuizione del collega Pino Rea, che avrebbe preferito parlare di ‘ordine del giornalismo’, piuttosto che di ‘ ordine dei giornalisti ‘. Al di la’ della denominazione, e virgoletto quanto ho scritto non molti giorni fa su questo sito, l’ordine “deve provare a rompere gli schemi e prendere iniziative presso altri soggetti, come magistratura e Agcom, dinamicamente andando a tutelare la funzione giornalistica, anche quando chi la esercita riesce ad evitare i consigli di disciplina, perche’ con la formula indefinita dell’infotainment non s’iscrive o addirittura si cancella dall’albo professionale”. Una delle sfide future sara’ proprio quella di riuscire a cambiare l’architettura dell’ Ordine dei giornalisti. E ringrazio padre Occhetta, anche perche’ mi accorgo che lo stimolo da lui offerto ha fatto scaturire da parte mia quelle che potrebbero essere le linee essenziali di un programma da sviluppare e da condividere in ambiti il massimo possibile estesi. 1 giugno 2015
Post n°12406 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
Il regista al Festival di Cannes insieme alla sua nuova musa Emma Stone che è tornato a dirigere in Irrational Man La Presse Woody Allen durante il photocall del suo film Irrational Man al Festival di Cannes 15.05.2015 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes Ci sono volte in cui Woody Allen è arzillo e si lascia andare a uno dei suoi show comici, altre volte in cui è molto spento e distratto. Quando lo incontriamo in occasione della première mondiale di Irrational Manal Festival di Cannes il regista presenta entrambe le nature. Si distrae spesso davanti alle domande dei giornalisti, ma dopo un po' il suo spirito comico prende il decollo. E anche una certa onestà autoironica: "Sin dall'inizio della mia carriera ho sempre voluto fare il serio. Il mio idolo è Ingmar Bergman e avrei tanto voluto fare i film come lui. Sono diventato un comico perché nessuno mi dava i soldi per fare un film serio. Tutti volevano che fossi divertente che era una cosa che riuscivo a fare bene. Sul lavoro. Nella vita invece ero molto serio da giovane, al punto di essere noioso. Ma credetemi, se avessi potuto avrei fatto uno di mattoni drammatici dopo l'altro!". Il suo nuovo film, presentato fuori concorso a Cannes, è una delle sue solite commedie ciniche (tra le più interessanti degli ultimi anni) interpretata da Joaquin Phoenix, Emma Stone e Parker Posey. Sullo schermo Phoenix interpreta un professore di filosofia depresso e aspirante suicida. Un uomo il cui dolore finisce per affascinare la studentessa Emma Stone (alla sua seconda prova consecutiva con Allen dopo Magic in the Moonlight) con cui inizierà una relazione. Ancora una volta eros e thanatos si alternano e si rispecchiano nel suo cinema e a chi gli chiede se questa vita abbia un senso, Allen risponde: "Nessun senso. La vita ha già piani per sé e ti mette sotto. Prima o poi tutti ci ritroviamo in qualche brutta situazione. Possono dirvi che vale la pena viverla, ma è una bugia. L'unica soluzione è la distrazione. Con me funziona: guardo una partita di baseball o un film con Fred Astaire e per un po' riesco a non pensare alla morte o a quando invecchierò sul serio (Allen oggi ha 79 anni). Anche fare film aiuta a distrarmi". GUARDA TUTTO LO SPECIALE DA CANNESNell'era dei sequel c'è un titolo che Woody Allen rivisiterebbe? "Li rifarei tutti. Perché impari sempre qualcosa di nuovo quando giri un film. E' solo un problema di budget oggi, ma se potessi li rifarei tutti e proverei a migliorarli. Charlie Chaplin lavorava così, prendeva un film lo girava e lo rigirava, ma all'epoca tutto era più facile e meno costoso". A quel punto è Film.it a chiedere al regista della sua futura esperienza in TV, quella miniserie commissionatagli da Amazon e annunciata per il 2016. Ma Allen, pur non sbilanciandosi, dice le cose come stanno: "Non guardo la TV e nessuna serie televisiva. Mi spiace per Amazon ma credo che rimarranno delusi perché potrei solo fare un casino cosmico. Non credo che riuscirò: fare film è già difficile, figuriamoci fare sei film da quaranta minuti l'uno!". In chiusura Allen rivela il segreto del suo successo, sempre lo stesso: "Ingaggiare attori di talento e stare lontani dal loro lavoro. Le persone mi dicono che sono stato bravo a dirigerli, ma io non c'èntro assolutamente nulla. Lavoro sempre con attori affermati celebrati sia prima sia dopo aver fatto i miei film. Quindi ingaggio la gente giusta ed evito di fare casino con il loro lavoro". Irrational Man sarà distribuito in Italia da Warner Bros.
Post n°12405 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
Al cinema dal 28 maggio il nuovo film di Fariborz Kamkari. Intervista al regista curdo e a Giuseppe Battiston
Intervista a Giuseppe Battiston e Fariborz Kamkari a cura di Marilena Vinci
Un incontro/scontro tra culture, religioni e tradizioni sullo sfondo di una Venezia multietnica e poco consueta (perlomeno al cinema), è al centro diPitza e datteri, del regista curdo Fariborz Kamkari (I fiori di Kirkuk). Una pacifica comunità musulmana viene sfrattata dalla moschea da una parrucchiera musulmana anch’essa. Per cercare di risolvere la situazione viene chiamato un giovane Imam afgano, ma la sua inesperienza farà prendere alla questione una piega inaspettata… Pitza e datteri è una commedia multiculturale in cui si parla di Islam e integrazione con toni leggeri. Nel cast Giuseppe Battiston, Mehdi Meskar, Maud Buquet, Hassani Shapi, Giovanni Martorana ed Esther Elisha. L’ottima colonna sonora è affidata all’Orchestra di Piazza Vittorio. Pitza e datteri è al cinema dal 28 maggio, distribuito in circa 50 copie da Bolero Film.
Post n°12404 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
25 maggio 2015 HBO ha rilasciato da una decina di giorni un nuovo trailer della seconda stagione di True Detective, che debutterà negli U.S.A. durante la serata del 21 giugno e in Italia praticamente in contemporanea su Sky Atlantic, alle 3.00 del 22 giugno: guarda il video doppiato in italiano Abbiamo il mondo che ci meritiamo, e guardando il secondo trailer della seconda stagione di True Detectiverilasciato una decina di giorni fa da HBO non abbiamo dubbi: Nic Pizzolatto e il suo nichilismo alla Rustin Cohle sono tornati!
Il video chiaramente non entra nei dettagli dell’indagine che sarà al centro di questo secondo capitolo, che può contare su un poker d’assi composto da Colin Farrell, Vince Vaugh, Rachel McAdams e Taylor Kitsch, ma l’atmosfera che si respira è malata, sporca, dirty si direbbe in inglese, e dannatamente affascinante.
Sometimes your worst self is your best self (a volte la tua parte peggiore è la tua parte migliore), dice Frank Semyon (Vaughn) a Ray Velcoro (Farrell, che ha invece l’onore di interpretare il personaggio che pronuncia la frase chiave di questa stagione, We get the world we deserve), e già si può intuire non solo quale sarà il rapporto tra questi due personaggi, ma anche le loro filosofie di vita.
This isn’t me doing this (questo non sono io), pronuncia invece Paul Woodrugh (Kitsch), non meno tormentato di Velcoro, e poi c’è Ani Bezzerides (McAdams), che non riesce a darsi pace per la scomparsa di una ragazza di cui nessuno pare preoccuparsi. Sarà forse questa l’indagine principale dell’attesissima season 2?
Fortunatamente per voi, per scoprirlo non dovrete attendere molto, perché la seconda stagione di True Detective, firmata da Nic Pizzolatto, ideatore e sceneggiatore della serie, debutterà negli U.S.A. su HBO durante la serata del 21 giugno, mentre in Italia arriverà su Sky Atlantic praticamente in contemporanea in versione originale con i sottotitoli alle 3.00 del 22 giugno (e poi in replica alle 22.10, dopo il decimo e ultimo episodio in italiano della quinta stagione de Il Trono di Spade).
Post n°12403 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
da tuttojuve Sono passati trent'anni, eppure per chi ha vissuto quella tragedia, anche da semplice appassionato davanti alla tv, il ricordo della notte del 29 maggio 1985 a Bruxelles, prima dell'inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, è ancora vivo e incancellabile. Sì, perchè la strage dello stadio Heysel, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600, ha segnato in maniera indelebile la storia del calcio mondiale. Nel terzo decennale di quella tragedia assurda i giornalisti Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a Luigi Agnolin, ex arbitro internazionale e poi dirigente calcistico, hanno voluto dare il loro contributo realizzando il volume "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare...", edito dalla Rumor Industrie Grafiche di Vicenza. Il volume, di 128 pagine e suddiviso in quattro parti, è correlato da una quarantina di immagini e foto, per buona parte inedite e mai pubblicate, scattate prima e dopo la tragedia. La prefazione porta la firma dell'avvocato Sergio Campana, fondatore e presidente onorario dell'Associazione Italiana Calciatori. I tre autori hanno ricostruito quanto successo da una prospettiva inedita, ossia riportando le testimonianze di diversi vicentini che, in gruppi diversi, parteciparono alla tragica trasferta di Bruxelles. Buona parte di loro riuscirono a scampare miracolosamente alla morte, al contrario di due bassanesi, l'imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore, due delle trentanove vittime dell'Heysel: entrambi erano volati a Bruxelles con amici e conoscenti, o addirittura con il figlio come nel caso di Spolaore. Nel racconto dei sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura, di smarrimento ma anche di sollievo, tutti "flashback" ancora lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo. Toccanti anche le testimonianze e i profili dei congiunti e degli amici di Ronchi e Spolaore, con ricostruzioni in parte mai svelate prima di adesso. Significative anche le "interviste-verità" ai protagonisti diretti di quella serata, a partire dal telecronista Rai Bruno Pizzul, che ebbe il difficile compito di raccontare in diretta a milioni di italiani quanto avvenne all'Heysel, pur non potendo rilevare sino in fondo quanto realmente successo. E poi agli juventini protagonisti in campo, da "Pablito" Rossi a Massimo Briaschi, da Stefano Tacconi a "Zibi" Boniek, sino al tecnico Giovanni Trapattoni. Il volume comprende anche un inedito profilo, con il pensiero raccolto in quel periodo, dell'arbitro di quella sfida, lo svizzero Daina, la cui carriera fu segnata dai fatti dell'Heysel. E ancora le prime pagine pubblicate dai quotidiani all'indomani della tragedia e una serie di articoli scritti dai più noti giornalisti dell'epoca e la storia del club bianconero "Nucleo 1985", sorto dalle ceneri di quella vicenda. La parte finale del libro è un contributo alla memoria, con tutti i nomi e i profili delle 39 vittime. Il volume "1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare..." sarà presentato nel tardo pomeriggio di venerdì 29 maggio, a 30 anni esatti dalla tragedia, al Museo Civico di Bassano del Grappa (Vicenza): appuntamento fissato alle ore 18 presso la Sala Chilesotti, alla presenza degli autori e di molti testimoni, moderatore Edoardo Pittalis. Il volume sarà in vendita dallo stesso fine settimana nelle principali librerie della provincia di Vicenza o potrà essere richiesto alla Rumor Industrie Grafiche di Vicenza, senza spese di spedizione alla seguente mail: nicola@rumor.it Una parte cospicua dei proventi relativi alla vendita del volume saranno devoluti in beneficienza.
Post n°12402 pubblicato il 02 Giugno 2015 da Ladridicinema
Box Office Italia In Italia San Andreas e Youth - La giovinezza si contendono il primo posto del weekend: a spuntarla è il disaster movie, che riesce per un soffio a stare sopra alla soglia del milione di euro, con una buona media per sala. Resiste bene Youth - La giovinezza, che incassa 941 mila euro e supera i 4 milioni complessivi, un buon dato per il film di Sorrentino che dovrebbe chiudere la sua corsa a 5 milioni. Reggono bene Tomorrowland e Il racconto dei racconti - Tale of Tales. Poco mossa la top ten: la migliore new entry è Pitch Perfect 2, con 290 mila euro al quinto posto, mentre fa benissimo, nei due soli giorni di programmazione (infrasettimanale!) in cui è uscito nelle sale Faber in Sardegna & L'ultimo concerto di Fabrizio De André , il documentario musicale che celebra l'ultimo concerto di Fabrizio de Andrè. Salutano la top ten Avengers: Age of Ultron, che chiudono con 16.4 milioni complessivi ed il quarto posto nella classifica italiana stagionale. La prossima settimana arrivano tra gli altri Fury, Insidious 3 - L'inizio, È arrivata mia figlia e La risposta è nelle stelle.
Box Office USA In America il fascino del film catastrofico fa centro per l'ennesima volta e San Andreas ottiene il primo posto con ben 53 milioni di dollari, cifra che segna anche il record per il miglior esordio "da protagonista" di The Rock nella sua oramai più che decennale carriera. Il film è partito bene anche all'estero e in totale viaggia oltre i 120 milioni a livello internazionale. Continua la sua marcia trionfale Pitch Perfect 2, che resiste al secondo posto con 147 milioni complessivi e la possibilità concreta di raggiungere quota 300 a livello mondiale. Si lecca le ferite invece Tomorrowland, che si ferma a meno di 70 milioni negli States e appena 133 a livello mondiale, cifre scoraggianti per un film costato (senza contare il marketing) 190 milioni di dollari e che non aveva restrizioni relative all'età: per Disney è uno dei peggiori flop degli ultimi anni, assieme a John Carter e The Lone Ranger. Molto bene viaggia invece Mad Max: Fury Road, in America vicino ai 120 milioni, un dato eccezionale per un film "R-rated". Pessima partenza (e pessime recensioni) per Sotto il cielo delle Hawaii di Cameron Crowe, che esordisce con appena 10 milioni e che verrà dimenticato in fretta, nonostante l'ottimo cast. Avengers: Age of Ultron invece continua l'inseguimento a Fast & Furious 7: in America il sorpasso è già avvenuto da tempo ed il film Marvel è leader stagionale con 427 milioni (dovrebbe chiudere a 450) ma è ancora secondo a livello mondiale (1.5 miliardi per Fast & Furious 7, 1.3 e spicci per Avengers: Age of Ultron, con la Cina secondo mercato con 225 milioni ed il Giappone ancora da conquistare). La sensazione è che a questo punto i due film arriveranno a fine corsa appaiati (e nessuno l'avrebbe detto mesi fa). La prossima settimana arrivano la commedia Spy, di cui si dice un gran bene e potrebbe essere la sorpresa dell'estate americana, il terzo capitolo Insidious 3 - L'inizio e Entourage.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45