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La grotta dell'anima

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Lake City (3)

Post n°49 pubblicato il 23 Maggio 2013 da michele_porcaro

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Martino si fermò. Aveva raggiunto un boschetto. Quelli del luogo lo chiamavano il boschetto dei ciliegi. C'erano infatti alberi di ciliegio. Si voltò indietro. Molto distante s'intravedeva il bar e il paese. Più sotto c'era il lago, con il suo porticciolo. Il cielo era terso, soleggiato. Tutto il paesaggio era un vero incanto. Gli piaceva, ma un senso di rabbia gli stringeva lo stomaco.
"Come fa un posto come questo, con un paesaggio come questo, ad avere gente tanto piatta. Qui sembra che il massimo della scienza è come vincere alla slot machine del bar!"
"È proprio brutto che un così bel giovanotto faccia come una nonnina che parla da sola. Sei libero di fare come vuoi, ma attento che non ti scambino per un pazzo".
"Sai quanto me ne importa ..." Quando Martino si voltò gli mancò il fiato per terminare la frase. Ebbe un'esplosione dentro di sé. "Non ci posso credere, è troppo bella! Non può esistere! Non può essere una modella o un'attrice! Troppo perfetta! Perfetta come le figure dei cartoni animati". Lei aveva i capelli biondi raccolti a chignon, indossava una maglietta bianca a maniche corte, che le scivolava sui seni torniti, e jeans stretti con scarpette da ginnastica. I suoi occhietti neri e vispi si posarono su Martino. Lui non avrebbe sbagliato a dire che lo scrutavano, studiavano, giudicavano, decidevano positivamente e decidevano di volerlo. Lei invece aveva subito capito la bramosia destata nel maschietto per il suo corpo e, ancora di più, che si era innamorato di lei. "Tu chi sei?", decise di chiedere lui. Era un poco sospettoso.
"Sono arrivata con la mia famiglia qui da poco, non so se hai visto il camion dei traslochi. Mi chiamo Jenny McIntosh". Martino trasecolò. Jordan McIntosh era il ricco magnate anglo-americano che aveva comprato e risistemato il palazzo dei Santagata, una antica famiglia signorile oggi spiantata e dimenticata da tutti, compresi i diretti interessati. L'intero comune e un paio di quartieri erano stati messi in subbuglio e avevano sbraitato contro quei chilometrici camion.
"Tuo padre ha deciso di ritirarsi qui perché deve sfuggire il fisco americano?" Martino si sarebbe voluto tagliare la lingua. Certe volte il suo umorismo e la sua arguzia erano di bassa lega. Infatti lo sguardo di lei lo fulminò. Poi passò in un sorriso gioioso e birichino. Si sentì graziato.
"No, semplicemente gli piaceva il posto e sono d'accordo con lui".
"Io invece sono qui perché mio padre ha avuto una promozione e mi ci ha portato con le catene. Il posto è bello, per il resto c'è da piangere". Poi aggiunse:"Tu però salvi la cornice, sembri una ninfa dei boschi".
"Solo? Signorino, da come mi guardavi sembravo molto di più. Piuttosto, come ti chiami? Ti ho detto il mio nome. Quale è il tuo?"
"Ah, sì, io mi chiamo Martino. My name is Martin, Martin Velasco".
"Grazie per il tuo inglese, ma parlo correntemente l'italiano". Jenny studiò il suo impertinente ragazzo. Statura media, capelli castani, occhi castani, fisico normale e buona parlantina. Indossava una camicia di jeans, un jeans, un paio di scarpe da ginnastica. "Perché sei così urtato?"
"Non riesco ad adattarmi a questo posto, ai suoi abitanti... ormai è passato quasi un anno e ... Il mondo è così bello, ma qui mi sento intrappolato. Vorrei che qui ci fosse altro, quel meglio che qui non riesco a trovare, a trovare dentro me stesso". Parlò fluentemente, dall'anima, stupito da tanta sincerità e chiarezza dei suoi sentimenti. Lo ascoltava in silenzio, con le palpebre socchiuse, attenta. "Ti capisco, hai seguito una scelta imposta, ma questo non significa che devi subirla totalmente. Tu puoi cambiare qualcosa qui, per quello che porti. Se qui non trovi gli amici che fanno battere il tuo cuore, che ti fanno sentire che sei vivo, puoi cercare altrove. Un proverbio hindu dice che quando è il momento il discepolo troverà il suo maestro. Capisco che ti trovi abbattuto, ma non assopirti nel dolore e nel dispiacere. A volte anche se ci fa male è la cosa più facile da seguire. Sbagliamo. Una persona cresce anche per le sue scelte, giuste o sbagliate che siano, sono le sue scelte! Questo gli fa apprezzare sempre il mondo e il suo sapore gustoso, come un bambino". Gli sorrise commossa. Restò spiazzata. Martino l'abbracciava con tutta la sua passione. Piangeva, piangeva come un bimbo. Gli accarezzò dolcemente i capelli. Piangeva anche lei. Aveva risposto a quelle parole con tutta la sua anima. Quando tutta quella tempesta si quietò, si sciolsero dall'abbraccio, fissandosi negli occhi. Erano giovani e belli, l'uno dell'altra ardenti. "Scusami, sei un'estranea e ti getto addosso tutti i miei stupidi problemi. Scusami" "Ci siamo scaricati tutti e due, è meglio così". "Complimenti per il tuo italiano, sei una vera madre lingua". "Grazie", sorrise lei.
Le fece piacere quel complimento sul suo italiano. "Io vorrei farmi una passeggiata nel boschetto. Mi accompagni?" Si stupì per quella proposta. Eppure a Jenny sembrò normale, come se avesse conosciuto quel ragazzo da sempre. "D'accordo", rispose lui. S'avviarono.

 

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