Creato da pensieripericolosi il 20/11/2008

Pensieri Pericolosi

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TI PIACE? PRENDILO!!!

Post n°7 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da pensieripericolosi

   Tutto ebbe inizio una domenica di tanto tempo fa: i miei nipotini erano venuti a trovarmi e, per trascorrere il pomeriggio giocando, si misero a rovistare tra i vecchi bauli e scatoloni che tengo in soffitta. Non so dove, trovarono una serie di pupazzi e peluche che alcune mie ex mi avevano regalato ai tempi del liceo. A fine giornata i genitori gli dissero di posare tutto, che era ora di andar via e di salutare lo zio, ma io negli occhi di quei piccoletti vidi il dispiacere di dover interrompere il gioco. Per alleggerire il loro umore mi chinai e gli dissi: «Se questi pupazzi vi piacciono, perché non li tenete?» Dite grazie allo zio. Grazie zio.

   Grazie è la parola più bella che si possa sentir pronunciare: ti riempie le orecchie, la testa e il cuore. O, almeno, a me così succede e i medici non sanno spiegarsi il perché.

   Di fatto, trascorro le mie giornate donando. Il più delle volte elargisco semplici sguardi e sorrisi alle persone che incrocio per strada, e questo mi basta, e di ciò son soddisfatto. Ma alcune volte mi succede qualcosa di inspiegabile, un istinto irrefrenabile che mi porta ad atti comunemente incomprensibili: mi capita di intravedere la potenziale felicità delle persone e, all’improvviso, ho un desiderio infinito di tirargliela fuori. Una felicità nascosta, sopita, inespressa, che attende solo la scintilla giusta che sia in grado di accenderla. E a me piace fomentare quel fuoco che tutti abbiamo dentro di noi ma che spesso non riusciamo a far esplodere: a me piace donare, se questo può rendere felici gli altri. E’ una cosa di cui non posso fare a meno.

   E così, quando sono giù di morale, compro dei palloncini colorati e mi metto a passeggiare nei giardinetti dove giocano i bambini. Cerco sempre di sfoggiare i palloni più insoliti e sgargianti che si possano trovare in commercio, e alla fine arriva sempre il magico momento in cui gli occhi di uno o più bambini si posano su quei palloni e su di me. Non c’è bisogno che io faccia nulla, i bambini son fatti in maniera semplice: sono loro che vengono da me, si avvicinano e – indicando – mi dicono «come sono belli!». Ed io non faccio altro che dire a ciascuno di loro: «Ti piace? Prendilo!». E nel giro di pochi istanti io resto senza palloni, ma – come loro – sono infinitamente felice e me ne vado con il cuore pieno di gioia.

   Cerco sempre di cambiare posto, di non andare mai per le stesse strade o dagli stessi bambini: non voglio che gli altri si facciano strane idee e non mi va che le persone mi giudichino. In fondo io voglio solo far felice la gente.

   Eppure, se con i bambini è spesso così facile, con gli adulti ho sempre un sacco di problemi. Ho scoperto che è molto difficile rendere felice un adulto, senza contare l’indifferenza dilagante tra la gente.

   Una volta, per esempio, mi recai in un bar per comprare della cioccolata: è incredibile, ma sembra davvero che questa sia l’unica cosa che una donna sia propensa ad accettare da un estraneo. Ad un uomo qualunque ancora oggi non saprei cosa regalare, ma con della cioccolata al latte (solitamente la preferita dal genere femminile) so di poter andare praticamente a colpo sicuro e attaccare bottone con una qualsiasi donna, ragazza o signora anziana e portare sul suo viso un’aria rilassata e compiaciuta facendole staccare un morso di felicità dalla mia barretta.

Il racconto continua qui

 
 
 
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