Creato da icy.n.deep il 14/09/2005
Lento, troppo lento è il mondo ...

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Fantasmi dal passato

Post n°124 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da icy.n.deep

Devo piantarla con i miei trip mentali ... me lo ripeto spesso ma oramai ho perso ogni convinzione xD

http://icystark.wordpress.com/

 
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In The End

Post n°123 pubblicato il 25 Settembre 2007 da icy.n.deep
 
Tag: FinE

Arrivederci

Goodbye

Até a vista

Au revoir

再见


прощание





Click

 
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2° Bloghiversario

Post n°122 pubblicato il 14 Settembre 2007 da icy.n.deep

Ieri girando per blog, a caccia di ricordi, del passato che "condivido" con qualcuno di voi, e cercando anche un po' il me stesso degli inizi, mi sono accorto per l'ennesima volta, di essere un inguaribile egocentrico.

Certo, questo mi ha salvato in altri tempi, ma questo è la mia condanna attuale.

E mi torna in mente Chatwin con il suo "Che ci faccio qui?"

Due anni di Blog, due anni insperati, ogni tanto voluti, forse a volte trascinati.
Grazie a chi mi ha letto, a chi mi legge, e a chi mi leggerà.

E scusate se sono (o non sono) come sono.

 
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Scrivania

Post n°121 pubblicato il 09 Settembre 2007 da icy.n.deep
 
Foto di icy.n.deep

Probabilmente (vabbhé, diciamo pure certamente) non frega niente a nessuno, ma siccome sto pulendo (ancora) la mia stanza, ecco l'elenco (in ordine sparso, più o meno) di quello che ho sulla scrivania da dove sto scrivendo:

alla destra
-monitor CRT 14" datato 1993, ancora funzionante

sopra il monitor:
-enciclopedia delle scienze garzanti (anno '94) quasi completamente scollata
-dizionario di italiano anno '82 (in stato imbarazzante)
-testo universitario di introduzione alla meccanica razionale
-riassunti di economia e progettazione di strutture aerospaziali
-testo universitario sulle strutture aeronautiche
-riassunto di strutture e materiali aerospaziali I
-riassunto di fluidodinamica
-appunti del corso di costruzioni aeronautiche II
-testo universitario "appunti sulla teoria dell'occupazione"
-pacco di fogli di brutta
a sinistra,
-scatola di floppy disk vuota, impolverata in modo imbarazzante

-Computer fisso che mi ha lasciato a piedi in luglio per un fulmine
Sopra il computer:
-2 quaderni, 1 block notes un sasso e il modem

-davanti al monitor di destra:
-tappetino per mouse (inutilizzato da almeno 3 anni)
-inserto di nweton "120 quiz" del 2003
-copia cartacea della mia tesi
-blocknotes più vecchio di me
-cover di un lettore cd smontato, con alcune sue componenti elettroniche
-pennello da china n° 2
-scacciamosche
-un settimanale aperto su un articolo circa Atlantide
nelle vicinanze del monitor:
-pacchetto di cerini svedesi
-penna montblanc ancora nella scatola
-troppi fogli con appunti, calcoli, schizzi
-manubrio da 1 kg usato come fermacarte
-dizionario tascabile di inglese
-righello da me realizzato
-barchetta di carta
-cerchiometro rotto
-goniometro rotto
-forbicina (è rotta) e delle forbicine integre
-stampa di una cartina
-ubicazione del negozio CHL più vicino
-ricevuta di una pizzeria
-pinzatta
-forbici
-calcolatrice scientifica solare (con batterie completamente scariche)
-biglietto da visita di un caro amico che lavora in Cina
-pietra parzialmente lavorata da finire
-pietra dipinta con caratteri hindi
-2 pennarelli indelebili neri
-cover con elenco delle canzoni di un CD
-ricevuta della mensa aziendale di 3 giorni fa
-un cacciavite a croce e uno piatto
-davanti al portatile:
-casse (assolutamente da pezzenti) del pc
-lime, minicacciaviti e pinzette varie
-caricabatterie del cellulare
-adattatore usb/ps2 per mouse
a destra del portatile invece ci sono
-microfono da pc
-guida alla programmazione PHP in ambiente linux
-elefante intagliato (grezzamente) nel legno proveniente dall'india
-post scritto a mano su un foglio di carta
-altri fogli sparsi con appunti, formule e schizzi vari
-cheats di Age of Empires
-minimotore trifase del lettore cd smontato
-motore di apertura del lettore cd
-mezzo nucleo di ferrite
-magneti fissi dell'impianto di focalizzazione della lente del lettore cd
-pubblicazione dell'istituto nazionale per il commercio estero su Shanghai
-custodia di un CD
-altri 2 post scritti a mano, risalenti a più di 8 mesi fa
-lettera di wind infostrada
-portafotografie
-cd di installazione del modem
-scontrino della libreria Giunti
-chiavetta usb da 512 Mb
-batterie ricaricabili di una lampada di emergenza
-4 tratto pen (2 rosse, una blu e una nera) e 3 penne (una rossa, una nera e una blu)
-pennarello per CD
-6 matite, una rossa (una Mephisto Cop 73P) 4 B2 e 1 B
-8 capicorda per connessioni elettriche
-un temperino
-un portafusibile in STL
-una gomma
-un tangram (regalo di mooolti anni fa)
-alcuni sassi
-una luce di localizzazione a led

-svariate viti di precedenti PC
-alcune foglie provenienti dagli alberi fuori dalla mia finestra.

Fortunatamente avevo già sgomberato un po' di cose tempo fa, per fare posto al portatile che uso al posto del PC fisso, prima c'era un po' più casino. Questa era 1 delle 3 scrivanie che ho nella stanza, vi lascio immaginare cosa ci sia sulle altre (vi do giusto un indizio, le scrivanie da sole sono alte 80 cm, con le mie cose arrivano anche a 150 cm).

So che non è parlare di me, ma un po' in fondo ci assomiglia.

 
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I Sogni

Post n°120 pubblicato il 27 Agosto 2007 da icy.n.deep
 
Tag: Other, Vento
Foto di icy.n.deep

Questo post è indicato a chi, ancorché adulto, ha capito che essere grandi non passa per la negazione dell'essere bambino, realtà che è in ognuno di noi (come ben sanno i gatti). Non volevo dirti che un po' il post l'avevo "pensato" già ieri, quella che potrei chiamare ispirazione (del tutto in modo improprio, almeno nel mio caso) non segue il tempo, non volevo creare aspettative, attese o chissà (se e) che altro. Visto che ultimamente il tempo sta tornando quello che era per me una volta, ovvero nulla, ho preferito non fare cenno ad alcunché di ciò cui avevo pensato. Sia mai che mi perda ancora con il tempo in amabili discussioni su questo e i restanti universi.

Il sonno, il sogno e le altre dimensioni.

L'etimologia di sogno, dal latino sòmnium e di derivazione dal graco ypnos (sonno) ci mostra come il sogno sia un a naturale estensione del sonno, un qualcosa che fin dai tempi più remoti ha sempre accompagnato l'uomo e non solo. Già, perché svariati studi hanno dimostrato come, non solo l'uomo o più genericamente i primati, ma anche algtri animali sognino. Il sogno quindi non è prerogativa del raziocigno, non è certo il regno della logica o della perfezione ragionamento lineare. Affonda le sue radici in un passato che non è stato ancora chiaramente scorto, di cui poco si sa e ancor meno si studia.

Il sogno nasce e cresce quando il nostro emisfero sinistro soggiace a Morfeo e ne segue i consigli. Se l'emisfero della razionalità e della logica si acquieta, allora la creatività, la percezione spaziale e l'intuizione, l'emisfero destro, "parlano" a noi e ci mostrano un altro mondo. Strano e ironico il sonno, ha una durata ben definita (e c'è chi ricorda, a torto, che sprechiamo un terzo della vita dormando) eppure la percezione del suo tempo è istantanea. E' privo di regole, tranne quelle che noi stessi ci poniamo. E' di fatto una finestra sull'espressività nascosta di ognuno, non filtrata, non oscurata o negata. Eppure il sonno sempre più è mal vissuto, percepito come un debito e vissuto come una necessità fisiologica ineliminabile. Una sorta di fardello evolutivo che non ha troppi vantaggi.

Ma questa è la visione oggi si ha. Che la cultura occidentale ha, da molto tempo. Eppure il sogno è stato, in passato (e ancora oggi, a voler guardare oltre il "provincialismo" culturale della globalizzazione) una forte molla nell'uomo. Probabilmente fin dalle origini della cultura funeraria, la percezione di un mondo "fantastico" in cui poter svincolarsi dalle leggi della veglia ha portato ad accrescere sempre più l'importanza del sonno e dei sogni. I culti animisti, lo sciamanesimo e tutte le "religioni" che si sono successivamente sviluppate, senza staccarsi da quella che verrà poi definita la dimensione naturale, sono sempre state pervase dal sogno, e in lui hanno posto considerazione e coscienza.

Il sogno come ponte di collegamento tra due mondi, due realtà coesistenti ma reciprocamente quasi del tutto indifferenti. Qui è nato il sogno come legame tra  "la realtà" e il mondo degli spiriti, delle forze della natura o altro ancora. Non è fondamentale incentrarsi sul cosa abbai messo in collegamento il sogno, ma è notabile la sua peculiarità di ponte, di sentiero e luogo sicuro in cui congiungere differenti aspetti del mondo.

Anche da "piccolo" trovavo affascinanti il sogno e il sonno, per via di tutto quello che vi accadeva, delle differenti leggi cui sembravano sottostare quei mondi. Era un "mistero" troppo ghiotto per essere trascurato. E così iniziai a cercare di "vedere" il momento esatto in cui ci si addormenta, il momento in cui si aprono le porte di quel mondo, per conoscere il loro nome e poterle chiamare. Per un po' cercai di "vedere" il momento esatto in cui ci si addormenta, quella linea sottile ed impalpabile oltre cui alla mente non è dato andare, al di la del quale sta il mondo dei sogni, quel mondo in cui tempo era solo una parola come le altre. Ci provai e riprovai senza mai ottenere nulla, svegliandomi il mattino successivo con lo stesso pensiero.

Poi una notte capii dove è la linea, vidi quel confine che nessuna mappa riporta, e conobbi la strada a quel mondo. Il confine era solo nella mia mente, la separazione tra i due mondi non derivava dalla percezione ma dall'interpretazione da parte di quella che chiamiamo realtà. Il sonno e il sogno sono una coincidenza di condizioni ma non necessarie, non imprescindibili. L'aver cercato per un po' quella linea mi fece scoprire la percezione alterata del se, il rilassamento profondo e l'alterazione della spazialità corporea. Perché cercando quel confine, lo stato di veglia rimaneva appena sopra il limite della coscienza, ma il resto del corpo andava in contro al sonno dei sensi, ma non della mente (o almeno non nello stesso momento).

E dopo tutto questo, in modo molto meno prosaico, non senza lunghi passi, e forse in modo un po' più leggero, è bello associare a tutto questo anche i sogni ad occhi aperti. E non parlo degli stati di percezione alterata, che pur sogni ad occhi aperti sono, anche se in presenza di stati labili di coscienza. Parlo proprio dell'immaginazione, del perdersi nei pensieri che si rincorrono liberamente, del sognare ad occhi aperti. Purtroppo oggi come oggi si sta perdendo questa capacità, alla rincorsa di qualcosa, di un riflesso fuggevole dell'ego, senza che ve ne sia poi la ragione. La rincorsa della felicità, del periodo dell'oro, di un'età mitica che sia nei singoli come la società stessa cercano spasmodicamente, non vedendo la coppa di fianco.

Il sogno non è solo proiezione "infantile" e razionalizzazione di immagini casuali che arrivano caoticamente ai lobi frontali e prefrontali. E non si limita nemmeno all'espressione di un subconsio, un modo di comunicare qualcosa che l'io non vuole (o non sa più) percepire. Nessuno nega (per ora) che il sogno sia anche queste cose, ma è un dato di fatto che la materia di cui siano fatti i sogni sia (spesso) la felicità. Sognare e perdersi, immaginare, non legarsi a quello che è il mondo sensibile esterno, questo è il sogno libero. Ma il processo di razionalizzazione estrema porta un sogno ad esasperarsi in una espressione di bisogni inappagati, di fughe e di straniamento. Tale processo finisce con il non trattare il sogno come entità a se stante, non lo pone nel suo mondo, ma lo trasporta dove non è nato e dove vivrà in catene. Anche il "realizzare" i sogni in questo mondo, spesso non porta a tutto quello che si vedeva dall'altra parte del ponte.

Il sogno non è di questo mondo, e la sua cattività non può portare i frutti voluti. I sogni sono liberi, a noi sta viverli e ricordarli, appoggiarci a loro e prendere ciò che ci fa stare bene, ma sempre lasciandogli la libertà. La vita è una mescolanza di sogno e "realtà", non solo una o l'altra pietanza.

Ps: ora ho un po' sonno, vado a sognare :)

 
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La ricerca in Italia

Post n°119 pubblicato il 06 Luglio 2007 da icy.n.deep
 
Tag: Scienza
Foto di icy.n.deep

Era da un po' di tempo (che, come avrete imparato, per me vuole dire solitamente svariati mesi) che volevo scrivere della ricerca in Italia. Ed ancora di più è il tempo in cui rimugino su questo problema, che passa in modo costante da emergenza ad allarme e viceversa, in funzione delle necessità.
Credo che ne sappiate qualcosa, quanto meno da articoli allarmistici che a scadenza periodica (o quasi) vengono pubblicati sui maggiori giornali (essenzialmente per riempire spazi altrimenti vuoti), oppure da servizi di telegiornali o programmi d'informazione (che comunque spesso seguono la falsariga di articoli).
L'Italia, statistiche alla mano, è tra gli ultimi paesi in Europa quanto a investimenti pubblici nella ricerca (peggio di noi fa solo il Portogallo, ma almeno mostra buona volontà con un tasso di crescita degli investimenti, a differenza nostra) e come presenza di ricercatori tra i lavoratori (ancora più impressionante è che l'accezione ricercatore sia diventata una professione riconosciuta e utilizzabile a livello burocratico, ovvero sulla carta d'identità, da non molti anni).
http://lescienze.espresso.repubblica.it/recensione/Per_una_ripresa_della_scienza_italiana/130720
Ma il problema non è solo negli investimenti o nel numero di ricercatori, è lo stesso sistema che seleziona i chi fa ricerca e attribuisce loro la meritorietà ad essere malato. In Italia vigono grandi cupole di docenti attaccati alle loro poltrone (non è un caso che negli ultimi 20 anni l'età media dei docenti si sia alzata di 19 anni, ovvero non vi sia stato praticamente ricambio con i giovani), docenti che in collusione con la politica fanno il bello e il cattivo tempo sulle possibilità dei ricercatori per uno sbocco all'insegnamento.
http://cnu.cineca.it/nazionale03/alberoni.htm
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=5058
Da tempo immemore poi c'è la continua e infondata credenza che la scienza sia una materia di secondo piano rispetto a quelle umanistiche, e che vada salvaguardata l'eredità storica della letteratura in un evo tecnologico come questo. Il tutto però senza ricordare che L'Italia è stata parimenti patria di grandi letterati e grandi scienziati, senza comprendere a pieno che proprio per l'alto contenuto tecnologico odierno, una considerazione bassa della scienza non fa altro che limitare le possibilità delle giovani leve.
http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1921710
Ma non sono qui per scrivere con pessimismo della situazione italiana, ne utilizzare l'italico benaltrismo per giustificare la nostra situazione. Nel corso del tempo mi sono soffermato a pensare se vi potessero essere soluzioni, a partire dalle cause che ho elencato (di certo non in modo esaustivo ne completo). Una soluzione che mi piacque particolarmente, per la sua sagacia e ironia (sono modesto lo so :D) è la seguente: abolizione completa di ogni finanziamento pubblico della ricerca.
La soluzione sembrerebbe essere più dolorosa del male stesso, e se vi siete soffermati a leggere alcuni articoli allegati, sarete convenuti al fatto che un qualsiasi paese civilizzato, industrializzato e moderno non può esimersi dall'investire nella ricerca. Ma noi siamo in Italia. Ed è questo probabilmente il problema. Qui la leva principale per aumentare gli investimenti in ricerca non è il ritorno in termini di conoscenza, prestigio e competitività, ma semplicemente il fatto che in tutti (o quasi) gli altri paesi europei c'è chi investe più di noi.
In Italia chi decide gli investimenti, e chi "governa" la ricerca, non ha interesse nel farla progredire e nel migliorare la situazione. Lo status quo è tale da auto-alimentarsi e sostentarsi in modo ottimale. L'abolizione della ricerca, e il relativo indirizzamento degli investimenti nella scuola, permetterebbe un miglioramento della formazione degli studenti (che era, e parzialmente lo è ancora, tra le migliori al mondo), fornendo così una forza lavoro dalle competenze superiori. La ricerca verrebbe portata avanti dagli altri paesi, ma da ricercatori italiani (cosa che già avviene comunemente).
Sarebbe bello fare una ricerca seria in Italia, ma non ci sono i mezzi, non c'è la cultura, e non ci sono le condizioni per farla in modo efficace. E se si deve fare ricerca solo per sbandierarlo ai quattro venti, solo per appagare l'apparenza, francamente non sento il bisogno di una ricerca di questo tipo.

 
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Ovviamente

Post n°118 pubblicato il 28 Giugno 2007 da icy.n.deep
 
Tag: Vento
Foto di icy.n.deep

Ovviamente la mia capacità di vivere nel presente non credo esista, o quantomeno si così forte da fare quello per cui è stata progettata. Ultimamente non riesco a stare nella realtà a lungo ... sarà l'estate, saranno le letture, sarà il "contorno", ma proprio non riesco a tenermi al passo con la realtà.

Giusto per citarvi un esempio pratico, ho ordinato le lenti a contatto dall'ottico, ma mi sono scordato di andarle a ritirare subito, così ho ritardato un poco. Sono passato 3 mesi dopo!!!

Mi sto perdendo lo scorrere del tempo, inizio a credere davvero di passare più tempo fuori da esso che altro.

Tutto questo a parziale discolpa delle mie prolungate ed insistenti assenze.

E ora un bel colpo di coda, rispondete alle seguenti domande (o cercate di farlo XD ):

01) CHI SEI?
02) SIAMO AMICI?
03) QUANDO E DOVE CI SIAMO CONOSCIUTI?
04) COSA PENSI DI ME?
05) HAI MAI DESIDERATO TIRARMI UN PUGNO/SBERLA IN FACCIA?
06) DAMMI UN SOPRANNOME E SPIEGANE IL PERCHE'?
07) DESCRIVIMI CON UNA SOLA PAROLA?
08) QUAL'E' STATA LA TUA PRIMA IMPRESSIONE SU DI ME?
09) PENSI LA STESSA COSA ORA?
10) COSA TI FA RICORDARE DI ME?
11) SE MI POTESSI DARE QUALSIASI COSA CHE MI DARESTI?
12) QUANTO MI CONOSCI DA 1 A 10?
13) SAI QUANTI ANNI HO?
14) QUAND'E' L'ULTIMA VOLTA CHE MI HAI VISTO?
15) C'E' QUALCOSA CHE VORRESTI DIRMI MA NON MI HAI MAI DETTO?
16) QUALE E' UNA MIA GRANDE PECCA?
17) SECONDO TE QUALE SAREBBE LA MIA OCCUPAZIONE IDEALE?
18) PERCHE' MI CHIAMO ICY?
19) COSA C'E' IN QUESTO BLOG DA CONVINCERTI A TORNARE?

 
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Il Fulmine

Post n°117 pubblicato il 04 Giugno 2007 da icy.n.deep
 
Foto di icy.n.deep

Il fulmine è una scarica elettrica di grandi dimensioni che usualmente viene osservato nell'atmosfera, magari durante un bel temporale estivo. I fulmini e le saette, loro sorelle non meno appariscenti ma di certo molto meno chiacchierate, sono quindi scariche elettriche, ovvero un passaggio di cariche (elettroni e anche ioni) tra due corpi a potenziale molto differente.

In altre parole, la corrente elettrica (anche quella che usiamo ogni giorno) scorre se c'è una differenza di potenziale, se c'è una differenza di cariche. Se ho due sfere, una che ha 2 elettroni (2 cariche negative) in più ed una che ha 2 protoni (2 cariche positive) in più, tra le due sfere ci sarà una differenza di potenziale. La differenza di cariche tra i due oggetti crea una differenza di potenziale, e quindi anche una tensione elettrica.

Per i fulmini accade lo stesso, se le nuvole ed il suolo (o anche tra le nuvole ed un qualsiasi altro oggetto) esiste una differenza di potenziale, ovvero una differenza di cariche possedute dai due corpi, ci sarà anche una tensione tra i due. Ma non basta solo questo per generare un fulmine (o una scarica, in senso più generale). Infatti ogni mezzo, ogni materiale, che si interpone tra i due oggetti con potenziale differente, ha una costante dielettrica, un valore che ci dice quale è la tensione minima (per unità di distanza) oltre il quale si ha una scarica, il nostro fulmine. Per l'aria tale costante vale 300 000 volt per metro, ovvero se avessi due corpi a distanza di un metro, e tra loro ci fosse una tensione di 300 000V, tra i due corpi scoccherebbe un "fulmine", una scarica.

Durante i temporali le nuvole si caricano di negativamente, al contempo invece il terreno si carica positivamente, e quando la differenza di potenziale tra le nuvole ed il suolo diventa superiore alla costante dielettrica dell'aria, parte il fulmine (negativo, in questo caso) verso il terreno. Ma il meccanismo non è poi così semplice, come potrebbe sembrare a prima vista. Prima che scocchi un fulmine, sia dalla nuvola che dal terreno, partono due piccoli fulmini (del tutto invisibili ad occhio nudo) che fanno da "apri-pista" e determinano il percorso del fulmine. Quando i due piccoli fulmini si incontrano, si completa il canale ionico attraverso cui scorrerà il fulmine, e quindi dopo pochi millisecondi si ha una scarica elettrica, il nostro caro fulmine.

In se e per se, la scarica è un fenomeno molto rapido, dura di solito dai 5 ai 10 millisecondi, il fatto che l'occhio umano riesca a coglierla è dato dal fatto che non vediamo realmente il fulmine, ma solo la luce che viene generata nel canale ionico attraverso cui scorre. I fulmini infatti, oltre ad avere tensioni molto alte (dell'ordine dei 10/100 milioni di volt), hanno anche una corrente molto elevata. Questa corrente, dell'ordine dei 30 000 ampere, per via dell'effetto joule (effetto che è alla base del forno elettrico, della coperta elettrica, delle lampadine ad incandescenza e molto altro) scalda l'aria attraverso cui scorre fino a temperature di 10/20 000 gradi, temperature alla quale l'aria emette luce, per questo i fulmini sono così luminosi. Inoltre, poiché la temperatura è così elevata, l'aria cerca di espandersi, ma ad una velocità tale da generare delle onde d'urto, i tuoni che seguono sempre i fulmini.

Nella mitologia di quasi ogni popolo i fulmini hanno sempre posseduto un forte significato simbolico, una derivazione dalla forza divina, un mezzo per eseguire la volontà degli dei. Essendo il fulmine molto spesso portatore di morte (anche ai giorni nostri), il suo "giudizio" si ascriveva alla volontà degli dei, e le distruzioni che portava divenivano segni da interpretare. Inoltre il fulmine ben raramente si manifesta in assenza di un temporale, quindi fu ancor più facile associare al fulmine ed al tuono il manifestarsi delle divinità adirate.

Oggi come ieri la pericolosità del fulmine è sia per le persone che per le cose. Le alte temparature che il fulmine genera, e le alte correnti di cui è sede, sono spesso mortali per l'essere umano, per via delle gravi scottature ed dell'arresto cardiaco che possono seguire al contatto. Ma non è necessario "toccare" un fulmine, basta anche essere troppo vicini (entro i 2/3 metri) dal punto di scarica per sentire gli effetti del fulmine. Pesanti sono anche gli effetti sugli oggetti comuni, sia tecnologici che non. Rimane sempre l'effetto dell'elevata temperatura che può anche causare principi d'incendio, o lo scoppio degli oggetti colpiti. Un effetto secondario invece è quello che colpisce gli apparecchi elettronici. Il fulmine, durante la scarica, può generare correnti indotte (ovvero correnti elettriche senza venire direttamente a contatto con gli oggetti) che possono danneggiare irreparabilmente le apparecchiature elettroniche.

E tutto questo per dire che domenica scorsa un fulmine mi ha "bruciato" computer e modem.

Sarà un messaggio divino? Un segno della sorte? Sfortuna?

Bah, io direi che è semplicemente andata così.

 
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Enjoy

Post n°116 pubblicato il 11 Maggio 2007 da icy.n.deep
 
Foto di icy.n.deep

. . .

Quasi tre settimane fa, dopo una lauta cena con alcuni colleghi di lavoro, mi accingevo a tornare a casa. Ma la macchina era decisamente in riserva, nulla di apocalittico certo, potevo tranquillamente arrivare fino a casa, ma visto che fare benzina la mattina solitamente implica certezza di ritardo al lavoro, mi sono diretto verso il benzinaio di fiducia (simpatica accezione per "il più economico" nel raggio di svariate decine di chilometri).

A questo punto, se questo post fosse una e-mail, probabilmente il mouse scapperebbe fulmineo sul tasto "report as spam" oppure "trash", ma qui non ci sono tastini del genere, dunque al massimo riceverò qualche commento dai toni più o meno seccati su questo vacuo post.

Ma tornando al discorso. Dopo un certo tratto di strada raggiungo il benzinaio. E' tardi, più o meno, sono l'una e mezza passate e la piazzola del distributore è apparentemente deserta. L'illuminazione diffusa e giallastra crea ombre che sembrano sbiaditi fantasmi mentre la luna, nemmeno al suo primo quarto, illumina di luce fioca il paesaggio di periferia.

Già, perché la stazione di servizio è vicina ad un centro commerciale, ma di fatto il luogo è quello che potremmo pensare posto sulla linea di contatto tra campagna e città. Attorno ci sono campi, ma anche una superstrada e poco più in la caseggiati che preannunciano la città poco più in la.

Conscio del fatto che per ora sembrerebbe l'inizio di un racconto noir (o parimenti di un rapimento alieno), vi assicuro che sto giungento al punto.

Scendo dalla macchina, più impolverata che mai (non oso immaginare lo stato della vettura se vivessi vicino ad un deserto),  mi avvicino al self-service con i miei venti euro, li inserisco nell'apposita fessura e seleziono la pompa due. Ma mentre faccio tutto questo, il rumore del self-service mentre carica la banconota porta la mia attenzione sull'ambiente circostante.

Il silenzio. Ascolto rapito il silenzio. Mentre tolgo il tappo e riempio il serbatoio ascolto i rumori che sto facendo, e li sento netti e distinti sul fondo di quasi assoluto silenzio che scivola tutt'intorno. A me piace il silenzio, mi piace ascoltare ogni più piccolo rumore, il suono del vento, la natura nel suo muoversi, l'ambiente. Ma questo silenzio, li al distributore, era qualcosa di distante.

Finito di fare benzina mi sono fermato, giusto un attimo, ad ascoltare quel silenzio. Non c'era nessun rumore, nessuna macchina in lontananza a correre su lingue di asfalto, nessun grillo in cerca di conquiste, niente vento per muovore ed accarezzare il mondo. Era un silenzio asettico, puro nella sua composizione ma del tutto inusuale. Normalmente il silenzio è tale nelle nostre menti, non nella realtà. Nel senso che quello che etichettiamo per silenzio è invece la natura, le parole nella mente, un indistinguibile rumore di fondo che comunque è presente. Quel silenzio invece era proprio assenza di rumore, vuoto, di quel silenzio che urla la sua esistenza. Quel silenzio che non ti aspetteresti né immagineresti mai di trovare, soprattutto in un luogo all'aperto.

Sono rimasto rapito, per un attimo, da quel silenzio, forse perché in quell'assenza di ogni rumore, potevo sentire davvero i miei pensieri, forse perché nel silenzio più assoluto non si è più affascinati dal mondo che ci circonda, e ci si trova faccia a faccia con noi stessi.

Tutto qui.

 
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Parole dal Nuovo Mondo

Post n°115 pubblicato il 24 Aprile 2007 da icy.n.deep

E' da un po di tempo che, passando per il mio blog, mi viene voglia di scrivere un post. Gli argomenti sono i più disparati, ma poi per un motivo o l'altro, rimando e poi me ne dimentico (dell'argomento cui avrei voluto scrivere).

Questa volta mi sono preso la briga di scrivere un post perché non voglio lasciar cadere un argomento per l'ennesima volta. Però niente formattazione, niente immagini ed identazione particolare, nulla di tutto questo (anche se di solito li uso proprio perché in un post mi piace usare tutti, o quasi, i mezzi di trasmissione). L'editor di libero è veramente una cosa che non riesco ad utilizzare, mi da un sacco di problemi, e quindi cercherò di limitare al massimo il suo utilizzo, almeno questa volta.

Un'altra volta ho scritto di cosa significasse scrivere un blog. Del fatto che non è solo una forma elettronica di diario. Del fatto che probabilmente è semplicemente una forma di comunicazione tramite un canale differente da quelli "classici". Come per i giornali elettronici, anche i blog soffrono un po' del retaggio dei loro avi, della loro genia in formato cartaceo. Ma ne soffrono non per via di chi li utilizza, ma per via di chi li ritiene solo copie di cui è cambiata solo la forma.

A me piace scrivere nel blog, nel mio blog (ed il fatto che sia mio, e non una pagina generica o condivisa lo rende parte di me), nonostante lo faccia con lentezza inusitata ed a tratti esasperante. Mi piace perché scrivo di ogni cosa, un mio interesse, me stesso, oppure anche l'estremo opposto dell'universo stesso. Anzi, a dire il vero mi sto accorgendo di scrivere molto di me, troppo di me. Troppo, ovviamente, per me. Troppo, perché non è un confessionale, ma un foglio immenso su cui dipingere, scrivere e leggere. E per quanto possa ritenermi "importante, non sono (ancora? :D) l'universo. Per quanto possano interessare le divagazioni su di me ed i miei pensieri, in futuro cercherò di limitare tali contributi, anche perché mi piacerebbe più informare, e di un argomento più interessante che non il sottoscritto.

Mi piace il blog, e non lo considero limitatamente ad un diario, perché è una forma di espressione della libertà, come un quadro, una scultura od una poesia. E' un canale tramite cui far scorrere la propria espressione, visto che tutto di noi è espressione di ciò che siamo. Certo, anche questo mezzo ha limiti, ma è da loro che traiamo le nostre particolarità, i nostri pregi ed i nostri difetti. Non ho (direi abbiamo, ma non tocca a me decidere per gli altri, non in questo caso) la necessità della libertà assoluta, ma quella di imparare dai limiti che trovo.

Idee confuse, lo so, ma non ho riletto molto. Si, c'è altro da scrivere, molto altro, però non ora, non questa volta. Alla prossima storia, viaggiatori del nuovo mondo.

 
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