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Funambola

Il segreto per andare avanti è iniziare (S. Berger)

 

 

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Contraddizioni

Post n°20 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da Gioiasole
Foto di Gioiasole

Liberarsi della logica.
Perché dovrei?
Non ne ho la più pallida idea.

Ore 19.30. Esco dallo studio così stanca che vorrei solo fiondarmi sul mio letto. E invece no. Mi tocca andare a fare la spesa, cucinare, sparecchiare, lavare i piatti, persino svuotare la lavatrice. Dovrei lavorare per vivere, e invece no, mi tocca fare tutto il contrario. E come potrei? Non ne ho la forza. E la giornata di oggi è stata così stressante, che ho rimpianto ogni santissimo minuto che passava di aver deciso, cocciuta come un mulo in salita, di fare questo mestiere. Per cominciare, ci siamo trasferiti da poco nel nuovo edificio che è il nostro ‘laboratoire’ di progettazione: 4 schifosissimi piani che si affacciano a terrazza l’uno sull’altro, più un soppalco con una scala a chiocciola così stretta che, anche se non sono la donna cannone, mi tocca contorcermi come una biscia per salirvi. Così, da mane a sera, si vedono architetti, ingegneri, geometri, geologi e segretaria, salire e scendere in continuazione, da averci tutti i quadricipiti doloranti e gonfi come guantoni da boxe.
(E per favore, tenete per voi l’osservazione che così facciamo un po’ di moto, perché non è aria).
E mentre sei giù ti chiamano da su, poi sali su e hai dimenticato la planimetria giù, e mentre riscendi giù squilla un cellulare “è il tuo, no è il tuo, azzo dici, il mio vibra”… nemmeno Escher avrebbe mai immaginato tutto questo casino. E dire che, quando si progettava questa meraviglia tutta in cemento e vetro (bella lo è senz'altro), talmente open space che non c’è privacy nemmeno in bagno, il mio capo sciorinava un rosario di misteri gaudiosi, in summa ispirazione artistica, perchè voleva “un ambiente comodo e sereno, dove si potesse lavorare in tranquillità”. Sempre la stessa persona a cui, ad un certo punto, parte una vena e ti informa con cortesia che “quell’idiota del geometra non ha capito un c...., dov’è che lo ammazzo con le ‘sue’ stesse mani” e che sbatte a tutta forza contro il muro il mouse a infrarossi, colpevole di non puntare “dove dico io, c....”. Che pace, che tranquillità.
Però questo mi fa pensare che in fondo tutte queste contraddizioni facciano parte del bagaglio indispensabile per avere successo nella vita. E non l’ho pensato mica da sola, povera, bensì lo afferma una rivista femminile (Amica, febbraio), che ha dedicato un intero articolo all’elogio della contraddizione. Te lo leggi tutto dall’inizio alla fine e speri di aver finalmente trovato il bandolo della matassa, ma tutto quel che ne ricavi è solo una serie di esempi favolosi per chiarire meglio il concetto, ma non ti spiegano PERCHE' DEVI ‘non essere coerente’.
Tu fallo e basta. E vedrai che gli altri ti capiranno meglio.
Ed è così che, mentre vorresti soltanto mettere il tuo cervello in fuga - ma non lo fai perchè, miseria, vuoi vedere come va a finire sto' beautiful dell'help yourself - ti sciorinano consigli come questo:
“Per liberarsi della logica basta vestirsi in un modo e muoversi all’opposto”.
Sei una santa? Vestiti da sorcia (mi sono autocensurata). Oppure il caso contrario: vedi la Monaca di Monza.
E, ancora:
“Bacia chi ti piace e lascialo il giorno dopo senza una valida spiegazione”.
Adesso so con chi prendermela, visto che gli uomini non fanno altro.
Ma questa resta la più bella:
“Dite assolute scemenze per non essere troppo coerenti” (Up, se ci sei, batti un colpo).

Ok, mi fermo qui. Però, ditemelo voi: magari avete letto quell'articolo... e se avete capito perché, dico, perché dovrei fare tutta questa fatica... Ditemelo. Perché. Per favore.
Il fatto stesso che io abbia passato tre giorni a riflettere su come “lanciare messaggi contraddittori possa servire a farci capire meglio”, mi indica a chiare lettere come una perdente. Ovverossia, cerco una logica laddove non c’è e quando invece non dovrei nemmeno cercarla.
E meno male che avevo preso in mano la rivista per rilassarmi un po'...

 
 
 
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E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare perché mi piace ciò che pensi e che dici perché in te vedo le mie radici
E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua presenza
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