Be Holy, Be Happy!
MADONNA DELLA FIDUCIA
O cuore immacolato
di Maria
vivo modello
di ogni santità
dona tu la fiducia
di diventare santi.
Sappi sorridere molto,
giacché il sorriso
crea un ambiente.
(G.G)
Ogni giorno bisogna fare almeno
un passo avanti nella via dell'amore,
non ha importanza quanto lungo
perché può essere quello del bimbo
o quello del gigante, ma in ogni giorno
massimo sia lo sforzo per andare avanti
con impegno e con volontà.
(G.G)
Non arrestarti
ai primi gradini dell'amore:
prosegui sempre
più in alto.
(G.G)
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Vangelo Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, |
All’Angelus Papa Francesco ha espresso il suo “profondo dolore per gli attacchi terroristici che, nella tarda serata di venerdì, hanno insanguinato la Francia”. Il Santo Padre ha anche manifestato il suo cordoglio al presidente della repubblica francese, Francois Hollande, e a tutti i cittadini del Paese transalpino. “Utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza - ha detto il Papa - è una bestemmia”. “Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia!”. Il Santo Padre ha esortato poi fedeli e pellegrini a pregare chiedendo a Maria di proteggere la Francia e il mondo intero: “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera: affidiamo alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia. La Vergine Maria, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero”. Riferendosi al Vangelo odierno e al discorso di Gesù incentrato sugli avvenimenti ultimi della storia umana, con elementi apocalittici come guerre, carestie e catastrofi cosmiche, il Santo Padre ha ricordato che “la nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto”: “Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è “quando” accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all'incontro. E non si tratta nemmeno di sapere 'come' avverranno queste cose, ma 'come' dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio”. "La speranza - ha aggiunto - è la più piccola delle virtù, ma la più forte”. La nostra speranza – ha spiegato – ha un volto: “Il volto del Signore risorto, che viene ‘con grande potenza e gloria’ (v. 26), che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione. Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo”. Gesù - ha detto il Papa - è accanto noi, sempre ci accompagna, ci vuole bene. Il Signore Gesù – ha spiegato il Santo Padre – “è una presenza costante nella nostra vita” e per questo quando parla del futuro “è sempre per ricondurci al presente”: “Egli si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo, e contro il fatalismo. Vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, gli oroscopi, e concentra la nostra attenzione sull’oggi della storia… Ci richiama all’attesa e alla vigilanza, che escludono tanto l’impazienza quanto l’assopimento, tanto le fughe in avanti quanto il rimanere imprigionati nel tempo attuale e nella mondanità”. Anche ai nostri giorni – ha concluso il Pontefice – “non mancano calamità naturali e morali, e nemmeno avversità e traversie di ogni genere". E' necessario soltanto guardare Gesù e Lui ci cambia il cuore: “Tutto passa – ci ricorda il Signore –; soltanto la sua Parola rimane come luce che guida e rinfranca i nostri passi e ci perdona sempre perchè è accanto a noi”. |
Vangelo |
In Terra Santa continua la cosiddetta Intifadah dei coltelli. Ieri sono stati uccisi 4 giovanissimi palestinesi, tra cui una ragazza, che avevano aggredito all'arma bianca degli israeliani. Ma fonti palestinesi accusano l'esercito israeliano di aver agito in almeno due casi in modo assolutamente sproporzionato. Il Papa ha detto di seguire "con grande preoccupazione la situazione di forte tensione e di violenza che affligge la Terra Santa": "In questo momento c’è bisogno di molto coraggio e molta forza d’animo per dire no all’odio e alla vendetta e compiere gesti di pace. Per questo preghiamo, perché Dio rafforzi in tutti, governanti e cittadini, il coraggio di opporsi alla violenza e di fare passi concreti di distensione. Nell’attuale contesto medio-orientale è più che mai decisivo che si faccia la pace nella Terra Santa: questo ci chiedono Dio e il bene dell’umanità". La scintilla che ha dato il via alle violenze è la questione della Spianata delle Moschee, terzo luogo santo dell’Islam, che si estende sopra il Monte del Tempio, il sito più sacro dell’ebraismo di cui non permane - in basso - che il cosiddetto Muro del pianto. I musulmani accusano le autorità di voler modificare lo ‘status quo’ in base al quale gli ebrei possono entrare sulla Spianata ma non hanno il diritto di pregare. La Francia propone di inviare degli osservatori internazionali sul luogo: iniziativa respinta dal governo israeliano. Al di là di questa vicenda, le tensioni stanno riemergendo con forza perché restano insoluti i gravi problemi sociali ed economici che pesano sulla popolazione palestinese, mentre le trattative di pace sono totalmente bloccate. Intanto, il segretario di Stato Usa John Kerry ha annunciato che in settimana incontrerà in Germania il premier israeliano Benjamin Netanyahu e dopo si recherà in Giordania dove avrà colloqui con il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Dopo l'appello per la Terra Santa, il Papa ha salutato i fedeli giunti a rendere omaggio ai nuovi Santi: "L’esempio di san Vincenzo Grossi sostenga l’impegno per l’educazione cristiana delle nuove generazioni. Saluto i pellegrini venuti dalla Spagna, in particolare da Siviglia, e le Suore della Compagnia della Croce. La testimonianza di santa Maria dell’Immacolata Concezione ci aiuti a vivere la solidarietà e la vicinanza con i più bisognosi. Saluto i fedeli provenienti dalla Francia, specialmente da Bayeux, Lisieux e Sées: all’intercessione dei santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin affidiamo le gioie, le attese e le difficoltà delle famiglie francesi e di tutto il mondo". |
Vangelo In quel tempo, si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». |
Fede e attaccamento alle ricchezze non possono convivere, ma non c’è ostacolo a una vita di fede se ci si affida a Gesù. Papa Francesco ha espresso questa convinzione commentando all’Angelus il Vangelo della liturgia domenicale e concludendo con un nuovo appello alla tutela dell’ambiente, in vista della prossima Giornata per la riduzione dei disastri naturali. È un gioco di sguardi, il capitolo 10 del Vangelo di Marco. Un alternarsi ideale, nella narrazione, di stacchi e primi piani sul viso di Gesù e su quello dei suoi interlocutori. Il Papa usa un linguaggio televisivo per far risaltare questo particolare e dare incisività alla sua riflessione. “L’evangelista inquadra gli occhi di Gesù”, osserva a un tratto Francesco, nel descrivere le parole dette e i sentimenti nascosti di uno dei brani più conosciuti di questo Vangelo, nel quale – dice – ci sono “tre scene scandite da tre sguardi”. Vita eterna è felicità “‘Vita eterna’ non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza”. Sguardo di tenerezza “Il giovane non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”. Sguardo di incoraggiamento “Stavolta si tratta di uno sguardo pensoso, di avvertimento: ‘Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!’. Allo stupore dei discepoli, che si domandano: ‘E chi può essere salvato?’, Gesù risponde con uno sguardo di incoraggiamento – è il terzo sguardo – e dice: la salvezza è, sì, ‘impossibile agli uomini, ma non a Dio!’. Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede”. Giovani, gesù o la mondanità? “Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel cuore che la mondanità ci offre?”. Appello per la tutela della casa comune “Va purtroppo riconosciuto che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”. Altri saluti il Papa li ha indirizzati, fra gli altri, ai diaconi e ai sacerdoti del Collegio Germanico-Ungarico ordinati ieri e all’Associazione “Davide Ciavattini” per l’assistenza ai bambini con gravi malattie del sangue. |
Vangelo
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». |
“Società-famiglia e non società-fortezza”: Papa Francesco all’Angelus ricorda i “tanti bambini infelici” che scappano dalle guerre e bussano alle nostre porte e chiede “regole adeguate” per accogliere. Non manca il pensiero forte al Sinodo perché la Chiesa assicuri “un impegno adeguato con le famiglie e per le famiglie”. La preghiera perchè il mondo sia liberato dal flagello della guerra e poi il pensiero alle vittime della frana in Guatemala e dell'alluvione in Costa Azzurra, in Francia. Papa Francesco chiede di non restare indifferenti. La risposta deve essere adeguata ma deve esserci: “Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre con amore”. Poi il pensiero forte al Sinodo e la preghiera “perché – dice il Papa –il disegno originario del Creatore sull’uomo e la donna possa attuarsi e operare in tutta la sua bellezza e la sua forza nel mondo di oggi”. E il Papa aggiunge un riferimento preciso: l’invito a pregare “affinché lo Spirito Santo renda i Padri Sinodali pienamente docili alle sue ispirazioni”. Con l’invocazione della materna intercessione della Vergine Maria, papa Francesco sottolinea la Comunione con chi nello stesso momento nel Santuario di Pompei recita la “Supplica alla Madonna del Rosario”. L’indicazione di Papa Francesco è chiara: “Terremo lo sguardo fisso su Gesù”. Anche l’obiettivo è chiaro: “Individuare, sulla base del suo insegnamento di verità e di misericordia, - dice il Papa - le strade più opportune per un impegno adeguato della Chiesa con le famiglie e per le famiglie”. Prendendo spunto dalla Liturgia che ripropone proprio il testo fondamentale del Libro della Genesi sulla complementarietà e reciprocità tra uomo e donna, il Papa parla dell’amore e dell’unità di una coppia che diventando genitori “partecipa della potenza creatrice di Dio stesso”. Ma Papa Francesco fa una raccomandazione: “Ma attenzione! Dio è amore, e si partecipa alla sua opera quando si ama con Lui e come Lui”. L’amore, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, è anche l’amore che viene donato agli sposi nel Sacramento del matrimonio. “E’ l’amore che alimenta il loro rapporto, attraverso gioie e dolori, momenti sereni e difficili. E’ l’amore che suscita il desiderio di generare i figli, di attenderli, accoglierli, allevarli, educarli”. E qui il Papa avverte: “E’ lo stesso amore che, nel Vangelo di oggi, Gesù manifesta ai bambini: «Lasciate che i bambini vengano a me”. Dunque una preghiera che si fa appello: “Chiediamo al Signore che tutti i genitori e gli educatori del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda nei loro cuori con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre.” Dopo la recita della preghiera mariana, il pensiero in particolare alla beatificazione, ieri a Santander, in Spagna, di Pio Heredia e diciassette compagni e compagne dell’Ordine Cistercense della stretta osservanza e di San Bernardo, uccisi per la loro fede durante la guerra civile spagnola e la persecuzione religiosa degli anni Trenta del secolo scorso. “Lodiamo il Signore – dice Francesco - per questi suoi coraggiosi testimoni e, per loro intercessione, supplichiamolo di liberare il mondo dal flagello della guerra”. E poi il pensiero, con l'appello alla solidarietà, per le vittime della frana in Guatemala e dell'alluvione in Costa Azzurra, in Francia: "Desidero rivolgere una preghiera al Signore per le vittime della frana che ha travolto un intero villaggio in Guatemala, come pure per quelle delle alluvioni avvenute in Francia, sulla Costa Azzurra. Siamo vicini alle popolazioni duramente colpite, anche con la solidarietà concreta". Un saluto ai pellegrini provenienti da tante parti del mondo, in particolare ai fedeli dell’Arcidiocesi di Paderborn (Germania), quelli di Porto (Portogallo), e il gruppo del collegio Mekhitarista in Roma. E, nel giorno di san Francesco di Assisi, patrono d’Italia, il saluto con particolare affetto per i pellegrini italiani!, in particolare i fedeli di Reggio Calabria, Bollate, Mozzanica, Castano Primo, Nule e Parabita; i ragazzi di Belvedere di Spinello e l’Associazione dei diritti dei pedoni di Roma e del Lazio. A tutti il rinnovato invito: “per favore, non dimenticatevi di pregare per me”. |
Vangelo In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». |
Vangelo
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». |
Vangelo
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
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Rifiutare quella mentalità mondana che pone il proprio ‘io’ e i propri interessi al centro dell’esistenza, per seguire Cristo e il Vangelo, in una vita “rinnovata e autentica”. Così il Papa all’Angelus domenicale, in cui ha inoltre auspicato che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati in base alle esigenze della famiglia. Il pensiero del Pontefice è andato anche al primo Beato sudafricano. Problemi del lavoro da risolvere secondo esigenze delle famiglie “Auspico che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze”. Rifiutare mentalità mondana “Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio “io” e i propri interessi al centro dell’esistenza: no, quello non è quello che Gesù vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la propria vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica”. Seguire il Signore “Decidere di seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di tutti, esige di camminare dietro di Lui e di ascoltarlo attentamente nella sua Parola - ricordatevi: leggere tutti i giorni un passo del Vangelo - e nei Sacramenti”. Farsi servitori come Cristo “Annunciando che dovrà soffrire ed essere messo a morte per poi risorgere, Gesù vuol far comprendere a coloro che lo seguono che Lui è un Messia umile e servitore. È il Servo obbediente alla parola e alla volontà del Padre, fino al sacrificio completo della propria vita. Per questo, rivolgendosi a tutta la folla che era lì, dichiara che chi vuole essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto servo”. Giovani, lasciate che il Signore vi parli “Pensate. Pregate. E lasciate che il Signore vi parli”. Il primo Beato sudafricano e i cristiani perseguitati “La sua testimonianza si unisce alla testimonianza di tanti fratelli e sorelle nostre, giovani, anziani, ragazzi, bambini, perseguitati, cacciati via, uccisi per confessare Gesù Cristo. Tutti questi martiri, Samuel Benedict Daswa e tutti loro, ringraziamo per la loro testimonianza e chiediamo loro di intercedere per noi”. Alla Vergine Maria ha chiesto infine di aiutarci a “purificare sempre la nostra fede da false immagini di Dio”. |
Vangelo
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». |
Il dramma dei migranti scuota le coscienze: non basta dire “coraggio, pazienza!”: Il Papa all’Angelus ha chiesto gesti concreti di solidarietà a tutte le Chiese e i fedeli d’Europa, in vista del Giubileo della Misericordia. “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”. Un appello “ad esprimere la concretezza del Vangelo”. “Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”. “Misericordia è il secondo nome dell’Amore” ha ricordato il Papa a tutti i fratelli vescovi d’Europa, perché sostengano il suo appello, cosi come farà la città leonina Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi. La catechesi del Papa ispirata dal Vangelo domenicale, è stata incentrata sulla guarigione da parte di Gesù di un sordomuto, simbolo dei non credenti “…la sua sordità esprime l’incapacità di ascoltare e di comprendere non solo le parole degli uomini, ma anche la Parola di Dio”. Per questo Gesù compie tre gesti, anzitutto lo allontana dalla folla: “non vuole dare pubblicità al gesto che sta per compiere, ma non vuole nemmeno che la sua parola sia coperta dal frastuono delle voci e delle chiacchiere dell’ambiente". “La Parola di Dio che il Cristo ci trasmette - ha spiegato Francesco - ha bisogno di silenzio per essere accolta come Parola che risana, che riconcilia e ristabilisce la comunicazione”. Gesù tocca poi le orecchie e la lingua del sordomuto, ripristina “la relazione con quell’uomo ‘bloccato’ nella comunicazione”, ristabilisce con lui un contatto. Quindi “alza gli occhi al cielo e comanda “Effatà - Apriti”. “Il miracolo è un dono dall’Alto, che Gesù implora dal Padre” “Ma questo Vangelo ci parla anche di noi”, ha sottolineato Francesco “…spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa…E quello non è di Dio! Quello è il nostro peccato!” “Guariti dalla sordità e dall’egoismo della chiusura e del peccato veniamo inseriti nella grande famiglia della Chiesa” “…possiamo ascoltare Dio che ci parla e comunicare la sua Parola a quanti non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo”. Nei saluti dopo la recita dell’Angelus, il Papa, ha reso omaggio alle tre suore martiri nella guerra civile del 1936, Fidelia Oller, Giuseppa Manrabal e Faconda Margenta, beatificate ieri in Spagna. “Malgrado le minacce e le intimidazioni queste donne rimasero al loro posto per assistere i malati, confidando in Dio “La loro eroica testimonianza, fino all’effusione del sangue, dia forza e speranza a quanti oggi sono perseguitati a motivo della fede cristiana. E noi sappiamo che sono tanti”. Il pensiero di Francesco è andato poi ai vescovi del Venezuela e della Colombia riuniti nei giorni scorsi - quale "chiaro segno di speranza" - per esaminare la critica situazione tra i due Paesi, innescata dalla chiusura del confine ordinata dal governo di Caracas. Infine una segnalazione gioiosa l’apertura degli XI Giochi Africani, a Brazzaville, nella Repubblica del Congo, perché “questa grande festa dello sport - ha auspicato Francesco - contribuisca alla pace, alla fraternità e allo sviluppo di tutti i Paesi dell’Africa”. |
Vangelo |
“Esiste il pericolo di considerarci a posto o, peggio, migliori degli altri per il solo fatto di osservare delle regole, delle usanze, anche se non amiamo il prossimo, siamo duri di cuore, siamo superbi, e orgogliosi”. E’ quanto sottolinea Papa Francesco, nella sua catechesi all'Angelus, commentando il Vangelo che presenta la disputa tra Gesù e alcuni farisei e scribi sul valore della “tradizione degli antichi”. I “precetti di uomini” non sono il «comandamento di Dio»: Francesco invita alla distinzione rifacendosi al profeta Isaia, che raccomandava: gli uni non devono mai prendere il posto dell’altro, ma soprattutto ricordando le parole di Gesù: “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. Alcuni farisei e scribi applicavano le norme in modo assai scrupoloso e le presentavano come espressione di autentica religiosità ma Gesù insegna loro che c’è altro. E spiega: “L’osservanza letterale dei precetti è qualcosa di sterile se non cambia il cuore e non si traduce in atteggiamenti concreti: aprirsi all’incontro con Dio e alla sua Parola, nella preghiera, ricercare la giustizia e la pace, soccorrere i poveri, i deboli, gli oppressi”. A braccio, con grande concretezza, Papa Francesco guarda alla vita nelle comunità ecclesiali e afferma: “Tutti sappiamo, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie, nei nostri quartieri, quanto male fanno alla Chiesa e danno scandalo quelle persone che si dicono 'molto cattoliche' e vanno spesso in chiesa ma dopo, nella loro vita quotidiana, trascurano la famiglia, parlano male degli altri e così via. Questo è quello che Gesù condanna, perché questa è una contro-testimonianza cristiana!”. “In Cristo c’è la verità – dice Francesco - e la sua sapienza ci libera dai pregiudizi”. “Non sono le cose esteriori che ci fanno santi o non santi, ma è il cuore che esprime le nostre intenzioni, le nostre scelte e il desiderio di fare tutto per amore di Dio”. Papa Francesco non ha dubbi: “Senza un cuore purificato, non si possono avere mani veramente pulite e labbra che pronunciano parole sincere di amore, di misericordia, di perdono”. E sottolinea: “Gli atteggiamenti esteriori sono la conseguenza di quanto abbiamo deciso nel cuore, ma non il contrario. Con l’atteggiamento esteriore, se il cuore non cambia, non siamo veri cristiani”. E dunque il richiamo al “primato dell’interiorità, cioè – spiega – del cuore”: “La frontiera tra bene e male non passa fuori di noi ma piuttosto dentro di noi: possiamo domandarci dov’è il mio cuore? Gesù diceva: “Il tuo tesoro è dov’è il cuore”. Qual è il mio tesoro? E’ Gesù, è la sua dottrina? E' il cuore buono o il tesoro è un’altra cosa?”. Papa Francesco ricorda altre parole di Gesù: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Dunque, la preghiera a Maria di “donarci un cuore puro, libero da ogni ipocrisia”. |
Vangelo |
“Vivere in comunione concreta, reale con Gesù su questa terra ci fa già passare dalla morte alla vita”. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all’Angelus, in piazza San Pietro, riferendosi alla liturgia odierna che presenta il Vangelo in cui Gesù ribadisce di essere il pane vivo disceso dal cielo. Il discorso di Gesù sul Pane della vita, al centro del Vangelo di oggi, può portare a porsi delle domande. Cosa significa – chiede Papa Francesco - mangiare la carne e bere il sangue di Gesù? E’ solo un immagine, un simbolo o indica qualcosa di reale? Nell’Ultima Cena il pane e il vino – spiega il Santo Padre - diventano realmente il suo Corpo e il suo Sangue: “E’ l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una sola cosa con Lui. Infatti dice: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui’ (v. 56). Quel rimanere: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è proprio una assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro ‘sì’, la nostra adesione alla fede”. A volte riguardo alla Santa Messa – osserva il Papa – capita di sentire questa obiezione: “Ma a cosa serve la Messa? Io vado in chiesa quando me la sento, o prego meglio in solitudine”. Ma l’Eucaristia non è una preghiera privata o una bella esperienza spirituale”. Non è – aggiuge il Santo Padre - “una semplice commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena”: “Noi diciamo, per capire bene, che l’Eucaristia è ‘memoriale’, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi. L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi”. Se vissuta con fede, la comunione eucaristica – afferma il Pontefice - trasforma la nostra vita “in un dono a Dio e ai fratelli”: “Nutrirci di quel ‘Pane ’ significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale”. Dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto speciale ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano, radunati a Torino per celebrare il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. Li ha incoraggiati “a vivere nel quotidiano la gioia del Vangelo, per generare speranza nel mondo”. |
Vangelo In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». |
Si potrebbe assistere anche ad un miracolo, ma se il cuore non si apre all'amore di Dio, la fede non sboccia: è quanto ha detto Papa Francesco all'Angelus ai tanti pellegrini presenti in Piazza San Pietro nonostante un'altra calda giornata estiva. Commentando il Vangelo domenicale, in cui la gente si scandalizza perché Gesù afferma di essere il vero pane disceso dal cielo, spiegando che nessuno può andare a Lui, se non lo attira il Padre, Papa Francesco riflette sulla “dinamica della fede, che è una relazione: la relazione tra la persona umana, tutti noi, e la Persona di Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre e naturalmente anche lo Spirito Santo, che qui rimane sottinteso”: “Non basta incontrare Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo - questo è importante, ma non basta - non basta nemmeno assistere a un miracolo (…) Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato”. "Questo è accaduto – ha proseguito – perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio”: “Se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. Invece la fede, che è come un seme nel profondo del cuore, sboccia quando ci lasciamo ‘attirare’ dal Padre verso Gesù, e ‘andiamo a Lui’ con animo aperto, col cuore aperto, senza pregiudizi; allora riconosciamo nel suo volto il Volto di Dio e nelle sue parole la Parola di Dio, perché lo Spirito Santo ci ha fatto entrare nella relazione d’amore e di vita che c’è tra Gesù e Dio Padre e lì noi riceviamo il dono, il regalo della fede”. Con questo atteggiamento di fede – afferma il Papa - possiamo comprendere anche il senso delle parole di Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)”: “In Gesù, nella sua ‘carne’ – cioè nella sua umanità concreta – è presente tutto l’amore di Dio, che è lo Spirito Santo. Chi si lascia attirare da questo amore va verso Gesù e va con fede e riceve da Lui la vita, la vita eterna”. “Colei che ha vissuto questa esperienza in modo esemplare – ha detto Papa Francesco - è la Vergine di Nazaret, Maria: la prima persona umana che ha creduto in Dio accogliendo la carne di Gesù. Impariamo da Lei, nostra Madre – ha concluso - la gioia e la gratitudine per il dono della fede. Un dono che non è ‘privato’, un dono che non è proprietà privata, ma è un dono da condividere: è un dono «per la vita del mondo»!”. |
MOVIMENTO PRO SANCTITATE
Il Movimento Pro Sanctitate
fondato a Roma nel 1947
da Mons. Guglielmo Giaquinta,
Vescovo e Servo di Dio,
promuove la formazione
di persone disponibili
ad essere testimoni del messaggio
di amore e di santità
portato da Cristo.
Propone incontri di spiritualità,
cammini di formazione, ritiri,
esercizi spirituali, missioni ministeriali,
corsi per animatori parrocchiali.
Attraverso il suo Centro
editoriale cura e diffonde
pubblicazioni di spiritualità
e di agiografia.
I membri, associati e aderenti,
si impegnano ad annunciare
a tutti e in ogni ambiente
l'infinito amore del Padre
che chiede una risposta massima
di amore.
_______________________________
Movimento Pro Sanctitate
Chiesa S. Nicolò al Borgo
Via Raimondo Feletti, 2
angolo via Antonino Longo
CATANIA
E-mail: ducinaltum@simail.it
LE NOSTRE SEDI IN ITALIA
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Il santo di oggi e':
•un uomo aperto
che abbia capacita' di cogliere
il fermento di bene, di ansia,
di attese e di speranze.
•un uomo della gioia.
Il mondo cerca sguardi
che siano pieni di serenita'
e di gioia: la felicita'
e' la ricerca profonda
del cuore umano.
Se abbiamo trovato la felicita'
in Cristo dobbiamo emanare gioia.
•un uomo dinamico.
Occorrono dei rivoluzionari
dell'amore, persone capaci
di creare intorno a se'
un movimento di rivoluzionari
dell'amore.
Il passato, il futuro,
la cultura, la mentalita',
la civilta' della santita'.
Una civilta' della santita'
dove le singole mentalita'
diventano mentalita' diffusa:
non piu' solo io,
non piu' solo tu,
non piu' solo un altro,
ma tutti insieme, santi insieme.
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