Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

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Ciclo Circadiano.

Post n°22 pubblicato il 26 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Ti ho sognata. Eri seduta in camera mia e scrivevi qualcosa al computer. Indossavi i miei pantaloncini e una canottiera nera che non ho mai messo. Ti stava tutto un pò largo, ma piccola come sei era ovvio. La canottiera lasciava intravedere un tuo seno, mentre digitavi parole e pensieri... Una immagine talmente sensuale che resterà impressa a fuoco nella mia mente per sempre. Un seno piccolo, anzi, come dici sempre tu... giusto. Un seno ideato apposta per me. I tuoi occhi così intensi e blue e a volte celesti con qualche screziatura di verde smeraldo, erano concentrati sullo schermo alla ricerca di errori di ortografia o di battitura ed io ti guardavo cercando di far durare quel momento in eterno. I capelli colore dell'oro più puro e prezioso, legati a formare una grossa treccia poggiavano sullo schienale della sedia proiettando per un attimo l'immagine di Pippi Calzelunghe dietro la mia fronte, una ciocca ribelle scendeva lateralmente sul tuo viso abbassando di qualche anno l'impressione di un'età impossibile da determinare. Ti ho sognata, ma non ho mai saputo il tuo nome.
E non ho mai desiderato così tanto dormire per sempre come quando appari nelle mie visioni. Ricordo che nel sogno tentai di avvicinarmi a te senza fare rumore, senza voler turbare quella concentrazione così dolce delle tue sopracciglia e di quelle labbra protese e leggermente incurvate verso il basso come sospinte da una gravità un pò più forte. E quando la mia presenza non potè più essere celata, volgesti lo sguardo verso di me, facendomi perdere due o tre battiti e riempiendomi la bocca dello stomaco di una emozione così intensa da avvertire un chiaro sapore metallico, come di qualcosa di elettrico, come quando ero bambino e provavo la batteria da nove Volt, quella quadrata, con la lingua per vedere se era carica...
Volgesti lo sguardo verso di me e sorridesti, un sorriso così bello e travolgente che dietro, tutta la mia banale vita, tutte le convizioni costriute in anni di esperienza si dissolsero come una nuvola di vapore fuoriuscita da un vecchio ferro da stiro.
Il sorriso di chi vede la persona amata dopo secoli o pochi minuti di assenza e quel sorriso era rivolto a me.
La sedia vuota e la luce blu del cavetto a cui ho collegato lo scanner, mi rivela la tristezza dell'illusione, il desiderio di dormire e dormire ancora fino alla realizzazione del sogno, al completamento della visione, ma è tardi. Pochi attimi per vestirsi e uscire, spostare e servire. Tornerò fra qualche ora, te lo prometto. Non smettere di sorridere te ne prego.

 
 
 
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