Alessandro Fantini

Drive

A dispetto del titolo evocante il cliché dell'action movie basato su inseguimenti, derapate e autodromi ammorbati dal fumo dei freni, questo "Drive", diretto dal danese Nicolas Winding Refn, in realtà ha più a che fare con l'accezione psicologica del termine che con quella automobilistica. Sono le pulsioni più recondite e prerazionali a "guidare" la vicenda del pilota-meccanico senza nome (e a tratti privo di espressione facciale) interpretato da un taciturno e volitivo Ryan Gosling che troverà finalmente un movente alla sua vita dopo l'incontro con la tenera Irene, alias Carey Mulligan, vicina di casa rimasta sola insieme al figlio dopo l'arresto del marito.

Una narrazione ossuta condotta su dialoghi radi e sincopati, spesso sussurrati come a lasciare spazio alla debordante e certosina stilizzazione fotografica delle inquadrature al ralenti corroborate da un’audiosfera elettronica modellata sulla nostalgica rilettura dell’eurodance degli anni ’80 e su mesmerici tappeti ambient alla Brian Eno, riesce a colmare egregiamente le falle di una trama articolata sulle convenzioni del gangster movie alla Scorsese (con tanto di ebrei e italoamericani mafiosi con pizzeria annessa) in cui il mistero che si cela dietro la vita dell’anonimo pilota contribuisce a rendere ancora più affascinanti i suoi inaspettati accessi di ultraviolenza, specie se successivi a veri e propri quadretti idilliaci come il lungo bacio scambiato in slow motion con Irene, rischiarato da una luce celestiale all’interno di un ascensore che s'inabissa nella penombra infernale di un parcheggio sotterraneo, preludio all’altrettanto intensa escalation di ferocia omicida da splatter-movie che il pilota scaricherà a furia di pedate sul cranio del sicario che ha assistito alla scena.

E’ in questa solenne danza degli opposti e dei sovvertimenti del genere che il film offre la sua carta d’identità e si chiama fuori dalla mischia dei tanti remakes e derivati di stagionati franchise filmici che da alcuni anni occupano clandestinamente il panorama cinematografico internazionale.

Alessandro Fantini