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Messaggi del 24/09/2018

 

Il film su Cucchi da Venezia alla corsa per l'Oscar da Ansa

Post n°14646 pubblicato il 24 Settembre 2018 da Ladridicinema
 

Sulla mia pelle diventa fenomeno sociale, proiezioni ovunque

    Non capitava da anni in Italia che un film diventasse un fenomeno sociale: sta succedendo con Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, che ricostruisce gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi (interpretato da uno straordinario Alessandro Borghi).

   Il successo di critica e di pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato accompagnato dalle polemiche, prima per l'uscita, in contemporanea, su Netflix e in sala, con Lucky Red, e poi per le iniziative spontanee nate in varie città italiane, di proiezioni pubbliche gratuite non autorizzate. Promosse da centri sociali e associazioni, finora ne sono state organizzate circa 25 ed hanno radunato migliaia di persone (i picchi a Milano, Torino e Roma) nonostante condizioni di visione spesso disagevoli. Sono di oggi inoltre due ulteriori notizie: l'entrata del film nella top ten degli incassi, al nono posto, con la seconda media più alta del weekend, e l'iscrizione fra i 21 film candidati a rappresentare l'Italia agli Oscar.

   Il sostegno a Sulla mia pelle, è un fiume in piena, e ha trovato sui social network la vetrina ideale, con migliaia di tweet e commenti. Hanno partecipato anche protagonisti dello spettacolo e della società civile, da Jovanotti ("Bellissimo film. La vicenda di #stefanocucchi fa ancora male, questo film però fa bene a tutti") a Pietro Grasso, secondo il quale, vedendo Sulla mia pelle "È stato quasi come sentirla addosso l'agonia di quel ragazzo che è morto mentre era in custodia cautelare - ha scritto su facebook -. Molte cose, come tutti, le avevo lette sui giornali; altre me le aveva raccontate tra rabbia e dolore Ilaria, quando ci incontrammo in Senato quattro anni fa. Ricordo bene le sue parole, la sua sete di giustizia e di verità".

   Ilaria Cucchi fin da Venezia ha accompagnato e continua ad accompagnare Sulla mia pelle, in molte proiezioni nei cinema di tutta Italia, per parlarne con il pubblico: "È un film che mi restituisce, che ci restituisce mio fratello, morto di indifferenza - ha detto qualche giorno fa a Senigallia -. È un film duro, che racconta la nostra verità, ma che deve far riflettere tutti noi sul tipo di mondo in cui viviamo". Con l'associazione che ha fondato, la Stefano Cucchi - Onlus, aveva da subito lanciato l'iniziativa #StefanoCucchiinognicittà per proiezioni autorizzate anche al di fuori del circuito cinema, a partire dal 12 ottobre (un mese dopo l'uscita su Netflix e in sala): le richieste sono già un centinaio. L'associazione ha comunque commentato anche le iniziative spontanee di questi giorni: "Crediamo che siano la prova tangibile che c'è un'esigenza sociale fortissima di affrontare queste tematiche, le piazze piene (così come i cinema strapieni) - si legge su Facebook - ci dicono qualcosa di importante: forse qualcosa sta davvero cambiando!".

Non mancano però le critiche a queste proiezioni "clandestine"/pirata (il social di Mark Zuckerberg su richiesta dei produttori e distributori del film ha cancellato tutti gli annunci degli eventi, ma non è servito a fermarle): sia per i danni che porterebbero agli incassi in sala, sia per i modi 'avventurosi' di fruizione. "Se la qualità è ridicola, abbiamo perso tutti" ha scritto Borghi su twitter; "Che un film venga proiettato in un lenzuolo che svolazza con un impianto audio opinabile (come è successo a Milano in Piazza Oberdan, ndr) non fa bene al film e non fa bene alla memoria della persona che il film racconta" ha commentato Alessio Cremonini. L'attenzione per Sulla mia pelle in ogni modo continua a crescere: fra le ultime iniziative annunciate quella di Lorenzo Tinagli, coordinatore nazionale della Federazione degli Studenti, che con l'appoggio di Ilaria Cucchi il 25 ottobre al Forum delle Associazioni presso il Ministero dell'Istruzione, chiederà al Ministro Marco Bussetti di dedicare una giornata alla proiezione del film "Sulla mia pelle" in tutte le Scuole Superiori: "Un gesto che riteniamo importante per ricordare quella drammatica vicenda irrisolta della storia del nostro Paese". 

 
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Foa presidente Rai: sì a maggioranza del Cda. La dem Borioni minaccia ricorsi da ilsole24ore

Post n°14645 pubblicato il 24 Settembre 2018 da Ladridicinema
 

 

Il Consiglio di amministrazione della Rai ha approvato a maggioranza la nomina di Marcello Foa a presidente della tv di Stato. Foa ha ottenuto quattro voti favorevoli: quelli dell'amministratore delegato Fabrizio Salini e dei consiglieri Beatrice Coletti (eletta in quota M5S), Igor De Biasio (Lega), e Gianpaolo Rossi (Fdi). Rita Borioni (eletta in quota Pd) ha votato contro, mentre Riccardo Laganà, il consigliere eletto dai dipendenti della tv pubblica, si è astenuto. Lo stesso Foa non ha partecipato alla votazione.

Borioni: nomina illegittima, mi riservo agire
Sulla strada verso la presidenza Foa potrebbe però inciampare in un contenzioso legale. A inizio seduta, la consigliera dem Rita Borioni, ha infatti presentato una formale diffida al Cda a procedere all'elezione di Foa «visti i chiarissimi profili di illegittimità della stessa. Nonostante ciò il Cda ha deciso di procedere ugualmente». «A questo punto - ha spiegato Borioni - mi riservo qualsiasi azione a tutela dell'azienda stessa. La Rai non dovrebbe forzare regole e procedure consolidate per sottostare ai diktat di alcune fazioni politiche».

Paragone: Cda vota liberamente Foa, Pd se ne faccia ragione
La mossa dem irrita i 5 Stelle, che affidano la replica al capogruppo in commissione di Vigilanza, il giornalista Gianluigi Paragone. «Il Pd, artefice del Patto del Nazareno, fa le pulci sul voto del Cda della Rai» attacca Paragone. Il Cda Rai, aggiunge, « si è espresso liberamente, sfidando tutte le loro minacce. Dopo anni di lottizzazioni e una legge becera fatta nella speranza di perpetuarle evidentemente proprio non va giù che qualcuno possa agire diversamente. Vogliamo una Rai libera e per questo ci batteremo».

Foa atteso in Vigilanza martedì prossimo
Foa dovrebbe essere ascoltato in commissione di Vigilanza parlamentare Rai martedì prossimo, prima del via libera definitivo della commissione bicamerale al suo incarico. Dopo la bocciatura dello scorso luglio per il mancato sostegno di Forza Italia, Foa dovrebbe questa volta raggiungere in Vigilanza i due terzi dei voti necessari per ufficializzare la presidenza dell’azienda grazie all’appoggio degli azzurri sancito dal recente “Patto di Arcore” tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.

Fornaro (LeU): «Foa 2 è la vendetta di Arcore»
E proprio all’incontro tra i due esponenti di punta del centrodestra ha fatto riferimento il capogruppo di LeU alla Camera e componente della Vigilanza Rai, Federico Fornaro, che definisce la nuova designazione di Foa un «copione scritto ad Arcore». Sulle nomine, ha spiegato Fornaro, «si appalesa sempre la seconda maggioranza (M5S- centrodestra unito) con buona pace dei proclami di Di Maio sul fatto che loro mai con Berlusconi. Foa 2 è la vendetta di Arcore e la fine dell'innocenza dei cinque stelle».

Gli equilibri nel Cda
Dopo la riforma promossa da Renzi nel 2015 il Consiglio di amministrazione Rai ha sette componenti: quattro sono di nomina parlamentare (Rita Borioni, Beatrice Coletti, Igor De Biasio, e Gianpaolo Rossi); uno è eletto dai dipendenti dell'azienda (Riccardo Laganà) e due sono indicati dal ministero dell'Economia, azionista di maggioranza. Si tratta appunto di Marcello Foa, ex giornalista del “Giornale”, pro-Putin e di spiccate simpatie sovraniste, sponsorizzato da Matteo Salvini, ora di nuovo in corsa per la presidenza Rai, e Fabrizio Salini, manager di esperienza del settore televisivo, voluto da Luigi Di Maio.

La rottura tra FI e Lega e il ruolo della Vigilanza
Foa era di fatto “congelato” nel ruolo di Consigliere anziano del Consiglio di amministrazione Rai dal 1° agosto scorso, quando la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Tv di Stato bocciò la sua nomina a presidente Rai proposta dal Cda su indicazione dal Governo e dal ministero dell'Economia. In Vigilanza a favore di Foa votarono Lega, M5S e Fratelli d'Italia, contrari Pd e LeU, mentre Forza Italia non partecipò al voto, impedendo di fatto l'elezione di Foa e sancendo la rottura nel centrodestra. L'approvazione da parte della Vigilanza è un passo obbligato per conquistare la presidenza di viale Mazzini: in base alla legge, infatti, la nomina diventa effettiva solo con il via libera dei due terzi dei suoi componenti (27 su 40).

 
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Il weekend premia Gli Incredibili 2: l'incasso è di 1,6 milioni di euro

Post n°14644 pubblicato il 24 Settembre 2018 da Ladridicinema
 

Il weekend fa decollare Gli Incredibili 2 (guarda la video recensione), che ieri hanno messo a segno una domenica da 1,6 milioni di euro e quasi 250mila spettatori, staccando tutti gli avversari, compreso The Nun - La vocazione del male, che è comunque riuscito a mettere a segno un'altra giornata da più di mezzo milione di euro. Il film Pixar è arrivato a 4,8 milioni di euro e già oggi dovrebbe essere in grado di superare il terzetto formato da Ant-Man and the WaspMission: Impossible - Fallout (guarda la video recensione) e Shark - Il primo squalo, racchiuso in una forbice strettissima dietro a Hotel Transylvania 3, che grazie agli incassi del weekend è arrivato a 11,8 milioni di euro. The Nun, con 2,4 milioni di euro, è ottavo assoluto, avendo superato Ocean's 8 e Come ti divento bella. Si è difeso molto bene Una storia senza nome (guarda la video recensione), che ha portato a casa 346mila euro dal giorno della sua uscita nelle sale. 

Perdono colpi The Equalizer 2 - Senza perdono (guarda la video recensione) e Mamma Mia! - Ci risiamo (guarda la video recensione), mentre continuano a stupire Un affare di famiglia (guarda la video recensione) e Resta con Me. Il film giapponese questa settimana ha incassato oltre 200mila euro e Resta con me circa 150mila euro, cifre ottime considerando che il primo è un film d'autore ed il secondo è fuori da più di un mese. Anche Gotti è andato bene, considerando che negli USA è stato un flop notevole. 

Questa settimana arrivano Ricchi di fantasiaTutti in piedi (guarda la video recensione), Sei ancora quiL'uomo che uccise Don Chisciotte (guarda la video recensione), Blackkklansman e La casa dei libri. Domani in sala arriva invece Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto

 
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La morte di Cucchi ha lasciato il segno sulla nostra pelle da il dubbio.mews

Post n°14643 pubblicato il 24 Settembre 2018 da Ladridicinema
 

Successo e polemiche per il film che racconta gli ultimi giorni del giovane ucciso in carcere

«Quando smetterete di cadere per le scale?». A chiederlo è un secondino, un agente di polizia penitenziaria. «Quando smetteranno di picchiarci». A rispondere è Stefano Cucchi. Questo dialogo è diventato una sorta di parola d’ordine sui social, copiato e incollato ovunque, nelle discussioni fuori sui cinema o sui prati e nei centri sociali.

Sulla mia pelle, come non succedeva da anni – neanche per La grande bellezza, che pure era entrato prepotentemente nel dibattito pubblico – ha riportato un film all’interno della dialettica di un paese. Non si parla d’altro, tutti vogliono vederlo. Un miracolo per una realtà marginale, commercialmente e purtroppo culturalmente, come il cinema italiano. Ora tutti sembrano darlo per scontato, eppure la storia di Stefano Cucchi poteva essere respingente e quindi fallimentare. Tanti, troppi di fronte alle prime recensioni positive, hanno reagito istintivamente con un “non so se ce la farò a vederlo”. Lo stesso accadde per lo splendido Diaz di Daniele Vicari con cui Sulla mia pelle di Alessio Cremonini condivide una fedeltà e un’onestà intellettuale verso il materiale processuale e verso la ricerca della verità quasi insopportabile. Ma rispetto a Diaz, che pure ebbe successo in Italia ( 2 milioni di incasso) e fu venduto all’estero, ora c’è Netflix. Ovvero 130 milioni di utenti per 190 paesi e la novità di un’uscita contemporanea in streaming legale e in sala. Il luddismo conservatore tipico di un’Italia pigra e corporativa ha reagito violentemente: in particolare l’Anec e l’Anica, che l’hanno visto come un attacco alla sacralità della sala. Senza capire, purtroppo, che l’enorme visibilità e l’incredibile successo di questo film, anche in sala ( seconda media per sala delle ultime uscite), nasce proprio da quel pubblico raggiunto in poche ore. Più che un passaparola, uno tsunami, sottolineato da quella commovente seppur ambigua ondata di proiezioni gratuite pirata che non fanno altro che aumentare il “mito” del film. Commovente, perché costituita da giovani avidi di una storia dura, dolorosa, terribile, di farsi parte di un’indignazione civile. Ambigua perché chi ha “approfittato” del film – che pure era stato messo a disposizione di queste iniziative sociali dal 12 ottobre dai produttori con l’avallo della famiglia Cucchi, che in proposito ha fatto un appello esplicito – ha deciso di agire contro quel produttore, Lucky Red, che ha rischiato di suo per raccontare quella storia che, “piratata”, potrebbe non convenire narrare ad altri. Lo hanno fatto alla luce del sole ( spesso troppa, tanto da non riuscire a vedere le immagini sui lenzuoli appesi in questi immensi consessi) perché sapevano che mai, visto il tema di quel film, avrebbe chiamato le forze dell’ordine per impedirlo. E hanno fatto vedere un bellissimo film nelle condizioni peggiori.

Una storia italiana, fin troppo. Perché mentre Stefano faceva tanti miracoli, dal far diventare di massa una storia che aveva trovato l’attenzione mediatica solo grazie all’eroismo di Ilaria Cucchi, al far tornare il cinema al centro di tutto, mostrandoci un pubblico avido di storie difficili e impegnate, ci si dedicava al tafazzismo. Gli esercenti, per dire, hanno pensato bene, in gran parte, di boicottare il film. E giustamente il loro rappresentante, guarda un po’ quell’Andrea Occhipinti di Lucky Red che ha messo parecchio di suo per costruire il film e poi ha puntato su questa doppia distribuzione contemporanea, ha mollato. «Ho deciso di dimettermi perché la nostra scelta di distribuire Sulla mia pelle di Alessio Cremonini in contemporanea nelle sale e su Netflix ha creato molte tensioni tra gli esercenti che lo hanno programmato ( pochi) e quelli che hanno scelto di non farlo ( molti). II successo del film ha aumentato queste tensioni. Nonostante esistessero dei precedenti in Italia e ci sia un acceso dibattito a livello internazionale, non voglio che una scelta puramente aziendale venga considerata come una posizione della sezione distributori dell’Anica, visto il mio ruolo. Per non creare ombre o imbarazzo ai miei colleghi, ritengo quindi opportuno lasciare la carica di Presidente». Una dichiarazione dura nella parte iniziale e solo apparentemente conciliante nella seconda che fa capire quanto sia lontano il mondo dell’industria cinematografica non solo dalle esigenze del pubblico ( altrimenti quelle sale indegne le terrebbero meglio) ma addirittura dalla propria stessa convenienza. Senza Netflix, senza i pirati sociali, senza la fame di questa storia alimentata di ora in ora, non ci sarebbe stato questo clamoroso successo di pubblico ( non economico, ed essendo il cinema anche un’industria, è un problema) e questa penetrazione nell’immaginario collettivo. Merito di Alessandro Borghi, che ha il talento cristallino dei migliori interpreti americani degli anni ’ 70 e una modernità di sguardo e recitazione straordinari, della scrittura limpida e tesa di Lisa Nur Sultan, della regia impietosa di Alessio Cremonini, di un Max Tortora sontuoso e di una Jasmine Trinca come sempre perfetta. Ma soprattutto di Stefano Cucchi. Che ha lasciato abbastanza semi per far germogliare una storia tragicamente vera, spudoratamente onesta, raccolta da chi non ne ha voluto fare un santo, pur essendo morto da martire.

Questo non è solo un film. Stefano Cucchi siamo noi, per questo lo sentiamo tanto sulla nostra pelle. Stefano, e quindi Alessandro, è tutti noi che le abbiamo prese da chi avrebbe dovuto proteggerci, tutti voi che potreste ogni giorno inciampare in scale che non smettono di picchiarvi. Quest’omicidio di stato ci rimane tatuato addosso nella sua verità, nella disperazione di un ragazzo indifeso che sbaglia troppe scelte e muore perché non trova rami a cui aggrapparsi. Non smettiamo di andarlo a vedere. Sosteniamo il film, sosteniamo la famiglia Cucchi che rimane uno dei pochi motivi per essere fieri di essere italiani. Continuiamo a sentire questa ingiustizia, questa infamia sulla nostra pelle. Ogni giorno, ogni volta che avremo la tentazione di voltare lo sguardo dall’altra parte. Perché Stefano ha cominciato a morire per le botte di quei carabinieri, ma il colpo di grazia l’ha ricevuto dall’indifferenza complice di tutti coloro, con camici e divise e toghe, che non lo hanno aiutato e difeso. Solo facendo valere i suoi diritti. Abbiamo il dovere di non rimanere indifferenti. E di andare in sala, perché non si smetta di raccontare le storie che non vorremmo vedere. Ma dobbiamo.

 

 
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