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Il teatro visto da Enrico Fiore

 

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Uno spettro fra mostre e convegni

Post n°609 pubblicato il 14 Settembre 2012 da arieleO
 

«Uno spettro si aggira, a Napoli, per i convegni e nei cataloghi delle mostre: lo spettro di Enrico Fiore». Alla luce di quanto mi capita, ormai sempre più spesso, la parafrasi del Manifesto del Partito Comunista è, nello stesso tempo, facile e obbligata. E significa, in breve, che io trovo il mio nome inserito per l'appunto nei programmi di convegni vari e nei cataloghi di mostre altrettanto varie senza che ne abbia mai dato l'autorizzazione, ed anzi, ciò che più conta, avendo espressamente rifiutato di partecipare a quei convegni e all'organizzazione di quelle mostre.
   Cito solo gli ultimi episodi accaduti al riguardo. Mi son trovato, inopinatamente, cooptato nel comitato scientifico della mostra «Due teatri un regista. Napoli teatro 1963/1985», dedicata a Gennaro Vitiello per iniziativa dell'Accademia di Belle Arti; fra i relatori di un dibattito in margine alla mostra «Napoli e il racconto della sua contemporaneità. Il teatro di ricerca a Napoli fra gli anni Settanta e gli anni Novanta nella fotografia di Cesare Accetta»; e infine (è faccenda in corso) fra gli animatori di una tavola rotonda nell'ambito della «tre giorni» di riflessioni promossa dall'Università di Salerno in merito alle attività dell'AMAtI (Archivio Multimediale degli Attori Italiani).
   Di queste cooptazioni son venuto a sapere solo dai giornali, o dai programmi delle manifestazioni in parola quando sono stati messi in rete. Ed ecco, tanto per fare un esempio, le mail intercorse fra me e la professoressa Isabella Innamorati, docente della citata Università di Salerno.
   Alle 17,31 di ieri ho scritto alla professoressa Innamorati: «Cara Isabella, credevo di essere stato chiaro: ringraziandoti dell’invito a partecipare al vostro convegno, avevo risposto che non potevo accoglierlo, spiegando anche, sia pur sommariamente, il perché di tale impossibilità . Ed ecco che oggi leggo su “Il Mattino” un articolo (non firmato) in cui vengo disinvoltamente elencato per l’appunto fra i partecipanti a quel convegno. Poiché è evidente che, nella circostanza, “Il Mattino” non ha fatto che riportare notizie contenute in un comunicato stampa, ti chiedo di farmi sapere – con cortese sollecitudine – chi ha emesso, e a che titolo, quel comunicato. E non credo di dover aggiungere commenti circa l’illegalità dell’utilizzo del mio nome senza che io l’abbia autorizzato. Cordiali saluti».
   Alle 5,54 di oggi la professoressa Innamorati mi ha risposto: «Carissimo Enrico. Errore mio, ho letto tardi il tuo messaggio e non mi è stato più possibile correggere. Colpa mia se non ti ho cancellato con la dovuta sollecitudine dal programma e ti prego di credermi che non c’è stata intenzione cattiva, ma direi affaticamento, mancanza di lucidità nell’organizzazione della correzione del programma che pure è stato rivisto e mutato varie volte. Sono restati anche i nomi di Renato Carpentieri e di Pierpaolo Sepe che non ci dovevano essere, proprio come il tuo. Solo dopo aver letto il tuo messaggio mi sono resa conto di averti probabilmente creato qualche difficoltà rispetto ad altre richieste di convegni ai quali avevi detto di no…non so. In ogni caso mi dispiace di averti contrariato. Il comunicato è stato diffuso a “Il Mattino” dal Centro di Musica antica e dal tuo giornale mi hanno telefonato per richiedere ragguagli».
   Alle 10,11, sempre di oggi, ho replicato alla professoressa Innamorati come segue: «Egregia Professoressa Innamorati, sono costretto ad attestarmi sul piano dell’ufficialità, visto che su quello amicale (o almeno della correttezza dei rapporti fra persone civili) Ella non mi ha dato una risposta degna del nome. Qui non si tratta dell’impossibilità di correggere il programma, cancellandone all’ultimo momento il mio nome. Si tratta dell’inserimento del mio nome nel programma, nonostante che fin dal primo momento (da quando, cioè, Ella mi telefonò per invitarmi a partecipare al convegno napoletano dell’AMAtI) io abbia dichiarato senza mezzi termini la mia indisponibilità. Nel merito, siamo di fronte a un atto e a un comportamento assolutamente inaccettabili e ingiustificabili, anche (lo ripeto) dal punto di vista legale. Che cosa dovrei fare, adesso? Trascinare in tribunale Lei e l’Università di Salerno? Presentarmi al convegno e denunciare pubblicamente l’accaduto? Potrei fare sia l’una che l’altra cosa, o tutte e due le cose insieme. Ma preferisco, ovviamente, limitarmi a un commento che pubblicherò sul mio blog “Controscena”. E intanto Le auguro di saper praticare, in futuro, il dovuto rispetto per gli altri: giacché, mi consenta di ricordarglielo, la vita conta molto più delle carte, delle chiacchiere e, quindi, dei convegni. Stia bene, egregia Professoressa. E si abbia, nonostante tutto, i miei saluti cordiali».
   L'unico commento conclusivo che adesso mi sento di fare è questo: ma perché, visto che mi considerano tanto «cattivo», i teatranti e affini napoletani ci tengono a cooptarmi fra loro fino al punto di accontentarsi, giusto, anche del solo mio ectoplasma?

                                                                                           Enrico Fiore

 
 
 
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