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Come asciugarsi la bocca con la Costituzione italiana dopo un erutto

Post n°19 pubblicato il 23 Settembre 2014 da dagbog
 
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Ho letto il discorso di Giorgio Napolitano fatto in occasione dell'inaugurazione del corrente anno scolastico. Credo che sia un discorso fuori dal tempo, a suo modo assurdo, inconcepibile, schierato. Un discorso che è strumento di un potere al quale un Presidente della Repubblica non dovrebbe assoggettarsi.
Un discorso dal quale si intuisce che i nostri governanti non hanno capito assolutamente nulla dell'attuale situazione nazionale ed internazionale da un punto di vista politico, sociale ed economico.

In tanti anni in cui, (sin dai tempi della mia frequenza scolastica e sicuramente dopo le riforme della fine degli anni '60), ho visto un susseguirsi di generazioni di studenti raggiungere il traguardo del diploma di scuola media superiore. Non ho mai incontrato un solo giovane in possesso di una preparazione sufficiente ad integrarsi nel mondo del lavoro. Mai, neppure uno, neppure quelli licenziati con il massimo dei voti.
La scuola ed il lavoro sono, in Italia, due universi paralleli, distanti anni luce. L'elevatissimo tasso di disoccupazione ne è la prova. I ragazzi che si diplomano escono dalla scuola non solo con una preparazione nozionistica, spesso inutile, sicuramente improduttiva, ma, negli anni, i responsabili dei Governi che si sono succeduti hanno fatto di tutto per smantellare quella parte di programmi scolastici che avrebbero dovuto insegnare ai giovani a diventare, prima di tutto, dei bravi cittadini, degli uomini tolleranti, delle persone capaci di integrarsi. La "flessibilità" è un concetto che parte dalla mente degli uomini. Non è un mero ideologismo agganciato alle esigenze delle imprese che vogliono essere libere di licenziare, senza motivo, qualsiasi lavoratore in qualsiasi momento.
I nostri giovani non trovano lavoro perché escono dalla scuola senza essere in grado di saper fare nessun lavoro e non perché non sono sufficientemente "flessibili".

E fa specie che Giorgio Napolitano citi sempre la Costituzione, la nostra Costituzione, che sancisce l'Italia come una Repubblica "democratica" (?) fondata sul "lavoro" (?).
Una Nazione in cui i cittadini, disoccupati in prevalenza, non possono scegliere direttamente i parlamentari da eleggere che democrazia è? Di quale lavoro si parla?
L'art, 4 della nostra Costituzione dice : "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto."
Quali sono le condizioni che la Repubblica ha promosso ed intende promuovere per riconoscere ai cittadini italiani il diritto al lavoro? Quelle proposte in questi giorni dal Governo Renzi?
E' questa la "rivoluzione"?

Giorgio Napolitano ha elogiato gli studenti dell'Istituto di Rovereto (non specificando quale Istituto) che, in questi giorni hanno celebrato il centenario della I° guerra mondiale. E' questo l'orientamento cui dare preminenza per garantire il diritto al lavoro? Puntare a far studiare eventi bellici del secolo scorso, celebrandoli, rendendoli vivi, attuali? E' così che si pensa di competere con la Cina? Con gli Stati Uniti? Con il resto dell'Europa?

Certe volte non ho solo l'impressione di vivere in una Nazione di truffaldini, manigoldi, di uomini e donne venduti alle logiche del potere. Ma ho come la sensazione che le istituzioni siano talmente distanti dalla realtà di tutti i giorni, dalle persone normali, da lasciarmi il dubbio che alla malafede si unisca una discreta dose di rincoglionimento. Quel rincoglionimento di chi vive e vede un Paese riflesso nei giardini edulcorati delle proprie dimore istituzionali, viaggiando per il mondo con aerei privati, spostandosi da un luogo all'altro senza mettere mai piede nel mondo reale.
La "rivoluzione", la vera rivoluzione, inizia dal mandare a casa questa gente. Dal cessare di credere al populismo degli imbonitori di turno, gente di destra che diventa leader dei partiti di sinistra e viceversa, appiattendo ciò che era rimasto di qualsiasi ideologia. Quell'ideologia distrutta dalle stesse persone che oggi, con una sfrontatezza incredibile, chiedono ai giovani di voler continuare a credere nel proprio Paese e in chi lo rappresenta.

L'estratto del discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di seguito riportato, è tratto dal sito ufficiale del Quirinale (www.quirinale.it)

Oggi non solo l'Italia, ma tutta l'Europa sono alle prese con una profonda crisi finanziaria, economica, sociale : e fanno fatica ad uscirne. Possono uscirne, Italia ed Europa, solo insieme, con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l'occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani. Della crisi si discute ogni giorno nelle scuole, nei suoi stadi più avanzati di studio e di formazione, e si discute nelle famiglie, dovunque le difficoltà del vivere da un mese all'altro e le angosce per il futuro, soprattutto vedendo tanti giovani senza lavoro e senza chiare prospettive, si fanno sentire di più.
Ebbene, sia chiaro che per farcela ci si deve non già chiudere in vecchi recinti nazionali, e sbraitare contro l'Europa, ma stringerci ancor più in uno sforzo comune, integrare ancor più le nostre energie, in spirito di solidarietà, nella grande Europa unita che abbiamo via via costruito in oltre sessant'anni. E insieme dobbiamo rinnovarci, metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale. Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi : in questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie.
Giovani, cogliete con entusiasmo ogni opportunità di percorrere, scoprire, conoscere la nostra grande Europa : l'Europa è il luogo del vostro futuro e già del vostro immediato domani, è il centro ideale dei valori di modernità e di progresso in cui credere. Il governo ha deciso di stanziare maggiori risorse per permettervi di visitarla, e lavoriamo perché l'Unione Europea potenzi il Programma degli scambi tra studenti delle scuole superiori, finora chiamato Comenius e ora destinato a fondersi con lo storico, ormai già tanto sperimentato e vissuto Programma Erasmus.
(...)
Siamo ora a cent'anni dalla guerra mondiale del 1914-18 : e non c'è nulla che ci dica più chiaro e più forte il valore inestimabile dell'aver costruito un'Europa unita, che il ricordare, il ripercorrere con commozione e consapevolezza, le sofferenze inaudite che quella prima guerra mondiale costò al popolo italiano.
(...)
E' in questo spirito che la scuola è impegnata a ricordare - come hanno fatto i ragazzi dell'Istituto di Rovereto - il centenario della I° guerra mondiale e a trasmetterne la lezione.
Anche ciò fa parte del processo di formazione delle nuove, più giovani generazioni. Formazione significa assunzione di valori storici e ideali decisivi per orientarsi nella vita professionale, famigliare e sociale. Assunzione di tutti i valori sanciti nella prima parte della Costituzione repubblicana. Tra essi, non dimentichiamolo, i valori della legalità, del rispetto delle istituzioni, del dialogo, valori che si servono non a parole ma rifiutando nei fatti ogni violenza, ogni sopruso, ogni forma di corruzione.
(...)
Sappiamo che tutto questo ce lo possiamo attendere da voi, studenti e insegnanti : e vi ringrazio per la fiducia che ci date - guardando a voi, alla sensibilità e allo slancio che esprimete - per la fiducia, sì, che voi ci date, ragazze e ragazzi, nell'avvenire del nostro paese, nell'avvenire dell'Italia.
Cari insegnanti, crediamo in voi, nel vostro apporto, nel vostro spirito di sacrificio. E confidiamo nella concretizzazione degli impegni annunciati dal governo per il superamento di situazioni ormai insostenibili, che le politiche del passato non hanno mai risolto.

 
 
 
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