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Messaggi del 23/07/2015

 

Tutta colpa di Freud

Post n°12459 pubblicato il 23 Luglio 2015 da Ladridicinema
 

 
Locandina Tutta colpa di Freud

Uno psicologo cinquantenne, Francesco, è stato lasciato solo dalla moglie ad allevare tre figlie e continua a farlo con grande amore e attenzione nonostante l'ultima abbia già compiuto 18 anni e la prima abbia superato i 30. Le tre figlie sono particolarmente sfortunate in amore: Sara, omosessuale, viene regolarmente lasciata dalle fidanzate quando le cose si fanno serie; Marta, libraia, si innamora di scrittori che non la ricambiano; Emma, maturanda, ha avviato una storia con Alessandro, coetaneo di suo padre e per giunta sposato con Claudia. A complicare ulteriormente le cose, Claudia è l'amore segreto di Francesco, che la incontra ogni giorno ma non osa rivolgerle parola, inizialmente ignaro che sia proprio lei la moglie del fedifrago.
Da un soggetto pensato insieme a Leonardo Pieraccioni (del cui Un fantastico via vai è stato a sua volta coautore) e Paola Mammini, Paolo Genovese ha tratto una sceneggiatura che mette insieme il meglio e il peggio del suo cinema: dal lato positivo ci sono la leggerezza di un tocco mai volgare, alcune battute davvero azzeccate, una costruzione narrativa fresca e la capacità di orchestrare un coro di attori che, nelle sue mani, tirano fuori il meglio. Dal lato negativo la narrazione in voice over sostituisce quella filmica (una voce che parla sopra le immagini non è la stessa cosa di un racconto per voce e immagini), la musica a palla fa da grancassa a tutte le scene clou, e la sitcom americana (per non dire lo spot televisivo) informa ogni sequenza: dunque ogni scena viene "chiusa" con una battuta, un abbraccio, un ammiccamento, un pollice sollevato. Genovese è talmente cosciente di questa compulsione da farne una gag all'interno del suo stesso film, senza però riuscire ad affrancarsene.
Quel che funziona, senza se e senza ma, è il cast, in particolare Anna Foglietta nei panni della lesbica che cerca di cambiare orientamento (ma ricorda agli spettatori che "l'identità sessuale è una cosa seria") e la cui recitazione fisica, in America, avrebbe già fatto di lei una star; e Marco Giallini, sempre più duttile e profondo, capace di sottendere di dolorosa verità anche il più leggero dei dialoghi che lo vedono protagonista.
Funzionano anche la cura che Genovese dedica alla costruzione delle inquadrature e l'agilità del montaggio brillante, anche se entrambi evidenziano "la magagna", ovvero l'effetto schizofrenico fra le capacità del regista-sceneggiatore e le brutte abitudini accumulate sui set pubblicitari, e forse incoraggiate dalle produzioni cinematografiche. 
Il giorno in cui Genovese si sarà liberato di certi condizionamenti spiccherà il salto verso la commedia d'autore, per la quale è ampiamente qualificato: basti ricordare i suoi esordi. In particolare, dato che Tutta colpa di Freud fa spesso riferimento alla musica, potrà tenere presente che le scene più efficaci finiscono "in levare", e che l'occasionale affondo comico è cosa assai diversa dall'"uscita" televisiva.

 
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I giorni contatir

Post n°12458 pubblicato il 23 Luglio 2015 da Ladridicinema
 

I Giorni Contatiregia di Elio Petri


De­va­stan­te in­ter­ro­ga­ti­vo sul­l'im­por­tan­za della vita. A cosa serve vi­ve­re? Per­chè vi­via­mo per moi mo­ri­re? Qua­l'è lo scopo della no­stra pre­sen­za sulla Terra? Ver­reb­be di pa­ra­fra­sa­re le li­ri­che di una nota can­zo­ne di Fran­co Bat­tia­to:"Pas­sa­no gli ali­men­ti, le vo­glie, i santi, i mal­con­ten­ti / Non ci si può ba­gna­re due volte nello stes­so fiume, né pre­ve­de­re i cam­bia­men­ti di co­stu­me. / E in­tan­to passa igna­ro

il vero senso della vita. / Ci cam­bia­no ca­pel­li, denti e seni, a noi che siamo solo di pas­sag­gio."

Basta poco per pen­sa­re a quan­ti gior­ni man­che­reb­be­ro alla no­stra fine. Non che vo­glia es­se­re vo­la­ti­le di cat­ti­vo au­gu­rio, vale anche per me. Ba­ste­reb­be anche vi­sio­na­re "Il set­ti­mo si­gil­lo", dove la morte ap­pa­re in carne, ossa e car­ti­la­gi­ne, pron­ta a sfi­da­re le vit­ti­me pre­vi­ste in de­sta­bi­liz­zan­ti par­ti­te a scac­chi.

A Ce­sa­re "lo sta­gna­ro" è ba­sta­to sa­li­re sul tram quo­ti­dia­no e as­si­ste­re ad un in­ter­ro­ga­ti­vo ine­va­so di un astan­te alla pras­si della ri­chie­sta del bi­gliet­to. In­far­to. Morto senza ac­cor­ger­se­ne. Dram­ma­ti­ca espe­rien­za che segna pro­fon­da­men­te il pro­ta­go­ni­sta che de­ci­de di "im­paz­zi­re" in­ter­ro­gan­do­si sui gior­ni che gli re­sta­no prima della chia­ma­ta estre­ma. De­ci­de di ve­stir­si con l'a­bi­to mi­glio­re, ghet­te alle scar­pe e di cu­rio­sa­re nella notte sulle vite degli altri. Ma forse non basta. Bi­so­gna fare qual­co­sa di me­glio in que­sta oni­ri­ca corsa con­tro il tempo, ra­ci­mo­la­re più ri­sul­ta­ti utili pos­si­bi­li.

Con­fi­da al­l'a­mi­co Amil­ca­re, im­bian­chi­no not­tur­no, di voler ab­ban­do­na­re il la­vo­ro per de­di­car­si ad altro e co­min­cia ad elen­ca­re una serie di mo­ti­vi che ap­pa­io­no piut­to­sto "stra­ni" a que­st'ul­ti­mo. Di­scor­si fu­ne­rei, pes­si­mi­sti­ci, cupi, anche estre­mi, tin­go­no di nero le gior­na­te di Ce­sa­re che sce­glie di fare ciò che non aveva mai im­ma­gi­na­to prima. O forse non ne aveva avuto mai il tempo. Che pun­tual­men­te scor­re senza alcun freno, vo­len­te o no­len­te.

La ri­sco­per­ta di un vec­chio amore al­l'om­bra di una to­let­ta pub­bli­ca o ma­ga­ri la pos­si­bi­li­tà di son­dar­ne uno mer­ce­na­rio tra le put­ta­ne che cal­ca­no il Lun­go­te­ve­re alla luce del sole e ti in­vi­ta­no a se­guir­le tra i cocci del ci­mi­te­ro degli otri. Op­pu­re sco­pri­re che la fi­glia della por­tie­ra vuole fu­ma­re di na­sco­sto e si pro­sti­tui­sce con adul­ti be­ne­stan­ti. O l'ar­te astrat­ta del mer­can­te me­ri­dio­na­le che ti in­fa­tua con di­scor­si fi­lo­so­fi­ci per poi crol­la­re dra­sti­ca­men­te nella ri­pa­ra­zio­ne di un la­va­bo ot­tu­ra­to dagli smal­ti. Ma cos'è la vita? Che va­lo­re ha? Che senso ha vi­ve­re per poi mo­ri­re da un mo­men­to al­l'al­tro? Que­sti sono gli in­ter­ro­ga­ti­vi che os­ses­sio­na­no Ce­sa­re che sta ormai sfio­ran­do il pa­ros­si­smo in que­sta in­quie­tan­te tesi. Gli amici lo "te­mo­no" an­nun­cian­do­lo ad­di­rit­tu­ra per an­ne­ga­to a causa di una ef­fi­me­ra ca­pa­ti­na alle ba­le­re di uno sta­bi­li­men­to bal­nea­re. Nes­sun ri­sul­ta­to fa­vo­ri­sce le aspet­ta­ti­ve di Ce­sa­re che de­ci­de di porre fine alla fol­lia ri­co­min­cian­do, senza trop­pa con­vin­zio­ne, a la­vo­ra­re. Ri­pren­de il tram tutte le mat­ti­ne e per­cor­re tutte le fer­ma­te, fino a quan­do dopo aver vi­sio­na­to la pel­li­co­la della vita alla stre­gua di "Re­vo­lu­tion 9" de­ci­de di scen­de­re al ca­po­li­nea. In tutti i sensi.

Ec­cel­len­te film del rim­pian­tis­si­mo Elio Petri sulla fu­ti­li­tà della vita in vista del­l'e­stem­po­ra­nea in­com­ben­za della morte. Pro­ta­go­ni­sta è il pur­trop­po di­men­ti­ca­to Salvo Ran­do­ne, at­to­re di al­tis­si­mo pre­gio che me­dian­te una sce­neg­gia­tu­ra so­stan­zial­men­te arida, do­mi­na il film in un mo­no­lo­go quasi co­stan­te. Nel senso che gli altri at­to­ri, tutti bra­vis­si­mi e pur­trop­po se­mi­sco­no­sciu­ti, (tran­ne Vit­to­rio Ca­prio­lifun­go­no da sa­tel­li­ti ri­spon­den­ti. Si af­fac­cia­no ai ro­vel­li del pro­ta­go­ni­sta al solo scopo di for­ni­re una ipo­te­si, un con­si­glio, una pos­si­bi­li­tà di usci­ta dai tor­men­ti per poi scom­pa­ri­re dalla scena. Tutto ciò crea una rea­zio­ne a ca­te­na nella mente di Ce­sa­re che lo porta a con­si­de­ra­re se­ria­men­te l'i­dea di va­lu­ta­re la morte per de­tro­niz­za­re vo­lon­ta­ria­men­te la vita co­stel­la­ta da trop­pe scon­fit­te.

Per bef­far­da coin­ci­den­za o per fato arit­me­ti­co l'a­ni­ma del film cela ad­di­rit­tu­ra qual­co­sa di in­quie­tan­te, qual­co­sa di ter­ri­bil­men­te pro­fe­ti­co per il re­gi­sta, tanto da non sot­to­va­lu­ta­re l'i­po­te­si di con­si­de­rar­lo come una sorta di "film-te­sta­men­to". Il pro­ta­go­ni­sta del film di­chia­ra di avere 53 anni nel mo­men­to in cui sente il peso dei gior­ni con­ta­ti. Petri fu con­su­ma­to da una ma­lat­tia alla stes­sa età.

Da ria­bi­li­ta­re Salvo Ran­do­ne, con Vo­lon­tè uno degli in­ter­pre­ti pre­di­let­ti da Petri, no­te­vo­le ar­ti­sta tea­tra­le e at­to­re di gran­de spes­so­re mai con­si­de­ra­to per le doti real­men­te espres­se.

 
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