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Messaggi di Dicembre 2017

 

Napoli velata

Post n°14184 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Coco

Post n°14183 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Zoolander da offscreen

Post n°14182 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 


Id.
, USA, 2001
di Ben Stiller, con Ben Stiller, Owen Wilson, Christine Taylor, Will Ferrell, Milla Jovovich


Nei primi anni Novanta Ben Stiller creò per uno spot di MTV il personaggio di Derek Zoolander, modello bellissimo e narcisista, protagonista ora di Zoolander, film scritto, diretto co-prodotto e interpretato dal versatile autore americano.
Penalizzata da un'infelice data di uscita, questa pellicola rischia di non lasciare traccia alcuna nel panorama della stagione cinematografica nazionale. E, lo diciamo subito, sarebbe un vero peccato. Perché Zoolander non è solo un film sul mondo della moda, ma è anche e soprattutto un'efficacissima e graffiante satira sul mondo della moda, con i suoi deliri e le sue contraddizioni, e insieme un'analisi intelligente e non banale della società attuale, fondata sull'"apparire" piuttosto che sull'"essere". Un film che si fa critica di costume nel momento stesso in cui prende di petto i retroscena del "jet set" e stigmatizza la totale mancanza di logica e buonsenso che ne sta alla base. Alla stregua di Prêt-à-porter di Altman, forse, ma con una carica irriverente che lo pone senza dubbio su un piano superiore.
Zoolander è in prima istanza la storia di una rivalità a colpi di campagne di moda e passerelle tra un modello ormai affermato (Zoolander) e uno in ascesa (Hansel, interpretato dall'ottimo Owen Wilson). Ma è anche un complotto ordito da un gruppo di stilisti che mirano a eliminare il primo ministro malese, reo di voler liberare il suo paese dallo scandalo del lavoro minorile che mantiene le multinazionali; il complotto prevede come esecutore materiale dell'omicidio proprio Zoolander, a seguito di un lavaggio del cervello operato a sua insaputa.
Mai come in questo caso, però, limitarsi alla storia sarebbe riduttivo. Zoolander è infatti un caleidoscopio kitsch che propone e reinventa modelli di abbigliamento e modi d'essere (gli anni Settanta e Ottanta sono saccheggiati a piene mani), un bizzarro campionario di personaggi azzeccatissimi e sopra le righe, un impasto di ambienti che troverebbero una collocazione perfetta in un film di fantascienza (la clinica dove Zoolander subisce il lavaggio del cervello sembra un'astronave del futuro) e che non possono non richiamare alla mente le folli invenzioni visive dei Monty Python. È un'opera visiva, che cerca e offre allo spettatore soprattutto il piacere visivo: la storia è stupida (melenso e posticcio, ancorché commovente, lo scontato "happy ending"; ma Stiller può essere perdonato), i personaggi e i dialoghi sono stupidi; Zoolander stesso è l'emblema della stupidità, ciò che lo rende oggetto di scherno di chi lo circonda, ma anche un personaggio che cerca se stesso ("Chi sono io mai?" è la domanda ricorrente nella prima parte del film) e tenta soprattutto di evadere da un mondo che non lo rappresenta più. Così torna inizialmente dal padre e dai fratelli che si spezzano la schiena lavorando in miniera, poi coltiva il sogno di creare un istituto per bambini con difficoltà a leggere, che puntualmente si realizzerà alla fine. Se la morale è semplice e scontata, ciò non significa che sia anche banale, e almeno questa volta va certamente a segno.
E Stiller non si limita a questo. Si permette, per esempio, il lusso di parodiare una delle scene più celebri della storia del cinema: la sequenza di 2001: Odissea nello spazio in cui la scimmia "Guarda-la-luna" getta in aria l'osso che si trasforma in navicella spaziale. Nella fattispecie, le note di "Così parlò Zarathustra" accompagnano il fallimentare tentativo di accendere un computer Macintosh da parte della coppia Zoolander-Hansel, mentre i due si atteggiano a scimmie saltellanti ("Hai premuto la meletta?" chiede il primo al secondo riferendosi al simbolo della "Apple"). E non è l'unica citazione del maestro Kubrick; la sequenza del lavaggio del cervello ricorda notevolmente la "cura Ludovico" subita da Alex in Arancia meccanica. E in entrambi i casi, a far scattare nel cervello dei personaggi il ricordo della cura subita è la musica: ma se nel capolavoro kubrickiano era la "Nona" di Beethoven, qui, più prosaicamente ma con irreprensibile coerenza, è il successo commerciale "Relax" a scatenare in Zoolander le manie omicide.
Il film è inoltre impreziosito dalla presenza di un numero impressionante di star, che appaiono anche per brevi istanti nella parte di se stesse; se è impossibile citarle tutte (molte di esse non sono note al pubblico italiano), vale la pena di ricordare, tra gli altri, Donald Trump, Christian Slater, Cuba Gooding Jr., Natalie Portman, Lenny Krawitz, David Bowie, Claudia Schiffer, Winona Ryder e Billy Zane. La loro presenza è dovuta al fatto che una parte del film è stata girata ai Fashion Awards 2001 (gli Oscar americani della moda).
Zoolander è un film esilarante come pochi se ne vedono, che fa del grottesco la principale chiave di lettura e dell'impatto spettacolare il suo punto di forza. Una pellicola trasgressiva, programmaticamente sguaiata e divertente, che unisce manifestazioni di intensa vitalità a una lucida presa di coscienza, cui segue l'inevitabile giudizio, degli scompensi che affliggono il mondo della moda e i suoi protagonisti costantemente a un passo dal tracollo psicofisico. 

 
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Storie sospese

Post n°14181 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Locandina Storie sospese

Thomas è un rocciatore che mantiene a fatica una moglie e tre figli, arrampicandosi sulle montagne per metterne in sicurezza le pareti. A causa di un incidente costato la vita a un suo collega, Thomas perde il lavoro ed è costretto ad accettare un nuovo incarico da una vecchia conoscenza, un rocciatore diventato faccendiere: dovrà posizionare dei prismi ottici per effettuare rilevamenti sui monti che circondano un paesino abruzzese dove le crepe nei muri si stanno moltiplicando. In realtà il suo intervento “tecnico” è una foglia di fico per coprire le scorrettezze legate alla costruzione di un traforo che consentirà il passaggio di un nuovo percorso autostradale. A lottare contro questa messinscena sono un geometra che usa ancora strumenti obsoleti e una maestra d’asilo convinta che non si debba giocare con la vita della gente.
Stefano Chiantini, alla terza prova registica nel lungometraggio di finzione, si cimenta con un argomento di grande attualità (vedi non solo il movimento di protesta no-TAV ma anche la frana di Ripoli, ai cui abitanti è dedicato il film) ma perde l’occasione di lasciare un segno cinematografico incisivo. Molte delle (buone) intenzioni del regista-sceneggiatore rimangono infatti intrappolate nella sua penna senza trasferirsi efficacemente nel copione, e a un inizio promettente, in cui l’azione si dispiega quasi senza parole, segue l’alternarsi degli argomenti pro e contro traforo, equamente distribuiti fra un cast che comprende anche l’ottima (e gravemente sottoutilizzata) Sandra Ceccarelli.
Marco Giallini fa del suo meglio per portare sulle spalle lo zaino pesante della storia mettendo a frutto i silenzi così consoni a un montanaro e la sua personale integrità, ma la vicenda si riduce a un battibecco fra opposte fazioni, e soprattutto il personaggio della maestrina interpretata da Maya Sansa risulta irritante nella sua mancanza di acume strategico e di scrupoli (visti gli occhi dolci che fa allo sposatissimo Thomas). Anche lo spunto più interessante della storia, ovvero il contrasto generazionale fra un giovane geologo affiancato a Thomas, lo stesso Thomas e il geometra ribelle, che suggerisce come il travet cinquantenne interpretato da Giallini sia l’anello debole della catena in quanto il più vulnerabile al ricatto dei datori di lavoro, è sacrificato alla contrapposizione fra i duellanti.
Infine la lettura metaforica, che dovrebbe apparentare le fratture delle rocce con quelle che si aprono a poco a poco nella coscienza di Thomas, è visivamente e narrativamente poco sviluppata, sacrificando le caratterizzazioni alle dinamiche da documentario di denuncia. Volendo azzardare una metafora geologica, troppi elementi della narrazione sono rimasti incastonati in una sceneggiatura che avrebbe invece dovuto estrarli uno ad uno, come diamanti grezzi. In questo modo la trama del film resta sospesa nel vuoto, come un rocciatore cui non sono stati assicurati sufficienti appigli.

 
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Via castellana bandiera

Post n°14180 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Locandina Via Castellana Bandiera

Samira ha tanti anni e un dolore grande: ha perso sua figlia, uccisa dal cancro e da una vita tribolata nella periferia di Palermo. Da sette anni la ritrova in un cimitero assolato e desolato, dove sfama cani e cuccioli prima di riprendere la strada di casa alla guida della sua Punto e a fianco di un genero ostile. Rosa ha una madre da lasciare andare e un passato da dimenticare a Palermo, dove accompagna Clara, la donna amata, al matrimonio di un comune amico. Inquieta e infastidita da una città da cui è fuggita anni prima, infila via Castellana Bandiera, un strada stretta e senza senso di marcia. In direzione ostinata e contraria arriva Samira e chiede il passo per raggiungere la sua casa a pochi metri dall'impasse. Contrariata e altrettanto risoluta, Rosa è decisa a mantenere la posizione. Irriducibili sotto il sole tenace di Palermo, Samira e Rosa si affronteranno in un duello che non contempla resa e retromarcia.
Di un uomo caduto morto in un duello non si penserà che "abbia dimostrato di essere in errore riguardo al proprio punto di vista", scrive Cormac McCarthy in "Meridiano di sangue". Allo stesso modo Emma Dante, regista teatrale che debutta al cinema, elude 'giustificazioni' o allineamenti, decidendo per il dicotomico senza stabilire una vittoria di una parte sull'altra o affermare quello che è giusto su quello che invece è avvertito come inopportuno. Rosa e Samira sono opposti che si osservano e si affrontano a una distanza limite. Figlia di un'altra madre e madre di un'altra figlia, sono selvagge votate alla distruzione vicendevole, corpi in stretto rapporto e dotati dello stesso corredo di dolore. La natura identica e testarda origina allora la tragedia, riflettendole geometricamente e impedendole a praticare la tolleranza e l'integrazione emotiva dell'altro. Calate in un clima 'pagano', che mette in scena le incomprensioni e le follie di una comunità, le protagoniste (si) ingombrano la strada del titolo e lasciano fuori campo il buco, un vuoto, uno strappo, una ferita 'non filmabile'. Oggetto di spettacolo diventa perciò la loro ostinazione all'immobilità. Schierate l'una di fronte all'altra come in un western classico veicolano pulsioni dissidenti e negative, infilando con via Castellana Bandiera il punto di non ritorno. Il duello, celebrazione dell'ordine sulle eventualità disgregative del disordine, nel dramma di Emma Dante genera al contrario una forza distruttiva che diventa espressione fondante della pulsione di morte dei suoi personaggi. Nessuno escluso. Non ci sono regole da stabilire (e da rispettare) in via Castellana Bandiera. Dove la forza produce un diritto e la gente abita lo stesso numero civico, c'è piuttosto da scommettere sul cavallo vincente. Acme del racconto, il duello made in Italy tra una Punto e una Multipla non risolve le tensioni create dalla narrazione ma le provoca definendo geometrie che si dispongono nella profondità delle protagoniste e da lì ripartono contaminando parenti, vicini, curiosi, avventori. Disagio e inesorabilità si distribuiscono frontalmente e si incarnano in donne incapaci di qualsiasi ricognizione, di qualsiasi compassione, di qualsiasi ripresa. Interpretato dalle efficacissime Elena Cotta e Emma Dante, 'affiancata' dalla Clara di Alba Rohrwacher, Via Castellana Bandiera è un film a imbuto che trascina idealmente e concretamente in un gorgo di smarrimento infinito i suoi personaggi. Confronto tragico e lontano da qualsiasi purezza eroica, l'opera prima di Emma Dante ci lascia testimoni muti e agghiacciati. Impossibilitati a intervenire inserendo la retromarcia per evitare la deriva e liberare la strada a un 'paese' bloccato e incapace di ripartire. Se non in direzione della collisione e del suo esito sciagurato.

 
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Repubblica: De Benedetti, Scalfari, redazione. E' tutti contro tutti da affariitaliani

Post n°14179 pubblicato il 30 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Martedì, 19 dicembre 2017 - 14:44:0
Repubblica: De Bendetti, Scalfari, redazione. Al giornale non c'è pace
Repubblica: De Benedetti, Scalfari, redazione. E' tutti contro tutti
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Il genitore che scarica l' erede, il figlio che sconfessa il padre, i giornalisti e la direzione che fanno fronte comune contro il vecchio patron, scrive il Foglio. Che cosa accade alla Repubblica e in casa De Benedetti? Secondo i più maliziosi, il passaggio chiave dell' intervista galeotta dell' Ingegnere al Corriere della Sera, che ha provocato una frattura aperta con il comitato di redazione, con i vertici del giornale e con il figlio Marco, presidente del gruppo editoriale, è il riferimento di Carlo De Benedetti a Luciano Benetton il quale intende rimettersi a filare i vecchi maglioncini, scoloriti non solo dai manager, ma da suo figlio Alessandro. "Commovente", l'ha definito CDB. Vuoi vedere che si è già pentito di aver lasciato sei mesi fa ai suoi tre rampolli un gruppo con 300 milioni di euro in cassa e soprattutto il suo gioiello, la Repubblica?
Chi vuole guardare ancora più avanti sostiene che in realtà l' Ingegnere stia rimuginando anche sull' accordo stipulato a marzo con John Elkann, perché l' erede Agnelli potrebbe assumere un ruolo decisivo in Largo Fochetti.

Nel secondo gruppo editoriale italiano, continua il Foglio, s'è messo in moto un processo dagli esiti non scontati. Certo, Elkann non vuol fare l' azionista passivo. Non lo ha fatto alla Rcs, dove ha preso il comando. La battaglia di Via Solferino è finita con una ritirata a favore di Urbano Cairo che sta trasformando i connotati editoriali e la linea politica del Corsera.

 
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PIIGS SU RAI 3 SABATO 30 DICEMBRE

Post n°14178 pubblicato il 29 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

PIIGS su RAI 3

PIIGS su RAI 3 sabato 30 dicembre.
Ci arriva dopo la lunga trafila che l’ha visto proiettato nei cinema da primavera ad autunno.
PIIGS si è rivelato il film dei record.
Partito da un crowfunding è diventato il documentario italiano più visto degli ultimi anni.

Premiato dal pubblico di Coming Soon con un voto medio altissimo: 4,5 su 5, il docufilm è stato inserito da Mymovies nella lista dei film consigliati e compare nella speciale sezione che seleziona i migliori film della storia del cinama.


PIIGS valutazione del pubblico di Coming Soon


Elogiato dai media, narrato da Claudio Santamaria nella versione italiana e da Willem Dafoe nella versione internazionale, PIIGS è la sorpresa tutta italiana che ha sbancato al botteghino.

Purtroppo ciò non è bastato per farlo finire in prima serata.

PIIGS SU RAI 3 PENALIZZATO DALLO SHARE DELLE PRECEDENTI PUNTATE

Il motivo è lo share insufficiente raggiunto da altri due documentari che hanno preceduto PIIGS nelle scorse settimane.

Andrà in onda dopo Gangs of New York.

Infatti è bastato lo 0,1% in meno rispetto alle attese che il consiglio di amministrazione nutriva nei due documentari mandati in onda in prime time gli scorsi sabati per fare slittare PIIGS in tarda serata.
Viva la rete dedicata alla cultura!
Sarebbe un peccato perderlo.
Per fortuna capita di sabato.
Insomma, nella peggiore delle ipotesi potrai registrarlo.

 

CON UN PO’ DI ECONOMIA SPIEGATA FACILE DENTRO

A PIIGS ha contribuito anche Economia Spiegata Facile dando il proprio parere in fase di stesura della sceneggiatura e fornendo la motion graphics, le scene animate, la locandina e il claim “Un film tratto da una storia vera: la tua”, tutta opera di Costantino Rover.



Per sapere tutto su PIIGS

RASSEGNA STAMPA ESSENZIALE

WIKIPEDIA

 

Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno2017
Durata76 min
Generedocumentario
RegiaAdriano CutraroFederico GrecoMirko Melchiorre
SceneggiaturaAdriano CutraroFederico GrecoMirko Melchiorre
Casa di produzioneStudio Zabalik
Distribuzione (Italia)Fil Rouge Media
FotografiaMirko Melchiorre
MontaggioFederico Greco
Effetti specialiCostantino RoverMarco Bambina
MusichePaolo BaglioDaniele BertinelliAntonio Genovino
AnimatoriCostantino Rover
Interpreti e personaggi
 
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Napoli velata

Post n°14177 pubblicato il 29 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Napoli velata è un film di genere thriller del 2017, diretto da Ferzan Ozpetek, con Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi. Uscita al cinema il 28 dicembre 2017. Durata 113 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia.

Poster
TRAMA NAPOLI VELATA:

In una Napoli sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità, un mistero avvolge l'esistenza di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) travolta da un amore improvviso e un delitto violento. 

Nel cast del nuovo film di Ferzan Ozpetek anche uno dei nuovi attori più promettenti del cinema (e delle serie) italiano come Alessandro Borghi, onnipresente in questa stagione. una partenopea doc, anche se nata a Udine, come Anna Bonaiuto. Nel cast anche Anna Sastri e Isabella Ferrari, già al lavoro con Ozpetek in Saturno contro e Un giorno perfetto. Un film corale, Napoli velata, con molti volti e caratteristi come tipico del cinema del regista.

Ferzan Ozpetek ama circondarsi degli stessi collaboratori, per cui non stupisce abbia scritto Napoli velata insieme allo storico cosceneggiatore, Gianni Romoli, oltre a Valia Santella. Girato interamente nella città partenopea, in sette settimane, conferma la passione mediterranea del regista turco di nascita e italiano di formazione.

Dopo essere tornato alle sue radici in Rosso Istanbul, adattando un suo stesso libro, Ferzan Ozpetek ascia di nuovo il suo quartiere Ostiense di Roma per una storia misteriosa che si sviluppa nei vicoli frenetici di Napoli. Nel farlo si affida a Giovanna Mezzogiorno, quindici anni dopo La finestra di fronte, per cui l'attrice romana vinse David di Donatello e Nastro d’argento. Sulla storia il regista mantiene un velo di riserbo totale, si sa che questa donna è "travolta da un amore improvviso e un delitto violento". Ozpetek deve aver trovato delle similitudini fra la sua Istanbul e Napoli, visto che ha detto: "Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo. E dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d'amore". 

Nato a Istanbul, Ozpetek ha studiato all'Università La Sapienza di Roma, avvicinandosi al cinema dopo una parentesi nel teatro lavorando come aiuto regista con Massimo Troisi, Ricky Tognazzi, Francesco Nuti. Nel 1997 il debutto alla regia con il premiato Il bagno turco, visto alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Fra i suoi successi maggiori citiamo Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Mine vaganti. Nel settembre del 2016 si è coniugato con Simone Pontesilli, compagno da quattordici anni, in Campidoglio, a Roma. Napoli velata uscirà al cinema il 28 dicembre 2017, distribuito da Warner Bros.

 
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Come un gatto in Tangenziale

Post n°14176 pubblicato il 29 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Come un gatto in Tangenziale è un film di genere commedia del 2017, diretto da Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Uscita al cinema il 28 dicembre 2017. Durata 98 minuti. Distribuito da Vision Distribution.

Poster
TRAMA COME UN GATTO IN TANGENZIALE:

Come un gatto in Tangenziale, il nuovo film di Riccardo Milani, vede di nuovo riunita la coppia Antonio Albanese e Paolo Cortellesi
Giovanni, la teoria. Intellettuale impegnato e profeta dell'integrazione sociale vive nel centro storico di Roma. Monica, la pratica. Ex cassiera del supermercato, con l'integrazione ha a che fare tutti i giorni nella periferia dove vive. Non si sarebbero mai incontrati se i loro figli non avessero deciso di fidanzarsi.
Sono le persone più diverse sulla faccia della terra, ma hanno un obiettivo in comune: la storia tra i loro figli deve finire. I due cominciano a frequentarsi e a entrare l'uno nel mondo dell'altro. Giovanni, abituato ai film nei cinema d'essai, si ritroverà a seguire sua figlia in una caotica multisala di periferia; Monica, abituata a passare le sue vacanze a Coccia di Morto, finirà nella scicchissima Capalbio. Ma all'improvviso qualcosa tra loro cambia.
Monica e Giovanni, entrambi vittime di spietati pregiudizi sulla classe sociale dell'altro, sono le persone più diverse sulla faccia della terra, ma hanno un obiettivo in comune: la storia tra i loro figli deve finire. Per portare a termine il comune proposito, i due cominciano, loro malgrado, a frequentarsi e a entrare l'uno nel mondo dell'altro: Giovanni, abituato ai film impegnati nei cinema d'essai, si ritroverà a seguire sua figlia in una caotica multisala di periferia, tra ragazzini urlanti, spintoni e cestini di pop corn che rotolano per terra, Monica, invece, da sempre abituata a passare le sue vacanze a Coccia di Morto, tra distese di corpi stipati come sardine e aerei che scaricano carburante sopra la testa, si ritroverà nella scicchissima riserva naturale di Capalbio, tra intellettuali, vip e improbabili conversazioni sull'arte contemporanea. Finché improvvisamente qualcosa tra di loro cambia. Entrambi capiscono di non poter fare a meno uno dell'altra anche se forse la loro storia durerà come "un gatto in tangenziale".

Il film segna la quinta collaborazione fra Riccardo Milani, regista, e Paola Cortellesi, protagonista, nella realtà marito e moglie, e sceneggiatori del film insieme a Furio Andreotti, autore della comica romana fin dai tempi della Gialappa's band, e Giula Calenda, figlia della regista Cristina Comencini.


A meno di un anno di distanza da Mamma o papà?, successo da 4,5 milioni di euro di incasso, torna la coppia composta da Antonio Albanese e Paola Cortellesi in Come un gatto in tangenziale, nuova commedia diretta da Riccardo Milani, racconto in chiave comica del conflitto sociale. Se in quel caso il loro matrimonio era giunto alla fine dopo quindici anni e nessuno dei due voleva tenere i perfidi figli, in questo caso i due, Monica e Giovanni, non si conoscono e vengono da un contesto sociale molto diverso, fino a che i figli si mettono insieme. Si rimprovera spesso al cinema italiano di rinchiudersi nei ricchi attici dei quartieri bene romani, in maniera spesso poco credibile, mentre in Come un gatto in tangenziale ci si avventura nelle propaggini estreme della capitale. Il protagonista è un ricercatore della politica, al lavoro in un think tank, che si riempie la bocca di periferia e disagio, spingendosi a richiedere fondi per queste realtà fino al Parlamento europeo, ma in fondo non le conosce, non è mai andato veramente a vedere come si vive là. 
Giovanni lavora a stretto contatto con le istituzioni, Monica ha perso ogni speranza nelle possibilità che le istituzioni possano contribuire a cambiare in meglio la vita della gente, pensa invece che sia “tutto un magna magna”, cosa che fa innervosire non poco Giovanni. 

Nel film vengono citate località dai nomi così strani, e minacciosi, da sembrare finte. Invece esiste realmente un quartiere di periferia a Roma che si chiama Bastogi e una spiaggia dall'improbabile denominazione Coccia di Morto, che confina con la pista più esterna dell'aeroporto di Fiumicino Leonardo Da Vinci.

Nel cast del film, spiccano anche le presenze di Sonia Bergamasco e Claudio Amendola. La prima indossa i panni di Luce, la snobissima (e divertente) presto ex moglie di Giovanni, che vive in Provenza dove coltiva lavanda e si ostina a parlare francese con la figlia e il marito, pur essendo "nata e cresciuta a Milano". Il secondo è Sergio, marito di Monica, che alterna carcere e Bastogi e non riesce a tenere a freno il coltello. 

Le musiche del film sono di Andrea Guerra, figlio dello sceneggiatore Tonino, collaboratore abituale di Ferzan Ozpetek, e vincitore del David di Donatello per La finestra di fronte.

 

 

Dal Trailer Ufficiale del film Come un gatto in tangenziale:

Giovanni (Antonio Albanese): È arrivato il momento di andare oltre le parole. A cominciare da noi, a cominciare da me. 

Agnese (Alice Maselli): Papi, ho conosciuto un ragazzo. Alessio… 
Giovanni: Dov'è casa di Alessio? 
Alessio (Simone De Bianchi): Bastogi. 
Giovanni: Dove, scusa? 
Alessio: B-a-s-t-o-g-i. 
Voce fuori campo: Quello è un posto irrecuperabile, Seconda voce fuori campo: a confronto Scampia è un centro benessere. 

Madre di Agnese (Sonia Bergamasco): È appena tornato dalle vacanze. Un Paese esotico? 
Padre di Alessio (Claudio Amendola): Arabi, maghrebini... 
Padre di Alessio: Un crogiuolo di razze. New York? 
Padre di Alessio: Rebibbia. Un crogiuolo de fiji de na mignotta. 

Agnese: Papi, domani Alessio mi ha invitato al mare da lui. 
Giovanni: Dove? 
Agnese: A Coccia di Morto. 
Giovanni: Dove?! 
Alessia: A Coccia di Morto. 
Giovanni: A Coccia del Morto, no! 

Monica (Paola Cortellesi): Lasciamo perde sti ragazzini, tanto sta storia dura come un gatto in tangenziale. 

Monica: [Sala cinematografica, sta per alzarsi] Ma è finito, oh! 
Giovanni: Sono i titoli di coda... 
Monica: Se guardamo i nomi? 
Giovanni: Sì. 
Monica: Ma so armeni! 
Giovanni: Vuol dire rispettare chi lavora. 
Monica: Ma chi li conosce, so' armeni!

 

  • MUSICHEAndrea Guerra
  • PRODUZIONE: Prodotto dalla Wildside di Mario Gianani e Lorenzo Mieli con Vision Distribution, in collaborazione con SKY CINEMA.

 
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Coco

Post n°14175 pubblicato il 29 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Coco è un film di genere animazione, avventura, commedia, family, fantasy, musicale del 2017, diretto da Adrian Molina, Lee Unkrich, con Mara Maionchi e Valentina Lodovini. Uscita al cinema il 28 dicembre 2017. Durata 109 minuti. Distribuito da Walt Disney Pictures Italia.

Poster
  • TRAMA COCO:

Coco ci porta in un variopinto villaggio messicano, animato dai preparativi per il Dìa de Muertos e dalla musica delle orchestrine che inonda le strade. Il dodicenne Miguel (Anthony Gonzalez nella versione originale) vorrebbe immergersi nei festeggiamenti strimpellando la sua chitarra sconquassata, ma sulla famiglia Rivera aleggia una maledizione che impedisce ai componenti di imbracciare strumenti musicali. Il divieto, imposto decenni prima dalla bisnonna Imelda, non riesce a tenere Miguel lontano da corde e arpeggi. Né lo frena dal venerare e imitare le melodie del suo cantante preferito, il leggendario Ernesto de la Cruz. Destinato a raccogliere l'eredità familiare ed entrare nel business delle calzature, il ragazzino preferirebbe incorrere nell'ira degli antenati piuttosto che incollare suole e lucidare scarpe per la vita. Così, nel giorno della festa che celebra i defunti, trafuga la chitarra magica appartenuta al suo idolo e finisce in una dimensione tanto fiabesca quanto misteriosa. Il mondo dei morti appare come una gigantesca metropoli verticale: collegata da tram, regolata da uffici e sportelli, e popolata da arzilli scheletri luccicanti. Miguel lo visiterà con la guida dell'affascinante spirito Hector (Gael García Bernal), alla scoperta del segreto che si cela dietro alla sua famiglia. 

Segno dei tempi e dei confini sempre più sfumati tra Disney e Pixar: per Coco si spezzerà la tradizione pixariana di abbinare un cortometraggio Pixar all'esperienza in sala. Al suo posto ci sarà una vera e propria featurette Walt Disney Animation Studios di 21 minuti intitolata Frozen - Le avventure di Olaf, diretta dai veterani degli special televisivi Kevin Deters & Stevie Wermers. Nel minifilm Olaf e Sven s'impegneranno per garantire a Anna ed Elsa il Natale che non celebrano da anni (precisamente dalla perdita dei propri genitori). Pensato in origine come special natalizio per l'ABC, è stato arricchito e dirottato in sala, tramutandosi in un altro assaggio del Frozen 2 previsto per il 2019.

PANORAMICA SU COCO:

Coco è il 19° lungometraggio animato Pixar, a 22 anni di distanza dal loro debutto in sala con Toy Story. 
Immerso nella variopinta e musicale cultura messicana del Dìa de Los Muertos (tra l'1 e il 2 novembre), è nato da un'idea del suo regista Lee Unkrichnel 2010, più o meno nel periodo in cui stava terminando Toy Story 3, anche se la fase di animazione non è cominciata se non nel 2016. 
Tra i primi membri della Pixar, Unkrich ha firmato molti classici come montatore, oltre ad aver mosso i primi passi nella regia come regista aggiunto - o co-regista - di Toy Story 2, Monsters & Co. e Alla ricerca di Nemo. 
E' importante sottolineare che l'idea originale di Coco risale al 2010, perché inevitabilmente sono fioccati e fioccheranno paragoni con Il libro della vita (2014) di Jorge R. Gutiérrez, quando la Pixar non sarà apertamente accusata di aver copiato il concept (Gutiérrez tuttavia non si è espresso contro Coco, anzi si è detto curioso di vedere il risultato). 
Nel corso della lavorazione ci sono stati anche intoppi riguardanti un tentativo da parte della Disney di registrare il marchio "Dìa de los muertos", con successiva petizione su Change.org per impedire alla major di apporre un trademark sul nome di una festività religiosa. La Disney ha capitolato, approfittando dell'occasione per proporre un nuovo titolo internazionale (con l'eccezione del Brasile, dove è stato sostituito da "Viva", per evitare una somiglianza pericolosa con "cocô", parola volgare che in portoghese indica gli escrementi). 
Anche se normalmente la Pixar non produce musical, e tecnicamente Coco non lo è, la musica svolge un ruolo tanto importante nella narrazione che nel lungometraggio ci saranno canzoni originali, composte da Germaine Franco, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez (questi ultimi due responsabili dei brani di Frozen, tormentone "Let It Go" incluso). Queste canzoni saranno eseguite dai protagonisti in esibizioni all'interno del racconto. 
La colonna sonora invece è a cura di Michael Giacchino, già vincitore di un Oscar per le musiche di Ratatouille, oltre che nomination per quelle indimenticabili di Up. In un abbraccio impetuoso della cultura messicana, in seguito anche a diversi viaggi di lavoro di Unkrich e del team, lo story artist Adrian Molina (che già si occupò degli splendidi titoli in 2D di Ratatouille) è stato nell'ultimo periodo della lavorazione promosso a coregista del lungometraggio per garantire uno sguardo interno alla cultura trattata. 
Pixar e Disney nutrono speranze per Coco: nonostante Inside Out nel 2015 abbia dimostrato quanto possa essere ancora coinvolgente un soggetto originale lontano dai franchise e dalle saghe interminabili, l'esito zoppicante di Il viaggio di Arlo potrebbe rendere Inside Out l'eccezione che conferma la regola. Vada come vada, dopo Coco ci saranno comunque due sequel nel futuro pixariano: Gli Incredibili 2 (2018) e Toy Story 

CURIOSITÀ SU COCO:

Una delle tradizioni della Pixar è sempre stata quella di proporre un cortometraggio da lei prodotto come introduzione al nuovo film. Con Coco questa consuetudine è venuta meno, perché a precedere la proiezione in sala è stata scelto la Disney con Frozen Le avventure di Olaf, preludio a Frozen 2

I cortometraggi Pixar solitamente non superano i 5 minuti, la Disney, invece, si è spinta oltre, realizzando un corto di ben 21 minuti sul trio Olaf, Elsa e Anna. Lo spettatore americano, entrato in sala, ha dovuto aspettare per circa 40 minuti l'inizio del film (20 minuti di trailer e altri 20 minuti di cortometraggio) con conseguenti lamentele da parte di molti. 

La scelta di abbinare Olaf's Frozen Adventure a Coco ha alla base due differenti ragioni: il co-regista Adrian Molina ha dichiarato che è stato un tentativo di legare due storie sulla ricerca delle tradizioni familiari; oltre tutto, Lou, il corto prodotto dalla Pixar, era già stato inserito prima di Cars 3 e bisognava trovare un'alternativa. Forse non ci si aspettava che Coco avesse un così grande successo, dato che Lee Unkrich, regista del film, ha ammesso che per lui l'abbinamento con il prodotto Disney avrebbe dovuto significare un apporto maggiore di pubblico; peccato, però, che il risultato sia stato l'opposto! 
Inutile dire che il minifilm su Olaf è stato rimosso dalle programmazioni americane di Coco.

 

Dal Nuovo Trailer Italiano del Film Coco:

Miguel: Ernesto De la Cruz, il più grande musicista di sempre...vorrei tanto essere come lui 

Hector: Se non torni a casa prima dell'alba, sarai bloccato qui...per sempre 

Mariaco: Ah ja jai, ti ho chiesto una lustrata, non la storia della tua vita! 
Miguel: Scusi...

Dal Trailer Italiano del Film Coco:

Miguel: Lo so che non dovrei amare la musica, ma non è colpa mia! La musica è nelle mie vene! 

Abuelita: I musicisti sono egoisti e inaffidabili! 
Papà Miguel: Niente-più-musica...obbedirai alla famiglia! 

Miguel: Per tutta la vita ho sentito qualcosa, che mi rendeva diverso...
Ernesto de la Cruz: Uno non può negare ciò che è realmente 

Hector: Ehi...che cosa fai? 
Miguel: Cammino come uno scheletro, per mimetizzarmi! 
Hector: No, gli scheletri non camminano così 
Miguel: Tu cammini così... 
Hector: Non è vero...Smettila!! 

Miguel: Io e la mia famiglia saremmo anche un po' diversi, ma restiamo uniti..niente è più importante di coloro che amiSCENEGGIATURA: Adrian MolinaMatthew Aldrich

 
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Film nelle sale da ieri

 

Box-Office Italia: Poveri ma Ricchissimi in testa alla classifica a Natale

Post n°14173 pubblicato il 26 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Come da tradizione è la commedia italiana a conquistare la vetta della classifica a Natale, ma vista la difficoltà proprio di questo genere durante le festività 2017 non c’è da gioire: ieri infatti sono stati incassati solo 4.5 milioni di euro, in netto calo rispetto ai 5.4 milioni del 2015 dicembre 2016 che già aveva visto un forte calo (tanto che quest’anno è stato uno dei peggiori Natali di sempre al botteghino italiano).

 

Poveri ma Ricchissimi incassa 913mila euro (in leggero calo rispetto al milione incassato un anno fa da Poveri ma Ricchi) e sale a 2.8 milioni complessivi. Scende così al secondo posto Star Wars: Gli Ultimi Jedi, che incassa 672mila euro e arriva a 9.7 milioni complessivi, in linea più con gli incassi di Rogue One che con quelli di Il Risveglio della Forza.

Al terzo posto Wonder incassa 621mila euro e sale a 1.4 milioni complessivi, mentre al quarto posto troviamo Assassinio sull’Orient Express, con 448mila euro e la seconda miglior media della classifica (11.1 i milioni raccolti finora). Riesce a rientrare nella top-five Natale da Chef, che incassa 439mila euro e sale a soli 1.4 milioni di euro, mentre Ferdinand al sesto posto incassa 419mila euro e sale a 1.4 milioni complessivi.

Apre al settimo posto The Greatest Showman, in linea con l’esordio non esaltante negli Stati Uniti. Il film incassa 322mila euro con una media di quasi mille euro: seguiremo l’andamento nei prossimi giorni.

All’ottavo posto La Ruota delle Meraviglie di Woody Allen incassa 262mila euro e sale a 1.4 milioni complessivi, mentre al nono posto Dickens incassa 157mila euro e sale a 416mila euro complessivi. Riesce a rientrare per il rotto della cuffia in top-ten Super Vacanze di Natale, che incassa 56mila euro e sale a 449mila euro complessivi, la metà di quanto incassò l’anno scorso Natale a Londra nel solo giorno di Natale.

 
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Dickens: L'uomo che inventò il Natale

Post n°14172 pubblicato il 22 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Dickens: L'uomo che inventò il Natale

Post n°14171 pubblicato il 22 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Man Who Invented Christmas

Dickens: L'uomo che inventò il Natale è un film di genere biografico, commedia del 2017, diretto da Bharat Nalluri, con Dan Stevens e Christopher Plummer. Uscita al cinema il 21 dicembre 2017. Durata 104 minuti. Distribuito da Notorious Pictures.

Poster

Dickens - L'uomo che inventò il Natale è una divertente incursione nella vita e nella mente del grande scrittore Charles Dickens al momento della creazione della favola natalizia per eccellenza nella letteratura mondiale. 

"Ebeneeeezer Scrooooge". Prima di diventare un ululato nella notte, il grido di un fantasma in catene, il personaggio dell'avaro finanziere londinese (Christopher Plummer) svolazza nella mente di un giovane Charles Dickens (Dan Stevens) affetto dal blocco dello scrittore. Nella Londra Vittoriana Dickens, a causa delle richieste della sua numerosa famiglia e delle sue abitudini stravaganti, si ritrova con il portafoglio quasi vuoto e diventa smanioso di scrivere un altro best seller. Reduce dal fallimento di ben tre romanzi, sbeffeggiato dai vicini e rifiutato dagli editori, con un colpo da maestro Dickens trae ispirazione dalla pagina immacolata che lo spaventa, e inizia a scrivere di tetti imbiancati e alberi di Natale. Isolandosi dal mondo, si mette all'opera tra i contrattempi della famiglia e del padre (Jonathan Pryce). In sole sei settimane gli ambienti si popolano di anziani in camicia da notte e fluttuanti ospiti indesiderati, la storia di A Christmas Carol prende vita. L'uomo che inventò il Natale è il racconto - sospeso tra realtà e immaginazione - della stesura dell'eterna fiaba invernale, la nascita dei personaggi iconici e delle indimenticabili frasi culto. "Che Dio ci benedica..." continuate voi! 

Il film è un adattamento del romanzo biografico del 2008 di Les Standiford: "The Man Who Invented Christmas: How Charles Dickens's A Christmas Carol Rescued His Career and Revived Our Holiday Spirits", un titolo prolisso che lascia poco all'immaginazione. Standiford, scrittore e storico americano, è stato motivato nella stesura del suo romanzo dopo aver scoperto, con sua grande sorpresa (e anche nostra), che "Canto di Natale" (A Christmas Carol) aveva rischiato di non essere pubblicato, tant'è che Dickens stesso dovette autopubblicarsi. Lo storico saggiato che non vi era alcun testo che narrasse tale evento ha deciso di scriverne uno di suo pugno, con particolare attenzione al processo creativo che ha portato alla nascita di uno dei capolavori dello scrittore inglese. Il testo fu scoperto poco tempo dopo da Robert Mickelson, Paula Mazur e Mitchell Kaplan, incuriosendo così tanto i tre produttori che non impiegarono molto a decidere che lo avrebbero portato sul grande schermo.

Charles Dickens è uno dei scrittori più amati dai bambini e dagli adulti che sono cresciuti con i suoi racconti, grazie anche alla fama acquisita da "A Christmas Carol" (Canto di Natale) nel corso degli anni e alle svariate trasposizioni cinematografiche che ne sono state fatte. Non è un caso che il vecchio Scrooge sia proprio uno dei simboli del Natale, dato che lo scrittore inglese ha avuto l'arduo missione di riportare all'antico splendore la festa più luminosa dell'anno. 

Nel corso dell'Ottocento, infatti, la festa del Natale stava perdendo d'importanza, rischiando di diventare una festa minore o addirittura sparire per sempre a causa della lunghezza dei festeggiamenti, che duravano fino all'Epifania, e dal carattere molto pagano, dato dalle celebrazioni legate ancora molto al Medioevo. 
È stato proprio Dickens a riportarlo in vetta alle festività con la stesura di "Canto di Natale", scardinando i riti antiquati e inserendo nuove tradizioni, tra cui il festeggiamento della durata di poco più di due giorni, e vestendolo di un'atmosfera in linea con lo spirito cristiano, focalizzandola sulla solidarietà e sulla famiglia. Fu così che lo scrittore inglese salvò la festa più attesa dell'anno, (re)inventandola e consegnando alla letteratura uno dei racconti più magici di sempre. 

Quello che L'uomo che inventò il Natale propone, però, non è solo il processo mutevole che la festa ha subito durante la bigotta epoca vittoriana, ma è anche strettamente legata alla vita di Dickens, che in quel periodo deve fare i conti con la più grande paura di un letterato: il blocco dello scrittore. I problemi economici e la mancata fantasia si scontrano con una delle tradizioni inglesi più tipiche del Natale; di fatto, era consuetudine per gli scrittori e scribacchini del termpo pubblicare qualche settimana prima della festività i famosi carol, molto in voga anche nell'Ottocento. Il canto che il genio di Dickens partorisce, però, supera di gran lunga la media (non a caso diventa "il" canto di Natale per eccellenza). La pellicola mostra la genesi del suo racconto, in cui lo scrittore fa confluire tradizioni popolari, ricordi infantili e le figure più care alle letteratura popolare inglese, i fantasmi. 
Il cast del film, in gran parte maschile, conta due attori molti acclamati, sebben diacronicamente opposti, nei panni dei personaggi principali. Dickens è interpretato da Dan Stevens, che dopo aver lasciato Downton Abbey, la serie che gli ha donato il successo mondiale, sembra non arrestare la sua ascesa. Ne L'uomo che inventò il Natale è presente anche il personaggio dickensiano per eccellenza, il vecchio Scrooge che ha il volto del divo Christopher Plummer, veterano di Hollywood, una garanzia del cinema.

 

 

La ricostruzione della Londra vittoriana

Una delle prove forse più ardue che ha dovuto affrontare Bharat Nalluri è stata proprio la ricostruzione della location, la Londra vittoriana. Il regista non ha voluto girare utilizzando un green screen, optando, invece, per la costruzione di scenografie dettagliatissime. Una scelta controcorrente e più complessa nella realizzazione, che tuttavia non ha scoraggiato gli scenografi, a cui Nalluri ha lasciato carta bianca, pregandoli, però, di rischiare e osare molto con gli elementi visivi, sostenendo che solo in quel modo sarebbero riusciti a dare il meglio senza impiegare effetti speciali. 

Il set visibile nelle scene di Dickens: L'uomo che inventò il Natale è già noto al pubblico del piccolo schermo, essendo il medesimo adoperato per girare "Penny Dreadfull". La serie TV è ambientata proprio ai tempi della Londra vittoriana, ricostruita fedelmente, e la fortuna ha voluto che il set non fosse impegnato durante le riprese del film. 

L'ambiente da riprodurre che ha dato più problemi a Paki Smith, capo scenografo del film, però, è stato proprio uno di quelli cardine del film: lo studio di Dickens. Smith si era già portato avanti con i vari set, abbozzandoli su carta, ma lo studio dello scrittore era stato una battuta d'arresto, che è riuscito a superare solo mixando vari luoghi, tra cui lo studio di un pittore.

 

 

Dal Trailer Italiano di Dickens - L'uomo che inventò il Natale:

Charles Dickens (Dan Stevens): La mia immaginazione si è spenta. Non ho più idee. 

Charles Dickens: Scegli il nome giusto e il personaggio apparirà! 

Charles Dickens: Sig. Scrooge, è un vero piacere conoscervi! 
Ebenezer Scrooge (Christopher Plummer): Non posso dire altrettanto. 

Domestica: Voi riuscite a dare vita a un mondo! Mi sembrava di vedere e sentire quelle persone. 

Charles Dickens: I personaggi non fanno ciò che voglio. Sono io l'autore!

 

 

La vita e le opere di Charles Dickens in 11 date:

7 febbraio 1812: Charles Dickens nasce a Portsmouth. La famiglia si trasferisce tre anni dopo a Londra. 
1824: il padre finisce in prigione a causa dei debiti. In questo periodo un dodicenne Charles lavora in fabbrica, dove viene maltrattato, per aiutare economicamente i genitori e i fratelli. 
1836: Dopo aver pubblicato vari bozzetti, Dickens arriva al successo con "Il Circolo Pickwick", pubblicato a episodi. 
1837: La pubblicazione di "Oliver Twist", che ottiene la benevolenza della regina Vittoria, consacra la fama dello scrittore. 
1841-42: Inizia per Dickens una lenta decadenza, che mette a rischio la sua notorietà mondiale. 
5 Ottobre 1843: Dopo la serata di gala al Manchester Athaeneum, durante la quale aveva denunciato gli effetti negativi del Poverty Law, progetta di scrivere un racconto che denunci la povertà delle famiglie e lo sfruttamento minorile. 
Ottobre - dicembre 1843: Inizia la stesura di "A Christmas Carol", lavorando con il vignettista John Leech per la realizzazione delle illustrazioni. 
17 dicembre 1843: Il racconto natalizio va in stampa e le prime 6000 copie vengono vendute in una settimana. 
Gennaio - febbraio 1844: La magia di "A Christmas Carol" raggiunge l'America e nascono le prime messe in scena teatrali non autorizzate. 
1849-1870: Sono gli anni di fermento per Dickens, quelli in cui pubblica capolavori come "David Copperfield" e "Grandi Speranze". 
9 giugno 1870: Un'emorragia cerebrale causa la morte dello scrittore, che verrà sepolto a Westminster Abbey.

 

  • PRODUZIONE: Mazur / Kaplan Company, Mob Film Company, The, Parallel Films

 
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Film nella sale da giovedi

 

L'Italia ama Woody Allen: crescono gli incassi de La ruota delle meraviglie

Post n°14169 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi chiude la domenica bissando il dato di sabato ed il weekend con un totale di quasi 6 milioni di euro e poco meno di 800mila spettatori, con un calo rispetto a Il risveglio della forza di circa il 25%, più o meno in linea con quello del resto del mondo, USA e Giappone esclusi (lì il calo è stato più contenuto e anzi nel Sol Levante Gli ultimi Jedi è partito meglio del predecessore). Il film dovrebbe beneficiare molto dell'inizio delle vacanze scolastiche e superare i 10 milioni di euro già entro la prossima settimana. 
Continua a viaggiare benissimo Assassinio sull'Orient Express (guarda la video recensione), che arriva a 9,5 milioni di euro e supererà i 10 milioni prima di Natale. Il migliore degli italiani ed in crescita rispetto al predecessore è Poveri ma ricchissimi che riesce a chiudere il weekend sopra al milione di euro, anche se di poco. Cresce La ruota delle meraviglie, i 650mila euro di incasso confermano che l'Italia ama molto il cinema di Woody Allen. Discreta performance anche per Ferdinand (guarda la video recensione) che, nelle anteprime, ottiene 368mila euro.
Natale da chef porta a casa mezzo milione di euro e farà bene nel prossimo weekend, mentre il flop natalizio pare essere Super Vacanze di Natale, che incassa appena 260mila euro nel weekend, ma essendo un'opera collage di vecchi film dovrebbe già essere in attivo. Ultimi botti per Gli eroi del NataleSuburbicon (guarda la video recensione) e Smetto quando voglio - Ad honorem (guarda la video recensione). 
Questa settimana arrivano 50 primavere (guarda la video recensione), Dickens - L'uomo che inventò il Natale (guarda la video recensione) e Wonder, oltre a Ferdinand

 
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Star Wars: Gli ultimi Jedi

Post n°14168 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Il nuovo capitolo di Star Wars è diverso rispetto agli altri, perchè assistiamo ad un distacco dai precedenti episodi e non poteva essere diversamente. Sicuramente Rian Johnson va premiato per il coraggio di portare un pò di freschezza alla storia. Siamo di fronte al capitolo di Guerre Stellari con più colpi di scena da quando Luke scoprì chi era suo padre. Se nella seconda trilogia, quella dei prequel, abbiamo visto l’ordine dei Jedi al suo massimo splendore venire decimato e in quella originale ne abbiamo visto la rinascita, qui si capisce che potremmo vederne la fine o una sua revisione totale. Una novità interessante quella di prendere la forza e la dialettica tra lato oscuro e non per portarla verso situazioni mai viste fino ad ora e senza un finale scontato

 
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Star Wars: Gli ultimi Jedi

Post n°14167 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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La Ruota delle Meraviglie

Post n°14166 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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L'assoluto presente

Post n°14165 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

L'assoluto presente è un film di genere drammatico, thriller del 2017, diretto da Fabio Martina, con Yuri Casagrande e Gil Giuliani. Uscita al cinema il 15 dicembre 2017. Durata 82 minuti. Distribuito da Lo Scrittoio.

Poster

Il film, ambientato e girato a Milano ai giorni nostri, è la storia di tre ragazzi sui vent'anni, Cosimo, Riccardino e Giovanni. A bordo di un Suv percorrono le strade deserte del centro città. All'improvviso fermano l'autovettura in prossimità di un parco, scendono e aggrediscono un passante, apparentemente sconosciuto, in cui si sono casualmente imbattuti.

 
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