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Il teatro visto da Enrico Fiore

 

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L'amarcord di Gianfranco D'Angelo

Post n°416 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da arieleO
 

Il tratto distintivo e il merito di «Un giorno lungo quarant'anni» - lo spettacolo che Gianfranco D'Angelo presenta ancora oggi all'Acacia - stanno nel fatto che si tratta, nelle forme della rivista, di un amarcord riferito non solo alla carriera dell'autore e protagonista, ma anche agli eventi significativi che ne hanno costituito il controcanto sul piano sociale, politico, culturale e del costume.
   Così, tanto per offrire qualche esempio, abbiamo da un lato la parodia di «Marina Dante delle Povere» (alias Marina Ripa di Meana), che D'Angelo rese popolare nel corso della trasmissione televisiva «Drive in», e i monologhi del mattatore tramati delle frecciate di rito sui politici, su Tangentopoli e sul caso Ruby; e dall'altro - scandita da canzoni a vario titolo emblematiche (quali «Memory» e «Meraviglioso») affidate alla bella voce di Tania - la sequenza d'immagini e riflessioni relative, poniamo, ai Beatles, alla minigonna, a «La dolce vita», alla Seicento, giù giù fino alla caduta del Muro di Berlino e alla caotica situazione attuale.
   Ci sono persino momenti alti, come quando D'Angelo recita con partecipazione i versi della «Libertà» di Eluard o rievoca commosso Umberto Bindi: «Morì solo e povero come un appestato. Ma non era un appestato, era solo un omosessuale». E sul versante comico, che naturalmente è quello che s'impone, le battute oscillano tra l'andante e il surreale.
   Due assaggi? Il politico grida dal palco: «Per queste tasche non sono mai passati soldi!». E dalla piazza gli rispondono pronti: «Vestito nuovo, eh?». Poi c'è il turista assetato nel deserto. Incontra solo vu cumprà che vendono cravatte. E li maledice. Salvo scoprire che, nel miraggio del bar, non si entra senza la cravatta.

                                                  Enrico Fiore

(«Il Mattino», 13 febbraio 2011)

 
 
 
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Un blog di: arieleO
Data di creazione: 16/02/2008
 

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