Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

Colchide

Il mio amore per Medea.

 
 
 
 
 
 

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Esistenze Toccanti.

Post n°13 pubblicato il 01 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mi domando spesso cosa possa voler dire amare qualcuno che non può e non vuole essere amato. Qualcuno di intagibile, irreale, talmente etereo da non essere considerato vivo, ma lo è, io sento che è così. Quel "qualcuno" l'ho creato io. E' nata una sera di maggio, mentre rientravo a casa. E' nata senza particolari dolori ed il travaglio è stato relativamente breve.

E' nata impugnando una spada frastagliata e assolutamente non simmetrica, talmente affilata da non poter essere toccata senza che si apra una ferita, assetata di sangue e completamente nera. E' nata combattendo un esercito di nemici in armatura, in un campo di battaglia intriso di sangue e intestini e cadaveri lacerati. E' nata con una canzone degli Evanescence: My Immortal, che accresceva le emozioni di quella scena creata dal mio cervello. Una scena dove l'unica persona che aveva capito il carattere crudele e spietato di lei, moriva sopraffatto dalle lame avversarie.
Una scena che nella mia mente doveva commuovere chi aveva seguito l'intera storia. Una scena che non ho mai realizzato, ma che continuo a visualizzare a volte con una canzone e a volte senza. La immagino tragica, la vedo terrificante. Il volto del mio personaggio che si fa dolore, rabbia e sofferenza. Lei che finalmente viene inghiottita da un vortice di passioni e sensazioni mai provate fino ad allora.
Lei, che ha capelli che sembrano fiamme talmente sono rossi e lucenti. Che ha occhi verde smeraldo che sembrano brillare di luce propria, intensi, freddi, calcolatori. Il corpo ricoperto da cicatrici di infinite battaglie ed ogni cicatrice è un motivo che la spinge ad andare avanti portando a termine la sua terribile vendetta. Contro chi, ancora non è chiaro nella mia mente, immagino un nemico talmente terribile da essere insopportabile, fastidioso ed inaccettabile.

Scrivo di lei e m'innamoro sempre di più di questa figura tormentata e bisognosa di sentimenti perchè ne è completamente priva. La ritraggo e ne delineo le forme, i difetti, ogni piccola cicatrice e riesco a vederla, sentirla... Ha una voce roca, calda. Parla pochissimo ed i suoi movimenti sono precisi e felini. Ogni semplice gesto mostra una sua eleganza, un suo stile. La amo, ma lei non potrà mai saperlo e così aspetto.

Aspetto che il mio mondo si concretizzi, che la magia antica e perduta ritorni ad essere la vera tecnologia e che la natura prenda nuovamente possesso di questo pianeta.
Così siedo ai piedi del letto, una tazzona di caffè al mio fianco, il quaderno degli scarabocchi sulle ginocchia e parlo con un foglio bianco sporco di grafite, pregandolo di vivere.
So bene cosa vuol dire amare niente e nessuno. Ma non per questo mi arrendo, anzi...

 
 
 
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