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IL PIù GRANDE SBAGLIO


Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare.

Elbert Hubbart
 

IL MILLEPIEDI

Un millepiedi viveva sereno e tranquillo.
Finché un rospo un giorno gli chiese:
"In che ordine metti i piedi l'uno dietro l'altro?". Il millepiedi incominciò a lambiccarsi
il cervello e a fare innumerevoli prove.
Il risultato fu che da quel momento
non riuscì più a muoversi.
 

IL MISTERO DI GIULIA

 

 

« Lettera di una mamma al ...Inseguire i propri sogni... »

Va bene rispettare la legge, ma il buonsenso applicato?

Post n°1477 pubblicato il 18 Giugno 2010 da otreblasus
 

GALERA IN MODICA QUANTITÀ

Di sottoosservazione

«Non siamo mica spacciatori». Due notti di follia italiana, inutile detenzione, ordinario intasamento di celle. Una coppia di coniugi. Colpevoli di rilassarsi davanti alla tv

Stiamo tornando a casa.Abbiamo passato una bellissima giornata, tutto procede con fatica ma per il meglio. Vale e Gianluca sono andati a vedere una casetta e il prezzo accessibile. Gaietta ha esibito le nuove parole appena imparate, Jaco ha a trovato un appartamentino da condividere per frequentare l’università a Roma. Un cliente ci ha appena commissionato alcune vetrate, lo stipendio di novembre. Appena svoltato per una strada di collegamento per la Cassia, veniamo fermati da una pattuglia dei carabinieri.
Cintura allacciata, velocità 50 km/h. Lucidi: quando lavoriamo o viaggiamo ci teniamo. «Buonasera, è un trasloco?» «Buonasera, le scatole che vede sono i depliant per promuovere il nostro lavoro». «Patente e libretto». È sempre difficile dare una buona impressione se si ha una treccia, un orecchino. L’agente prende i documenti, sale sulla vettura dell’arma. Il precedente per coltivazione di marijuana ad uso personale, che ci ha visto assolti in fase processuale, è una miccia lenta. «Signora, favorisca i documenti anche lei». «Trasportate qualcosa di illecito?» «No, non siamo mica spacciatori, come avrà avuto modo di sapere, siamo solo consumatori di marjuane». «Procediamo con il test». Spiego all’agente che noi amiamo fumare uno spinello la sera, ci rilassiamo davanti alla tv. Il test risulterebbe comunque positivo, avendo fumato la sera prima. «Se rifiuta di fare il test ci deve seguire in caserma». «Io non vorrei rifiutare, ma se mi dite che il rischio è il ritiro della patente ed il sequestro della macchina, non vedo altra scelta». E così, io nell’auto dei carabinieri e Marisa nella nostra condotta dall’altro agente, arriviamo nella caserma di Barbarano Romano. Domande di rito, finta amichevolezza. «Si spogli… anche gli slip…si giri e si fletta». Mi sento umiliato. Chiaramente non ho niente, niente in macchina, ma… dalla borsa di Marisa esce fuori 1 (una) cannetta. Da lì a decidere di fare 100 chilometri per venire a perquisire la nostra abitazione è un attimo. «A casa cosa avete?» Non mi sento un criminale. «Poche piante in coltivazione artificiale». Risultato della perquisizione: 2 piante in fioritura alte 1 metro, altre 4 di 30 centimetri e 12 piantine di 3 centimetri.
Dopo 7 ore di via crucis, ci arrestano. Mari ed io ci abbracciamo. Verbali, foto segnaletiche, impronte «Ma come potete trattarci come se fossimo criminali? Non beviamo superalcolici, piantiamo un po’ di marijuana per non dover mischiare la nostra correttezza con i mercati illeciti»
Mari viene trasferita a Civitavecchia, io a Grosseto. E il lavoro? La casa, i figli, i cani? «Potevate pensarci prima». Ma prima di cosa? Non eravamo alterati alla guida e avevamo solo una cannetta dispersa, non siamo né assassini, né ladri, né trafficanti.
A Grosseto le guardie carcerarie mi accolgono con gentilezza. Arrivo in isolamento, cella n.7. Non riesco neanche ad essere preoccupato, tanto è assurda tutta la storia, soffro solo per Marisa. La cella: una branda attaccata al muro con le lenzuola bicolori e non a causa del naturale ingiallimento del cotone. Un bugliolo screziato di marrone, un lavabo spartano, un comodino, un tavolo e una sedia. Sono stremato, ho un freddo cane. Mi butto sulla branda, penso a Mari, sperando che non subisca inutili umiliazioni. Non si dorme, sembra di subire in continuazione piccole scosse elettriche. Ce la farà l’avvocato a tirarci fuori domani? Ma domani è già oggi. Il cielo dalla finestra a più di due metri di altezza è un triangolino di 10 per 5.
Provo a rimanere sdraiato ancora un po’ per rubare un po’ di tempo. Sento dei passi, una guardia penitenziaria si affaccia dalle sbarre, mi guarda e poi mi chiede se ho bisogno del Sert. Mi sento sporco, cerco di rassettarmi come posso, una pettinata, una lavata sotto le ascelle, non ho dentifricio e di sapone neanche a parlarne.
Sento rumore di stoviglie e un un ragazzo detenuto si affaccia e mi chiede se voglio un po’ di caffè. È da ieri che non metto in bocca niente. Dopo un po’ arriva un’altra guardia e mi chiede se tutto va bene. È possibile avere un libro? «Penso di sì». Incredibile, mi porta è Arcipelago Gulag” di Solzenicyn: primo capitolo: l’arresto.
Passa lo spesino, ma io non ho ancora disponibilità di spesa, gli chiedo una sigaretta e mi regala un paio di Marlboro, un secondino me ne regala un altro paio e i detenuti che non ho ancora conosciuto, quando la guardia chiede se hanno qualche sigaretta per me, me ne fanno arrivare cinque rollate a mano.
Non so che ore sono, forse le 16, dal triangolino vedo che si fa buio.Devo prepararmi al momento peggiore, quando l’unica luce sarà quella lassù in alto, al neon. Mi hanno appena detto che l’interrogatorio del Gip ci sarà domani mattina. «Mari, amore mio, come stai?» Guardo la cella un’altra volta, le misure sono 4×2, una parete è piena di scritte. Una elenca 54 modi di chiamare la vagina. Un’altra dice di evitare il Frignone perché è un infame. Sopra il letto c’è una scritta molto grossa, è marrone, fatta con un dito sporco di sangue o …merda e dice: «mi ano arestato – marco 15 eroina. E io che c’entro con questa gente? Provo a leggere un altro po’, forse un’ora la freghiamo. Sento da una cella la sigla del Tg1, la giornata è passata.
È strano parlare da cella a cella: «Ehi tu laggiù, ciao, io sono Giordano, te le ho mandate io le sigarette. Stai tranquillo per tua moglie, Civitavecchia è un buon carcere. Stasera ti porto io la cena». Gli dico che non ce la faccio a mangiare, almeno non dovrò usare il bugliolo. Mi bastano due clementine. Neanche 5 minuti e sul tavolo ne ho un piatto pieno.
La luce è troppo forte e non ho sonno. Mi sdraio comunque. Forse mi assopisco. Con il chiaro, i rumori dei chiavistelli, e i passi pesanti nel corridoio. Arriva una guardia: «Cecconi alle 9 in tribunale». Passi nel corridoio, rumori di chiavi, aprono la cella, andiamo verso il destino. Dopo un breve parcheggio in una cella all’aperto tipo zoo, vengo perquisito, ammanettato e condotto sul furgone che mi porterà in tribunale.
Nessuno dei tre agenti penitenziari mi rivolge la parola. Arriviamo, il tribunale è deserto, è sabato. Ci sono le mie splendide sorelle, i miei straordinari cognati, i nostri insuperabili figli e il mio simpaticissimo genero, hanno tutti l’aria preoccupata, d’altronde con la barba incolta e trasportato come un barboncino al guinzaglio non faccio una buona impressione.
Sorrido a tutti, e strizzo l’occhio «mi dispiace avervi creato questa preoccupazione per una cosa così idiota, ma credetemi non è colpa mia». Mando il messaggio telepatico, spero che qualcuno lo riceva, ma già lo sanno, nessuno di loro fuma, ma sanno chi siamo.
Intravvedo Mari già nell’aula in attesa di essere interrogata, gli sguardi si incorciano un sorriso mesto. Mi ritrovo di nuovo parcheggiato in una stanzetta, sento che Marisa viene interrogata. Tocca a me. Portano via Marisa. Io e Marisa non abbiamo nulla da nascondere e le risposte concordano. Fanno rientrare Mari. Il nostro avvocato motiva il nostro modo di vivere e la nostra lealtà. Tutti in piedi, la sentenza: «Il processo si farà, ma gli imputati sono liberi fin da ora». Gli agenti ci permettono di abbracciarci e per due secondi sembra più una festa di matrimonio che un processo.

Giancarlo Cecconi

Il Manifesto

 

Fonte: http://sottoosservazione.wordpress.com/2009/11/24/galera-in-modica-quantita/

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Commenti al Post:
otreblasus
otreblasus il 18/06/10 alle 14:16 via WEB
Fonte: http://www.beppegrillo.it/2010/01/galera_in_modica_quantita.html Pubblico una lettera indirizzata a Gianfranco Fini che descrive una storia di ordinaria follia (leggi il caso dal Manifesto). Lo Stato è spietato con i cittadini comuni... per loro c'è sempre la galera, almeno in modica quantità. "Egregio Signor Presidente, ho 56 anni, sono un artigiano, sposato da venticinque anni e felicemente nonno. Ho iniziato la mia vita politica in Lotta Continua e l'ho terminata con il PCI e mai avrei potuto pensare di poter scrivere ad un leader della Destra, ma oggi penso sinceramente che Lei sia la persona più saggia ed equilibrata dell'intero panorama politico. Le scrivo a proposito della legge che porta la Sua firma con quella dell'On. Giovannardi per la repressione contro l'uso delle droghe. Le posso giurare di non aver assunto mai polveri o sostanze chimiche in vita mia, non bevo superalcolici e non fumo sigarette da venticinque anni. Ho educato i miei figli a diffidare e sospettare di chi propone "paradisi artificiali" e mi ritengo una persona consapevole e responsabile, ma la sera, quando ho terminato il mio lavoro, amo fumare quella che viene comunemente chiamata una "cannetta", con mia moglie mentre ci godiamo un poco di relax davanti alla TV e questo in Italia sembra sia un crimine non tollerabile. Mi permetto di inviarLe un resoconto di una vicenda che ha visto protagonisti me e mia moglie solo pochi giorni fa, che ha causato due giorni di detenzione ad ambedue e che poteva creare i presupposti per ulteriori seri problemi. Spero che abbia il tempo per concedere un poco di attenzione al problema, perché con troppa estrema facilità e per equivoci mai chiariti, si rischia di subire dei trattamenti da Santa Inquisizione da parte di chi, preposto a far rispettare la legge, non è in grado di usare il buon senso, e fino ad ora già troppe vittime innocenti hanno pagato per un ingiustificato pregiudizio. La ringrazio anticipatamente, mi ritenga a Sua disposizione. Cordialmente." Giancarlo Cecconi
 
tata19830
tata19830 il 21/06/10 alle 11:56 via WEB
tristemente consapevole che in italia il Buon senso non esiste, vado avanti con la convinzione che potrei richiare di finir dentro per una cazzata e chi fa schifezze serie si becca solo una pacca sulla spalla.. coma si può commentare una cosa così????
 
 
otreblasus
otreblasus il 21/06/10 alle 18:32 via WEB
direi che si commenta da sè... :P
 
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1. Spegnere le luci quando non servono;
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3. Sbrinare frequentemente il frigorifero: tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria;
4. Mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola;
5. Se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre;
6. Ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria;
7. Utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne;
8. Non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni;
9. Inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni;
10. Utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

 

NOI POSSIAMO TUTTO CIò...

 

 

in ricordo di chi la terra s'è portato via

 

LA TUA VITA PUò CAMBIARE - PJ

 

IN MEZZO A TANTE...TROVERò ANCHE IO LA MIA...


Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

P.Neruda

 

 

AH SI'?


Il maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita.
Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta.
La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo, ma quando non ne poté più di tutte quelle insistenze, finì col dire che era stato Hakuin.
I genitori furibondi andarono dal maestro. "Ah sì? " disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai lui aveva perso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo.
Dopo un anno la ragazza madre non resistette più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino.
Hakuin non fece obiezioni. Nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: "Ah sì?".
 

(Tratto da: "101 Storie Zen" a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Adelphi Edizioni, Milano, 1973)

 
 

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