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Messaggi del 07/02/2016

 

The Hateful Eight

Post n°12960 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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The Hateful Eight

Post n°12959 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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The Hateful Eight

Post n°12958 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Come in Django Unchained, l'ambientazione di The Hateful Eight è Western ma dal sud schiavista Tarantino si è spostato verso il freddo Nord America. La guerra di secessione è finita da qualche anno. Una diligenza viaggia nell'innevato inverno del Wyoming. A bordo c'è il cacciatore di taglie John "The Hangman" (Il Boia) Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue, diretti verso la città di Red Rock dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren, un ex soldato nero nordista diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix, che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta di neve e la compagnia trova rifugio presso l'emporio di Minnie, dove vengono accolti non dalla proprietaria, ma da quattro sconosciuti: il messicano Bob, il boia di Red Rock Oswaldo Mobray, il mandriano Joe Gage e il generale della Confederazione Sanford Smithers. La bufera blocca gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Per molte ragioni.

NOTE:

Durata della versione integrale in 70mm: 188 minuti.

 
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Creed

Post n°12957 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Difficile dire se il golden globe a Stallone sia meritato o meno vista la concorrenza; e ancora più difficile dire se vincerà l'oscar come migliore attore non protagonista; ma certo è che la sua interpretazione in Creed devo dire sorprende per la sua drammaticità e la capacità di regalare un Rocky più tragico e drammatico e fuori dalla propaganda dei film precedenti e che permette di aprire in questo spin-off una nuova saga.

Adonis Creed, figlio illegittimo di Apollo, non ha mai conosciuto suo padre, morto sul ring prima che Adonis nascesse. Educato dalla moglie di Apollo dopo un'infanzia difficile, Adonis ha un lavoro sicuro ma sceglie comunque la boxe e la strada, e quindi il suo destino. Per diventare un pugile professionista si rivolge all'unico uomo che può aiutarlo e insieme avvicinarlo a quel padre che non conoscerà mai: l'amico-rivale di Apollo, Rocky Balboa.

Per la prima volta Sylvester Stallone non mette mano alla sceneggiatura della sua saga e si dedica completamente al lato interpretativo.

Rocky ha sempre celebrato la vita e il volersi mettere in gioco per arrivare alla cima. Questa era la filosofica della serie e Creed prosegue su questa via, con il finale che è uguale al primo Rocky.

Creed nel complesso è un film abbastanza semplice e scontato, che copia come detto prima in maniera anche sfacciata il primo Rocky. La struttura di Creed è molto semplice, basilare e soprattutto rodata, con chiara volontà di attirare i nostalgici, chiaro segno di mancanza di idee nuove.

Voto finale: 3/5

Creed - Nato per combattere

Titolo originale: Creed

Poster

Adonis Johnson non ha mai conosciuto il suo celebre padre, il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed, morto prima della sua nascita. Nonostante tutto, non c'è modo di negare che la boxe scorra nelle sue vene, quindi Adonis va a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e lo sfidante Rocky Balboa. Una volta arrivato in città, Adonis rintraccia Rocky e gli chiede di essere il suo allenatore. Nonostante l'insistenza nello spiegare al giovane che lui ormai è fuori dal giro da parecchio tempo, Rocky vede in Adonis la stessa forza e determinazione caratteristiche di Apollo, il fiero rivale che diventò anche l'amico più stretto.

SOGGETTO:

Spin-off della serie cinematografica di Rocky

 
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DIRECTORS GUILD, ALEJANDRO IÑARRITU È IL MIGLIOR REGISTA D'AMERICA da rainews24

Post n°12956 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 
Tag: news, premi

. "THE REVENANT" VERSO L'OSCAR Un altro prestigioso premio per il cineasta messicano che dopo il Golden Globe riceve il premio per il miglior film da parte dell'associazione dei registi americani Tweet Il migliore è sempre lui: Alejandro Inarritu vince il Directors Guild Award con The Revenant (FOTO) Golden Globes, vince Ennio Morricone. Tarantino sul palco: "Meritava di vincere, lui come Mozart" Tra "The Martian" e "The Revenant" spunta Sylvester Stallone: ecco tutti i premiati ai Golden Globes Golden Globes, lo "shock" di Kate Winslet. E Stallone ringrazia Rocky Balboa, "amico immaginario" Golden Globes, vince Ennio Morricone. Tarantino sul palco: "Meritava di vincere, lui come Mozart" 07 febbraio 2016 Di trionfo in trionfo Alejandro Inarritu vola verso la notte degli Oscar con qualche legittima aspettativa. Il suo "The Revenant" è stato giudicato il miglior film dall'influente Directors Guild of America, l'associazione dei registi statunitensi.  La pellicola interpretata da Leonardo DiCaprio aveva già spopolato ai Golden Globes e con questo ulteriore viatico si avvia veloce verso un sempre più probabile trionfo agli Oscar. Già l'anno scorso Innaritu era stato giudicato il miglior regista dalla Guild, che lo aveva premiato per "Birdman". - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Directors-Guild-Alejandro-Innaritu-e-il-miglior-regista-d-America-the-Revenant-verso-l-Oscar-ddfbb82f-49b3-4cea-b305-bb793bcf6655.html

 
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Revenant - Redivivo

Post n°12955 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Revenant è un film che entra in maniera diretta nell'essenza dell'uomo e nella sua natura. Storia semplice, emblematica ma ricca di particolari di un realismo crudo e disarmante. Il tutto raccontato attraverso un cuore narrativo pulsante, quasi primitivo, come l'ambiente in cui si sviluppa la storia di Inarritu.

Siamo all'inizio del diciannovesimo secolo. Soldati, esploratori, cacciatori di pelli, mercenari si sfidano nel trovare ricchezze nelle terre ancora sconosciute d'America. Glass è un esperto del terreno in cui i suoi compagni si sono inoltrati ed ha il compito di riportare la compagnia al forte, ma soprattutto proteggere suo figlio, che è indiano. Lo scontro con un orso grizzly, lo lascerà in fin di vita. Fitzgerald, si offre di restargli al fianco per dargli sepoltura, in cambio di un importante guadagno, ma lo tradisce appena può; uccidendo più per errore che per volontà il figlio di Glass. La voglia di vendicarsi darà nuova linfa vitale a Glass e darà inizio alla sua caccia.

Come detto la storia è molto semplice, ma ci troviamo di fronte ad un film straordinario, non per tutti; arricchito dalla fotografia di un fuoriclasse come Emmanuel Lubezki.

Attraverso essa e le immense distese ci ragalano un film che riempie gli occhi. E che dire dell'interpretazione di DiCaprio, da oscar solo per la sua mimetica facciale. Del resto di battute ne dice poco, e la sua parte è soprattutto fisica e muta.

Tom Hardy pure nel ruolo del cattivo è praticamente perfetto, e forse anche lui meriterebbe la statuetta.

Perfino la scena dell’attacco dell’orso, completamente costruito in digitale, lascia senza fiato per naturalezza e credibilità. Un film che invita a riflettere sulla vita e sulla natura dell'uomo e sul suo istinto di sopravvivenza e di vendetta, con un messaggio religioso che esplode nel finale, sulla supremazia della natura.

Voto finale: 5/5

Revenant - Redivivo

Titolo originale: The Revenant

Poster

Ispirato a eventi realmente accaduti, Revenant - Redivivo è una storia epica sul tema della sopravvivenza e della trasformazione, sullo sfondo della frontiera americana. Costretti a lasciare il territorio incontaminato e sconosciuto del Nord Dakota dove stavano cacciando pelli e pellicce a causa di un attacco indiano che li ha decimati, i sopravvissuti della spedizione si affidano al leggendario esploratore Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) per trovare una via di fuga sicura e tornare al loro forte. Le scelte di Glass, e la necessità di abbandonare nei boschi le pelli e il guadagno che rappresentano, suscitano l'ostilità del rude John Fitzgerald (Tom Hardy). Quando Glass viene ridotto in fin di vita dall'attacco di un'orsa, e il gruppo è costretto a separarsi, Fitzgerald abbandona il ferito al suo destino, considerandolo spacciato. Ma, nonostante le feriti mortali e la solitudine, Glass riesce a non soccombere. Grazie alla sua forte determinazione e all'amore che nutre per sua moglie, una indiana d'America, percorrerà oltre 300 chilometri in un viaggio simile a un'odissea, attraverso il grande e selvaggio West, per scovare l'uomo che lo ha tradito. Il suo inseguimento implacabile diventa un'epopea che sfida il tempo e le avversità, alimentata dal desiderio di tornare a casa e ottenere la meritata giustizia.

SOGGETTO:

Da un romanzo di Michael Punke.

 
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Radio Moria da la stampa

Post n°12954 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

05/02/2016
MASSIMO GRAMELLINI

È comprensibile che Radio Maria non si auguri la nascita della Cirinnà, intesa come legge che disciplina le unioni civili. Lascia più perplessi che si auguri la morte della Cirinnà, intesa come persona fisica prima firmataria della legge. «Signora, arriverà anche il suo funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più tardi possibile, ma arriverà», ha vaticinato don Livio Fanzaga dai microfoni dell’emittente cattolica di cui è direttore. Anche in tempi di assuefazione a qualsiasi eccesso, un prete in versione gufo che augura la morte a una pecorella smarrita rientra ancora nel novero degli eventi stupefacenti. Non tanto per l’assenza della minima particella di carità cristiana, difficile da rintracciare in un uomo che ha definito gli amori gay «una sporcizia». Quanto perché, per un credente tutto d’un pezzo come lui, la morte dovrebbe rappresentare un esito positivo, lo skilift per approdare a quella vita eterna che fino a prova contraria rimane il «core business» dell’azienda. Nelle sue parole, invece, la Grande Liberatrice sembra essere diventata una fattura da scagliare contro gli avversari e persino il funerale si trasforma in una minaccia. A meno che.  

 

A meno che don Livio, amando da buon cristiano la morte e i funerali, li abbia augurati alla signora Cirinnà come dimostrazione di affetto. In tal caso se ne potrebbe dedurre che la legge sulle unioni civili non dispiaccia troppo nemmeno a lui. E questo, nei giorni della tournée di padre Pio, sarebbe un autentico miracolo. 

 
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Al Sisi assassino come Videla da huffingtonpost

Post n°12953 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Pubblicato: 06/02/2016 15:56 CET Aggiornato: 06/02/2016 15:56 CET
GIULIO REGENI

Il sequestro, la tortura e l'assassinio di Giulio Regeni sono opera di qualche gruppo degli squadroni della morte che in Egitto agiscono per conto e su ordine del regime del dittatore Al Sisi.

Migliaia di oppositori sono vittime della feroce tirannia militare che ha preso il potere con un colpo di stato sostenuto dagli Usa, dalla Nato e da Israele. Un golpe che ha fatto leva sulle proteste contro il governo democraticamente eletto di Morsi, per rovesciare quel governo e al tempo stesso colpire chi contro di esso scendeva in piazza. la somiglianza con la dittatura di Videla in Argentina è impressionante. Quaranta anni fa in quel paese i militari prendevano il potere rovesciando il presidente peronista regolarmente eletto e iniziando lo sterminio di ogni opposizione.

Anche in Egitto ci sono oggi i desaparecidos. Gli squadroni della morte colpiscono sia i Fratelli Musulmani, sia le opposizioni laiche e di sinistra. Sia gli intellettuali che gli operai. Verso il lavoro essi sono particolarmente feroci, perché la rivolta contro Mubarak aveva risvegliato il conflitto sociale. Per decenni l'Egitto era diventato sede della delocalizzazione della produzione industriale europea e italiana, nel tessile soprattutto. Poi la classe operaia aveva iniziato a lottare contro la schiavitù multinazionale cui era sottoposta, rivendicando miglioramente dei salari e delle condizioni di lavoro.

Il golpe di Al Sisi ha subito pagato il debito con il potere occidentale che lo ha sostenuto aggredendo le organizzazioni e le lotte operaie. Sindacalismo indipendente e rivendicazione di diritti sono diventate subiti causa di sequestro e morte per chi li praticava. Le multinazionali hanno potuto riprendere il pieno possesso degli affari del paese, mentre Israele ci ha subito ricavato il totale strangolamento di Gaza , che Morsi aveva messo in discussione.

Anche se il mondo è cambiato in tutto, l'Occidente è sempre quello. Per tutelare i propri peggiori interessi ha sostenuto l'infame tirannia di Videla quaranta anni fa e ora fa lo stesso con quella di Al Sisi. Che per il solo fatto di tutelare gli affari USA e UE è diventato un campione della lotta al terrorismo, dentro quella coalizione di guerra occidentale di cui fa parte decisiva l'Arabia Saudita delle 800 frustate.

Giulio Regeni è vittima della dittatura egiziana e delle sue complicità, grazie alle quali chi lo ha fatto uccidere pensa di restare impunito. Facciamo in modo che il sacrificio terribile e ingiusto di questo giovane militante della democrazia serva davvero a scoperchiare il verminaio assassino di Al Sisi. La magistratura italiana incrimini il dittatore egiziano, non si aspetti quaranta anni come per i generali assassini dell'Argentina. E soprattutto noi, che qui senza minimamente rischiare la vita lottiamo per i diritti e la democrazia, noi abbiamo il dovere della radicalità contro gli sporchi affari e la sporca guerra del nostro Occidente e dei suoi macellai sparsi per il mondo.

 
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La nuova tv è arrivata. Più di un milione si fa il palinsesto su misura da la stampa

Post n°12952 pubblicato il 07 Febbraio 2016 da Ladridicinema
 

Mentre rimane vasto il bacino di chi “scarica” illegalmente, c’è il caso “In Treatment”: per la serie 2 milioni di download

Il cast della seconda stagione di «In Treatment» (Sky)

101
7
03/02/2016
GIANMARIA TAMMARO
ROMA

Da una parte c’è la televisione: quella che abbiamo imparato a conoscere, l’intrattenimento a portata di telecomando, palinsesti che fanno a gara tra di loro, e un condimento - salatissimo - di pubblicità. Dall’altra c’è Internet. E un nuovo modo di intrattenere. Un mercato che non abbiamo ancora capito come interpretare.  

 

Negli ultimi due anni, il pubblico che al piccolo schermo preferisce lo streaming (il flusso via web senza che i dati vengano scaricati su un computer) o l’on demand (programmi a richiesta e a pagamento sempre disponibili) è cresciuto. Poco, se confrontato con i numeri delle generaliste (Don Matteo, in prima serata, raggiunge circa 7 milioni di persone). Molto, se teniamo conto del fatto che non è mai stato uno dei punti di riferimento di produttori e investitori. E che di un pubblico «online» non si è mai parlato. Prima d’ora. 

 

«Narcos» racconta la vita del boss della droga Pablo Escobar (Netflix)  

 

In due anni è cambiata la connessione e la diffusione del mezzo Internet, e sono intervenuti nuovi protagonisti. Non più solo Rai, con la sua sezione Replay. È arrivato Netflix e prima ancora TimVision (circa 400 mila abbonati a oggi) ha avviato il suo servizio di streaming. Quindi è toccato a Infinity. E con loro Sky. Si stima - stando agli ultimi dati - che a guardare film e serie tv in streaming sia più di un milione di persone. La verità, però, è un’altra ed è evidente a tutti: c’è un bacino di utenza che, ancora oggi, non viene soddisfatto.  

 

 

La stagione 7 di «Mad Men» tra i programmi più seguiti di Tim Vision  

 

C’è ancora chi - per una questione di costi, praticamente superata oramai, e per una questione di contenuti - preferisce vedere tutto illegalmente. E queste persone non si possono contare: non c’è tracciabilità che tenga. Chiunque possiede una connessione Internet – e nel 2014, secondo l’Istat, ad avere un accesso alla Rete erano il 64% delle famiglie italiane - può accedere a piattaforme di streaming.  

 

Il dato interessante, quindi, diventa un altro: la capacità effettiva che hanno i grandi protagonisti della scena italiana di intercettare questo pubblico e di farlo passare allo streaming e alla visione on demand legale. Di ridurre questo divario, abbassando i costi e aumentando l’offerta di prodotti «visionabili». Tra i più bravi, c’è sicuramente Sky. E lo dicono i dati. Il più importante, uno degli ultimi diffusi dalla televisione di Rupert Murdoch, riguarda la seconda stagione di In Treatment, una serie non pensata per lo streamer o lo spettatore occasionale, che scarica le puntate per vederle in un altro momento, ma che è riuscita comunque a ottenere risultati incredibili: oltre 2 milioni di download (a partire dallo scorso 23 novembre) e un quinto posto di tutto rispetto tra le serie tv di Sky Atlantic più viste in streaming (e ci sono titoli come GomorraThe Walking Dead e Elementary).  

 

 

La terza stagione della serie «Hannibal» è in anteprima su Infinity  

 

Il successo di In Treatment 2 ci dice una cosa: il pubblico sta cambiando e anche la televisione deve, volente o no, cambiare. Ci dice che i gusti sono diversi. E che ora bisogna puntare su un intrattenimento più di qualità - non di nicchia, attenzione - che tenga conto degli interessi e delle passioni di una fetta di pubblico che, magari, la televisione non l’ha mai vista (anche se, con almeno 80 milioni di televisori in giro, è difficile).  

 

I servizi online diventano fondamentali. Allo stesso modo, quelli on demand. E più che parlare del successo - vero o presunto è ancora opinabile vista la mancanza di dati ufficiali - di Netflix, è importante sottolineare la crescita dei suoi competitor come Sky: In Treatment 2 è la dimostrazione che un altro tipo di intrattenimento si può e deve fare (aspettiamo la terza stagione, adesso), e che ci sono i numeri che giustificano la scelta di un simile investimento. La televisione, quella che abbiamo imparato a conoscere, non è più sola: è iniziata l’era dello streaming e dell’on demand. 

 
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