Cinerama

Un film va seguito fino in fondo, un film segue diverse e alternative strade, un film comunica e indica diversi e sottesi sottotesti, diverse e contrastanti sentimenti.

"A history of a violence" racchiude in se tutti questi aspetti. Partendo con un profilo basso alla visione del film (Viggo Mortensen..bah!Maria Bello...chi?), i primi 10 minuti non fanno altro che confermare le cattive attese, banalità e lentezza di riprese e di battute, con un sottofondo da letargo imminente. Poi arriva il colpo di scena, il tranquillo marito di campagna fa fuori due tizi con impensabili abilità da marine, a questo punto iniziano gli interrogativi. Per me che ho visto solo "La mosca", Cronenberg è così una piacevole riscoperta.
Le scene di pathos si alternano con scene di quotidianità, con un contrasto evidente e voluto, fino a sovrapporsi rivelando la dinamicità della vita, anche laddove sia impensabile. La stabilità mentale dei protagonisti è messa a dura prova più si affannano a proteggerla. Il "tema del doppio" si aggira tra i cadaveri ed il sangue prende possesso della scena, affermandosi in maniera originale ed appassionante.
Viggo Mortensen risale dalla melma di Aragorn e dimostra di poter essere un attore degno di tale nome, mentre Maria Bello, già tristemente ammirata poco tempo fa in "Assault", si fa notare più per le nudità che gli vengono chieste di mostrare, che per la sua interpretazione, per me poco convincente. Una nota di merito per William Hurt, altro attore accantonato troppo presto dal giro che conta, una piccola parte intrisa di ironia che avrebbe magari meritato più spazio.

L'unica vera banalità che ho percepito nel film (oltre a quelle volute e per questo apprezzate, ripeto, per il contrasto con la vita violenta del protagonista) è rappresentata dalle reazioni della famiglia in un determinato momento della pellicola. Non voglio dirvi altro perchè rischierei di rovinarvi il film, magari se qualcuno lo ha già visto ne possiamo parlare.