Come qualcuno (forse) ricorderà, al termine de «L'educazione sentimentale» Frédéric dice a Deslauriers: «È allora che abbiamo avuto il meglio». E ben a ragione quella frase potrebbe costituire l'epigrafe di «Faccio progetti per il passato», lo spettacolo che Gino Rivieccio presenta al Delle Palme fino a domenica e da mercoledì 7 replicherà al Diana.
No, non voglio metterla sul difficile, né mi spinge a quella citazione il fatto che il personaggio della barista (l'azione si svolge, appunto, in un piano bar) è francese. Quella citazione dipende dalla circostanza che qui, in effetti, le «madeleines» proustiane non sono poche: a partire dalla torcia elettrica che illuminava le gambe della ragazza che ci accompagnava al nostro posto nei cinema di una volta. Oggi quei cinema son diventati supermercati. E il resto del panorama non è molto più confortante.
L'economia? A chi gli fa notare: «Hê visto quanta magazzine 'e scarpe se stanno arapenno?», Gino replica: «E po' dice ca 'a Fiat sta fallenno: pe' forza, vanno tutte quante a pede!». La politica? Al tassista ch'è andato a prenderlo in albergo e gli chiede delle valige, Alfano risponde: «'E vvaligge 'e ffacimmo doppo ll'elezioni». La scuola? Vi si studiano gli «Ultimi sms di Jacopo Ortis». La giustizia? «Schettino è innocente, la Costa non c'entra, danno l'ergastolo a 'o scoglio».
Come si vede, i testi - dello stesso Rivieccio, di Gustavo Verde e di Gianni Puca - perseguono intelligentemente gli slittamenti di senso agganciati al paradosso surreale. E il resto, s'intende, appartiene alla bravura e alla verve del mattatore: assolutamente irresistibile, tanto per dirne solo una, è l'assolo in cui Gino, nella scia delle note di «Champagne», imita in rapidissima successione le voci di Peppino Di Capri, Bongusto, Prodi, Berlusconi, Eduardo, Bassolino, Iervolino, Benedetto XVI, Bossi e Pupella Maggio.
Però, ed ecco il merito dello spettacolo, l'amarcord - pur stabilendo, giusto il titolo, che il passato era migliore del presente - non precipita nelle sabbie mobili della nostalgia sterile. Gino Rivieccio si circonda di giovani: il regista Luigi Russo, che trasforma il cabaret in elegante music-hall (attenzione, non ho detto musical), e i bravi comprimari Ada De Rosa, Diego Sommaripa e Rosario Minervini.
La sintesi di tutto questo (e non perdetelo, «Faccio progetti per il passato») sta nell'esecuzione - per il piano di Mario Messina, un'istituzione dello spettacolo leggero napoletano, e per il violino di Nancy Squitieri, un talento di anni verdi - del «Libertango» che è, per l'appunto, un tango che guarda alla vita e al futuro.
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 2 novembre 2012)
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