Filumena Marturano, nata nel '46, ha una sorella maggiore. Si chiama Margherita, conta diciassette anni più di lei e le somiglia molto. Il suo «Domenico Soriano» è Vincenzo, un piccolo possidente di Caivano che, pigramente murato nelle sue comodità («I' pe' cunto mio dico ca 'ncopp' 'o munno nun ce po' essere 'n'ommo cchiù felice 'e me»), la tratta pressappoco come una cameriera. Ma quando, dopo averla riproverata perché ha trascurato di attaccargli un bottone, il marito padrone le chiede di far pace, Margherita - è la didascalia di Eduardo - «lo guarda con disprezzo ed esce a sinistra».
Parliamo di «Chi è cchiù felice 'e me!», i due atti datati 1929 e che la Prospet - in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Eduardo - ripropone al Trianon con la regia di Gigi Savoia. La rivolta di Margherita viene innescata da Riccardo, un giovane napoletano che arriva a chiedere rifugio dopo aver sparato a un creditore e del quale lei s'innamora. E con ciò dico anche dell'ascendenza pirandelliana di questa commedia, giacché, con ogni evidenza, l'irruzione in casa di Riccardo rappresenta per Vincenzo una delle «sorprese» che, come ammonisce «Enrico IV», giungono immancabilmente a rompere la Forma in cui si è preteso d'imprigionare la vita.
Savoia, però, punta sul versante farsesco del testo, talvolta amplificando l'effetto comico di determinate battute con aggiunte che ne costituiscono una sorta di eco funzionale. E con lo stesso scopo e allo stesso modo carica fino alla macchietta, tanto per fare un esempio, il personaggio di Giorgio, l'amico di Vincenzo che qui diventa il proverbiale «cumpare» con l'annessa pesantissima cadenza dialettale dell'altrettanto proverbiale «cafone 'e fore».
Il risultato parla di uno spettacolo accurato e divertente, con qualche guizzo della regia (vedi la pantomima fra Vincenzo e Riccardo che, sul finale del primo atto, richiama «Questi fantasmi!») e apprezzabili prove attorali: dello stesso Savoia (un Vincenzo di grande scuola) e, fra gli altri, di Oscarino Di Maio (Nicola), Vincenzo Merolla (Giorgio) e Massimo Masiello (Riccardo). Un po' acerba, invece, la Margherita di Giovanna Rei.
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 24 novembre 2009)
Inviato da: roberto
il 11/12/2013 alle 16:45
Inviato da: arieleO
il 12/11/2013 alle 09:39
Inviato da: floriana
il 11/11/2013 alle 19:40
Inviato da: Federico Vacalebre
il 16/10/2013 alle 17:14
Inviato da: arieleO
il 16/10/2013 alle 17:10