Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

Colchide

Il mio amore per Medea.

 
 
 
 
 
 

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Spiragli con Strobo.

Post n°41 pubblicato il 04 Marzo 2007 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mi lascio accarezzare da questi getti di luce morbida.
Massaggiano la mia pelle e tonificano la mia anima. Era da un pezzo che non mi scaldavo tanto, chiudo gli occhi e quello che vedo non ha più le fattezze di quel triste grigio a cui mi ero quasi abituato. Adesso è un aracione screziato d'oro che impressiona la mia retina ed impreziosisce le imformazione che giungono al cervello.
Questo grazie a voi amici miei, grazie alla vostra gentilezza, alla vostra pazienza e al vostro cuore che, ormai ne sono certo, è di oro zecchino.
Ringraziarvi è il minimo che io possa fare per non sentire l'imbarazzo della vostra preziosissima compagnia e scrivere due righe sciocche e frivole in un blog, mi aiuta a liberarmi di un pò di cianfrusaglie che ostruiscono la porta del mio cuore... Che lasciatemelo dire è disordinatissimo.
Ma siamo quasi a Pasqua, forse sarebbe anche ora di una bella pulizia.
Oggi farò un pò di spesa, comprerò uno sgrassatore di buona qualità, della pelle di daino e un paio di sacchi per l'immondizia...

E forse presto riuscirò ad invitare qualcuno a farmi compagnia nelle serate di pioggia...
In parole ricche e luccicanti: vi voglio bene.

 
 
 

Dicotiledoni.

Post n°40 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Odio ciò che sono. Odio l'aspetto che ho scelto, così come odio i pensieri che creo.
Un mondo di grigio e di notte, che non riesco a colorare e che mi avvolge con le sue fredde spire, congelando ogni reazione. Smetto di dibattermi perchè tanto so che è inutile e mi lascio travolgere da nuvole cariche di lampi e di pioggia, di tuoni e di grandine e il mio cielo plumbeo farà di me la carcassa perfetta, putrida al punto giusto e libera da ogni vincolo terreno.
Chi si chiede se troverò mai la mia pace, la mia serenità, io rispondo sempre che non esiste nè la pace, nè la serenità! Solo scale di emozioni che imitano quelle principali e che danno l'illusione di una realtà accettabile.
Amore e sangue. Due componenti di questa vita che cerco e che vorrei mantenere sempre al massimo del vigore. Pur essendo carcassa, pur odiandomi, cerco qualcuno che mi ami, che consideri bello il brulicare di vermi affamati che divorano le mie carni, che apprezzi il pensiero di una saetta che squarcia l'anima e incendia i cuori.
Così sotto la pioggia, su di una strada di fango giallo argilloso, il mio corpo attende la sua completa demolizione, privo di vita propria, carico di vita altrui.

I tuoi stivali viola non fanno rumore, la tua vicinanza non crea ombre di inquietudine.
Nessuno lascia la via principale, quella più frequentata, per attraversare i campi di un terreno abbandonato alla sua sterilità. Tu si. Sei passata e hai visto il mio cadavere riverso sul ciglio dello sterrato, nudo, osceno e decomposto.
Forse sarà stata la pena o forse qualcosa delle mie ossa esposte alle intemperie che ti ha colpita. Perchè ti sei seduta al mio fianco, mi hai ripulito dai vermi e dai coleotteri e dalle mosche dal dorso verde metalizzato, hai accarezzato il mio corpo spento e umido, grigio e bianco dell' orditura rosicchiata e con i tuoi pensieri ed i tuoi sorrisi hai appiccato il fuoco. Una piccola scintilla e le fiamme azzurre alte e caldissime hanno disgregato le nuvole, hanno vaporizzato la pioggia, hanno purificato il mio animo. Il calore scaturito da quel fuoco indaco, ha disseccato l'argilla gialla e molliccia, ha asciugato il terreno paludoso ed infertile. Ogni parte di me, del mio corpo odioso e morto, è stata consumata ed in quel piccolo spazio, dove prima giaceva quell'essere ripugnante, la cenere ha fatto da fertilizzante. Una piantina, appena due gracili foglioline, fuoriesce dal terreno, più o meno all'altezza del cuore. E tu sorridi e parli a quella piantina come se io potessi darti una risposta... Ma posso solo ringraziarti crescendo, sotto un sole accecante in pieno dicembre. Felicità? Non lo so... però la imiti bene.

 
 
 

Fate e Lustrini.

Post n°39 pubblicato il 11 Dicembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Esistono le streghe. Ormai ne sono convinto, vivono nei miei sogni e nei miei pensieri, controllano quello che faccio e dico e gestiscono le parole ed i sussurri.
Io le chiamo streghe, in realtà sono esseri fatati intrappolati in una dimensione che non è la loro, un mondo che odiano e che considerano al limite della sofferenza e dell'autodistruzione. Il dolore che provano è immenso, interno e martellante. L'unico modo che hanno per sopportare, per portare a termine la loro espiazione e tornare tra gli alberi ed i tronchi cavi e rendere reali i sogni con incantesimi e talismani e scintille di potere è quello di assorbire energia vitale dalle persone che amano.
Io darei la vita per la mia strega personale. Stillerei la mia anima fino all'ultima goccia. Perchè una strega più bella non l'ho mai vista e perchè è piacevole donare quello che si ha.
Voi non mi crederete, ma sono riuscito a farle rivelare la sua vera natura e quando mi è stato detto che era un vampiro dell'animo umano, non ho dato peso a quelle parole...
Ho realizzato dopo... dopo i sussurri e dopo gli specchi e dopo il russare.
Una fata o un elfo, non m'importa. M'importa solo il sapere che quando sarà nel suo letto di foglie all'interno di un sontuoso tronco e la sua luce azzurra illuminerà come una piccola lanterna il bosco che la ospita, penserà a me, al sapore della mia sciocca anima romantica e verserà un pò della sua magia mentre dormo, in modo da rendere meno dolorosa l'attesa.

 
 
 

Abbandonato.

Post n°38 pubblicato il 20 Novembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Il muschio umido sugli alberi serve a dissetarmi. Perdo consistenza man mano che i giorni passano, divento trasparente e sordo. I colori mi attraversano in una specie di gioco stonato e sciocco. Ed allora decido di fermarmi, sedere fra le enormi radici di un albero millenario, poggiando la mia schiena dolorante sul tronco vivo e vitale e lasciare che la trasparenza prenda il sopravvento, che i rumori ed i suoni del mondo circostante diventino solo un brusio di fondo. Ho chiesto, ma nessuno ha risposto. Chiudo i miei occhi stanchi e gonfi e attendo che il nero invada ogni cellula, ogni atomo del mio piccolo corpo. Ma invece del nero è l'oro che i miei occhi osservano e non capisco il perchè. La luce dorata invade il campo visivo e un calore ed un piacevole sussurro e una carezza delicata risvegliano i sensi ormai sopiti. Un essere minuscolo, dagli occhi verde smeraldo e dal cauto muoversi vicino al mio cuore emana sentimenti di curiosità, di affetto, di dolcezza inaspettata. Faccio per cacciarla via, ma vengo abbandonato dai miei stessi muscoli. Il cuore ormai fermo e secco viene rimesso in moto da un semplice soffio e ad ogni battito il suo sorriso si allarga. Lentamente ridivento reale, presente, vivo. Sento di poter nuovamente chiedere e questa volta di ricevere una risposta.
I suoi occhi incrociano i miei e le sue parole silenziose entrano nella mia mente, raccontandomi di storie delicate e sincere, di piccoli cuori uniti per sempre in un abbraccio di lana e pesce crudo. Decido di ascoltarla, per tutto il tempo necessario, per tutta la vita che resta, per sempre se dovrà essere. Così divento radici e foglie, d'oro e di linfa, di vita e di frasi che solo lei può ascoltare.

 
 
 

Jewel Box.

Post n°37 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mia splendida profumiera dal verde smeraldo acceso,
ti scrivo attraverso questa strana forma di comunicazione perchè il mio carattere timido ed introverso a volte prende strane decisioni che diventano molto difficili da controllare, filtrate dai sensi e dai ragionamenti troppo elaborati ed imprecisi.
La tua presenza acquieta e accende il mio animo allo stesso tempo. Il vederti crea una leggera tachicardia, una diminuzione nella produzione della saliva e l'accentuazione improvvisa di discorsi privi di significato.
Continuo a sapere molto poco di te. Ma quel poco lo conservo gelosamente in un cassetto( il più prezioso) che si trova subito a destra lungo il corridoio principale del mio cervello. Sono ricordi e pensieri e frasi e parole e sguardi conservati con cura, ma non ancora tenuti sotto chiave, per paura di apparire troppo avaro o troppo ingordo.
Mi piace il tuo accento, mi piace il modo, poco consono, di mascherare le tue emozioni, non per qualcosa che devi nascondere, ma semplicemente per una tua abitudine nel non rivelare subito la tua natura. Giochi a mostrare pezzetti e frammenti del tuo animo in modo da non dare mai una visione d'insieme troppo definita e facilmente classificabile. I pezzetti brillano lasciando immaginare una forma, una vivezza unica... e' come quando vedi un baluginio sull'asfalto, forte, colorato e affascinante e sogni un tesoro perduto, un diamante grezzo, una gemma di infinito valore. Ed io ti guardo brillare, mandare lampi di colore.
Conosco persone che potrei definire fari o lanterne o candele, altri assumono la luminosità di un neon da insegna, altri ancora sembrano dei piccoli soli da quanto sono abbaglianti. Conosco anche gli uomini e donne ombra, spenti e oscuri... Assorbono la luminosità degli altri cercando di nutrirsene sempre più avaramente, sempre più voracemente e si vestono di specchi per ingannare.
Tu hai le movenze di una pulsar, la bellezza di una nebulosa, lo splendore di una supernova... Ed io ti prego, come quando ero bambino e pregavo Rigel o Vega o Betelgeuse di esaudire un piccolo desiderio... Ti prego di abbagliarmi, ti prego di incenerirmi con il tuo calore, di rendermi schiavo delle tue mille e più galassie, di trasformare le mie parole in piccole tavolette di legno in modo che io possa costruire uno scrigno, piccolo e splendidamente intarsiato, rivestito al suo interno di morbida e preziosa stoffa vellutata color blue oltremare, rifinito con ghirigori in oro per far risaltare l'importanza del contenuto e reso sicuro da un lucchetto che potrà aprirsi solo al contatto di una anima ben precisa.
Porrò il mio cuore al suo interno, chiuderò tutto con cura e alla fine, se avrò il coraggio di abbracciarti e trasmetterti un pò del desiderio che provo di conoscere i tuoi pensieri ed i tuoi sogni più intensi, te ne farò dono.

 
 
 

Intruso.

Post n°36 pubblicato il 16 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

In verità vi dico che esistono luoghi dal fascino osceno ed irresistibile.
Luoghi che visito spesso. A volte nei sogni, dove il controllo di quello che accade è minimo e a volte varcando questo confine consciamente, fantasticando su questo o quel desiderio represso e sopito. Questi mondi appartengono a me e solo io riesco ad assaporarne la forma ed i colori. Se descrivo la complessità, la scelleratezza e la folle struttura a gradoni di queste dimensioni, chi ascolta comincia a non sentire più le mie parole, a provare un vago senso di fastidio iniziando a peregrinare con i propri pensieri su territori più sicuri.
Così decido di precludere e rendere inacessibili queste congetture. Raccogliendole in flaconcini di vetro grezzo e disponendole sullo scaffale più bello del mio cervello in modo da potervi accedere facilmente ogni qualvolta il desiderio di fuga dalla opprimente realtà quotidiana si fa sentire come un pizzicore irresistibile su di un piede o fra le dita della mano.
Potrei restare per mesi o anni sospeso fra la realtà e la mia realtà. Vivere in modo sfrenato e intenso un mondo che nessuno potrà mai vedere o capire, un regno di incomparabile bellezza e dove nella mia mente osservo me stesso dominare incontrastato ogni angolo buio, ogni filo d'erba, ogni atomo.
Respirerò appena, quel tanto da far battere il cuore, isolato da ogni bruttura, da ogni cosa che ferisce e uccide. Immerso totalmente in me stesso.

Esternamente sarò sempre io. Buffo, piccolo ed insignificante. Lavorerò per voi, contribuirò alla crescita economica del paese a combinare le espressioni di stupore, dolore, gioia, sorpresa et cetera, et cetera... A reagire nel modo più o meno corretto alle domande che la gente mi porrà...
Una decisione presa con rabbia, e con la stessa rabbia gettata via. Perchè l'intrusione di una anima bianca infrange tutto. L'isolamento, i miei mondi, i gradini, i rivestimenti in quarzo ialino, le foreste dalle foglie d'oro... Tutto! E con uno stridio di denti e uno scrocchiare di ossa ritorna l'ondata della condivisione. Il calore, il rosso della passione, l'arancio delle albe attese, l'abbraccio di un cuscino inerte amato e desiderato. Succede sempre così. Vuoi la solitudine? E allora ti innamori. Vuoi innamorarti? Puoi stare tranquillo che la gente ti eviterà e rimarrai in un deserto d'anime così secco e vuoto che i crampi allo stomaco saranno l'unica compagnia che ti farà piacere ricevere.
Sono circondato dal desiderio di te. Adesso che hai guardato e sorriso, che hai sentito e letto e ti odio per questo. Ti odio perchè mi trovi così debole, così insicuro, così ansioso di vedere quanto grande sia la tua mano e ti odio perchè il cuore accelera e la pressione di questo sangue rende balbuzienti i pensieri che una volta erano limpidi e sicuri. Ti odio con tutta l'intensità che il mio animo è in grado di emanare. Ti odio come se volessi tenerti per sempre vicino a me, pelle a pelle. Ti odio come se dovessi confessarti tutto il mio amore.

 
 
 

Desiderium.

Post n°35 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Cos'è che mi terrorizza? Perchè la solitudine mi affascina senza avere il controllo dei miei sentimenti e delle mie sensazioni.
Non riesco a trattenere un'anima per più di qualche secondo, scivola via dalle mie dita senza poter far niente per assaporarne la storia, i pensieri o la sua stessa essenza.
Il mio cuore, ormai plumbeo e moribondo, richiede emozioni sempre più esagerate, pulsioni sempre più grandi e rischiose. Ma continuo ad isolare me stesso dagli altri sempre più frequentemente, inventando scuse e creando situazioni irreali.
Sono diventato davvero bravo a nascondermi, a rendermi odioso ed irritante e a trovare il modo di rifugiarmi sempre più spesso in una falsa realtà, ovattata e seducente, dove tutto appare morbido e vellutato, senza spigoli che feriscano o paralizzino i miei pensieri ed i miei sogni.
Morirò sotto uno strato di terra e fango, privato della calda luce solare, pallido e cieco, morirò senza che nessuno lo venga a sapere, senza tragedie e lacrime inutili. Ciò incuterebbe a chiunque un terrore nero e senza fondo, ma il silenzio e il mio solo respiro non mi fanno paura. Attenderei con ansia l'inizio di un sogno, dove il mio corpo, ricreato in un mondo dove l'odio ed il rancore ed il denaro non esistono, possa correre libero su distese di neve e cielo e dove la cima delle montagne rappresenti il trampolino per un volo immaginario e purissimo, il vento freddo e tonificante renderebbe i pensieri vividi e vitali, trasformandoli in cose e persone e alberi e vita.
Quell'angoscia che avvolge adesso il mio cuore come una pellicola di sudore, sparirebbe ed allora riuscirei a sentire i pensieri di chi mi vuol bene, a capire cosa fare e come fare per far sì che chi mi ama non rimanga deluso.
Attingerei il sapere degli antichi saggi della libera magia e della negromanzia. Corteggerei la Maestra degli Aromi, in modo tale da farmi amare per sempre circondato dall'estasi di un profumo sconosciuto e misterioso, creato appositamente per noi due.
Amore sognato, pietre preziose verdi e sfavillanti che emanano tutta la loro gioia circondando chiunque si avvicini a guardarle.
Forse la ragione mi ha ormai abbandonato, forse il mio cuore non è più adatto a questo mondo grigio e triste e tetro, ma con la coda dell'occhio riesco a scorgere ancora un barlume di colore.

Trattengo il respiro e aspetto. Trattengo la speranza e attendo. Il mio cuore resiste, batte ancora. Una pulitina, un pò di colla e una confezione regalo con un bel fiocco blue.

 
 
 

Ed E' caldo. Ed E' Sole.

Post n°34 pubblicato il 04 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Le piccole scoperte a volte riempiono il cuore.
Corri perchè è tardi, corri, ma in fondo poco importa di perdere il quarto d'ora. Non puoi paragonarlo ad un sorriso, ad uno sguardo o al semplice trepidare dell'attesa.
Ed è per questo motivo che l'attimo prima che la vetrina appaia in tutta la sua trasparenza, il tempo si dilata, si allarga e si ribella. Le luci accrescono la loro intensità, i colori acquistano vigore e forza e il tuo cuore muove i suoi passi diventando pietra, pronto ad infrangere e a colpire.
- Salve! -
- Ciao - fa lui.
- Mi scusi se le faccio una domanda un pò strana... -
- Dimmi pure! -
- Lavora qui una ragazza, bionda, più o meno alta così... che solitamente sta da quella parte del negozio? -
- Chi? °°°°°? La trovi il venerdì o comunque nei fine settimana... -
- Come ha detto che si chiama? - Faccio io, ed il cuore accelera.
- °°°°°!Perchè? -
- Ehm... No niente, dovevo consegnarle questo, ma passo venerdì... Grazie mille, arrivederci. -
- Ciao!- Fa lui e sorride.

I cinesi la chiamano Yu ed è indicata da un simbolo che somiglia ad una I maiuscola con una linea centrale. La parte superiore rappresenta il cielo, la parte inferiore la terra ed in mezzo il genere umano.
Un nome che vuol dire molte cose, un nome come pochi, la sensazione di una coincidenza e la preoccuazione di essere invadente o inopportuno...
Ma alla fine che importanza ha? Mi verrà detto... No?
E si torna a casa fischiettando una canzone allegra di cui non ricordo il titolo...



 
 
 

Orpelli Indecisi.

Post n°33 pubblicato il 02 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Il sonno ripara e cancella.
Ricordi spiacevoli della mia sciocca vita, emergono da pensieri ancora più sciocchi. Le brutte figure, le situazioni imbarazzanti e tutti i sogni mai realizzati si affollano nella mia mente, costringendomi in una espressione corrucciata e stantia. Giustifico il tutto con una piccola paralisi dei nervi facciali dovuta ad una dose esagerata di botulino che avrebbe dovuto alleviare i segni del tempo, ma pochi mi credono. Invento altre storie, altri mondi contornati di figure sinistre e meschine, di angeli vendicatori e di ragazze in pericolo, di re bambini e di principesse ribelli. E, come in un piccolo teatro dove la scenografia è povera e scarna e dove tutto viene lasciato all'immaginazione del pubblico, recito in silenzio. Un potere così grande e inutilizzato. Una forza travolgente che è in grado di guarire ferite profonde e mortali. Ma nessuno fantastica più. Tutti vogliono gli effetti speciali, vogliono vedere quanto realistico sia il mostro del lago oscuro, come le sue squame computerizzate riflettano il mondo circonstante, come i milioni di poligoni vengano gestiti da computer potenti e silenziosi.
Io, con in mano una spada di legno e un piccolo mantello dorato, in uno scontro disperato contro la sedia-drago, piango per il mio pubblico assente.
Il teatro scricchiola sotto i colpi della mia Nehima, l'unica spada dove l'antica e perduta magia e stata incisa con la maestria di antichi miniatori medievali. Il drago, esausto e ferito, sputa le sue ultime fiamme danzanti e letali cercando di fondere la mia corazza d'argento, ma è troppo lento. Aggiro le sue difese e con un colpo deciso, trancio di netto il suo collo nero e sottile. Il pesante corpo crolla in preda alle convulsioni. Dalla ferita, il nero liquido infiammabile misto al sangue si sparge sul terreno corrodendo anche le rocce, un ala nera come la notte si spiega per un movimento involontario e poi il silenzio invade l'ingresso della grotta. Finita. Esausto uso la mia spada magica come bastone per poi crollare a sedere goffamente in preda al fiatone. Da dietro una roccia annerita dal fuoco, la testa della principessa fa capolino, gli occhi rossi per il pianto della disperazione , le mani tremanti per la troppa adrenalina. Guarda me e poi il cadavere del suo carceriere e un sorriso di vera gratitudine si allarga sul quel volto così bello e regale. La guardo sorridendo a mia volta e finalmente, uscendo dal suo nascondiglio, applaude la mia vittoria.
Ma il battito delle mani non è una mia fantasia, dal teatro vuoto una figura si alza in piedi e continua ad applaudire, le luci m'impediscono di vedere chiaramente, ma so che è lei, una principessa un pò diversa da quella delle favole, ma pur sempre una principessa. Sorrido e le dedico il più bell'inchino che riesco a fare.

 
 
 

Il Coraggio Dell'Indeterminazione.

Post n°32 pubblicato il 28 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Non è possibile conoscere simultaneamente posizione e quantità di moto di un dato oggetto con precisione arbitraria.


Ciao, eccoti lì! Ti ho osservato mentre lottavi con boccette e scatole colorate e confezioni suadenti con nomi esotici. Ti guardavo e avrei voluto davvero entrare, sfoggiare un timido sorriso e porgerti il mio cuore, ma come posso giustificare la mia paura? Niente giustificazioni. Tiro dritto, immaginando un'altra possibilità, un'altra occasione, uno di quei film a puntate proiettati dentro la mia testa che hanno lieto fine incredibili, contorsioni linguistiche inutili, scene di erotismo mai visto e panico collettivo. Allontano il mio cuore dai tuoi profumi, rinuncio all'ideale di sapere chi sei. Vigliacco e patetico.

 Devo sorridere. Saluto i colleghi, saluto i colleghi antipatici, abbraccio quelli simpatici. Inizia un altro giorno di "prego, mi dica" e di "salve posso aiutarla?" E penso che la vetrina che divide i nostri mondi è così spessa e tagliente.
- Prego, posso aiutarla? - ( a volte mi piace fare l'originale)
- Siii. Senta, mio figlio va a scuola e ci dovrei prendere uno di questi cosi qua, ma solo la testa, perchè lo schermo me lo ha dato mio cognato ca si 'nnaccattau unu novu. Ma non è che mi fa spendere perchè non è che mio figlio ci deve fare chissà che cosa, solo la testa, ma buona e di menza ammulatura, ha capito? -
- Certo, guardi ho disponibile adesso questo Fujit... -
- ... -
- Chiffù? Chi avi? -
- ... -

Io non sono mai stato vigliacco. Ci sono dei bei racconti sulla mia faccia tosta e su quanto riesca ad osare quando devo ottenere un risultato che lasci tutti a bocca aperta. Esco dal negozio con la divisa, non si potrebbe, ma lo faccio lo stesso. Il cliente della testa è solo un eco talmente lontana che il battito del mio cuore lo sovrasta di parecchi decibel. Non ho bisogno di frantumare la vetrina, entro dall'ingresso. Mi dirigo dritto verso di te.
Mi guardi e riconosci qualcosa, forse il fatto che ho comprato da te o forse ti ricordi della scala mobile... Non lo so, ma in quel momento non so molte altre cose.
- Ecco, questo è per te. -
Un abbraccio, un bacio sulla guancia e quella sensazione di aver fatto qualcosa di importante e di... carino. Mi tornano in mente le scuole medie, Maria Nadia si chiama la ragazza che a quei tempi mi piaceva un sacco...

E' stata la scala mobile a spingermi. La scala saliva, io scendevo. Devi dare la colpa alla scala e... al tuo sorriso.

 
 
 

L'Ira Del Vuoto. (Dedicated to...)

Post n°31 pubblicato il 27 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Boccheggio.
Attendo che l'acqua della prossima onda scorra via e liberi le mie narici e la mia bocca in modo da poter di nuovo respirare. Trattengo il fiato, accecato dai riflessi del sole ed intontito dal bisogno di ossigeno.
Scorrono immagini e suoni che riecheggiano come foto vecchie e ormai sbiadite e sfocate, che lasciano il compito ai ricordi di colmare quel vuoto o quella macchia o quel volto ormai logoro e inespressivo. Nulla è facile. Niente è scontato. Tutto cambia, trascinando con se gioie e dolori di ciò che non tornerà più. Ma la sconfitta, muovento le giuste corde e stuzzicando i punti più deboli e logori, può tramutarsi in vittoria e la vittoria in trionfo. Basta saper pazientare.
Mantengo il ritmo impostomi dalle onde, controllo l'istinto e la rabbia, chiudo gli occhi richiamando tutta la forza che mi occorre e aspetto. Aspetto che il mare si prosciughi e che la sabbia voli via trascinata da venti impetuosi. Aspetto che la mia vendetta diventi così sottile ed affilata da non causare nemmeno dolore. E quando avvertirò il momento per lasciar defluire tutta la furia incanalata, repressa e nera come la notte, allora e solo allora sarò l'unico che sorriderà affettuosamente del tuo tormento e cercherà di trovare per te il conforto e le giuste parole, per ridurre infine in cenere le ultime cose care che ti sono rimaste.
E quando, circondato dal niente e dal nulla e da ruggine e fumo, ti guarderai intorno in cerca di quel calore inaspettato, la mia statua di sale assorbirà anche le tue ultime speranze.

When all your wishes are granted many of your dreams will be destroyed.


 
 
 

The JellyFish Girl.

Post n°30 pubblicato il 24 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Ed è l'ottone che rifulge come l'oro, ingannando. Ma ne riconosco l'odore e riconosco la sconfitta. Non perdo mai il sorriso per fatti così gravi ed inquetanti... Lo perdo per sciocchezze, per piccoli gesti nascosti alla vista, per cose non dette e per quelle dette con troppa forza. Ma nessuno e niente sarebbe in grado di buttarmi giù dal dirupo.
Posseggo uno scoglio, anzi no... Posseggo una medusa talmente forte, talmente corazzata e piena di appigli mai sdrucciolevoli, talmente salda dentro di me, che abbracciandone il ricordo mi permette di sfidare qualunque cosa.

Ed è mare e sono profumi persi ed è sabbia che scotta sotto i piedi. Uno scivolo, un'altalena ed il tuo costume azzurro cielo. Così ben custoditi dentro il mio cuore... E sono le tue parole semplici e dirette, il tuo sguardo cristallino e sincero ed il mio cuore che non batte per la trepida attesa che esploda il bacio, quello vero, il primo. E come dirti parole che non conosco? Che non ho mai detto?
Ora potrei, ma non sarebbe la stessa cosa. Forse scrivendo o cantando, ma continuerebbe a non esserci lo scivolo, il vecchio videogioco, le meduse sul bagnasciuga.
E così decido di stravolgere tutto: stelle al posto delle meduse, neve al posto della sabbia e notte al posto del sole. E mi indicherai i pianeti e le stelle che ami, ed io ti farò vedere le nebulose che avvolgono i miei mondi e le nostre mani insensibili si uniranno, una seconda volta.

 
 
 

Rifulgere.

Post n°29 pubblicato il 22 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Suoni lontani e simboli arcani. Giochi di luce e cristalli perfetti. Ogni cosa segue un sentiero preciso e calcolato, ogni cosa ha una struttura e una forma già immaginata.
Difficile carpire l'ordito di questa strana e pacchiana vita fatta di piccoli frammenti di io e di voi che s'intersecano in strani scintillii colorati e ameni.
Capisco di essere solo. Capisco di amare questa mia solitudine, perchè è raro trovare chi riesce ad amarti davvero in ogni tua singola sfumatura ed allora crei.

Plasmi colei o colui che vorresti al tuo fianco. Con cui condividere piccole gioie, pensieri audaci e mai confessati, piccoli crimini e risatine sommesse. Lo plasmi seguendo un tuo tratto, un tuo stile, un tuo modo di vedere, un tuo pensiero fisso ed immobile.
E alla fine della tua creazione, l'alito del tuo animo affranto penetra e muta la terra in carne, la sabbia in sangue, le pietre in odio.
Amore che sei così lontano, che soffri nel restare chiuso in un piccolo scrigno di legno e d'ottone, ti prego, trova il modo di conquistare la libertà. Rompi catene e lucchetti, spezza cuori saturi di disprezzo e conquista chi merita il tuo calore.
Se esiste amore, perchè rabbia e spregio non possono convivere? Se svilimento e biasino appartengono a questo mondo, perchè accettazione e venerazione non possono rapire il mio animo e portarlo a te?
Non appartengo a nessuno e nulla mi appartiene. Metalli e plastiche e tecnologia e anticaglie mi circondano, approfittano delle mie debolezze e alla fine dilaniano le mie carni... E di me, quello che considero vero e reale, non rimane molto.
Solo tu puoi ricrearmi. Plasmarmi dal fango e dalle foglie arancioni e secche e poi stringermi e sussurrare parole antiche e perdute al mio orecchio.
Sono un tuo incantesimo, sono una tua alchimia, sono un tuo pensiero. Esisto solo a causa tua.

 
 
 

Esistenza Nulla.

Post n°28 pubblicato il 20 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mi guardo intorno e vedo solo macerie.
Calcinacci, legname ormai corroso dal marciume, ossa bianche e brillanti, polvere e sabbia fine. Niente che valga la pena. Solo decadenza e tristezza.
Sfioro con le dita i chiodi arruginiti che sporgono dalla mia anima, cerco un riparo dalla pioggia incessante di acido e rabbia e guardo curioso le nubi grigie e immobili che ricoprono il mio cielo. Potrei pregare, ma perchè infastidire chi è più disperato di me? Preferisco armarmi di scala e pazienza e spazzare via tutto il grigiore.
E se ti dico che mi manchi, non faccio altro che aggiungere nebbia. E allora trattengo per me le lacrime e faccio un paio di passettini verso l'orlo del precipizio.
Non si vede mai il fondo. Ho cercato di calcolarne l'altezza, ma i sassi gettati giù non fanno alcun suono.
Qualche volta mi sveglio con la sensazione di averti accanto, di avere una tua gamba sopra la mia, o un tuo braccio sul petto, ma è solo il cuscino fuori posto. La speranza di sognarti ogni notte è resa vana dalla mia insonnia. La speranza di incontrarti davvero è resa impossibile dalla mia prigionia. Grattare il muro con le unghie disegnando il tuo volto, è questa l'unica cosa che rende interessante la giornata, ma le unghie si consumano e così sono costretto ad usare il mio sangue.
E' l'amore che domina questo pianeta? Una volta forse o è sempre stata una specie di favola per tenerci buoni e per non farci cadere nella follia? Io ci credo, sarà una bugia, ma è una bugia che scalda.
Quando smetterò di crederci, allora anch'io diverrò nebbia e sarò brivido di freddo lungo la schiena e piedi gelati durante la notte.
Ma tu sei ancora lì ad un passo dalla vetrina e quando sorridi il mio credere diventa fanatismo, diventa ardore e trance estatica, diventa una piccola stella, diventa una Luna enorme che sorge arancione e potente... Diventa un battito in più nel mio piccolo cuore ormai arido.

 
 
 

Ci Risiamo O Ci Ridiamo?

Post n°27 pubblicato il 16 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Ed è una scala mobile. Lei sale, io scendo. La scala intendo.
Scendo dalla parte sbagliata, perchè a me piace infrangere le regole, liberarmi dai luoghi comuni e fare le cose che farebbero solo i bambini, quelli monelli. E così scendo dal lato sbagliato ed è divertente, non mi curo molto delle occhiate infastidite delle persone che vedono un ometto barbuto e buffo scendere con aria seria ed accigliata una scala mobile al rovescio. Ed è lei che incontra il mio sguardo, ed lei che scende dalla parte corretta e mi guarda. Succede a volte. Succede che capisco da uno sguardo se quella persona la pensa come me. Che quella persona vorrebbe scendere le scale violando le regole ed invertendo l'ordine delle cose. Lo capisco dal sorriso, un sorriso divertito e sincero. E così torno a casa più allegro del solito e magari trovo il tempo per una doccia e un altro pensiero dopo la doccia e dentro di me vorrei intervistare quella bocca e ascoltare i suoi occhi, capire fino a che punto credere. Ma come faccio? Potrebbe essere chiunque. Ho solo notato la bellezza, e... Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri... Potrebbe, ma dico solo potrebbe essere una specie di divisa. Quindi qualcuno che lavora dentro lo stesso centro commerciale.
I pensieri continuano ad accavallarsi e si fanno confusi e poi la notte prende il sopravvento ed il sonno trasforma immagini e parole in storie fantastiche dove si incidono porte con quadrati magici e mostri innocui cercano di giocare con te.
Poi al mattino il risveglio ha il sapore del desiderio di ritrovare ancora quel sorriso e quella sottile speranza che sia corretto inseguirlo e cercarlo.

Una vetrina mi separa da lei. Una vetrina, alcuni profumi, un pò di timidezza e nient'altro. Nessuno mi crede, ma è sempre stato così le scale vanno scalate e le vetrine infrante. Perchè cambiare quando è tutto così divertente?

I profumi risvegliano in noi ricordi e associazioni.

 
 
 
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