Creato da maryempatika il 04/10/2013

MOVIMENTO EMPATIKO

un nuovo modo di vivere la nostra esistenza

 

 

Intelligenza Emotiva: una vitale risorsa

Post n°102 pubblicato il 05 Ottobre 2016 da maryempatika
 

Per molti anni e ancora oggi nella scuola italiana è ritenuto intelligente solo chi è abile nell'esecuzione dei compiti che gli insegnanti assegnano ai loro alunni, chi trascorre molto tempo a studiare. La maggior parte degli insegnanti ha una visione limitata dell'intelligenza. Si ritiene che solo chi ha buone capacità intellettuali misurabili da specifici test sia intelligente. L'intelligenza è multisfaccettata perché riguarda molteplici dimensioni.

Lo psicologo cognitivista Gardner elaborò sull'intelligenza una famosa teoria, "la teoria delle intelligenze multipli" nella quale evidenziò otto categorie di intelligenza in grado di definire la personalità di un individuo. Gli individui sono una miscela di queste categorie perché non dotati di una sola tipologia di intelligenza. Alle categorie di intelligenze elaborate da Gardner si aggiunge negli anni Novanta "l'intelligenza emotiva" definita da Daniel Goleman.  Essa valorizza il mondo del "sentire" e delle emozioni e consente di sviluppare capacità sociali (social skills) che permettono di vivere al meglio la quotidianità e raggiungere un certo grado di benessere psico- fisico.

L'intelligenza emotiva si basa su:

- AUTOCONSAPEVOLEZZA: porre attenzione ai propri stati emotivi interrogandosi sulla  propria natura attraverso un vitale "dialogo interiore che ci accompagna sin da quando siamo bambini ma che da adulti sottovalutiamo o lasciamo perdere;

- GESTIONE DELLE EMOZIONI: non significa "controllare" o "reprimere" perché le emozioni vanno espresse e manifestate ma, significa calibrare la loro intensità in maniera produttiva ed efficace;

- SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO: aprirci mentalmente senza lasciarci influenzare ed ostacolare da pregiudizi, limiti mentali o pensieri illogici e irrazionali;

- IMPARARE IL LINGUAGGIO NON VERBALE: la mimica facciale, la postura,, i gesti comunicano più di tante parole inutili. Impariamo a decodificare i messaggi che essi trasmettono. Ci avventureremo in un mondo inedito tutto da esplorare.

L'intelligenza emotiva utilizzata al meglio è una risorsa vitale e andrebbe allenata e sviluppata nelle nostre scuole tramite attività e programmi di educazione razionale -emotiva finalizzati a formare futuri adulti felici e coerenti con le proprie e altrui emozioni, aspirazioni, motivazioni, intenzioni.

 
 
 

Le regole del perdono

Post n°101 pubblicato il 12 Settembre 2016 da maryempatika
 

Il perdono è la capacità di dare una possibilità all'Altro. E' fonte di rinnovamemto in un rapporto (dal rapporto verso se stessi a quello verso gli altri). E' una dimensione che non viene accettata con facilità. Ho delineato sei regole fondamentali che potrebbero orientarvi e fare chiarezza lungo l'intricato e multisfaccettato percorso del perdono:

1)PERDONATI per tutte le volte che non sei stato coerente con il tuo essere che ti chiedeva solo di ascoltarlo ma tu così sordo non gli hai dato importanza. Successivamente ti sei reso conto di aver mancato a te stesso accettando ciò che era palese e che è parte di te.

2)PERDONATI per aver cercato approvazione nel posto sbagliato conducendo battaglie e missioni già perse in partenza. Non puoi pretendere di cambiare il mondo se prima non lavori su te stesso. Gli altri non possono darti quelle conferme e risposte che risiedono solo dentro te stesso.

3) PERDONATI per aver pensato di non essere abbastanza perché non hai fatto pace con te stesso. Smettila di essere così severo e rigido con te stesso. Anche tu hai diritto di sbagliare e sentirti vulnerabile. Anche tu hai un valore e hai capacità e abilità che incanalate bene possono farti crescere umanamente e non solo.

4)PERDONATI per gli errori commessi in passato: è opportuno lasciar morire i rami secchi per poter far nascere altri di più vitali e riglogliosi. Se rimaniamo imprigionati nella dimensione del passato non cresciamo ma retrocediamo. Occorre sforzarsi di viver pienamente la dimesnione del "qui" e "ora perché è quella a cui apparteniamo e nella quale dobbiamo cercare il meglio di noi stessi. A che serve rimuginare su quello che è stato?Piangerci su quello che avremmo potuto fare? Errare è umano. Gli errori ci devono far crescere e farci mettere in discussione per diventare persone milgiori 

5) PERDONATI per tutte le volte che hai giudicato te stesso e gli altri: a volte si è troppo severi con se stessi e con gli altri.Essere ipercritici serve solo ad accumulare rancore ed energie negative. Bisogna prendersi meno sul serio. La parola chiave è "autoironia" intesa come la capacità di ridere delle situazioni anche quelle meno leggere o stressanti, imbarazzanti. L'autoironia suscita la simpatia negli altri e ci procura benessere e positività. A volte è più facile ridere più degli altri che di se stessi. L'autoironia è sinonimo di maturità e intelligenza emotiva.

6)PERDONATI per aver rinunciato ai tuoi sogni e ai tuoi obiettivi: non bisogna far morire le proprie passioni e le proprie aspirazioni (di qualsiasi natura siano). Non si può vivere solo di lavoro e responsabilità. Le passioni ci ricaricano e ci donano "una marcia in più" per affrontare le situazioni che la vita ci pone lungo il nostro cammino. Sono fonte di novità, positività e benessere. Le passioni colorano le nostre giornatedi sfumature indefinite e ricche di significati autentici.

 
 
 

Specchio delle mie brame

Post n°100 pubblicato il 24 Agosto 2016 da maryempatika
 

Lo specchio è stato sempre un oggetto che ha suscitato interesse e fascino in me. Ricordo ancora i giochi davanti allo specchio della camera dei miei davanti al quale mi piaceva sperimentare le tante espressioni mimico- facciali. Lo specchio ci induce ad analizzare le innumerevoli sfaccettature del nostro essere, a prenderne innanzitutto visione e poi ad accettarle acquisendo nuove consapevolezze. Specchiarsi significa mettere alla Luce, rendere visibile una realtà che spesso non traspare o viene negata. Lo specchio può essere compagno o nemico. 

Lo specchio può provocare in noi avversione o farci elevare mura difensive perché rappresenta il mezzo attraverso il quale l'"invisibile" si tramuta in ciò che è "visibile", "tangibile". Attraverso lo specchio varchiamo la soglia per intraprendere il cammino della riflessione, della conoscenza di noi stessi. In materia di relazioni interpersonali mi piace pensare che l'Altro, la persona con la quale interagiamo, ci faccia da "specchio". Attraverso lo sguardo dell'Altro puntato su di noi riusciamo ad esplorare al meglio il nostro mondo personale in cui "conscio" e "inconscio" si mescolano senza limiti spronandoci ad esplorare qualcosa di inedito che può incuterci interesse o addirittura paura.

Nel corso della nostra esistenza incontramo "grandi" e "piccoli" specchi. I "grandi specchi" sono quelle persone nelle quali rintracciamo parti di noi stessi, del nostro essere, del nostro vissuto. Diventano guide della nostra esistenza, punti di riferimento quando ci smarriamo, quando il buio non ci consente di distinguere ciò che è "giusto" per noi da ciò che è "sbagliato". I "grandi specchi" lasciano tracce indelebili del loro esistere nella nostra anima. I "piccoli specchi" sono invece quelli nei quali non riusciamo a ritrovarci completamente. Nei confronti di essi proviamo distacco o addirittura avversione. Ma che siano "grandi" o "piccoli" specchi sono fondamentali nel nostro percorso umano proiettato verso l'autorealizzazione e miglioramento.

 
 
 

L'ASSERTIVITA'

Post n°99 pubblicato il 22 Luglio 2016 da maryempatika
 

Comunicare è un processo multisfaccettato e complesso. l'Uomo è un grande comunicatore. Il mezzo privilegiato per comunicare è il linguaggio. E' linguaggio anche l'insieme dei gesti attraverso i quali esprimiamo il nostro consenso o diniego. Nel corso del mio lavoro mi sono resa conto in diverse occasioni di quanto sia importante come si comunica il concetto che il concetto vero e proprio. Potresti comunicare un concetto fasullo ma è come lo si comunica che cambia l'efficacia e il valore di esso.  

La caratteristica che fa da coadiuvante ad una buona comunicazione è l'assertività. Essa è la capacità di esprimere i propri sentimenti, scegliere il modo di comportarsi in una determinata situazione, sviluppare la propria autostima e sicurezza nelle proprie idee. Non è una caratteristica costante ma è come l'umore e si modella e cambia in base ai periodi ai quali si applica. L'assertività ridefinisce i rapporti con gli altri generando un riequilibrio della fiducia in sè. L'assertività si ciba di autostima, gestione delle emozioni e dello spazio nel quale ci muoviamo.

Grazie all'assertività riusciamo a dominare i concetti che comunichiamo rendendoli propri e gestiamo l'ansia e la paura che  parlare in pubblico inevitabilmente può provocarci.

Secondo Domenico Di Lauro, formatore ed esperto di assertività, un processo assertivo si compone di cinque stadi:

- Primo stadio: attivare le proprie risorse emotive per impaarre a riconoscere le emozioni e a gestirle in maniera autonoma ed efficace;

- Secondo stadio: capacità di espressione delle proprie emozioni, espressioni e sentimenti anche negativi;

- Terzo stadio: imparare al rispetto altrui e saper gestire i comportamenti passivi e aggressivi;

- Quarto stadio: sviluppo della propria e altrui stima; imparare a contestualizzare l'autostima;

- Quinto stadio: autorealizzazione e capacità di condurre la propria esistenza.

 
 
 

La desiderata attesa

Post n°98 pubblicato il 06 Luglio 2016 da maryempatika
 

L'attesa è sinonimo di desiderio e non può fare a meno di cibarsi di esso. L'attesa è connessa con la dimensione del desiderio. Ci si ritrova a desiderare ciò che non possiamo avere nell'immediato e ciò acquisisce più valore per noi. Sapere che qualcuno, da qualche parte, attende proprio noi, rende il rapporto con esso ancora più stimolante e vivo. L'attesa è alleata nel creare un immaginario che si colora di frammenti, momenti, emozioni e aspettative. Ci si ritrova a fantasticare sul momento che vivremo con quella persona, su come sarà parlarci, condividere ore che si riveleranno insufficienti per svelare tutte le nostre zone d'ombra, a quello che vedremo e cosa sentiremo.

Nell'attesa mi ritrovo a mettere nero su bianco i miei pensieri che volano verso il luogo che raggiungerò per sentirmi viva e fare il pieno di nuove ispirazioni. Nell'attesa prendono forma parole in libertà che al ritorno, con prontezza, raccolgo per trasformarle in versi dei quali sentirò il peso nel mio taccuino viola. Nel mondo odierno fatto di immediatezza e distanze che si accorciano sempre per via dell'utilizzo dei social e delle mail si è perso il sapore tipico dell'attesa. Oggi in un click puoi sapere come sta e dove si trova in questo preciso momento una persona. Il tempo tra l'invio di un messaggio e la sua ricezione si ridimensiona a causa dell'alto grado di reperibilità della stessa. Si sta dissolvendo quell'ansia tipica di ricevere notizie  su quella persona in particolare.

I "mi manchi" e i "non vedo l'ora di vederti" di oggi non sono veritieri e carichi di significato. Quanti flash mentali si costruivano nell'attesa di ricevere una lettera di risposta. Si costruivano storie e supposizioni, immagini che avevano come protagonista la persona, oggetto del nostro desiderio. Anche in tema di viaggio (letterale o metaforico), l'attesa è il momento che preferisco perché a me non interessa la meta quanto il percorso che effettuo per arrivare nel mio posto desiderato, verso il momento atteso. L'attesa stimola la mia immaginazione, la rende più fervida e colorata e diventa alleata privilegiata dell'ispirazione.

Nell'attesa ci perdiamo e ritroviamo il valore di una persona, un'emozione, una situazione. Quando la si ha a disposizione entra a far parte dell'ordinario e fa combutta con quell' "abitudine" contro la quale lottiamo. Le cose più belle sono quelle che ci fanno più attendere....

 
 
 

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