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La surreale performance di Andrea Romano a LA7 sulle fake news da l'antidiplomatico

Post n°14151 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

La surreale performance di Andrea Romano a LA7 sulle fake news
 
Forse stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere letterario. Si tratta delle fake news propalate per denunciare la diffusione virale delle fake news 

Forse stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere letterario. Si tratta delle fake news propalate per denunciare la diffusione virale delle fake news. Siamo ormai giunti alla soglia del delirio collettivo. 

 

Questa mattina abbiamo assistito a nuova puntata di questa saga. Nell’ambito della trasmissione di LA7 ‘L’aria Che Tira’, il deputato del Partito Democratico, Andrea Romano (ex scelta Civica), ci ha infatti informati che possiamo stare tranquilli. Perché le fake news, diffuse dal nemico russo alle porte, saranno infatti fermate dalla NATO. 

Sì. avete capito bene. L’alleanza atlantica guerrafondaia guidata dagli Stati Uniti d’America. Proprio quell’organizzazione che ha inventato e poi diffuso macroscopiche fake news ogni qualvolta si è trovata nella condizione di dover preparare l’opinione pubblica a un nuovo intervento armato.
Tutte le guerre scatenate dagli Usa e dalla NATO sono infatti iniziate con la diffusione massiccia di menzogne contro quei governi che dovevano essere rovesciati con la forza delle armi perché non proni ai desiderata nordamericani. I media mainstream occidentali, di conseguenza, si scagliavano con virulenza contro i governi nel mirino dipingendoli come dittatoriali, tirannici e accusati di compiere atrocità contro il proprio popolo. Questo è accaduto contro Slobodan Milosevic, Saddam Hussein (ricordate la famosa provetta mostrata da Colin Powell all’ONU, forse la madre delle fake news), Gheddaffi e Assad. Per giungere fino a Maduro, dove però la NATO non si è spinta fino all’invasione.

 

Capovolgendo la surreale affermazione di Romano, possiamo dire che è proprio la NATO a sfruttare il tema fake news per accusare la Russia di politiche aggressive e spingersi sempre più a ridosso delle proprie frontiere.  

 
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La caccia alle streghe e le fake news

Post n°14150 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Torna la caccia alle streghe contro la Russia. Una vera e propria psicosi ossessiva.
La psicosi ossessiva, meglio definibile come psiconevrosi ossessiva, o coatta, è costituita dalla prevalenza, variamente incoercibile, di rappresentazioni mentali, in contrasto con la personalità del soggetto e con le sue credenze, a contenuto non necessariamente patologico, ma che patologicamente agiscono in quanto dominano il pensiero, deformandone il naturale svolgimento e le utili applicazioni. (Treccani)

Biden dice che la Russia finanzia lega e m5s... togliendo che dovrebbe mostrarci le prove, difficile credere ad uno che faceva parte di una presidenza come quella di Obama, che provò ad influenzare l'opinione pubblica facendo campagna per il "SI" al referendum golpista renziano... e loro si fornendo fondi, altro che le bufale sull’influenza del Cremlino... chi crede a queste cose dovrebbe farsi vedere da uno bravo veramente. Con queste cavolate m5s e lega prenderanno altri voti, al pd andrà male anche questa volta... #fakenews ps: per non parlare dei golpe favoriti e delle guerre finanziate in tutto il mondo di cui il suo governo è responsabile...

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NEWS DAL VENEZUELA

Post n°14149 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema

L'immagine può contenere: 13 persone, folla, motocicletta e spazio all'aperto
Geraldina Colotti
6 h · 

Condivido questo articolo dal Venezuela per chi vorrà diffonderlo
GERALDINA COLOTTI
CARACAS

Il Venezuela nuovamente alle urne, domenica 10 dicembre, per le elezioni comunali a cui si presentano 1550 candidati e candidate. Quasi 20 milioni di cittadini (226.285 quelli residenti all'estero) si recheranno a votare nei 23 stati del paese per eleggere 335 sindache e sindaci che resteranno in carica per un periodo di quattro anni. Si vota anche nel Distrito Capital, che comprende la capitale Caracas e le cosiddette Dependencias Federales, costituite da un gruppo di isole. 
In contemporanea si svolge un altro importante appuntamento, l'elezione per il governatore o la governatora del Zulia. Alle regionali del 15 ottobre – vinte dal chavismo in 18 stati su 23 – uno dei cinque governatori eletti nelle fila dell'opposizione ha rifiutato di prestare giuramento davanti all'Assemblea Nazionale Costituente, l'organo plenipotenziario che presiede la vita politica dal mese di agosto. Di conseguenza, il governatore eletto – Pablo Guanipa - è stato inabilitato e sono state indette nuove elezioni. 
A questo 24° appuntamento con le urne, organizzato dal chavismo in 18 anni di governo, i principali partiti di opposizione - Acción Democrática, Voluntad Popular e Primero Justicia – hanno deciso di non partecipare. Gli ultimi due, quelli più a destra, tengono in caldo la via golpista, nonostante la sconfitta e la frantumazione della loro base più oltranzista che ha provato a mettere a ferro e a fuoco alcune zone del paese per cinque mesi, provocando oltre 100 morti e migliaia di feriti. 
Una frangia che gioca su più tavoli, e guarda soprattutto ai propri padrini internazionali, che muovono il vero gioco politico delle destre in Venezuela e che non si preoccupano più di nasconderlo. A diverse riprese, infatti, il Segretario Generale dell'Osa, Luis Almagro, in prima fila nel condurre sanzioni e ingerenze contro il governo bolivariano, ha dettato l'agenda dell'opposizione venezuelana, obbligandola a recedere da decisioni politiche più dialoganti, già prese. Il progetto di Almagro e dei poteri forti, dagli Usa all'Europa, passando per i paesi subalterni dell'America latina, è quello di un “governo di transizione” da istituire all'estero, fidando su alcune figure di transfughi come l'ex sindaco della Gran Caracas, Antonio Ledezma, fuggito in Spagna, della ex Procuratrice generale Luisa Ortega, fuggita in Colombia, e di un Tribunal Supremo de Justicia illegittimo, che pontifica fuori dal Venezuela. A fare da corollario, pensano i media privati, che definiscono “costituente cubana” la Anc e illegittime le istituzioni bolivariane. 
Intanto, gli Usa, l'Europa, il Canada e i paesi vassalli del Latinoamerica, chiudono sempre di più il cerchio delle sanzioni, nella speranza di togliere consenso al socialismo bolivariano, spingendo la sua base popolare alla disperazione. Un'ipocrisia tanto più feroce in quanto insiste per l'apertura di “un canale umanitario” e denuncia una presunta “catastrofe” provocata dagli alti prezzi e dalla carenza di medicine. Una situazione in gran parte determinata e sicuramente spinta al massimo dalla guerra economica dei grandi gruppi privati, ovvero dall'accaparramento dei prodotti, dal sabotaggio della produzione e dal mercato del dollaro parallelo. 
Il governo Maduro, che anche nei momenti più drammatici dovuti alla drastica caduta del prezzo del petrolio ha continuato a destinare oltre il 70% degli introiti alla spesa sociale, ha istituito solidi scudi protettivi per i settori più vulnerabili, tesi soprattutto a riattivare il settore produttivo per sottrarsi dalla dipendenza dal petrolio. In questi giorni, il presidente ha consegnato la casa popolare n. 1.900.000. “Mentre il prezzo del petrolio scendeva, il numero delle case ha continuato a salire: perché abbiamo imparato a fare meglio con poco”, ha detto, annunciando l'istituzione della Superintendenza per la criptomoneda - “el Petro” -. 
A capo della neonata istituzione andrà il giovane costituente Carlos Vargas, che ha una specifica competenza in tema di moneta virtuale. Il Petro sarà sostenuto dalle riserve di petrolio, gas, oro e diamante del paese. Un altro tassello delle politiche intraprese dal governo bolivariano per emanciparsi dalla dipendenza dal dollaro. Dopo l'arrivo delle sanzioni Usa, che mirano a chiudere il paese bolivariano con un blocco economico-finanziario simile a quello imposto a Cuba, il governo ha annunciato l'introduzione delle monete di altri paesi (India, Cina, Russia) nelle tranzazioni finanziarie. Dal 2008, funziona il Sucre, un sisema di compensazione regionale tra le banche centrali dei paesi che compongono l'Alba, l'Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe. La moneta alternativa, che ha come obiettivo la costruzione di una nuova “architettura finanziaria”, ha effettuato un massimo di transazioni di 1.065,9 milioni di dollari nel 2012, ma negli ultimi due anni si è mostrata in affanno.
Già nel 2009, Chavez parlò di una “petromoneta” che fosse garantita dalla riserva petrolifera di diversi paesi. E ora, il governo bolivariano prova a mettersi sulla stessa via di altri paesi che, come la Norvegia, perseguono l'obiettivo del passaggio al denaro elettronico: sempre fedele al motto “o inventamos o erramos”...
Venerdi, a conclusione della campagna elettorale, gli osservatori internazionali (una cinquantina, provenienti da quasi tutti i continenti e dispiegati nei 23 stati) sono stati ricevuti dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza. Con vari accenti, gli “accompagnanti” hanno certificato l'inattaccabilità del sistema elettorale venezuelano e la buona salute della “democrazia partecipativa”.
Sarà per questo, sarà perché il socialismo bolivariano costituisce un esempio di solidità che risulta insopportabile per i poteri forti? Arreaza ha illustrato il complesso percorso che ha portato nel paese “la pace costituente” mediante il quale l'Anc ha messo fine alle violenze oltranziste. Violenze supportate da una feroce campagna economica, politica medatica sferrata a livello internazionale, che non è finita. Un attacco che, per quanto riguarda il governo italiano, usa la menzogna per disorientare e disinformare, capovolgendo i termini e i responsabili dello scontro di classe in corso.
Un attacco che si rinnova negli anni fin da quando gli Stati uniti e i loro alleati hanno capito che Chavez non era il solito caudillo addomesticabile, ma il portato di un progetto di cambiamento strutturale radicato e organizzato nei settori popolari. Maduro – ha ricordato Arreaza – avrebbe potuto “risolvere” l'attacco violento delle destre con la repressione, mettendo però in conto un bagno di sangue. Ha scelto invece di adottare la stessa tattica di Chavez nei confronti dei militari ammuninati nella Piazza Altamira che, alla fine del 2002, hanno catturato l'attenzione dei media per mesi. Chavez – ha ricordato il ministro degli Esteri – li ha lasciati “cuocere nel loro brodo” e il tentativo destabilizzante si è esaurito da solo. 
Così, è arrivata anche la “pace costituente” con la quale il paese si prepara a questa nuova prova di “democrazia partecipata e protagonista” che prelude alle presidenziali dell'anno prossimo. Un progetto, quello del socialismo bolivariano, che, in 18 anni, ha stimolato e messo in moto energie alternative a livello internazionale. 
Gli interventi degli accompagnanti, dalla Spagna agli Stati uniti, all'Europa, ne sono ora una ulteriore dimostrazione. Chi proviene dall'Argentina, dal Brasile, dalla Colombia, dal Guatemala, dal Cile, porta dure esperienze di diritti negati e di repressione. Arreaza esprime solidarietà ai popoli oppressi, come i mapuche, e ringrazia per la presenza solidale. E in molti fanno notare la distanza siderale tra la democrazia partecipata del Venezuela, la sua trasparenza elettorale e quel che accade in Honduras, dove le frodi e il disprezzo per la volontà della popolazione restano in primo piano. “Se fosse accaduto in Venezuela – ripetono in molti – ci sarebbero già le portaerei Usa nelle acque del Venezuela”.

 
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LE FAKE NEWS DI JOE BIDEN

Post n°14148 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

 

Apprendiamo costernati da vari mass media che l’autorevole sito internet di "Foreign Affairs", la rivista diplomatica americana vero tempio dell’atlantismo, pubblica un lungo articolo di Joe Biden, ex vicepresidente degli Usa ai tempi di Obama, firmato anche da Michael Carpenter ex sottosegretario alla difesa, nel quale si afferma che i potenti servizi informatici della Russia sarebbero intervenuti per curvare a proprio vantaggio alcuni esiti elettorali, tramite la diffusione virale di fake news. Fra questi quello del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che salvò dalla “deforma” la Costituzione del nostro paese.

Se avessimo saputo per tempo di avere così potenti e pervasisi alleati, ci saremmo risparmiati la fatica di una campagna durata mesi, con scarsissimi mezzi, basata sul puro volontariato e l’autotassazione, che è riuscita a sconfiggere chi di mezzi ne aveva in abbondanza, per il semplice fatto che avevamo ragione e che ancora una volta la netta maggioranza del popolo italiano ritiene la nostra Costituzione un punto fermo di riferimento. Non permettiamo a nessuno, chiunque sia o creda di essere, di infangare e mettere in dubbio il valore di quella vittoria.

A parte l’ironia, l’intemerata di Biden si può solo spiegare con qualche tardivo tentativo di sostenere le fortune pericolanti di Matteo Renzi. Una prosecuzione di quel maldestro sostegno che già l’ambasciatore statunitense in Italia, John Philips, espresse invitando più di un anno fa gli italiani a votare Sì, creando peraltro un caso diplomatico su cui dovette intervenire anche il residente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Ma, come il suo precedente, anche quest’ultimo tentativo è destinato al fallimento e a cadere nel ridicolo.

 
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FAKE NEWS DEM

Post n°14147 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Abbiamo capito...Tutti gli economisti, politici, finanzieri , banchieri ecc ecc.. che avevano predetto catastrofi e sciagure con la vittoria del NO erano tutti di San Pietroburgo... ma non è una #fakenews pubblicare come se fosse verità assoluta e senza mettere in dubbio (senza verificare visto che biden non ha portato prove) quanto scritto da #lastampa sulle cosiddette “rivelazioni” dem americane? Eppure io ricordo benissimo le affermazioni di Obama e dell’ambasciata americana a Roma... anche quelli pagati da Putin? Quindi la riforma non è stata bocciata perché una porcata golpista ma perché è opera dei fantomatici cattivoni russi... gli elettori quando non votano come vogliono loro sono sempre coglioni che si fanno fare il lavaggio nel cervello. ormai nel pd se ne inventano di tutti i colori per riprendere voti, ma facendo così, oltre che per via della dittatura renziana e delle loro riforme che nemmeno il peggiore berlusconi avrebbe mai fatto; si stanno dando la zappa sui piedi e andranno sempre più in basso... queste cavolate in pieno stile hollywoodiano faranno solo guadagnare voti a m5s e lega. La cosa che mi più mi sorprende è che anche giornalisti “seri” stiano cadendo nella trappola della fobia anti Russa dimostrando ancora di più la loro ipocrisia... i difensori contro le fake news sono i primi a diffonderle

 
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E' morto Lando Fiorini, ultima grande voce della canzone romana da la repubblica

Post n°14146 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Il "core grosso" Lando ce l'aveva davvero, era un "romano de' Roma" ultradoc, piacione e generoso. Aveva aperto il Puff, uno dei cabaret storici della capitale e fra i più conosciuti d'Italia, per vanità e piacere della compagnia: voleva un palcoscenico tutto suo sul quale esibirsi ma anche far esibire, trovare nuovi talenti, far divertire il pubblico, "insegnare" in qualche modo la tradizione della canzone romana alla quale non ha mai abdicato. Gli va riconosciuto il grande merito della coerenza: non cercò mai di assecondare le mode e i gusti del pubblico ma rimase sempre fedele alla propria storia, alla propria cultura e alla storia della propria città. Anche quando lo criticavano definendolo fuori tempo o trash. Neanche a dirlo, era un romanista di ferro.


Lando Fiorini, vero nome Leopoldo, era nato a Roma, a Trastevere, nel 1938. La famiglia era modesta e i figli erano otto e i genitori, non potendo allevarli tutti come avrebbero voluto, affidarono Lando a una coppia che viveva nel Modenese, dove anche lui si trasferirà e trascorrerà l'infanzia e parte dell'adolescenza. Quando torna a Roma il peggio è passato, l'Italia prova a rimettersi in piedi, Lando fa i lavori più disparati, l'aiutante di un barbiere, il meccanico di biciclette, dà una mano a i Mercati generali di via Ostiense. E lì canta, canticchia, si diverte ma è evidente che dietro a quel divertimento c'è un talento. Alcuni amici lo spingono a tentare la fortuna. Siamo agli inizi degli anni Sessanta quando partecipa con successo al Cantagiro e si piazza terzo dopo Celentano e Don Backy. Il gioco è praticamente fatto. Il grande successo arriva nel 1962, quando mette piede nel tempio del musical e del varietà: è il Serenante nella prima edizione del celebre Rugantino di Garinei e Giovannini. La sua Ciumachella de Trastevere piace al pubblico, lo spettacolo va in tounée negli Stati Uniti e Fiorini diventa, per gli americani, "il nuovo Claudio Villa".

Sono di quegli anni le tante partecipazioni a programmi radiofonici, come Arciroma, e televisivi, da Dizionarietto musicale a Il paroliere, questo sconosciuto a Ciao mamma e Adesso musica. Comincia a sfornare un album all'anno, Roma mia nel '63, Passeggiate romane nel '65, Roma sei sempre tu nel '66. Partecipa a Canzonissima e Un disco per l'estate e al cinema compare in Storia di fifa e di coltello - Er seguito der più con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (la parodia di Er più - Storia d'amore e di coltello di e con Adriano Celentano). Nel 1968 fonda il Puff, uno dei più famosi cabaret italiani, nel cuore di Trastevere. Per anni è sold out ogni sera. 

E dopo il cinema, la televisione: nel 1972 gira a Torino Ciao, torno subito, una serie in quattro puntate con Toni Ucci, Rod Licary e Ombretta De Carlo. Ed è un cult dell'epoca la sua cover di Cento campane, sigla dello sceneggiato Il segno del comando cantata da Nico Tirone, con la quale Fiorini qualche anno dopo parteciperà a Canzonissima, mentre nel '74 porterà in finale, a Un disco per l'estate, Er monno, che si aggiunge ai suoi grande successi come Barcarolo romanoPupo biondoPonte molloSo' stato er primo a fatte di' de sì.

Torna in tv nel '76, accanto a Maria Rosaria Omaggio con la quale conduce il programma Er Lando furioso. E per la miniserie tv Il fauno di marmo scrive la canzone Un sogno di marmo, con musica di Stelvio Cipriani. In tv lo vuole anche Erminio Macario, con il quale registra a Milano due puntate del varietà tv Macario più. Quello di Lando Fiorini è un successo che non ha flessioni, per tutti gli anni Ottanta continua a pubblicare raccolte e album di grande successo, Momenti d’amoreTra i sogni e la vitaE adesso… l’amore (con brani firmati per lui, fra gli altri, da Franco Califano, Amedeo Minghi, Renato Rascel, Carlo Rustichelli, Armando Trovaioli). Continuerà a produrre anche per tutti gli anni Novanta, con una partecipazione al Festival di Sanremo: nel 1994, con La squadra italiana (undici artisti, omaggio alla Nazionale di calcio nell'anno defi Mondiali: Giuseppe Cionfoli, Jimmy Fontana, Rosanna Fratello, Wilma Goich, Mario Merola, Gianni Nazzaro, Wess, Toni Santagata, Manuela Villa, Nilla Pizzi) e il brano Una vecchia canzone italiana.

Negli ultimi anni Fiorini si divideva fra musica e apparizioni televisive. E' stato l'erede e l'alfiere di una tradizione ormai quasi del tutto sparita, un pezzo dello storia di Roma che lascia un segno nella storia della canzone italiana
 
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E' morto Lando Fiorini, addio al popolare cantante e attore romano da ansa

Post n°14145 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo

E' morto Lando Fiorini: il popolare cantante e attore romano, che avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo. Sposato dal 1964 con Anna Ghezzi, lascia due figli, Francesco (che da tempo ha preso le redini del locale Puff, fondato a Roma dal padre) e Carola.

Romano verace, nato nel quartiere di Trastevere nel 1938 da una famiglia numerosa, Lando Fiorini, all'anagrafe Leopoldo, raccontava senza remore di una infanzia difficile vissuta nell'Italia povera del secondo dopoguerra. 

Cento campane

 

Poco più che ragazzino era stato affidato dai genitori ad una famiglia di Modena, con la quale ha vissuto per qualche anno. Tornato a Roma, prestissimo orfano di madre, che morì quando lui aveva solo 14 anni, fece tanti diversi lavori. La passione e il talento per il canto li scoprì quando lavorava ai Mercati Generali, alla fine degli anni Cinquanta. 

All'inizio degli anni Sessanta l'esordio fortunato al Cantagiro, nel 1962 si apre per lui il palcoscenico del Sistina, tempio del musical, dove gli affidano il ruolo del Serenante nella prima edizione del Rugantino di Garinei e Giovannini, che rimarrà sempre un suo cavallo di battaglia. Da lì il successo, fatto di tanta radio e tanta tv con spettacoli e anche sigle per programmi (indimenticabile Cento Campane sigla dello sceneggiato Il segno del comando). 

Quanto sei bella Roma

 

Gli anni Settanta e Ottanta sono particolarmente felici per la sua carriera, che lo vede partecipare anche a Canzonissima e a Un disco per l'estate, recitando anche come 'attor giovane' in uno spettacolo di Erminio Macario.

Tifosissimo della Roma calcio, è rimasto sempre un interprete appassionato della canzone romana, che ha sostenuto anche con il suo locale, il Puff, aperto nella capitale nel 1968 nella storica via dei salumi, sempre a Trastevere, dove ha lanciato anche tanti importanti colleghi, da Enrico Montesano a Lino BanfiLeo GullottaD'AngeloMattioli.

 
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