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Non marcerò con gli altri. Vi spiegho le mie ragioni

Post n°42 pubblicato il 01 Dicembre 2006 da romanodavide

Non ci sarò alla “manifestazione nazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente” di oggi. Pur condividendone con tutto il cuore gli obiettivi mi è difficile parteciparvi, dopo aver letto l’appello che la convoca. Anche la stragrande maggioranza della comunità ebraica milanese non parteciperà, così come la Sinistra per Israele e diversi leader riformisti. Per quanto mi riguarda, il testo redatto dalla Tavola per la Pace è carente nel definire le diverse responsabilità dei vari attori del Medio Oriente. Certo, sono lontani i toni deliranti usati dagli organizzatori della manifestazione che si terrà sempre oggi a Roma, a cui perfino Rifondazione Comunista non ha aderito. Ma leggendo l’appello della Tavola della Pace è difficile non vedere, ancora una volta, un’insufficiente comprensione della realtà israeliana e mediorientale in genere. Sarebbero tante le questioni da sollevare, a partire dalla proposta di levare l’embargo economico al governo di Hamas (che indebolirebbe Abu Mazen e il governo di unità nazionale palestinese che sembra nascere in questi giorni). Ma ciò che attira di più l’attenzione è l’assenza dall’intero appello di un nome: quello dell’Iran di Ahmadinejad. Eppure nel testo – di cui condivido l’angoscia e quindi la richiesta di  scongiurare una ripresa della guerra e imboccare davvero la via della pace in Medio Oriente” – si fanno i nomi di altri paesi, come Libano, Israele e Palestina. Proprio per questo è inconcepibile la mancanza di almeno una citazione di Teheran, vero protagonista – in negativo – dell’instabilità attuale e futura del Medio Oriente. Un’assenza grave, che non può essere attribuita a semplice distrazione. Come dimenticare infatti chi soffia sul fuoco del fanatismo finanziando scuole (dal Libano alla Palestina) in cui si insegna l’odio per tutti quelli che non sono fanatici islamici? Come non citare chi arma e sovvenziona i terroristi di Hamas e di Hezbollah? Come è pensabile non denunciare chi persegue – contro l’Onu – l’obiettivo di ottenere l’arma nucleare? Come non citare gli eroici studenti iraniani e gli altri dissidenti che marciscono ancora nelle carceri di Teheran? Come  è possibile trascurare chi nega la Shoah e nel contempo dichiara di volerne perpetrare un’altra ai danni di Israele? Come non vedere l’effetto a catena della corsa al nucleare che si sta scatenando nel mondo arabo sunnita, spaventato dalla prospettiva di un’atomica sciita? Algeria, Egitto, Marocco e Arabia Saudita hanno infatti già informato l'Agenzia internazionale per l'energia atomica di voler sviluppare un proprio programma nucleare. Altri ancora seguiranno, a cominciare da Tunisia e Emirati Arabi Uniti. Ho apprezzato la dichiarazione di Don Ciotti che ha fatto un parallelo tra l’illegalità che produce violenza in medio oriente e quella che produce criminalità nel sud del nostro paese. Pensare però di riportare la legalità in medio oriente se non si ha neppure il coraggio di parlare del ruolo dell’Iran, è come pensare di fare la lotta all’illegalità in Sicilia senza denunciare la Mafia. Fonte: mio articolo del 18 novembre su La Repubblica

 
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