Creato da croce_delizia77 il 09/02/2009
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- E tu m'ha rott er ca' -

Post n°11 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

In verità vi supplico di non sassofonare oltre i maroni chiedendo: 

- se sono più croce o più delizia; 

- cosa sono le virtù mascherate da peccaminose attitudini; 

- perchè mi ritengo poco interessante; 

- ...mmmm... ti va? 

Rivelo: 

- sono una maledetta croce, ma volevo abbindolare più uomini possibili indicando di essere anche delizia;  

- le virtù mascherate da peccaminose attitudini svelano il mio modo (un po' ermetico, lo ammetto) di vedere e vivere la MIA vita e so che fondamentalmente a nessuno QUI interessa cosa realmente voglia svelare, visto che il messaggio immediatamente successivo allude alla possibilità di perpetrare insieme atti peccaminosi; 

- mi ritengo poco interessante ai VOSTRI occhi, ometti di poca fantasia, per cui vi risparmio il tempo e la fatica di rocamboleschi tentativi di seduzione all'indirizzo di  una donna (me, n.d.r.) che poco ha di celimeneschi atteggiamenti; 

- a questo soave e delicato invito rispondo qui come rispondo spesso in privato: "Non posso, devo cambiare l'assorbente", "Scusa devo scappare, ho una seduta dal mio podologo per la cura di calli e duroni" , "Perdonami, non posso rimanere oltre, devo fare la cacca".

Rimarrò solo parole ammiccanti e verità celate. 

Non è un caso ch'io ami conversare più con le donne.
E, per favore, questo significa esattamente quello che ho scritto, niente lotta nel fango o evoluzioni saffiche.

  

 
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Verosimiglianza

Post n°10 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Voglia d’esser altrove.
Ah, no, non adesso, non in un altrove ben circostanziato nei luoghi e nella situazione, no.
E’ una voglia che mi accompagna dall’età di 16 anni quando, trovandomi ad una festa  ricolma d’amici e di rossetti sbavati, mi diressi sul balcone della casa che ci ospitava e guardai il tappeto nero che ci sovrastava, puntellato da crune d’ago nei quali immaginavo di fare entrare cammelli e streghe con cappelli ridicoli.
Affacciata a quel balcone, accompagnata da sconosciute compagnie ciondolanti e smarrite in quelle mani intrecciate, desideravo d’essere altrove, pendolare tra la vita e la meta, zaino in spalla e risata in tasca.
Allora credevo d’esser fuori posto, io, che non ho mai portato una minigonna e che non ho mai saputo essere provocante.
Provocatoria, sì.
Ed a quel balcone lanciavo, qual monete alla celeberrima fontana, le mie provocazioni al destino, per poter tornare un giorno a riscuotere il conto.

Mille anni dopo.

Nuovo lavoro, nuova casa, nuovi anni che mi fanno compagnia.
La mia casa dispone di una grande veranda e dalla veranda si gode della vista di un’ottima porzione di cielo, credo sia una delle migliori sul mercato, me l’hanno anche ben quotata, devo dire.
Eppure, mi capita di immaginarmi per le strade di Parigi, o sospesa in una gravità assente nelle mani di un dio marziano.
E ad ogni cazzo di “viaggio”, mi succede di tornare con lo sguardo al mio belvedere blu, e certe notti silenziose, veramente silenziose, riesco ad avvertire flebili risate.

Non sono qui, adesso.

Sono altrove.
Altrove.
Altrove.
Altrove.

 
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L'esperto risponde

Post n°9 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

  • No, non si perde la verginità usando gli assorbenti interni

    e
  • No, gli assorbenti interni non sono tappi di plastica,

    cazzo.
  • No, la posizione del missionario non implica la presenza di un sacerdote.
  • No, fare sesso orale non significa parlare di sesso per ore.
  • No, la pillola del giorno dopo non va presa il giorno prima per essere più sicuri.
  • No, i lavoretti di bocca non sono smorfie per far ridere.

 
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Verrà

Post n°8 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da croce_delizia77

Il tempo scorre pesante sulla schiena
e
RIAVERSI
può essere pericoloso.

Mi piace pensarti chino sui tuoi libri
fermo in una smorfia di disappunto.

In ascolto
di quello che sarà
SE
sarà
per virtù o per casualità
ti vorrò
per tutto il tempo pesante del mondo.

 
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- Una giornata come un'altra

Post n°7 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da croce_delizia77

Da qualche tempo, e spero in via del tutto temporanea, capirete perché, il mio capo mi ha affidato compiti di segreteria, visto che la persona che paga per eseguire questi compiti, beh, non è in grado di prendere correttamente le telefonate, pesare gli automezzi in entrata ed in uscita dallo stabilimento, emettere documenti di trasporto, per cui si è resa necessaria la mia disponibilità.
Questo piccolo ritorno alle mansioni della gavetta, mi ha catapultata (di nuovo) nel pazzo pazzo mondo dei camionisti.
Ah, i camionisti!
L’azienda per la quale lavoro intrattiene rapporti con stabilimenti ed impianti di produzione e distribuzione comunitari, per lo più austriaci e tedeschi.
Di conseguenza, le nostre forniture, essendo destinate a cartiere europee, sono affidate a trasportatori  stranieri, che si fanno migliaia di chilometri su strada, senza la possibilità di mantenere un’igiene personale umanamente tollerabile.
Immaginate, quindi, un camionista tipo:
Capelli (qualora ancora ce ne fossero) arruffati, barba abbastanza lunga e folta, che fa il verso alla calvizie, da custodire al suo interno i segreti di un pasto completo in autogrill, ascella rigorosamente pezzata, a dispetto della stagione rigida, abbigliamento liso e unto a macchia di leopardo e, per finire, un alito che sa SEMPRE di birra e cipolla, SEMPRE.
Questo camionista tipo oggi si imbatte in una nuova e niente male (ai suoi occhi annebbiati da massicce dosi di alcol) collaboratrice molto simpatica e disponibile, dal sorriso ammiccante e provocante (questo sempre nella sua immaginazione).
La collaboratrice in realtà è la scrivente.

Lei: - Prego, mi dica (accennando un sorriso che scopre  stalattiti che pendono dai denti, tanto per dare l’idea del gelo con il quale ella si rivolge all’uomo).

Lui: - Io carricare per Bruck …

Lei: -  Bene, può entrare con il camion.

Hanno inizio le operazioni di carico. L’uomo, sospinto dalla fame di femmina, considerato l’indefinito periodo di digiuno, continua a cercare la collaboratrice, chiedendole dove si trovi il bagno, se ci sia un bar nelle immediate vicinanze, se ella gradisca un caffè e blablabla.
In ufficio i colleghi la perculano amabilmente per tutto il tempo, ma tant’è.
Il camionista torna in ufficio per concludere le operazioni ed attendere il documento di trasporto, ma la collaboratrice non può ancora liberarsi di lui, perché il carico è leggero e bisogna caricare dell’altro materiale.
Quand’ella gli chiede di tornare in magazzino per completare il carico, visto che il mezzo non è ancora in portata massima, lui, convinto di vantare a corredo un fascino fuori del comune ed in un italiano stentatamente maccheronico, le fa una proposta a suo vedere carezzevole:

-     Pper compplettarre carrico, tu fuole vennirre su in camionn conn mme? Io faccio diferttire te e ppoi io porttare te casa mia in Ccermmania. Ffolere stare con tte si ttu fuoi.

Risa confuse e concitate di diffondono dalle altre postazioni di lavoro.

Sul momento non intesi le sue parole, per cui mi armai del mio miglior sorriso e lo invitai a completare il carico.
Andò via con una strana amarezza nel cuore.
Peccato non aver capito cosa volesse.

Il mio lavoro?
Un drappo policromo che non sta bene su nulla, nemmeno su un bianco da colorare.

 

 
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Colleghi serpenti

Post n°6 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

“A volere dar conto della situazione”, diceva una delle tre arpìe (così appellate in azienda le colleghe che adesso prendevano il caffè insieme), penso che gli uomini di questa azienda non siano abbastanza incisivi, non imprimano nulla di risolutivo e che passino il loro tempo ad elaborare strategie strampalate non aderenti alla realtà aziendale”.

“A voler meglio circoscrivere l’ambito delle tue osservazioni” ribatteva la sottoscritta “io credo che le uniche persone ad avere le palle tra le gambe portino la gonna e stiano bevendo il caffè in questo momento”.

 
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D'Oscariane ispirazioni

Post n°5 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da croce_delizia77

- Sarebbero proprio fatti l’uno per l’altra
  se
  lui fosse cieco
  e
  lei fosse sorda -

 
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Av-Vinti

Post n°4 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da croce_delizia77

I vecchi si accompagnano.
E in lontananza odono
i passi lesti del futuro incalzante
che li riconduce al loro ieri.

Si muore, gente.

Intorno si muore,
tra i vagiti di una nascita ostinata
che si sottrae all’immobilità
del buio.

Si nasce, gente.

E’ tragico.
E’ paradossale.
E’ osceno.

Perché si nasce
appena una porta più in là
della morte.

 

 
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Dell’uso improprio d'artificioso verbo.

Post n°3 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Trama:

La fedifraga è sposata (o convivente, per quanto mi riguarda è irrilevante) ad un uomo pesante, possessivo, superficiale, stronzo e mediamente ignorante.

Varie vicissitudini la portano ad innamorarsi di un altro uomo che è la perfetta antitesi del suo compagno, com’è comprensibile.

I due iniziano a frequentarsi, si scoprono davvero innamorati.

La fedigraga, con una scusa nemmeno ben costruita, dice al marito di dover partire per questioni di lavoro – in realtà immaginiamo con chi è e cosa faccia.

 

Mi imbatto in lei e in uno scorcio della sua vita, sulla via del ritorno da questo suo “viaggio di lavoro”, in compagnia del suo amato e di una non meglio specificata “lei”.

Un’amica complice? La sorella maggiore?

Non mi è dato sapere.

 

La fedifraga, rivolta al suo amore:

-    Chissà che disastro avverrà quando ti presenterò ai miei.

(Cosa?)

-         Immagini la reazione della mia famiglia, quando mi vedranno abbracciata ad un altro uomo? Comunque devo parlare con lui, appena saprà del mio ritorno in tua compagnia darà di matto.

(Ma no, vuoi vedere che con fare sereno, ti augurerà ogni bene?)

 

Il tizio, finora dolce ed accondiscendente, blatera sui diversi modi di spaccargli la faccia. Rompere il muso a lui, ai suoi amici, e a tutti quelli che si metteranno contro il loro amore.

(I miei occhiali da sole fortunatamente celano la commozione dei miei occhi lucidi.)

 

Dopo un sonno durato circa due ore, si sveglia la lei, piena di cultura, saggezza e prodiga di verità assolute, profferendo le sue perle di conoscenza universale:

-         Voi siete come due bignè che si mordono l’un l’altro.

(Cosa avrà voluto dire? E, continuando)

-         La situazione contingente è assolutamente priva di qualsiasi costrutto pseudo-sentimentale, dovete prendervi per mano e buttarvi nel gap di una generazione che non sa che farsene di voi. Anche perché adesso fate una scelta che potrà segnare la vostra vita, simbioticamente uniti, ma con la possibilità, anzi con la probabilità che il vostro rapporto, fresco e verace, possa rivelarsi al mondo senza protezione alcuna.

Io so bene quel che dico, perché anche io, come voi, ho sentito nell’aria il sapore amaro dell’intransigenza negli occhi di uno spietato amore, perciò, datemi retta e seguite i miei insegnamenti.

Se fate ciò che umilmente mi permetto di consigliarvi, non ci saranno problemi, oltre a quelli contestualizzati nel frangente che vi si pone davanti, e potrete finalmente e reciprocamente svecchiarvi della polvere etichettatavi. 

(Giuro che questa è andata avanti a parlare per un’ora in questi termini. Io le ero seduta accanto, cercando di finire le mie parole crociate che si tingevano misteriosamente ed immaginariamente di rosso, il rosso del sangue che ormai sgorgava dalle mie orecchie stanche).

 

 
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Calabrisella mia

Post n°2 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da croce_delizia77
Foto di croce_delizia77

Se decidete (chissà poi perché) di trascorrere le vostre vacanze nell’entroterra calabrese, rimarrete colpiti dall’impatto che questa terra ruvida e aspra avrà su di voi.
Alla ruvidezza del territorio si contrapporrà l’ospitalità insistente (che avrà superato di gran lunga l’ingerente invadenza) dei suoi abitanti.
Se avrete poi la fortuna di essere amici di un/una calabrese, verrete attirati nella più infame delle trappole: la visita presso tutti i parenti di famiglie patriarcali come poche ne esistono ancora in Italia.
E presso ognuna di queste case, Vi sentirete dire:

“Viniti, viniti, pigghiativi nu’ bicchirinieddu di vinu. Lu 'hacimu nui, di casa” (Sedete e accettate, di grazia, un bicchiere di vino di casa).

Ebbene, voi, pur essendo astemi da sempre, non commettete l’errore di rifiutare l’offerta.
Perché, pur declinandola cortesemente, i padroni di casa incalzeranno alzando il tono della voce e ripetendo a vivavoce l’invito.
Voi, poveri ingenui, ribadirete di non bere vino ed a quel punto, dalla stanza accanto faranno capolino le donne della famiglia: la moglie del Vostro ospitale padrone di casa, seguita a ruota dalla madre, dalle due sorelle e dalla zia che vive con loro da quando indossa il lutto.
La tonalità si farà più acuta ed in un coro quasi musicalmente perfetto:

“Non vi pigghiati nu bicchirinieddu, nui insistimu a fforza, non mb indi iti si non mbiviti” (Insistiamo con la nostra consueta benevolenza a che beviate a questa tavola insieme a noi).

Esitate, com’è comprensibile. Vi accerchiano, persino il cane vi viene vicino quasi minaccioso, insistono,il sorriso sulle loro labbra sembra farsi più fievole, e cos’è quella strana luce nei loro occhi?
Arriva Concccettha, la figlia dai tratti mediterranei di don Franccho (pelle olivastra, ciuffi copioso di peli nobilmente disegnano fino ad unire le sopracciglia e  leggera barba ad esaltare l’ovale del viso) vi guarda con occhi da cerbiatta in amore, come volesse donarvi la sua verginità.
Siete al palo, dovete bere, specie dopo le lodi cantate dalla famiglia sulla qualità e le caratteristiche organolettiche di questa bevanda che pare sia a tutt’oggi considerata dal resto d’Italia come il nettare degli dei.
Suvvia, un sorso, vi dite, uno solo, per farli contenti.

Perfetto, pensate, mentre meditate incomprensibilmente ad esplosioni accidentali.
Un amabile aceto del 1984.

 

 
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