Creato da daidafiore il 05/11/2010

LA GIOIA DI SCRIVERE

Favole, Racconti, Romanzi, Gialli, Thriller

 

Conclusione dell'avventura

Post n°72 pubblicato il 11 Maggio 2014 da daidafiore
 

 PARTE TERZA

Sicuramentemia cara, accade qualcosa di strano, in quella casa. Lui non è moltosocievole e quando l'ho salutato ed ho cercato di parlargli, harisposto in modo freddo e distaccato. Insomma non vuole fare alcunaamicizia. Mi sta bene. Desidera essere lasciato solo e va bene, anchese essendo soltanto noi due in questa baia, potrebbe capitare diavere bisogno di aiuto. I fatti strani ed inquietanti accadono dinotte. Rumori di seghe, di martelli che battono, di ferraglia dicatene, sibili e tonfi. Secondo noi questi rumori non hanno alcunsenso per una villeggiatura. Si dice che faccia il commessoviaggiatore, ma sta via poco tempo da casa per un lavoro cosìimpegnativo. Poi si dice che ci sia una moglie ma io ho visto unasola volta una donna, sull'amaca in giardino, ma non ha parlato e nonha fatto alcun cenno. Sembrava che dormisse o era morta a quanto dicemio figlio Marcus! Quando l'uomo va via, per non più di due giorniogni tanto, si sentono dei lamenti, oppure delle grida soffocate, nonso descriverle. Insomma quell'uomo tutto fa meno che unavilleggiatura!” Ivonne ha ascoltato con interesse e con meravigliail racconto della sua amica, poi, dopo qualche attimo di riflessionerisponde:” Veramente ho chiesto a mio marito di indagare sul signorBonn, ma non conoscevo bene i fatti. Sinceramente pensavo cheesagerassi nel formulare le tue impressioni su quell'uomo. Ora peròchiederò di nuovo di controllare. State attenti perchè se non èchi dice, può essere pericoloso!” “Ma no, pericoloso no. Infondo se non fosse per tutti quei rumori, sarebbe un vicinotranquillo e innocuo!” Risponde mia madre addentando l'ultimodolcetto. “E' tanto tempo che non vengo da queste parti, perchènon facciamo una passeggiata sugli scogli? “ “Certamente! Vuoiandartene senza dare uno sguardo alla Piccola Stella, come l'hannoribattezzata i miei figli?” Le due donne sorridendo escono. Miamadre chiude a chiave la porta di casa e si dirigono a piedi verso laspiaggia. Ma l'auto con lo stemma del coroner della contea, non passainosservata allo straniero della casa accanto. Infatti, incuriositoesce sulla porta, si ferma ad osservare immaginando chissà qualemistero, poi però quando vede le due donne incamminarsi per lascogliera, scende i gradini e fa un gesto di saluto verso mia madre.Meravigliatissima mia madre esclama:” Toh! Che succede oggi? Comemai ha salutato? Forse gli ha fatto un certo effetto vedere la tuaauto!” Nel frattempo l'uomo si sta avvicinando alle donne. Ivonne ècuriosa di conoscerlo e la mamma è troppo stupefatta per direqualcosa. L'uomo si presenta con gentilezza, quasi con galanteria:”Buongiorno belle signore! Sono Michel Bonn, il vicino della signora. Vi spiace se faccio due passi con voi?” Risponde Ivonne perchè lamamma non riesce a parlare per la meraviglia. L'uomo infatti simostra alla sua amica completamente diverso da come lei glielo hadescritto. “Prego signor Bonn, piacere di conoscerla. Sono IvonneCayer moglie del coroner della contea.” ”Infatti ho notato la suaauto con il contrassegno e mi sono chiesto se i bravi signori Maebarnon avessero per caso fatto del male ai pesci della baia?!” Dagliscogli Marcus ed io assistiamo a questo voltafaccia e restiamoallibiti. Io penso:” Che vigliacco! Fa addirittura dell'ironia!Fino a ieri neppure ci salutava ed ora è tutto cortesia e miele! Nonè che invece ha paura della polizia? Forse ha qualcosa danascondere, anzi sicuramente ne ha perchè non fa avvicinare nessunoalla sua casa!” Intanto il gruppo si è avvicinato agli scogli dovesiamo noi bambini ed il signor Bonn esclama:” Ecco qua i nostri duecuriosoni!” E dà un pizzicotto sulla guancia di mio fratelloguardandolo con occhi freddissimi. Marcus si ritrae e si massaggia laguancia che è si è fortemente arrossata. Ivonne sta rispondendoqualcosa all'uomo e si allontanano insieme come due buoni amici. Miamadre invece si ferma con noi e guarda Marcus con occhiinterrogativi. In quel momento Ivonne la chiama e lei raggiunge idue. Il signor Bonn ad un tratto saluta le due donne e ritornaindietro con il cipiglio torvo verso di noi, noi due allora ciallontaniamo velocemente verso gli scogli opposti e giriamo dietroalla curva della baia per non farci raggiungere. Adesso quest'uomoci sembra ancora più pericoloso perchè ha capito che è Marcus acuriosare dalle sue finestre. Un'ora dopo vediamo la mamma ed Ivonneritornare dagli scogli, le raggiungiamo vicino a casa e sento Ivonneche dice a mia madre:” Non avrai ingrandito un poco le cose? Misembra una così brava persona!” Mia madre, guardandola negli occhicon serietà le risponde:” Mia cara, credimi, è davvero un uomomalvagio e pericoloso. Non farti incantare dai suoi modi galanti,oggi aveva sicuramente un suo valido motivo per mostrarsi tantogentile, ma da quando siamo qui si è avvicinato a noi soltanto unavolta con una blanda scusa e non ci permette di avvicinarci al suocottage. Ti chiedo soltanto un favore: per la nostra antica amiciziaparlane a tuo marito perchè faccia qualche ricerca, ci risentiremofra qualche giorno. Ok?” “Va bene contaci, se è ciò che vuoi.Arrivederci bambini! Buone vacanze!” Io invece penso che le nostrevacanze quest'anno non sono piacevoli e spensierate, proprio a causadel misterioso straniero del cottage accanto al nostro.

 

Nei duegiorni successivi ritorna nuovamente il silenzio. Il silenzio e lacalma che amiamo tanto in questa piccola baia, con il cinguettiodegli uccelli, con il rincorrersi ed il pigolare dei gabbiani, con illieve rumore delle onde sulla spiaggia durante la bassa marea e con il forte rumoreggiare dell'oceano nei momenti di tempesta. Amiamomolto sentire il frangersi delle onde sugli scogli quando il mare èin burrasca; lo ascoltiamo con un misto di timore e di ammirazioneper la forza che sprigiona, incurante di travolgere i sassi piùaffioranti e di rendere viscide e precarie le rocce più grandi chegli oppongono una malsicura resistenza. Il terzogiorno scendo dalla mia camera per fare colazione e trovo mia madrealla finestra con la tazzina del caffè in mano. Le chiedo:” Cosafai? Cosa c'è di nuovo?” “Niente, niente, sta piovendo forte!”Mi risponde staccandosi dai vetri e sedendosi a tavola con me.Scendono anche Marcus e mio padre che dice di volere andare alvillaggio vicino per comperare degli arnesi nuovi. Marcus chiede diandare con lui. Io resto invece con la mamma che mi ha promesso diaiutarmi a preparare dei dolci. Dopo circa mezz'ora i due uominiescono ed io mi affaccio all'uscio per salutarli. Mi accorgo che ilSignor Bonn sta zappando nel prato davanti al suo cottage, coperto daun impermeabile che lo copre appena, vista la quantità di acqua chescende dal cielo. “Mamma hai visto cosa sta facendo il nostrovicino?” “Sì cara, veramente non mi sembra la giornata adattaper fare del giardinaggio!” Esclama mia madre chiudendo la portad'ingresso con il chiavistello, poi mi prende sottobraccio ed andiamoin cucina a fare i biscotti. Verso mezzogiorno squilla il telefono:”Pronto?” Chiede mia madre. “Ah, ciao Ivonne. Tutto bene?D'accordo sì, vi aspettiamo domani così vi fermerete a pranzo danoi! No, no, non si discute neppure!” Replica mia madre sorridendofelice che riceverà la visita della sua amica e di suo marito. Nelpomeriggio, dopo aver fatto i compiti Marcus e dio scendiamo insalotto e, visto che non si può uscire per la pioggia, ci raduniamotutti davanti alla televisione. Dopo aver assistito ad un programmacomico, improvvisamente viene annunciato un servizio sulla rapinaalla banca più famosa di Dublino. Noi ascoltiamo distrattamentequeste notizie, quando qualcosa attira la nostra attenzione. Lospeaker sta dicendo:” Ancora nessuna notizia del rapinatore che haportato con sé in ostaggio la cassiera della banca, signorina EsterClarige.” Dico :” Mamma, si chiama come te!” La mammarisponde:” Già, speriamo che non le faccia del male!” Le notizietrattano altri argomenti che a noi non interessano. D'un trattoMarcus commenta:” Magari è il nostro vicino!” Ci guardiamo insilenzio non avendo il coraggio di formulare apertamente il pensieroche passa in quel momento nella nostra mente. Per sdrammatizzare miopadre chiama Marcus per un lavoretto in cantina ed io vado in cucinacon la mamma. A cena l'atmosfera è pensierosa e grave, nessuno dinoi quattro parla se non per motivi di necessità. Tutti noirimuginiamo in testa la possibilità che veramente quell'uomo possaessere il rapinatore e che possa tenere in ostaggio la cassiera dellabanca, visto il suo atteggiamento misterioso e scostante. L'indomaniverso mezzogiorno arrivano Ivonne e suo marito Charles. Mentre miofratello ed io stiamo tornando dalla spiaggia, l'auto dei nostriamici sta arrivando nei pressi del nostro cottage. Facciamo in tempocomunque a vedere che lo sconosciuto dell'altro cottage, si affacciasulla porta ma poi rapidamente ritorna dentro e chiude la porta.Charles è molto simpatico e sa fare di tutto, conosce anche tantigiochi con la carta, con lo spago, con le carte da gioco. E' unospasso ed a noi due piace molto. Infatti dopo aver pranzato,trascorriamo un'oretta con lui e ci divertiamo tantissimo. Poi igrandi ci chiedono di salire in camera nostra e si mettono a parlare.Marcus dice a me di andare in camera, mentre lui si nasconde in cimaalle scale ad origliare. Confabulano, discutono, domandano, spiegano,sento che di sotto c'è un vivace scambio di idee e mio fratello nonè più sulle scale, evidentemente si è stancato di ascoltare e sen'è andato. Dopo un certo lasso di tempo mia madre ci chiama per lacena e con nostra gradita sorpresa notiamo che gli ospiti non sonoripartiti ma si fermeranno anche per l'indomani. Però Charles, primadi cena esce senza dire dove va e ritorna dopo circa mezz'ora. Marcusè attento a ciò che dicono i grandi per carpire informazioni dapoter collegare a quanto già conosce. Stiamo giocando a carte tuttiinsieme quando all'improvviso si sente il rumore stridente di unasega elettrica che ferisce il silenzio della baia di Flermont come unpugno che arriva impetuoso ed improvviso nello stomaco. Ivonne saltasulla sedia e ci guarda interrogativamente, mia madre le fa cenno disedersi. Dopo qualche minuto si sente martellare forte ed il rumoreva avanti per un'oretta buona. Poi un trascinamento di ferracci edun flebile lamento. Charles si alza di scatto ed insieme a mio padresi reca dal vicino. Suonano due volte. I rumori si fermano ma nessunoapre. Charles suona una terza volta, dopo un attimo la porta sisocchiude e lo sconosciuto chiede “Chi è?” “ Sono il coroner!”Risponde Charles “Apra per favore!” L'uomo socchiude l'uscio manon li fa entrare. L'uomo è sudato, con i capelli scomposti edansante. Charles gli chiede:” Ha bisogno di aiuto? Sentiamo deirumori strani, sta eseguendo dei lavori in casa?” L'uomo nonrisponde subito, si vede che sta cercando una scusa plausibile quandomio padre dice:” Sono diversi giorni che sentiamo questi stranirumori. Può dirci per cortesia che tipo di lavoro sta facendo?” Ilsignor Bonn risponde:” Sto ammodernando alcuni mobili, con ilpermesso della signora Mailer ovviamente!” “Come mai lavora dinotte? Qui ci siamo soltanto noi due, può benissimo lavorare digiorno.” “Di giorno spesso sono via per lavoro. Sono commessoviaggiatore!” Risponde più sicuro ora. Charles replica:” Dinotte questi rumori danno fastidio ai vicini, quindi lo faccia digiorno quando ha del tempo libero e se ha bisogno di una mano, il mioamico è sempre disponibile!” Charles scende i gradini mentrel'altro risponde:” Grazie!” E chiude l'uscio. I nostri amicifinalmente comprendono le nostre perplessità. Mi viene in mente cheforse si sono fermati per la notte appositamente. Infatti il mattinosuccessivo mio padre e Charles, dopo colazione, vanno diretti alcottage del vicino. Il signor Bonn non è in casa, infatti la suaauto non c'è. Allora Charles cerca di spiare attraverso le impostema sono ben chiuse quindi non si vede nulla. Marcus di corsa liraggiunge ed indica ai due una delle finestre della cantina. Le assisono abbastanza larghe ed incrociate ma da una fessura si può vederedentro. Per quanto insistano, però non riescono a distinguere nelbuio granché, quando Marcus fa leva su una delle assi che si stacca.In quel momento si ode il rumore come di un qualcosa che cadeall'interno ma poi tutto tace. Dopo qualche minuto i tre ritornano acasa e subito dopo si vede l'auto del signor Bonn fermarsi davanti alsuo cottage. Io espiro finalmente il fiato che avevo trattenuto tuttoil tempo per la paura che tornasse lo sconosciuto. Charles fa unatelefonata e dopo un quarto d'ora arriva la sua auto che li carica eli riporta a casa, con una promessa però: di mettere un agente diguardia e di fare accertamenti seri sul nostro strano vicino. Tuttosembra ritornare calmo e tranquillo finalmente, ma la sera dopo,chiudendo la mia persiana, noto un'ombra che si muove giù sullaspiaggia. Sono intimorita e resto in ansia, infatti fatico adaddormentarmi; poi di colpo sono sulla baia, distesa sulla puntaerbosa ad oriente e sopra di me c'è una nuvola nera che mi opprime,mio fratello si trova in una barca in mezzo al mare e non puòaiutarmi, i miei genitori non so dove siano. L'oppressione alla golae al torace diventa così forte che vorrei parlare ed urlare ma nonriesco, allora per la disperazione allungo una mano per aggrapparmiagli arbusti e sottrarmi alla morsa, quando un suono strano misveglia. Noto appena la mia lampada da letto a terra in frantumi,che subito sento un rumore di vetri rotti e di calpestii,immediatamente riprendo a respirare regolarmente. Mi sveglio deltutto e spaventata mi metto a piangere. Mia madre accorre e miabbraccia dicendomi che è stato un incubo.” Forse non hai digeritola cena di ieri sera!” Mi dice, ma io guardo per caso di fianco almio letto e vedo i pezzi di vetro della mia lampada rotta. Intantointorno a me ci sono tutti, compreso Marcus che è stato il primo adaccorrere, come mi dicono più tardi. Verrò a sapere in seguito, afatti conclusi, che l'ombra era veramente su di me, sotto l'aspettodel nostro vicino che pensava ci fosse Marcus al mio posto e quandoinvece lo ha visto vicino alla porta dopo che avevo mandato in pezzila lampada ed ha udito i passi dei miei, è fuggito dalla finestra dadove era entrato. Il mattino dopo a colazione abbiamo due signoridistinti che ci fanno tante domande. La sera guardo dalla finestradella mia camera e mi sembra di vedere ancora l'ombra sulla spiaggia,allora corro in camera dei miei che mi permettono di dormire nel loroletto, dopo avermi assicurato che non c'è più da avere paura. Ioperò la paura ce l'ho ancora e tanta! Anzi ho più paura adesso cheall'inizio di tutta la storia. Due giorni più tardi mi sveglio esento un grande tafferuglio, corro alla finestra di mio fratello eancora insonnolita vedo il nostro vicino ammanettato, saliresull'auto della polizia che parte immediatamente. C'è ancheun'ambulanza che sta caricando qualcosa che non riesco a capire cosa sia. Scendo disotto e la mamma mi viene incontro pallida in viso ed infreddolita.E' appena l'alba e fa freddo. “Che cosa è accaduto?” Chiedo curiosa. “Non è nulla, torna a letto, poi ti spiegherò.” Mirisponde mentre gli agenti ripartono; mio padre e Marcus ritornano dentro. “Marcus tu sei già in piedi? Che è successo?” Gli chiedo, ma mio fratello con l'aria di chi la sa lunga mi risponde:”Beh! Sarebbe troppo lungo spiegarti adesso. Facciamo un altro giorno,vuoi?” Dico di sì con la testa anche se invece vorrei sapere tuttoadesso. Più tardi viene a trovarci Charles che spiega bene a miopadre quale è stato il momento in cui ha deciso di intervenire.

                                      PARTE QUARTA

 La fine di un incubo

 Dopo tanti racconti fattimi da più voci, finalmente capisco cosa è veramente accaduto:

Dopo la loro visita al nostro cottage, Charles ed Ivonne si rendono conto effettivamente che qualcosa non va nel nostrovicino. Tornato in ufficio Charles mobilita tutti gli agenti a suadisposizione ed interpella la contea centrale dove esiste unaraccolta dati di tutti i delinquenti dello Stato. Viene a sapere chelo sconosciuto non si chiama signor Michel Bonn, bensì è unpluriomicida schizofrenico e paranoico, evaso dalla prigione diStato. Marc Strauss è il suo vero nome. Per l'evasione organizza unpiano ben congegnato. Durante il ritiro della biancheria sporca dalcarcere, riesce ad intrufolarsi dentro ad una delle ceste chevengono chiuse e sigillate per il trasporto. Esse vengono trasportatealla lavanderia industriale convenzionata e qui le ceste con labiancheria sporca vengono tenute per tutta la notte in una cameraaerata. E' facile per Marc aprire il coperchio della cesta, uscirenella stanza, procurarsi gli abiti civili ed allontanarsi non vistonella notte. La mattina successiva scorrendo il giornale locale in unbar, ha l'idea di affittare il cottage per un periodo divilleggiatura e per non dare nell'occhio, si presenta come MichelBonn, commesso viaggiatore. Il luogo è particolarmente adatto inquanto isolato dagli altri villaggi e quindi lontano da curiosi e daaltri villeggianti. Ha però bisogno di denaro. Prepara allora infretta un piano audace e verso l'ora di chiusura si presenta in unagrande banca. Attende che l'ultimo cliente esca, poi avvicinatosi aduna delle casse, dice in modo grave alla donna di stare zitta e dimettere tutto il denaro nel sacco che le consegna. La cassieradapprima sta quieta, ma quando sta per terminare, viene presa dalnervosismo e si gira verso i colleghi che, ignari continuano asvolgere il proprio lavoro. Con mossa fulminea, il delinquentescavalca il bancone, si mette dietro alla cassiera spingendole controqualcosa di duro, come una pistola ed intima agli altri di stare conle mani in alto mentre la giovane donna deve svuotare le due cassevicine. La guardia di turno, in quel momento è con il direttore giùnel caveau ed i due non si accorgono di nulla, perchè dopo averritirato i liquidi a disposizione, l'uomo trascina via la malcapitataportandola con sé nell'auto che ha noleggiato. Arrivati al cottage,rinchiude la donna in cantina legandola con delle catene perchè ivicini non la vedano. Non contento poi, nella sua mente malata si fastrada l'idea che spiando dalle finestre della cantina si possadistinguere la sagoma di una donna legata. Allora acquista dellegname con l'intento di creare dei separé nella cantina chiudendocosì le finestre. La donna durante i lavori viene trascinata da unastanza all'altra, poi finiti i lavori viene ricondotta sempre in catene nella stanza più interna. Fin dal primo giorno però nota che i vicini sono cordiali e vogliono fare amicizia, cosa che il signor Strauss non può permettersi. Lavora di notte pensando di passare inosservato, invece i rumori che provoca infastidiscono ed insospettiscono la famiglia Maebar. Le cose precipitano quando si accorge che il ragazzo cercadi carpire il suo segreto e si introduce di nascosto in casa sua. Si mette allora sulla difensiva e non sentendosi più al sicuro, cerca di intimorirlo e di fargli paura. Ma il ragazzo è intraprendente e non desiste, allora una notte entra dalla finestra in una stanza credendo che sia la camera di Marcus. Al buio si avvicina cauto, gli mette un ginocchio sullo stomaco e con tutte e due le mani tenta distrangolarlo. Sfortuna vuole che invece di mio fratello, trovi me che invece riesco a muovere le braccia nel tentativo di divincolarmi, ma per sbaglio spingo la lampada sul comodino che cade a terra con fracasso. Mentre si odono i passi svelti dei miei genitori,all'improvviso Marcus accende la luce e si materializza sulla porta della stanza. L'uomo fa per avventarglisi contro ma arrivano mia madre e mio padre ed il delinquente fugge via veloce. “Altrimenti non sarei qui a raccontarvelo!” Chiarisce Adeline alle sue amichette con l'aria da donna esperta di queste cose. I sospetti della famiglia Maebar si sono fatti più concreti mano a mano che il tempo è passato; si sono rivolti allora ad Ivonne e a suo marito,coroner, quindi adatto al compito di indagine e di ricerca. Il coroner, dopo la sua visita agli amici, ha posto due agenti diguardia al cottage allo scopo di avere prove convincenti dell'operato dell'uomo, nel frattempo ha fatto delle ricerche. E' venuto a conoscenza così dell'evasione e di tutti i suoi misfatti, quindi una mattina all'alba è venuto con altri agenti ad arrestarlo. Lo hanno trovato già pronto a partire, con le valigie in auto per fuggire lontano, mentre cercava di caricare la povera donna in ostaggio,sedata e molto provata dalla brutta prigionia. Charles si era convinto infatti che l'avrebbe sicuramente uccisa e lasciata in un luogo deserto o gettata in mare. Quindi lo arrestano e lo portano in carcere, mentre la signorina viene portata in ospedale dove le somministrano le cure del caso. Adeline riflette: “Sicuramente mio fratello ha avuto una parte importante in questo caso, infatti se egli non avesse curiosato e non si fosse esposto, l'uomo sarebbe rimasto al cottage ed alla fine dell'estate avrebbe ucciso la cassiera e l'avrebbe buttata giù dagli scogli!” Poi a suofratello con un certo rammarico:” Peccato! Quest'anno la nostra vacanza è stata movimentata e non molto riposante. Anzi sono proprio contenta che sia finita perchè è stata un'estate veramente daincubo!” -

 

 
 
 

PAURA E MISTERO

Post n°71 pubblicato il 02 Marzo 2014 da daidafiore
 
Foto di daidafiore

                 

PARTE SECONDA


Stiamo per sederci a tavola. Marcus rientra da fuori con i capelli arruffati ed il viso stravolto. Il papà gli va vicino e gli chiede preoccupato:” Cosa è stato? Perché sei così alterato? Dove sei stato?” Marcus risponde senza guardarlo in viso:” Niente papà sono stato sulla scogliera ed il vento mi ha scompigliato i capelli.” In quel momento bussano alla porta. Mia madre va ad aprire e si trova davanti il signor Bonn. “Buongiorno Signor Bonn! Venga si accomodi. Desidera qualcosa?” “Grazie signora Maebar. Sono venuti a mettermi il telefono e desidero provare l'apparecchio. Le dispiace?” “Ma si figuri, Signor Bonn! Faccia pure!” L'uomo va all'apparecchio e forma un numero, però guarda continuamente mio fratello che ad un certo punto, senza salutare, sale di sopra. L'uomo ascolta qualche minuto, poi replica:” Sembra che vada bene!” “Ha risposto sua moglie?” Chiede mia madre incuriosita perché all'altro capo non ha risposto nessuno. “No, mia moglie è partita per fare visita ad alcuni parenti su al nord, ma ho notato che squilla, quindi va bene!” Mia madre si offre di riprovare:” Mi dia il suo numero che quando andrà a casa la richiamerò!” “No grazie, è stata già troppo gentile. Non occorre, mi creda!” Il tono di voce è freddo e deciso, mia madre non replica, anzi mi sembra intimorita. Mio padre si alza da tavola e lo accompagna alla porta, senza dire una sola parola. Richiude a doppia mandata dietro di lui. “Non mi piace quest'uomo, non mi piace la sua faccia, ha un viso malvagio!” Mia madre ripete:” Anche a me non piace. Non dice la verità. Parlerò con Ivonne se sa qualcosa di più!” “No, lascia stare, non chiedere a nessuno. Forse è meglio ignorarlo!” Marcus scende e si siede a tavola silenzioso. Il resto della giornata si svolge in modo tranquillo. Nessuno di noi due ha voglia di uscire, perché un vago senso di malumore ci pervade. A cena restiamo in silenzio e dopo cena mio fratello ed io saliamo in camera nostra a studiare.

Intorno al nostro cottage c'è un fitto silenzio. Non il pigolio dei gabbiani addormentati nel proprio nido, non il suono delle onde piatte arrivano al nostro orecchio, tutto è profondamente quieto. Immagino che mio fratello sia occupato a fare i compiti, quindi poco dopo mi infilo nel letto. Il sonno mi coglie di sorpresa e senza accorgermene mi trovo in un prato fiorito, un prato immenso dove saltello e rido da sola. Con me non c'è anima viva ma io non mi preoccupo. Sono felice per qualcosa e gaia e serena. D'un tratto un'ombra nera, grande, anzi mi sembra immensa perché copre tutto il cielo, scende adagio su di me ed io spaventata mi metto ad urlare. L'ombra si ferma un momento poi continua a venirmi addosso ed a ghermirmi con i suoi innumerevoli tentacoli. Capisco che non ho più scampo, con la disperazione della sopravvivenza mi acquatto in terra ed urlo:”Mamma, papà, aiuto!” Di colpo apro gli occhi . La stanza è illuminata, su di me il viso tenero della mia mamma che mi accarezza, dietro il volto sicuro del mio papà. “Tesoro non è nulla, hai fatto un brutto sogno! Ora è passato, stai tranquilla, ci siamo noi e non permetteremo a nessuno di farti del male!” “C'era un'ombra grande che voleva prendermi...!” Dico ricordando ancora quel drago che stava per avvolgermi nelle sue spire, ma mia madre mi rassicura, così dopo qualche minuto mi riaddormento e mi sveglio il mattino dopo. Dopo colazione Marcus ed io ci rechiamo sulla spiaggia. Mio fratello ha il viso tirato, come se non avesse dormito tutta la notte. “Sai che ho avuto un incubo stanotte? Mi sembrava che un'ombra scura si calasse su di me ed ho gridato. Sono accorsi la mamma e il papà e quindi è passato.” Dico cercando di incuriosirlo e di distrarlo dai suoi foschi pensieri. Mi risponde:” Sì, ti ho sentito!” “Non dormivi?” “No, ero sveglio perché......l'ombra c'era davvero sulla mia finestra!” Mi alzo di scatto e per poco non scivolo sugli scogli. “Quale ombra?” Chiedo. Mio fratello è di poche parole e mi rendo conto che non vorrebbe dirmi nulla per non spaventarmi, ma io incalzo e lui:” Penso che sia stato il nostro vicino. E' venuto a cercarmi forse per uccidermi, ma non mi ha trovato perché non sa qual è la mia stanza. Quando tu hai gridato, si sono accese tutte le luci e lui è scappato.””Perché è venuto a cercarti? Cosa hai fatto?”

Marcus resta in silenzio per alcuni minuti, poi mi racconta. “Ieri mattina, quando sono venuto via dalla spiaggia, sono andato a curiosare intorno al cottage. Mi era sembrato che l'uomo fosse uscito con la sua macchina quindi mi sono avvicinato ad una finestra quando ho udito dei lamenti, sembrava quasi un grido soffocato. Allora ho preso il coraggio a due mani ed ho girato attorno al cottage. Era buio, le finestre e la porta erano sbarrate, non si sentiva alcun rumore; stavo ritornando quando ho udito distintamente un suono provenire dalla cantina. Allora mi sono deciso a vederci chiaro. Ho scrutato attraverso i vetri delle finestre più basse ma erano tutte oscurate. L'ultima, quella che guarda dall'altro lato della casa, era socchiusa. Sono scivolato dentro adagio e mi sono guardato intorno. C'erano molte tavole addossate alle pareti, tanti utensili in terra. Sono passato alla stanza attigua ed ho chiamato sottovoce: ”C'è qualcuno?” Ho sentito alcuni rumori leggeri, come quando una persona strofina qualcosa su di un legno, ma nessuno ha risposto. Stavo cercando in un'altra stanza quando ho udito il rumore del motore di un'auto. Ho pensato che il Signor Bonn stesse ritornando quindi sono tornato alla finestra da dove ero entrato, ma alcune assi erano scivolate lungo la parete e la finestra era ostruita.” Mio fratello si ferma per riprendere fiato. Io sono curiosa ed atterrita, non oso quasi respirare per lo spavento e la meraviglia. Marcus continua:” Non sapevo cosa fare. Avevo paura di farmi trovare lì dentro, ma non potevo uscire, allora ho fatto di corsa le scale fino alla porta d'ingresso, l'ho aperta e sono scappato via verso casa, proprio mentre l'auto del vicino stava entrando nel cortile. Non so se mi ha riconosciuto, ma sicuramente ha visto qualcuno che correva e deve aver messo in relazione che fossi io perché poco dopo è venuto a casa con la scusa del telefono. Non ha telefonato a nessuno perché all'altro capo non poteva rispondere nessuno. Se c'è qualcuno in casa sua è di sotto, in cantina, forse chiuso e prigioniero, inoltre dubito fortemente che sia sua moglie.” Scossa per il racconto, d'un tratto mi prende la paura che possa venire in casa nostra ad ucciderci tutti. “Devi dirlo alla mamma e al papà. Devi raccontare tutto perché potrebbe farci del male!” Marcus è indeciso, poi alle mie insistenze decide che lo riferirà stasera a cena.

Ritornando a casa sentiamo il telefono squillare, mia madre risponde e comprendiamo che sono i nonni materni. Contenti ci avviciniamo proprio mentre la mamma sta rispondendo allegramente:” Oh, certo che ci fate piacere. Vi aspettiamo. A domani!” Sorridente ci comunica che domani verranno i nonni a farci visita e si fermeranno tre o quattro giorni. Noi due dimentichiamo la nostra preoccupazione ed usciamo sugli scogli della Piccola Stella. Qui troviamo due pescatori che stanno pescando proprio sulla punta del molo. Ci avviciniamo e restiamo a guardarli mentre catturano due bei pescioloni. Il vento è più forte del solito e sferza il nostro viso piuttosto violentemente, ma noi ragazzi restiamo inchiodati agli scogli nonostante il cielo si rabbui e ci sia la minaccia di un temporale. Alle prime gocce di pioggia, siamo costretti ad avviarci sulla via del ritorno, insieme ai due pescatori che hanno un bel bottino da portare a casa. Infatti uno di loro ci regala un bel pesce dicendoci:” Dite alla mamma di cucinarvelo per cena. E' molto buono!” “Grazie signore, lo faremo senz'altro!” Rispondo educatamente. Mio fratello è già più avanti sugli scogli, non ha paura di scivolare, è quasi un incosciente come dice la mamma e corre veloce. Io sono più cauta e cammino adagio scegliendo lo scoglio più piatto e meno levigato per appoggiare il piede, quindi la mia andatura è lenta e mio fratello è costretto ad aspettarmi diversi minuti prima di ritornare a casa insieme, altrimenti mio padre lo sgriderà per avermi lasciata sola. Vado in cucina e do il pesce alla mamma che dice allegramente:” Così stasera la cena è assicurata!” La mamma è una donna allegra ed affettuosa, raramente si arrabbia e ci punisce. Lei dice che noi bambini dobbiamo capire perché sbagliamo in modo da non ripetere più l'errore. Mio padre invece si arrabbia di più e ci sgrida forte quando disubbidiamo, però anche lui ci fa tante coccole. Io sono felice di avere due genitori così bravi e comprensivi. Sono contenta anche di mio fratello che adoro perché è gentile con me, mi aiuta a fare i compiti e mi spiega quello che non so, però quando fa arrabbiare mio padre lo picchierei. Dopo cena, in camera mia, mi ritorna in mente ciò che mi ha raccontato Marcus, allora ho paura di restare in camera da sola e dopo che i miei genitori sono andati a dormire, io sgattaiolo in camera di mio fratello che mi fa posto nel suo letto ed entrambi ci addormentiamo tranquilli dopo che ha sbarrato la sua finestra con un tubo di ferro.

Il mattino successivo, subito dopo colazione, sentiamo un'auto che arriva suonando il clacson. Noi bambini corriamo alla porta e ci buttiamo nelle braccia dei nostri nonni preferiti. Essi sono: nonno Andrew Maebar e nonna Nadine Campus. Sono molto simpatici e giocano volentieri con noi quando ci incontriamo. Essi vivono in una cittadina vicina alla nostra e ci troviamo spesso durante i week end e soprattutto alle feste più importanti. Ci hanno portato dei regali e subito entriamo in casa ad aprire i pacchi. Marcus ha ricevuto un bel libro illustrato sulle antiche civiltà celtiche e gaeliche, io invece la Barbie vestita da sposa che sognavo da tanto tempo. “Grazie nonni, mi avete fatto tanto piacere!” Dico abbracciando prima l'uno poi l'altra. Anche Marcus li ringrazia e corre subito di sopra a sfogliarlo. Qualche ora più tardi la mamma ci chiama per il pranzo e noi scendiamo felici perché sicuramente avrà preparato dei piatti gustosi per festeggiare i nonni. Mangiamo tutti con gusto, ridiamo felici e ci divertiamo con alcune barzellette che a volte il nonno ci racconta. Dopo pranzo ci sediamo in salotto per guardare il notiziario alla televisione, quando si sentono delle urla soffocate venire da fuori. La mamma va alla finestra, i nonni si guardano sbigottiti, noi due restiamo seduti immaginando che provengano dalla casa vicina. Dopo qualche minuto ritorna il silenzio, ma la mamma dice che non è nulla, forse il vento, per non allarmare i nonni. Invece dopo un'oretta sento che parla al telefono con la sua amica Ivonne: “ Cara, hai saputo più nulla sul mio vicino di cottage? I rumori strani qui continuano e noi cominciamo ad essere veramente preoccupati.” L'altra risponde qualcosa di rassicurante perché la mamma replica:” Ah, bene. Fammi sapere. Ti saluto.” Durante i tre giorni in cui si fermano i nonni, non accade altro, a parte la seconda notte quando sembra di udire dei lamenti, ma abbiamo visto il nostro vicino partire con la sua auto e non l'abbiamo visto ritornare. Pensiamo quindi che possa essere il vento che produce sibili e rumori strani fra i cespugli e sugli scogli. Dopo che i nonni sono ripartiti, veniamo a conoscenza che gli altri nonni sono di passaggio a Cork, di ritorno da un lungo viaggio nei paesi scandinavi. Decidiamo di raggiungerli durante il week end e di fermarci con loro. Ai nonni materni piace molto viaggiare soprattutto d'estate e, quando fa meno freddo, approfittano per visitare le regioni del Nord Europa. L'anno scorso sono stati in Canada ed a noi bambini piace tanto sentire raccontare le loro avventure, le loro impressioni e guardare le fotografie che portano indietro in ricordo di quei posti. Anche questa volta restiamo piacevolmente impressionati dalle belle foto della Finlandia, dei fiordi norvegesi e del nord della Svezia. Hanno fotografato persino il paese di Babbo Natale, anche se noi due non ci crediamo più. Nonno Maximilian e nonna Carol vivono a Dublino molto lontani da noi che invece siamo nei pressi di Cork. Hanno fatto il giro più lungo per incontrarci e trascorriamo quindi questi due giorni in modo piacevole e spensierato. Andiamo sulle giostre, mangiamo le frittelle coperte di zucchero, il nonno ci insegna a giocare a golf nel prato dell' albergo e dormiamo per la prima volta in un hotel con tanto di ristorante.

Al nostro ritorno troviamo però una brutta sorpresa. Passando vicino al cottage del vicino, notiamo che alle finestre della cantina ed a quelle del primo piano sono state inchiodate delle assi di legno, evidentemente per non lasciare entrare nessun estraneo. La mamma commenta:” Toh! Guarda che strano uomo. Chi vuoi che possa entrargli in casa? Ci siamo soltanto noi! Non ci sono ladri, né visitatori e neppure animali grandi. Ovviamente i topi ci passano ugualmente! Che strano, tipo non mi piace affatto!” Mio padre asserisce e si propone di parlarne allo sceriffo alla prima occasione. Marcus ed io sappiamo perché ha inchiodato quelle assi, ma ci guardiamo bene dal riferirlo alla mamma. L'occasione giusta c'è stata appena accaduto il fatto, ora è passata e noi speriamo che se ne sia dimenticato e che finisca qui. Ma non finisce qui come noi due speravamo, perché la sera del nostro ritorno a casa, ad una certa ora mio padre esce di casa per gettare i rifiuti e trova il nostro vicino quasi nei pressi di casa nostra. Mio padre gli chiede:” Ha bisogno? Le occorre qualcosa?” Il tono è grave ma l'uomo sorridendo gli risponde:” No, no, nulla. Mi è sembrato di vedere un topo venire da questa parte! Forse mi sono sbagliato!” Mio padre replica in modo deciso e serio:” Siamo abituati ai topi da queste parti, non ci fanno paura! Lei viene dalla città forse?! “ “Sì, vengo dalla città e non sono abituato ad avere animali per casa!” Ma prima che mio padre possa recriminare, l'uomo si allontana. Noi due abbiamo assistito attraverso le persiane socchiuse allo scambio di battute e sappiamo bene a che cosa si riferisce quell'uomo, ma zitti zitti saliamo in camera nostra. Il mattino dopo, a colazione telefona Ivonne, l'amica di mia madre. Prende la telefonata mio padre che comunica alla mamma la visita nel pomeriggio della sua amica. Tutti attendiamo con ansia questa visita. Verso le tre del pomeriggio, infatti, l'auto del coroner si ferma di fronte a casa nostra, ma c'è soltanto Ivonne, suo marito non è venuto perché è occupato altrove. Ivonne sorridente, con un vassoio di dolcetti in mano, entra allegra e vivace. La mamma le va incontro e si abbracciano con affetto. Sono amiche da tantissimi anni, perché la mamma è venuta sin da piccola in villeggiatura in questa baia ed Ivonne, che è la nipote della signora Mailer, veniva spesso anche lei a trascorrere qualche giorno di vacanza in questo luogo. Si scambiano i convenevoli, prendono un caffè caldo, anche noi assaggiamo i buoni dolcetti che ha portato, poi le due donne si mettono a confabulare e noi bambini andiamo sulla spiaggia.

 

 

 
 
 

LA GIOIA DI SCRIVERE ED IL PIACERE DI LEGGERE.

Post n°69 pubblicato il 16 Maggio 2013 da daidafiore
 

 

LO STRANIERO DELLA CASA ACCANTO.

 

 continua...

 La mamma incuriosita ci chiede:” Beh? Che è successo che avete una faccia mesta?” Marcus risponde:” Niente mamma!” In quel momento entra il papà che ci chiede cosa abbiamo fatto durante la mattinata, noi gli raccontiamo che siamo andati sulla barca incagliata ed abbiamo fatto i cerchi nel mare con i sassi. “Vi raccomando di non allontanarvi mai troppo da casa! Tu Marcus bada anche a tua sorella Adeline che è più piccola!” Nel pomeriggio ci dedichiamo a fare i compiti ed a giocare ognuno nella nostra camera. Dopo il tramonto la nostra piccola baia si riempie di ombre minacciose che allungano i loro tentacoli piano piano sulle rocce dietro di noi, poi assorbe la casa del vicino e poi la nostra. Il sole cocente del pomeriggio, infatti, d'un tratto lascia il posto al buio più profondo e la flebile luce del faro dietro alla cala della nave incagliata è lontana da noi e troppo scarsa per illuminare la nostra zona. Il mio papà ha messo un grosso lampione sopra la porta d'ingresso ma lo accendiamo soltanto quando ce n'è bisogno. Verso sera, poco prima di cenare, udiamo dei colpi di martello provenire dall'altro cottage, mi affaccio alla finestra del soggiorno che guarda ad ovest e cerco di indovinare cosa stia facendo il nostro vicino. Marcus dietro di me dice a bassa voce: “E' meglio lasciare perdere quell'uomo, perchè il suo viso fa paura! Deve essere cattivo!” Non diciamo niente ai nostri genitori perchè pensiamo che la cosa sia finita lì. Invece durante la notte gli strani rumori di catene tintinnanti e di seghe in azione ricominciano; io veramente dormo come un ghiro ma ad un certo punto Marcus viene nella mia camera e mi sveglia:” Adeline, svegliati, senti quanti strani rumori sta facendo? Non promette niente di buono!” Nonostante il suo talento per scoprire i dettagli dei fatti che accadono, questa volta mio fratello non ha alcuna intenzione di dedicarvisi. Uno strano presagio di sventura ed un misto di timore stringe il suo animo e non ama parlarne. Ciò che doveva essere una meravigliosa vacanza estiva, si prospetta invece come un periodo che crea ansia e preoccupazione.

Il mattino successivo scendo a fare colazione insieme a mio padre, ma Marcus non c'è e nessuno sa dove sia. La mamma preoccupata esce dall'uscio ed inizia a chiamarlo ma nessuno risponde. Il papà dice:” Bevo un caffè e vado a cercarlo, sicuramente sarà andato alla cala della nave, sapete com'è intrepido”. Io ne dubito perchè mi avrebbe aspettato e ci saremmo tornati come il giorno prima, ma mio padre esce e va a cercarlo. Dopo una decina di minuti entra Marcus con il viso tirato e la fronte corrucciata. La mamma gli chiede ansiosa:” Ma dove ti eri cacciato? Il papà è venuto a cercarti!” “Ero dietro alla punta a cercare molluschi, così ti avrei fatto una sorpresa!” L'aria che ha mentre dice questo non è rassicurante, anzi sembra mogio e la mamma non recrimina, finge di crederci e gli prepara la colazione. Dopo qualche minuto ritorna il papà e si ripete la scena. Però quando usciamo ed andiamo a sederci in riva al mare mio fratello mi dice cosa ha fatto veramente: “Sono andato nei pressi del cottage dello sconosciuto e di nascosto ho cercato di vedere nella sua cantina dalla finestra. I vetri sono molto opachi ed una finestra è oscurata da qualcosa, l'altra invece mostra una parte dell'interno dove ho visto delle tavole di legno, una sega in terra, poi ho sentito dei rumori all'interno e sono scappato.” “Su nella casa, magari in cucina, non c'era sua moglie?” Chiedo. “No, in casa sembrava che non ci fosse nessuno.” Marcus resta pensieroso per qualche minuto poi mi prende per un braccio e mi dice:” Andiamo!” “Dove?” Dico io. “Andiamo a disturbarlo, soltanto così riusciremo a farlo venire allo scoperto!” Io sono perplessa, ma docile lo seguo. Per me mio fratello è un super, sa fare quasi tutto, è bravo a scuola, ha tanti interessi ed ha pazienza con me, infatti mi spiega con calma qualsiasi domanda io gli ponga. Arriviamo nei pressi del cottage dove abita quello strano uomo che chiamiamo “Lo straniero”. Sembra che non ci sia nessuno. Suoniamo una, due volte ma nessuno risponde; allora andiamo a curiosare nel garage che non è chiuso perfettamente. Marcus si sdraia a terra e guarda sotto alla clerk.”Non c'è l'auto, deve essere uscito con la sua automobile!” Va alla porta e suona ancora un paio di volte ma nessuno viene ad aprire. La casa è silenziosa. Marcus dice:” Forse è uscito con sua moglie!” Ad un tratto si ode un flebile battito che ci meraviglia, ma proprio in quel momento sentiamo il rumore di una macchina che si avvicina. Svelti ci nascondiamo dietro ad una roccia ed aspettiamo. Arriva l'auto dello Straniero ma scende soltanto lui. Non c'è alcuna donna. Dall'auto l'uomo scarica dei pacchi che depone nel box, poi chiude la clerk e va in casa. Acquattati dietro un masso, aspettiamo di vedere qualcuno dalle finestre del soggiorno oppure delle camere, ma dopo dieci minuti di silenzio assoluto, ci alziamo con le gambe rattrappite e ce ne torniamo a casa. Io non penso e non commento, attendo soltanto che mio fratello formuli la sua opinione che per me sarà come Vangelo. Marcus però non parla e si chiude in camera sua. Dopo pranzo mi dedico ai compiti di scuola. Ad un certo punto ho difficoltà con un problema e vado da mio fratello per farmelo spiegare. Apro la porta senza bussare e... vedo mio fratello dietro alle tendine della finestra che scruta la casa di fronte con un cannocchiale. “Che fai?” Chiedo curiosa, mio fratello mi fa segno di stare zitta con il dito sulle labbra e continua guardare seminascosto dalla tendina. “Fammi vedere!” Dico a bassa voce, lui mi dà il cannocchiale e mi risponde:” Guarda in basso la finestra della cantina, c'è del movimento, ma non farti notare!” Guardo ed in effetti si notano delle ombre in movimento. “Cosa sta facendo?” Chiedo “Penso che stia costruendo qualcosa!” Mi risponde evasivo. Ritorno ai miei compiti e lascio Marcus alle prese con il suo cannocchiale. La sera dopo cena entro ancora nella camera di mio fratello e lo trovo alla finestra al buio che scruta la casa dei vicini. Il giorno dopo è domenica. I miei genitori e noi ragazzi usiamo recarci al villaggio vicino dove c'è una chiesa cattolica per ascoltare la S. Messa. Mentre mio padre tira fuori l'auto dal garage, il nostro vicino scende i gradini di casa sua, allora mia madre che ha un poco lo spirito missionario, gli si avvicina e gli chiede:” Buon giorno, Signore, sono la signora Ester Maebar, la sua vicina. Stiamo andando a Messa presso il villaggio di Adams. Viene anche lei con sua moglie?” L'uomo era diretto sul fianco opposto della casa, alle parole inaspettate di mia madre, si volta di scatto e prima di rispondere riflette alcuni minuti. Poi:” No, noi non siamo praticanti!” “Peccato!” Risponde mia madre. “Ma sua moglie sta bene? Non l'ho mai vista in questi giorni. Anzi pensavo che potreste venire a farci visita una di queste sere, per stare un poco in compagnia. Come vede in questo angolo abitiamo soltanto noi due. Mio marito ne sarebbe felice!” Intanto mio padre ci raggiunge con la sua auto e noi saliamo dando un ultima occhiata all'uomo che sta rispondendo:” Grazie, se mia moglie sarà d'accordo, una di queste sere verremo a trovarvi!” Io trovo però che queste parole vengono dette in modo cortese ma senza alcuna intenzione di attuare il proposito. Guardo mia madre curiosa di sapere se anche lei ha la mia stessa impressione, ma si è girata davanti e guarda la strada perchè siamo in ritardo per la funzione. Dopo la Messa si resta un poco a chiacchierare nel giardino della chiesa, dove il parroco usa servire qualche bibita e dei pasticcini ai suoi parrocchiani. I villaggi in questa zona dell'Irlanda sono piccoli e distanti fra loro, inoltre ci sono molte case sparse con vasti terreni intorno, quindi la gente è felice di ritrovarsi la domenica per intrattenersi e raccontarsi le ultime novità. La signora Katrine Pergus si avvicina alla nostra panchina ed intavola il discorso con mia madre, io ascolto incuriosita. “Ho sentito che i signori Mailer hanno affittato il villino accanto al vostro, come sono i vostri vicini? Sono simpatici ed affabili? Certo che è una fortuna avere dei vicini nel vostro caso, siete così isolati dal resto del mondo!” La mamma si sente punta nel suo orgoglio perchè a lei piacciono sia la sua casa che la zona, proprio perchè sono isolate, inoltre è innamorata di quella piccola baia, dei suoi colori e dei suoni che gli uccelli producono. Non dà a vederlo però, quindi risponde con il miglior sorriso:” Veramente sono arrivati da pochi giorni e non si sono ancora sistemati. Ci vorrà un poco di tempo. Che sai di loro?” “Veramente niente, ho parlato con la signora Mailer e mi ha detto che non potrà più venire da queste parti a causa dell' incidente avuto lo scorso autunno, quindi ha trovato un simpatico signore che credo faccia il commesso viaggiatore e sua moglie, che cercavano un posto tranquillo. Sembra che la donna non sia tutta di testa….!” Fa segno con la mano sul capo come ad indicare che la signora in questione sia un poco alienata. Mia madre risponde:” Non so, non l'ho ancora vista! Ho visto soltanto due volte lui che ha l'aria un po' strana, ma sai com'è quando si va ad abitare in luogo nuovo?!” Mio padre si avvicina e ci dice che è l'ora di tornare. Riprendiamo la strada di casa con qualche curiosità in più rispetto all'andata. Chiedo a mia madre:” Che cosa è capitato alla signora Mailer, mamma?” “Niente di grave Adeline, è caduta sulle rocce vicino alla nave incagliata e si è rotta una gamba, ma ora sta meglio!” Per raggiungere la nostra abitazione dobbiamo passare davanti alla casa del vicino, che però è più discosta dalla strada rispetto alla nostra. E' poco dopo mezzogiorno e c'è un bel sole. La casa è silenziosa e al buio, infatti tutte le persiane sono chiuse, soltanto dalla finestrella della cantina si intravede un lieve ed intermittente bagliore, come se una lampada dal soffitto oscillasse sistematicamente con un ritmo uniforme. Marcus appena sceso, si chiude in camera ed io penso che stia scrutando nel cottage per indovinare cosa stia facendo il nostro vicino, sto per raggiungerlo quando mia madre mi chiama per aiutare a preparare la tavola per il pranzo. Nel primo pomeriggio, dopo avere riassettato la cucina, mia madre mi chiede se ho voglia di andare con lei alla cala piccola, rispondo di sì ed allegramente usciamo. Sulla soglia di casa, notiamo che il nostro vicino è intento a zappare le aiuole davanti a casa, mentre sotto ai due alberi che fiancheggiano il cottage, c'è una donna che sembra dormire sull'amaca. Fra i nostri due villini, c'è una bassa recinzione di rete metallica ricoperta di edera. Mia madre si avvicina alla rete e saluta l'uomo: “Buon pomeriggio Signor....?” “Bonn, Michel Bonn” Risponde l'uomo senza smettere di lavorare. Penso che non abbia voglia di chiacchierare con noi ed anche mia madre credo abbia la stessa impressione perchè riprende a camminare mentre lancia quasi gridando, un saluto alla donna sull'amaca. “Buon pomeriggio signora Bonn!” Ma la donna non risponde e non si muove, pensiamo che avrebbe potuto almeno guardare dalla nostra parte, così pensando che dorma proseguiamo la nostra passeggiata. Arriviamo alla riva del mare e seguiamo le rocce fino alla piccola cala dove le onde battono più forti contro la nave incagliata, che però non si muove minimamente. “Mamma da quanti anni si trova qui la nave? Sai che noi la chiamiamo Piccola Stella?” La mamma mi guarda sorridendo. “Non so di preciso da quanto tempo si sia incagliata, penso almeno cinquanta o sessant'anni, infatti è molto pericoloso salirci sopra perchè l'acqua del mare avrà sicuramente corroso la sua struttura e da un momento all'altro potrebbe crollare e distruggersi. Come mai la chiamate così?” “Perchè in tutti i racconti di avventura, le navi vengono chiamate con: La stella del sud, oppure La stella dei mari o La stella polare. Noi invece la chiamiamo Piccola stella perchè è rimasto poco della nave di allora!” Scherzando e ridendo arriviamo alla cala dove i raggi rossastri del tramonto incipiente rendono questo luogo incantato. Mia madre è affascinata dai suoi colori ed anch'io amo questo angolo, come amo tutta la baia di Flermont. Molti dicono che è un luogo troppo isolato per viverci anche soltanto d'estate, ma a noi piace tantissimo proprio per il suo silenzio, per la sua pace, per il suono del vento che sibila attraverso le rocce della scogliera, che si infila fra le piccole fronde dei cespugli e per il silenzio forte ed echeggiante della notte. Al ritorno troviamo il papà intento alla lettura di un libro e Marcus in camera sua che traffica con delle carte strane e con il suo computer. Chiedo che cosa stia facendo ma mi risponde con un mugugno. Capisco che vuole essere lasciato solo, allora in silenzio me ne vado in camera mia e mi metto a giocare con le bambole. E' oramai buio pesto nella cala, dopo cena guardiamo la TV che spesso è disturbata e non si vede bene, allora io sto per salire in camera mia quando squilla il telefono. Ci meravigliamo per l'ora tarda ma è la signora Mailer che chiede la cortesia di comunicare al suo inquilino che presto verranno gli operai ad istallare il telefono. Dopo alcuni convenevoli mia madre mette giù la cornetta, ma proprio in quel momento si sentono dei rumori di spostamento e di trascinamento. Ci affacciamo alla finestra ma non vediamo nulla. Mio padre però crede di sentire dei lamenti. Non sappiamo cosa fare, i miei decidono di aspettare l'indomani e di chiedere spiegazione al diretto interessato. Dopo alcuni minuti però i rumori cessano e tutto ritorna silenzioso. La notte io faccio dei brutti sogni e ad un tratto mi metto ad urlare, mia madre accorre, mi sveglia, mi rassicura che va tutto bene e mi coccola un poco, così mi riaddormento. Il mattino dopo però mia madre è accigliata e silenziosa. Mentre ci serve la colazione guarda spesso mio padre che è pensieroso anche lui, infatti quando mio fratello ed io stiamo per uscire ci dicono di stare nei paraggi e di non allontanarci. Mio fratello risponde con noncuranza ma mio padre lo prende per le spalle e lo guarda negli occhi dicendo:” Marcus, bada bene di non allontanarti da qui, non essere disubbidiente altrimenti ti punirò!” Mio fratello a questo punto comprende che il papà dice seriamente e che c'è di sicuro un motivo grave, allora chiede:” Va bene, papà, ma è successo qualcosa per cui sei preoccupato?” “No, no, ma voglio che stiate qui vicino. Con la gente che c'è qui non si sa mai cosa può succedere!” Capiamo che si riferisce al nostro vicino, quindi ubbidienti ci sediamo sulla riva del mare e chiacchieriamo del più e del meno. Lo spirito di Marcus però è veramente ribelle ed indomito. Nonostante la promessa fatta a nostro padre, ad un tratto mi dice:” Stai qui e non ti muovere per nessun motivo! Io torno presto!” “Ma dove vai? Hai promesso al papà di stare qui vicino!” “Sarò qui vicino, non preoccuparti, ma non voglio che tu venga con me perchè potrebbe essere pericoloso!” Resto senza parole un momento, ma lui è già lontano, si sta avvicinando al cottage vicino, nascondendosi dietro ai cespugli ed alle dune del terreno. Dopo poco non lo vedo più e decido di starmene quieta per non insospettire i nostri genitori. Aspetto circa un'ora ma mio fratello non ritorna, allora comincio a passeggiare sulla spiaggia guardando spesso verso il cottage per constatare che arrivi Marcus, ma dopo due ore mi stanco di aspettare e ritorno a casa.

                                     FINE PRIMA PARTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

I MOMENTI DI SUSPENCE FANNO BATTERE IL CUORE E SEMBRA CHE IL CERVELLO SI FERMI, SOLO LA VISTA E L'UDITO SONO TESI AL MASSIMO

Post n°68 pubblicato il 21 Aprile 2013 da daidafiore
 

DAL LIBRO THRILLER:  BRIVIDI E ARCANI MISTERI

                    LO STRANIERO DELLA CASA ACCANTO

                                                               PARTE PRIMA

Stamane vengo svegliata da stranissimi rumori. Un battere cupo di metallo su metallo, uno sfregamento di corpi solidi, uno sferragliare di catene tintinnanti contro qualcosa di duro, di grande. Appena apro gli occhi, ancora insonnolita ma disturbata nell'umore da quei suoni sinistri, scendo dal letto e mi affaccio alla finestra della mia cameretta al primo piano che guarda verso oriente. E' ancora presto e l'aria del mattino è fresca. Subito uno scintillante raggio di sole, riflesso nell'acqua del mare della nostra piccola cala, mi colpisce gli occhi e devo difendermi da quel riverbero mettendomi la mano davanti al viso. I gabbiani volano ancora pigri nel cielo, i verdi cespugli sono ancora addormentati sotto la spessa rugiada della notte, intorno è pace e tranquillità. La piccola baia di Flermont dove si trova il nostro cottage è un luogo dove si respira serenità, dove i bassi cespugli della collina fanno da cornice al piano di erba verde, disseminato di grossi sassi, che arriva fino al mare. La costa dell'Irlanda, la mia isola, di solito è rocciosa, ma nella nostra baia il declivio è dolce e le onde giungono fino al limite dell'erba verde battendovi leggere. La forza dell'oceano è mitigata dal rientro della costa ed i venti scivolano via sulla parte più esterna, non toccando di solito il piccolo lembo di terra dove il blu del mare si mescola con il verde brillante dell'erba. Questo luogo immacolato fu scoperto tantissimi anni or dono dai nostri nonni, venuti in questa baia durante il loro viaggio di nozze. Se ne innamorarono talmente che vi costruirono il cottage come loro dimora permanente. Ora noi ci veniamo d'estate in vacanza ed amiamo molto questo angolo di pace dove i rumori sembra vengano attutiti dal lento movimento delle onde sulla battigia. Il nostro cottage è ad un piano, con la struttura in mattoni ed il resto in legno duro che ha resistito per quasi settant'anni. Molti anni dopo i Signori Mailer costruirono il cottage vicino al nostro, ma lo usarono soltanto per le vacanze estive ed in seguito, dopo la morte del Signor Mailer, sua moglie non è più venuta in questa baia di serenità.  Mi accorgo ad un tratto che i rumori provengono dal cottage vicino che tutti noi credevamo disabitato. Contrariata e curiosa, scendo in cucina da cui mi giungono i caratteristici e familiari suoni del mattino, infatti mia madre Ester sta friggendo le frittelle per la nostra colazione. Il caffè sul tavolo, pronto per essere bevuto, spigiona il suo favoloso aroma elettrizzante, le tazze sembrano invitare a sedersi, il barattolo di marmellata di fragole è già aperto ed il cestino è colmo di pane fragrante, accanto c'è il bricco del latte. Questi profumi ed un certo appetito mi costringono a sedermi senza attendere gli altri, che nel frattempo si stanno preparando per scendere, infatti si odono lo scalpiccio di mio fratello Marcus, appena uscito dal bagno ed il rasoio elettrico del papà. Cinque minuti dopo siamo tutti seduti a tavola per la colazione, ma stamane ci accomuna la curiosità per quegli innumerevoli e misteriosi rumori del villino accanto al nostro. “Sembra che l'abbiano affittato, visti i rimbombanti suoni di stamattina!” Commenta mia madre. Il papà allontana un attimo il giornale che sta leggendo e risponde:” Potrebbero però tenere conto che siamo in vacanza e che quindi abbiamo bisogno di riposare!” “Ma cosa stanno facendo per provocare quei suoni strani?” Chiedo addentando una fetta di pane fresco con una bella spalmata di marmellata. “Bah! Certo che sono rumori inconsueti, stranissimi!” Risponde mio fratello, poi continua con aria misteriosa:”Chissà che faranno di particolare? Staranno segando qualche povero malcapitato!” Noi ridiamo con leggerezza ma quelle parole lasciano in noi una sensazione di disagio, di attesa, come di un pericolo imminente. Marcus è un accanito lettore di romanzi gialli e horror ed ha una vera mania per ricercare indizi in ogni fatto che succede, anche i più insignificanti; non accade molto a dire la verità in questa piccola baia, lontana dal fragore e dalla vita frenetica della città, infatti l'unico avvenimento fuori dagli schemi convenzionali è stato il ritrovamento di un gabbiano morto sulla scogliera. In quel caso però, nonostante le ricerche meticolose di Marcus, non siamo venuti a capo di nulla.  Dopo aver consumato un'abbondante colazione, Marcus ed io usciamo all'aperto e ci dirigiamo verso la casa accanto, curiosi di fare la conoscenza dei nuovi vicini.

La piccola baia di Flermont, nei pressi di Cork, risplende dei raggi dorati e luminosi del sole che si rispecchiano sull'acqua dell'oceano e si riflettono sui vetri dei due cottage, sulla rugiada delle piccole foglie dei cespugli, sui sassi lucenti e levigati dalla brina notturna. La serenità e la pace impregnano l'aria ed il cuore delle persone che vi abitano. Arriviamo di corsa all'inizio dei due gradini del nostro vicino e cauti suoniamo il campanello. I rumori sono cessati da circa mezz'ora ed ora il silenzio regna nella casa ed attorno al cottage. Suoniamo ancora ed attendiamo, ma nessuno risponde e nessuno viene ad aprire. Meravigliati scendiamo i gradini e ci allontaniamo, ma come se sentissi sulla mia pelle lo sguardo di qualcuno, mi giro di scatto e guardo su verso le finestre del primo piano. Un impercettibile movimento della tendina ad una delle finestre, mi fa capire che la casa è abitata da qualcuno che non ha piacere di parlare con noi. Marcus non si accorge di nulla e scherzosamente si mette a correre lanciando sassi nell'acqua che si rincorrono facendo del saltelli e dei cerchi che si allargano con un ritmo regolare. L'aria è tersa e profuma di erba bagnata e di zucchero; una sottile brezza muove appena le foglie degli arbusti che, illuminati dai raggi caldi del sole, lasciano il loro verde scuro per un colore più brillante e luminoso, intanto la rugiada sulle foglie adagio si asciuga ed i fiori timidamente si affacciano alla giornata di sole che li attende. Un lieve odore di salmastro punge appena le narici, mentre osserviamo le onde della bassa marea battere adagio contro le rocce affioranti dalla sabbia del fondo marino. Il piccolo incidente è già dimenticato e pieni di allegria, mio fratello ed io corriamo liberi sulla spiaggia rincorrendoci e scherzando festosi. I gabbiani svolazzano sopra di noi assordandoci con il loro pigolio e tuffandosi rapidi nel mare per la loro colazione. Arrivati alle rocce basse che delimitano la cala sul lato orientale, ci sediamo ed osserviamo sognanti l'oceano all'orizzonte, immaginando navi bianche e vele spiegate e scorribande di pirati ed avventure strepitose. Prendiamo a camminare sulle rocce e ci addentriamo nell'oceano sulla punta di un'altra piccola baia dietro a Flermont. La lingua di roccia scura e scivolosa, si inoltra nell'oceano per circa trecento metri e termina con un grande masso su cui di solito ci sediamo quando vogliamo immergerci nella brezza marina e nel gioco di luce ed ombre che il sole produce sul resto della costa. Si sente un forte odore di pesce nell'aria ed i gabbiani sono più numerosi e più frenetici perchè trovano più facilmente i pesci che vengono a morire contro le rocce sbattuti dalle ondate dell'oceano. Il sole è oramai alto nel cielo e fa parecchio caldo, Marcus si sfila il maglione ed io slaccio il mio golf. “Vieni, andiamo a vedere la piccola nave incagliata!” Mi dice correndo pericolosamente sulle rocce. “Aspettami, vengo ma non correre! La mamma ha detto tante volte che può essere pericoloso cadere qui sopra.” Ma mio fratello è molto vivace e spesso non ascolta i consigli dei miei genitori, così fugge via ed io faccio molta fatica a stargli dietro. Arrivo infine ansante vicino al punto in cui si è incagliata una nave da turismo. Si racconta che sia avvenuto in una notte buia, quando imperversava una terribile tempesta. Sbattuta sugli scogli, si è provocata una falla sul suo fianco ed ha cominciato ad imbarcare acqua. Nel giro di pochi minuti si è inabissata con la prua, lasciando sporgere in alto la poppa. E' rimasta così per tanti anni, incastrata fra le rocce e nessuno ha mai avuto interesse a disincagliarla. Le persone che vi navigavano, si sono salvate per l'intervento di due pescatori che stavano mettendo al riparo la loro barca. Intrepidi vi saliamo sopra e riusciamo a sederci sul cassero dove una volta c'era il timone, portato via evidentemente dalle onde impetuose di un'altra tempesta o dal risucchio della bassa marea. Sogniamo imprese straordinarie, eroiche avventure e assalti pirateschi, mentre l'oceano rumoreggia intorno a noi; i quindici anni di Marcus ed i dodici miei lasciano molto spazio alla fantasia sollecitata dal luogo solitario ed incontaminato dove ci troviamo. Seduti sugli scogli quindi creiamo fatti e situazione dettati dai ricordi dei libri letti a scuola e dai film di avventura che vediamo durante l'anno. Dopo circa un paio d'ore ci accorgiamo di avere un languorino allo stomaco, ci guardiamo e capiamo che è ora di tornare a casa per il pranzo. Ridendo e saltando sugli scogli ritorniamo nella quiete della nostra cala, giusto in tempo per notare l'uscio aperto del cottage vicino ed un uomo che porta dentro del legname. L'uomo sente le nostre grida e si volta, ma poi svelto e quasi furtivamente rientra in casa richiudendo l'uscio dietro di sé. Abbiamo avuto il tempo di guardarlo in faccia però, anche se lontani ed il suo viso non ci è piaciuto, infatti smettiamo di schiamazzare e guardandoci negli occhi, senza dire una parola, torniamo quieti nella sicurezza della nostra casa. La tavola è già apparecchiata e si sente un profumino appetitoso provenire dalla cucina; noi andiamo in bagno a lavarci le mani poi in silenzio ci sediamo al nostro posto.

 
 
 

" LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE" E' IL SEGRETO PER ACQUISIRE LE CONOSCENZE.

Post n°67 pubblicato il 21 Marzo 2013 da daidafiore
 

... continua ... 

Franco lo raccoglie e malizioso ammicca con l'amico pensando che sia l'indirizzo di una ragazza che lo interessa. Guido lo guarda stupito perchè non ricorda di possedere quel biglietto, ma quando legge cosa c'è scritto, immediatamente ricorda che è la marca della giacca trovata appesa nell'ufficio del Ginevra. Lasciato l'amico, ritorna in ufficio e quindi cerca al computer l'indirizzo della sartoria. Poco dopo suona il campanello di un edificio a tre piani. La serratura scatta con un rumore forte e metallico. La freccia sulle scale indica il primo piano. Parini sale e si trova davanti una grande vetrata fumé, in un angolo è scritto AVANTI. Spinge il battente e si trova in un ambiente signorile, dalle luci soffuse, dall'aria fresca e dai rumori smorzati. Una signorina gli viene incontro con il sorriso accattivante sulle labbra. Parini mostra il distintivo e chiede di parlare con il direttore. La signorina lo fa accomodare su un divano morbido e comodo e sparisce dietro ad una tendaggio. Dopo qualche minuto entra un signore un poco effeminato, sulla cinquantina, con dei baffetti curati ed i capelli lucidi. “Buona sera signore! Desidera?” Dice compito. Guido Parini viene da una buona famiglia, quindi si trova a suo agio con i modi educati e signorili del suo interlocutore. Deciso ma con garbo dice:” Mi scusi signor.....?” “Cervi!” Dice l'altro. “ Signor Cervi, nel corso di una indagine ci siamo imbattuti in un capo di abbigliamento che porta la vostra etichetta. Vorremmo sapere se si può risalire alla persona che l'ha acquistato.” L'altro sorridendo replica:” Capirà che così, senza altre indicazioni, è molto difficile. Intanto mi dica di quale capo si tratta, me lo descriva per favore.” Parini ha una buona memoria fotografica e ricorda bene il capo in questione. Si concentra e spiega:” E' una giacca marrone con degli inserti in pelle e collo di pelliccia. Sembrerebbe una giacca da donna!” Il Cervi replica:” La pelliccia è sul rossiccio? E' sfumata o di un colore uniforme?” “ E' sfumata sul rossiccio, gli inserti invece sono del colore della giacca.” Dice il Parini. “Bene! Vedo che sa osservare i particolari! D'altra parte con il lavoro che fa.... Ha i polsini in pelle?” “Sì” “Ho capito! E' un modello dello scorso anno che abbiamo venduto soltanto ai grandi centri commerciali di questa zona. Ora prenderò il registro e saprò dirglielo con più precisione.” Si allontana. Parini osserva la stanza che è pulita e profuma lievemente di lavanda. Il divano è di velluto blu con due poltrone analoghe accanto. Il pavimento è di parquet color mogano lucido. L'insieme dà un senso di piacevole relax. Ritorna il Cervi con un foglio in mano. “Ecco, qui ci sono gli indirizzi dei centri commerciali a cui è stato venduto quel capo l'anno scorso. Spero di esserle stato utile.” “Sicuramente, la ringrazio molto! Buongiorno!” Risponde Parini ed esce. Nell'atrio osserva l'elenco datogli che non ha più di una ventina di indirizzi. Intanto Sansovino e Dosio rintracciano, con una certa difficoltà, la Signora Percalli, la governante, in un paese vicino dove vive sola perchè è vedova senza figli. Bussano alla porta di casa e aspettano qualche minuto. Non avendo risposta bussano ancora. Infine sentono dei passi strascicati e poco dopo il chiavistello scorre nella serratura. La donna che viene ad aprire è irriconoscibile! Capelli spettinati, assolutamente priva di trucco, con una vestaglia logora e sporca. Sansovino pensa di aver sbagliato appartamento, ma Dosio più acuto, ha individuato sulla sedia la giacca che essa indossava nell'appartamento del Ginevra. “Possiamo entrare un momento?” Chiede. La donna senza parlare si scosta e li lascia entrare. Sul tavolo diverse bottiglie di birra, una di Whisky ed un portacenere pieno di cicche. Per un residuo di pudore si allaccia meglio la vestaglia attorno al corpo. I due poliziotti chiedono quasi all'unisono, sperando che l'altra magari neghi:” Lei è la governante del Dottor Ginevra?” La donna fa segno di sì con il capo, mentre si siede e si versa della birra in un bicchiere che non sembra più di vetro tanto è opaco. Non si pone il problema di offrirne agli ospiti, ma tracanna d'un colpo il mezzo bicchiere di liquido, poi si asciuga la bocca con la manica della vestaglia. Sansovino chiede:” Come mai ha lasciato la casa del dottore e si è trasferita qui?” La donna ci pensa un attimo poi risponde rassegnata:” Perchè questa è la mia casa! Non era casa mia dove mi trovavo la volta scorsa. Adesso ho perduto sia una casa dignitosa che il lavoro!” “Vorremmo sapere di più sulle frequentazioni del Dottor Ginevra, perchè non è vero che non riceveva mai delle donne, da quanto abbiamo saputo!” La donna si guarda le mani come se le vedesse per la prima volta e quasi in un sussurro dice:” Perchè io ero innamorata di lui e speravo che un giorno si accorgesse di me! Invece per lui ero poco più di una cameriera!” “Ha ucciso lei il Ginevra? Perchè era gelosa delle altre?” Chiede direttamente il Dosio, l'altra lo guarda con gli occhi annebbiati dall'alcool ma ancora lucida di mente:” E perchè avrei dovuto? Era ovvio che fosse attratto dalle ragazze giovani, io non avevo da offrirgli che il mio amore” “Allora venivano spesso delle ragazze in casa? Era un dongiovanni?” Mestamente la donna risponde:” No, no, non fatevi idee sbagliate! Era una persona a modo, seria, educata ed anche molto delicata con la gente. Insomma era una persona perbene!” Delle lacrime cominciano a scendere dai suoi occhi. I due uomini, abituati ai modi un poco bruschi della questura, si sentono impacciati, non sanno cosa dire, allora Dosio deciso si alza e prendendo il collega per una manica dice:” Grazie Signora, se avremo ancora bisogno di lei ci rifaremo vivi. Buona giornata!” Esce tirandosi dietro la grossa mole del suo impacciato collega. “Perchè sei venuto via così bruscamente? Magari aveva bisogno di parlare! Forse è stata lei ad ammazzarlo per gelosia!” Dosio mentre apre lo sportello dell'auto risponde:” Non è stata lei! Non sarebbe capace neppure di uccidere una mosca! Non hai notato che teneva il bicchiere con tutte e due le mani? Con una mano sola l'avrebbe sicuramente fatto cadere.” “ Certo, perchè è brilla!” “No, perchè ha l'artrite!” La morte del Ginevra entra in una fase di stallo. Il capitano Olivieri in riunione fa il punto della situazione. “Allora ragazzi, vediamo di smuovere qualcosa!” Fa un grafico scrivendo su un foglio bianco, in alto al centro: - FEDERICO GINEVRA - Poi dice a voce alta:” Moventi presi in considerazione fino ad ora. “ Scrive - GELOSIA – accanto - Signora Percalli governante. Sotto scrive - VENDETTA – 1° Caso Laurentìa risolto (Nessun movente verso Ginevra) - 2° Rossa – Amicizia – (Nessun movente apparente. Da verificare ancora). DELITTO OCCASIONALE – Da escludere in quanto l'assassino ha agito con precisione ed ordine, quindi è premeditato. - MANIACO - (Improbabile)- Controllare se il Ginevra era in contatto con degli psichiatri o aveva trattato casi con tipi psicotici - Rivolto ai colleghi:” Come vedete non abbiamo elementi specifici per un colpevole. A questo punto ripartiamo da zero. Consideriamo bene la posizione del cadavere che non è una posizione naturale. All'apparenza sembra che si sia mosso verso la finestra per afferrare qualcuno, oppure che si sia portato al di qua della scrivania per parlare con l'assassino, poi però di colpo ha cercato di balzargli addosso. Non ci sono segni di colluttazione, quindi l'uccisione è stata rapida ed ha colto il Ginevra di sorpresa, altrimenti grande com'era avrebbe avuto sicuramente la meglio sull'omicida. E che dire del taglio infertogli? La mano dell'assassino è una mano esperta, ferma, che agisce con cognizione perchè la morte sia più lenta. Basandoci su questo ragionamento si profila il quadro di una vendetta maturata nel tempo ed un odio profondo. Di conseguenza poniamoci la seguente domanda: CHI PUO' AVERLO ODIATO A TAL PUNTO DA FARLO MORIRE DISSANGUATO CON UNA LENTA AGONIA?” Parini interviene:” Capo, però il dottor Giordani ha detto che è morto quasi subito, non si può parlare di lenta agonia!” “Diciamo allora che l'assassino ha voluto che non morisse subito ma che lo guardasse bene in faccia! Analizziamo anche un altro elemento: da dove è entrato l'assassino? Lo studio è al sesto piano senza balcone, né parapetto, né scala antincendio. Quindi dalla porta! Ma le chiavi le avevano soltanto in due: il Ginevra e la donna delle pulizie. Pensate che sia stata lei? Secondo me non ha né la corporatura adatta e neppure la forza per far fronte ad uomo alto e robusto. Inoltre è rumena e non credo che conosca alcun fondamento di anatomia.” Sansovino azzarda:” E se avesse parlato con un parente o con un conoscente? Ovviamente a scopo di rapina!” “Che cosa è stato rubato?” Chiede Olivieri. “Nulla sembra!” Risponde Niccolò. “Quindi non è un omicidio per rapina! Bene! Andiamo indietro nel tempo e prendiamo in considerazione i vecchi casi in cui ci sia stata la collaborazione del Ginevra, soprattutto tenendo fermi i due elementi fondamentali: La GELOSIA e La VENDETTA. Parini e Niccolò tornate dalla governante, invece Giunti e Donati andrete dalla rossa. Con altre persone forse la gente parla di più.” Donati chiede: “Non è il caso di parlare con l'avvocato del condominio, per il caso sull'eredità?” Il capitano risponde: “E' vero! Giunti e Donati andate prima dall'avvocato poi andrete dalla rossa!” “Bene capo!”  Dopo circa un'ora Parini ferma l'auto di fronte alla palazzina della Signora Percalli. Suona il campanello due volte,ma nessuno risponde. Sono le dieci del mattino ed è impossibile che la donna dorma fino a quest'ora. Risuona, ma ancora a vuoto. In quel momento sale qualcuno dalle scale, Niccolò si appresta a chiedere alla donna appena arrivata se ha visto uscire la Signora Percalli; con sua grande sorpresa la donna risponde:” Sono io!” I due uomini restano sbigottiti perchè si erano aspettati una donna discinta e sporca, invece hanno davanti una signora elegante, dai modi cortesi e raffinati, completamente diversa da come era stata loro descritta. La donna li fa accomodare ma dietro ai suoi modi gentili si indovina una sorta di disappunto. “Gradite un caffè?” Dice vagamente distratta, più per educazione che per vero spirito di ospitalità. “Che cosa desiderate ancora da me? Ho detto tutto ciò che sapevo!” “Sì, ma vede non ci è chiaro il rapporto del Ginevra con le altre donne.” Precisa il Parini. ”Per esempio, con la rossa c'era un'amicizia, ma come era cominciata? Avevano avuto una relazione che si era poi trasformata oppure erano sempre stati amici e basta?” La donna racconta:“ Il Dottor Ginevra era amico del padre della ragazza e quando è morto è sorto un problema di eredità fra i due figli. Entrambi volevano la scuderia con i cavalli perchè valgono molto, ma per accontentarli si doveva trovare una soluzione valida. Il Dottor Ginevra, consigliato da un legale, ha assegnato a ciascuno due o tre cavalli in base al loro valore ed ha suddiviso la scuderia in due parti uguali, in modo che ognuno dei fratelli avesse lo stesso bene di eguale valore. In seguito l'amicizia con la ragazza si è rafforzata, ma niente altro.” Niccolò si pone di fronte alla donna e le chiede direttamente:” Ha ucciso lei il dottore?” La donna non si aspettava questa domanda, si alza di scatto dalla sedia e va verso la porta. “No, non l'ho ucciso io. Per quale motivo avrei dovuto ucciderlo? Con la sua morte ho perduto il lavoro e non è facile alla mia età trovarne un altro simile!” Parini la osserva meglio e vede che le mani le tremano visibilmente, ne deduce che sa bene mascherare la sua irritazione ma che è anche capace di un gesto violento sotto l'impeto della passione. “Che lavoro faceva prima di occupare il posto di governante?” “Ero commessa in un grande negozio!” “Che tipo di negozio?” Insiste Niccolò. “Una rivendita di armi!” “Ah!” Commentano entrambi i poliziotti. “Quindi sa usare le armi da taglio!” “Sì, so come si usano, ma non ho ucciso il Dottor Ginevra. Non ne avrei avuto il motivo!” La risposta ha un tono deciso, che non ammette repliche, ma da essa trapela una certa aggressività. Detto questo la donna apre la porta ed invita i poliziotti a lasciarla sola. In auto Niccolò commenta:” Questa donna non mi convince!” “E' vero! Presenta due facce diverse, quindi l'indagine è da approfondire!” Replica il collega. Il giorno seguente fa un caldo torrido. Pur essendo la fine di marzo, il sole batte sull'asfalto delle strade come nel mese di luglio e fa evaporare l'odore del catrame che rende difficile la respirazione. Le auto poi inondano i passanti con i gas di scarico nauseabondi ed il tutto rende l'aria pesante e vomitevole. Parini e Niccolò, accaldati e sudati, stanno contattando i centri commerciali della zona senza alcun risultato positivo. “Dai Guido, questo è l'ultimo e dentro c'è l'aria condizionata, potremo stare più freschi!” Dice Nicola al collega entrando. Immediatamente vengono avvolti da una piacevolissima sensazione di fresco e finalmente si rilassano. Vanno direttamente all'ufficio del direttore, bussano ed entrano. Nella grande stanza ci sono tre scrivanie. Parini si dirige verso la più vicina e chiede se è possibile risalire alla persona che ha acquistato una giacca il cui numero di articolo è 00543 (il numero è stato dato dalla sartoria). La signorina gli indica il direttore commerciale che è un uomo grande e grosso dalla faccia da bambino, seduto nell'ultima scrivania all'angolo opposto alla porta. “Siamo Parini e Niccolò del Commissariato. Vorremmo sapere se è possibile rintracciare l'acquirente di una giacca relativa all'articolo n. 00543.” L'uomo controlla i distintivi e risponde:” Certamente sì, se la persona ha pagato con carta di credito o bancomat, se invece avesse pagato in contanti sarebbe impossibile, ovviamente!” Prende un raccoglitore e spulcia un elenco in cui sono registrati i versamenti fatti l'anno precedente, nel reparto pelletteria, con carte di credito. Ad un certo punto esclama:” Siete fortunati signori! Il capo è stato acquistato nell'ottobre dello scorso anno dalla Signora Percalli Nicoletta.” Parini e Niccolò si guardano con intenzione, ringraziano ed escono ritornando in commissariato. Nella sala riunioni, i colleghi stanno ascoltando il resoconto di Giunti e di Donati, che assomiglia più o meno al racconto della governante. “In effetti alla morte del padre di Amanda e di suo fratello Silvio, visto che la madre era morta precedentemente, si creò un certo screzio perchè entrambi i ragazzi volevano la scuderia dove lavoravano, curando sei cavalli, tre dei quali erano davvero dei campioni: due europei e “Lingua di fuoco” invece è un campione mondiale. Annessi alla scuderia ci sono molti altri interessi, come la riproduzione, l'allevamento dei puledri, la coltivazione del fieno perchè la tenuta è molto vasta. In quel caso era molto difficoltosa la scissione della proprietà; il Ginevra, in qualità di amico di famiglia, era stato interpellato per consigliare la suddivisione e per fare da paciere tra i due fratelli. Il Ginevra, dopo aver consultato un legale, aveva proposto la strana suddivisione in modo che entrambi avessero la stessa proprietà ed egual valore di capitale. Alla ragazza erano stati assegnati i due campioni europei, più una fattrice e l'ala destra della scuderia, mentre al fratello erano stati assegnati: il campione mondiale “Lingua di fuoco”, due cavalli anziani e la parte sinistra della scuderia. I ragazzi avevano accettato questa suddivisione ed i rapporti erano tornati ad essere buoni fra loro.” Niccolò confida le sue perplessità sulla doppia natura della Signora Percalli, la governante, perchè secondo la sua opinione, la donna sa mascherare bene le sue emozioni ed ha una natura complessa. Inoltre Niccolò e Parini sono concordi nel dire che, in una particolare situazione di collera, la donna potrebbe essere in grado di uccidere qualcuno. Il Capitano Olivieri scrive un punto interrogativo accanto alla voce Percalli, perchè il movente non è chiaro. Vendetta per che cosa? Gelosia verso chi? Dalle testimonianze non risulta nessuna relazione da parte del Ginevra con una donna. La situazione ristagna.

E' oramai sera ed i poliziotti ritornano alla loro casa ed alla propria famiglia. Saverio Dosio è sposato con una figlia di circa sette anni. Come mette piede in casa, sua figlia Lucia gli corre incontro euforica e gli mostra un biglietto del circo. “Sai Papà che nella mia classe è arrivato un nuovo bambino? E' un bambino del circo e ci ha dato dei biglietti omaggio, a tutti noi compagni! Mi ci porti domani sera? Dai papà mi piace tanto andare al circo!” L'uomo è stanco e non vede l'ora di sprofondare nella sua poltrona, con le pantofole ai piedi ed un bicchiere di birra fresca, ma le insistenze di sua figlia e soprattutto l'amore che nutre per lei, gli fanno dimenticare la stanchezza, quindi la prende in braccio e dandole dei grossi baci sulle gote, le promette che domani sera andranno al circo. La bambina felice lo abbraccia forte poi corre in camera sua per parlare al telefono con la sua amichetta e prendere accordi per l'indomani.

Il giorno dopo Saverio Dosio esce dall'ufficio in orario perchè ha un impegno importante. A casa lo aspetta una signorina già pronta con il cappottino sulla sedia. La sua cena è frugale, sua moglie e sua figlia hanno già cenato perchè lo spettacolo inizia alle 21 e bisogna essere sul posto almeno mezz'ora prima per scegliere i posti davanti, dove di solito stanno i bambini. Ingoia in fretta la sua frittata con insalata, mentre sua figlia assiste ad ogni boccone con l'aria di dire : “Quanto tempo impieghi papà?!” Arrivano a destinazione con dieci minuti di anticipo e trovano una lunga coda di gente davanti alla biglietteria. Fortunatamente hanno già il biglietto omaggio ed entrano subito senza attendere. Trovano il posto proprio in prima fila. Accanto ci sono altri bambini rumorosi che ridono e schiamazzano. Dopo una lunga giornata di interrogatori e di indagini complesse, la sera Saverio vorrebbe restarsene a casa tranquillo, ma stasera è una serata speciale per sua figlia e lui deve accettare di buon grado i vicini rumorosi, le grida dei più grandicelli, il pianto dei più piccini. Finalmente lo spettacolo inizia. Entrano i clown con le scimmiette ed il baccano, che si era sedato sul momento, ricomincia con delle fragorose e continue risate. Effettivamente le situazioni presentate dai comici strappano una risata anche a lui. Poi è la volta dei giocolieri e la gente guardandoli pensa alla fatica del loro allenamento per arrivare a tanta bravura. Dopo cominciano ad innalzare la gabbia dei leoni ed un coraggioso domatore li fa andare a destra e a sinistra muovendo la frusta e dimostrando di non avere paura. Gli applausi alla fine del numero coprono le grida dei ragazzini dietro di lui. Ad un certo punto le luci si abbassano ed arrivano gli acrobati. Tutti con il naso all'insù assistono alle loro evoluzioni, trattenendo il fiato quando impavidi volteggiano nel vuoto e rilassandosi invece quando al termine di un numero restano sulla piccola postazione a più di cinque metri di altezza. Saverio riesce a rilassarsi un momento ed osserva con un certo distacco la signorina in costume argenteo che si lascia scivolare lungo la fune, resta appesa ad un piede e si riaggancia poi alle mani del compagno che si dondola sul trapezio. All'improvviso un lampo squarcia la mente dell'uomo. Nella penombra dell'arena, ricostruisce con la sua fantasia il probabile percorso che può aver fatto l'assassino del Dottor Ginevra. “E se si fosse calato dall'ottavo piano fino al sesto attraverso una fune? Come sarebbe entrato? Non c'è balcone e le finestre erano chiuse! Domattina per prima cosa parlerò con il Capitano!” Il numero degli acrobati è quasi concluso, l'uomo era distratto dai suoi pensieri e non se ne è accorto. Gli applausi della gente lo scuotono, poi gli ultimi scherzi dei clown, il giro trionfale dei cavalli, delle cavallerizze, degli altri animali, gli elefanti e la musica finalmente concludono lo spettacolo. Sua figlia con gli occhi brillanti di felicità gli si avvicina e gli chiede:” Ti è piaciuto papà? E' stato bellissimo vero? Ci torniamo un'altra volta?” “Sì tesoro, sicuramente ci torneremo!” La bambina contenta trotterella accanto a sua madre mentre Saverio sorride dell'ingenuità e della gioia di sua figlia. “Sicuramente stasera si addormenterà sorridendo e farà dei bellissimi sogni!” Pensa soddisfatto di aver procurato un momento felice alla sua adorata bambina. Il mattino seguente arriva in ufficio prima dell'orario, dopo aver trascorso una notte quasi insonne a rimuginare su una possibilità così fuori dall'usuale. Nella sala ci sono tutti. Il Capitano fa il punto della situazione che è tuttora allo stallo. Come muoversi? Da dove ripartire per trovare l'assassino? Ad un certo punto Saverio Dosio dice a voce alta:” Capo, io avrei elaborato un'ipotesi piuttosto azzardata. Ammettiamo per un istante che l'assassino sia una specie di acrobata. Con una corda resistente si cala dal tetto del palazzo fino alla finestra dello studio del Ginevra. Apre la finestra, non so bene in che modo, entra cogliendo il Dottore di sorpresa. Si spiegherebbe così la sedia inclinata verso sinistra. I due discutono, l'assassino dice che lo ucciderà e confessa il motivo, il Ginevra cerca di avvicinarsi ed afferrare l'assassino scagliandoglisi contro, ma l'altro con una mossa fulminea gli taglia la gola e scappa da dove è venuto. Si spiegherebbe così anche la posizione del Ginevra.” Olivieri commenta “Potrebbe essere plausibile, ma dovrete lavorare sodo per portare le prove di questa ipotesi!”

                                        Fine della prima parte












 
 
 
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