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Frayed End Of Sanity

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Morire nella "Pavada"*

Post n°10 pubblicato il 26 Aprile 2007 da iglesia_abandonada
 
Foto di iglesia_abandonada

Recentemente, un amico mi ha raccontato questa storia che mi è piaciuta e l'ho tradotta per il Blog!
Ha una bella morale, tuttavia non è il mio caso!

Ho deciso che presto modificherò questa storia e proporrò la mia versione. Per prima cosa, non mi piacciono i finali tristi, seconda cosa... la adatterò ad un altro caso.

Per la cronaca: la "Pavada" è il luogo dove vivono in gruppo i Pavoni.



In uno splendido giorno primaverile, un contadino che camminava per gli irti pendii della Cordigliera Andina, incontró in mezzo alle rocce della cima di una Montagna uno strano uovo. Troppo grande per essere un uovo di gallina, inoltre sarebbe stato difficile che un animale del genere fosse arrivato fino a li per depositarlo. Troppo piccolo per essere di Struzzo.

Ugualmente, senza sepere di che animale fosse, decise di portarlo con sè. Arrivato nella sua fattoria lo diede alla moglie.

Proprio in quel periodo fra i pavoni del cortile c'era una femmina che stava incubando una nidiata di uova; la donna, vedendo che più o meno era della stessa grandezza degli altri, collocò questo nuovo uovo nel mezzo della covata, sotto la Pavoncella.

Il giorno che i Pavoncini cominciarono a rompere i gusci, ugualmente lo fece il Piccolo che stava nell'uovo portato dalla cima del monte. Anche se non era totalmente uguale agli altri, non stonava troppo dal resto della nidiata. Senza dubbio si trattava di un piccolo di Condor e anche se era nato al calore della Pavoncella, la sua vita veniva da un altra fonte.

Non potendo apprendere altre cose, imitava quello che vedeva fare dagli altri. Imitava i loro suoni e seguiva la Pavoncella in cerca di lombrichi, semi e altro cibo. Raspava la terra e tentava di saltare per prendere i frutti maturi di Tutiá. Viveva nel pollaio e aveva paura degli altri animali presenti nella fattoria, i quali molte volte si avvicinavano per disputarsi gli avanzi che i contadini tiravano nel cortile dopo il pranzo. Di notte saliva a dormire sopra i rami di un vecchio Algarrobo per paura dei Furetti e delle Volpi. Viveva totalmente nella "Pavada", facendo quello che vedeva fare agli altri.

A volte si sentiva un po` strano, soprattutto quando aveva l'opportunità di star solo. Peró non erano frequenti le volte che si incontrava in solitudine. I Pavoni non sopportano la solitudine e neppure che gli altri si dedichino ad essa. Sono animali che stanno sempre in gruppo: gonfiando il petto per impressionare, esibendo il piumaggio della coda e camminando rasando il suolo con le ali aperte. Qualsiasi cosa li impressioni, immediatamente rispondono facendo un chiasso tremendo, a mò di burla; cosa molto tipica di questi uccelli, che pur essendo di grandi dimensioni non volano.

Un mezzogiorno, con un bel cielo chiaro e con candide nubi nei pressi delle cime, il nostro caro animaletto rimase sorpreso: guardando verso l'alto, osservando alcuni strani uccelli che volteggiavano maestosamente, quasi senza muovere le ali. In quell'istante, nel profondo del suo essere, sentì come una forte scossa, sembrava un vecchio richiamo che voleva svegliarlo nel più intimo delle sue fibre. I suoi occhi, abituati a guardare sempre il suolo in cerca di cibo, non riuscivano a distinguere quello che succedeva in altitudine. Peró, nel suo cuore si sveglió una nostalgia poderosa. Perchè lui non volava così? Il cuore gli diede una forte fitta di ansia.

Da quel giorno, ogni volta che aveva occasione di stare in solitudine si esercitava e provava ad imparare a volare; fino al giorno in cui si avvicinò un Pavone e gli chiese cosa stesse facendo. Rise di lui quando ascoltò la sua confidenza. Gli rispose che era un romantico e che doveva abbandonare queste sciocchezze. Loro erano diversi. Doveva essere realista e accompagnarlo in un posto dove Lui aveva incontrato molta frutta matura e lombrichi di tutti i tipi.

Disorientato, il povero animaletto si lasciò convincere e uscì dal suo incanto, seguí il Pavone che lo riportò nella "Pavada". Riprese la sua vita normale, sempre tormentato da una profonda insoddisfazione interiore che lo faceva sentire strano.

Non scoprí mai la sua vera identità di Condor. Arrivato alla vecchiaia, un giorno morí. SI!!! purtroppo morí nella "Pavada" come aveva vissuto.

E pensare che era nato per volare fra le alte cime!!!


Inutile dirlo... io ho già alzato la testa, oltre ai Condor ho visto una cima che voglio raggiungere, ho lasciato la "Pavada"!!! Sto imparando a volare... e sono sicuro che quella cima:

SE NON É DOMANI, SARÁ UN ALTRO GIORNO MA LA RAGGIUNGERÓ!

Costi que che costi: NON MORIRÓ NELLA PAVADA!!!

 
 
 
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