FOTOMAGAZINEEmozioni, istanti catturati in una foto...ed il ricordo sarà per sempre!! |
PERCHÈ È STATO CREATO QUESTO BLOG?
''Il ricordo è un modo per incontrarsi'' ( K. Gibran )
I ricordi sono una parte di noi e possiamo condividerli con gli altri.
Questo blog dà la possibilità a tutti di guardare foto, che chiudendo gli occhi, ci permettono di camminare per questi luoghi spirituali e attivare i nostri 5 sensi, attraverso la fede.
Essa, essendo dentro di noi, procede con sicurezza “come se vedesse Colui che è invisibile” (Eb. 11:27), sentisse ” il profumo di odore soave” del sacrificio di Yeshùa (Ef. 5:2), ascoltasse le Sue parole perché “chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv.8:47), riuscisse a toccare “ maneggiando rettamente la parola della Verità” (2Tm. 2:15) e gustasse “che il Signore è buono” (1Pt. 2:2,3).
Sarà bello pensare che le tue foto raccontino le tue esperienze ad altri, oppure far rivivere emozioni, a chi già è stato lì.
Tutto ciò è possibile in questo blog!
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LA VIA CRUCIS CON LE STAZIONI EVANGELICHE
La Via Crucis si può paragonarla ad uno scrigno contenente tesori di inestimabile valore perchè, una volta meditata, ci dona insegnamenti indispensabili per affrontare le situazioni che ci coinvolgono nel corso della nostra vita. Anche se è una variante a quella tradizionale non si vuol cambiare il testo a cui siamo abituati che rimane assolutamente valido.
Per saperne di più.... INTRODUZIONE
Via Crucis ( Vangelo secondo Marco)
I STAZIONE-II STAZIONE-III STAZIONE-
IV STAZIONE-V STAZIONE-VI STAZIONE-
VII STAZIONE-VIII STAZIONE-IX STAZIONE-
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Post n°32 pubblicato il 05 Aprile 2013 da fotomagazine
Duomo di Prato, all'interno troviamo la Cappella del Sacro Cingolo (o Sacra Cintola).
Reliquia della Sacra Cintola della Madonna
Lunga 87 centimetri, la Cintola è una sottile striscia di lana finissima di capra, di colore verdolino, broccata in filo d’oro, con gli estremi nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato opposto. Si narra.... che sia appartenuta alla Vergine, la quale la diede a San Tommaso a riprova della propria Assunzione in Cielo. Chi portò la Sacra Cintola a Prato sembra sia stato un certo Michele Dagomari, un mercante e pellegrino pratese, chiamato anche Michele da Prato, che, trovandosi a Gerusalemme al seguito della Prima Crociata(1096-1099 d.C.). Innamoratosi di una ragazza del posto, di nome Maria, figlia di un sacerdote di rito orientale, quando Michele decise di sposarla, dalla madre della sposa ricevette in dote la Sacra Cintola. Rientrato in Italia per nave, Michele giunse in città intorno al 1141 e custodì nella propria casa il prezioso dono ricevuto, senza farne parola con nessuno. Soltanto in punto di morte, intorno al 1171-1173, la donò al preposto Uberto (o Ruperto) Pieve di Santo Stefano, svelandogliene l’origine e dando così vita alla leggenda che ancora oggi la circonda. Intanto, dopo che si verificarono numerosi prodigi, la Cintola divenne oggetto di culto e mèta di pellegrinaggi, cosicché i pratesi la accolsero come la “vera cintura della Vergine Maria”, sulla quale si è poi formato il culto e la fede della città.
Il furto di Musciattino La leggenda narra che nella notte del 28 luglio 1312, Giovanni di Ser Landetto da Pistoia, chierico secolare, detto Musciattino, cercò di impadronirsi della reliquia della Sacra Cintola per portarla nella propria città, da sempre rivale dei pratesi. Assoldato dai pistoiesi (ma una differente versione lo vuole sì pistoiese ma al soldo dei fiorentini), gelosi della fama raggiunta dai “cugini” pratesi, tentò un’impresa clamorosa: rubare una delle reliquie più venerate di tutta la Toscana e simbolo, al tempo stesso, della rivale città di Prato. Ma, a causa del buio, si racconta che non sia riuscito ad allontanarsi da Prato e abbia continuato a girare tutta la notte intorno alle mura della città. Convinto di essere giunto alle porte di Pistoia, Musciattino gridò ai suoi concittadini “Aprite Pistoiesi, ecco la Cintola de’ Pratesi!”. Fu buon gioco dei canonici del Capitolo catturarlo e, dopo che fu legato alla coda di un asino, condurlo sul Bisenzio, dove subì un processo sommario. A nulla valse la confessione del furto e la restituzione della cintola e così Musciattino fu condannato al taglio delle mani e quindi bruciato. Si racconta anche che la folla inferocita abbia scagliato la mano sacrilega di Musciattino sullo stipite di una porta laterale dei Duomo, dov’è rimasta l’impronta della mano del ladro pistoiese, a futuro monito per i malintenzionati. Considerata come il più famoso tentativo di furto che la città ricordi, la vicenda è rimasta viva nei secoli e tuttora è oggetto dei continui sberleffi fra pratesi e pistoiesi, in una commistione di sacro e di profano, di storia e di leggenda, di sano campanilismo che da secoli contraddistingue le città toscane. |
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