Mi guardo intorno e vedo solo macerie.
Calcinacci, legname ormai corroso dal marciume, ossa bianche e brillanti, polvere e sabbia fine. Niente che valga la pena. Solo decadenza e tristezza.
Sfioro con le dita i chiodi arruginiti che sporgono dalla mia anima, cerco un riparo dalla pioggia incessante di acido e rabbia e guardo curioso le nubi grigie e immobili che ricoprono il mio cielo. Potrei pregare, ma perchè infastidire chi è più disperato di me? Preferisco armarmi di scala e pazienza e spazzare via tutto il grigiore.
E se ti dico che mi manchi, non faccio altro che aggiungere nebbia. E allora trattengo per me le lacrime e faccio un paio di passettini verso l'orlo del precipizio.
Non si vede mai il fondo. Ho cercato di calcolarne l'altezza, ma i sassi gettati giù non fanno alcun suono.
Qualche volta mi sveglio con la sensazione di averti accanto, di avere una tua gamba sopra la mia, o un tuo braccio sul petto, ma è solo il cuscino fuori posto. La speranza di sognarti ogni notte è resa vana dalla mia insonnia. La speranza di incontrarti davvero è resa impossibile dalla mia prigionia. Grattare il muro con le unghie disegnando il tuo volto, è questa l'unica cosa che rende interessante la giornata, ma le unghie si consumano e così sono costretto ad usare il mio sangue.
E' l'amore che domina questo pianeta? Una volta forse o è sempre stata una specie di favola per tenerci buoni e per non farci cadere nella follia? Io ci credo, sarà una bugia, ma è una bugia che scalda.
Quando smetterò di crederci, allora anch'io diverrò nebbia e sarò brivido di freddo lungo la schiena e piedi gelati durante la notte.
Ma tu sei ancora lì ad un passo dalla vetrina e quando sorridi il mio credere diventa fanatismo, diventa ardore e trance estatica, diventa una piccola stella, diventa una Luna enorme che sorge arancione e potente... Diventa un battito in più nel mio piccolo cuore ormai arido.