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« Lettera aperta per il Mi...Nel mondo mala tempora currunt »

Dicono i politici: combattere la corruzione fino in fondo

Post n°64 pubblicato il 15 Maggio 2010 da locurtogiovanni
 

 


(vediamo se predicano bene e razzolano male oppure no!)

In memoria dell'infermiera Mariarca Torrecciano alla cui famiglia va tutto il mio cordoglio.

Il ministro della giustizia è concorde con tutti i premiers politici: la corruzione ed il malcostume sarà combattuta fino in fondo.

In più, tiene a rassicurare che i patti di corruttela e di malcostume non rappresentano una nuova tangentopoli.

La gente comune sa che con il termine di Tangentopoli si sono intesi rappresentare quegli sciagurati patti intercorsi fra certa politica, certa imprenditoria e certa finanza per agguantare in modo illecito ricchezze pubbliche e private, a danno degli onesti cittadini.

Un problema di malcostume che si è insinuato e radicato, in un certo periodo storico e che lo Stato, attraverso Mani pulite ha cercato di abbattere.

Domanda: un problema, di cui non si sono voluti (o potuti) conoscere i contorni e su cui non si è indagato compiutamente al fine di mettere le mani su ciò e chi lo ha originato;, sarà possibile risolverlo ora se non è stato risolto allora? Sicuramente nò: Ed allora ci si salva dicendo questa non è una nuova tangentopoli. Se poi, non volendo, si dovesse scoperchiare il vaso di Pandora verrebbe fuori anche la frase che questa ultima Tangentopoli non era altro che la continuazione della prima, non una nuova Tangentopoli (in buona sostanza come dichiarato dalla classe politica. )

Al dunque tutto questo fermento che cosa vuol significare? è una strategia demacogica di destra?, di centro? di sinistra? odi nere forze sotterranee? ed i Politici che fanno? parlano con mezze verità?

A mio avviso si sta da più parti rappresentando la cosiddetta verità gramsciana di rappresentare soltanto quello che effettivamente si vuole vedere e non ciò che si deve vedere.

Direi, quindi, di focalizzare il più possibile il nocciolo della questione individuando alcuni aspetti che ritengo essenziali

L'attività inquisitoria, sindacatoria e sanzionatoria di Mani Pulite e delle istituzioni sane dello Stato, svolta nei confronti di Tangentopoli fra gli anni ottanta e novanta, anche se ha permesso di tagliare solo alcuni rami, è riuscita però a far emergere la collusione sistematica che si è radicata fra una parte (quanta?) della politica, una imprenditoria malata e la cattiva finanza. In quel periodo sembrava di vivere un secondo risorgimento; si respirava una vivificante aria di fare pulizia generalizzata. Purtroppo, mi riecheggia ancora nelle orecchie il motivo musicale di " Speranze perdute"

Infatti, improvvisamente, come dal nulla, un coperchio è stato calato sul vaso di Pandora, impedendo che tutti i mali venissero fuori.

Sembra ora che lo Stato e la Nazione vogliano individuare una volta per tutti i mali che ci attanagliano.

Se così è, allora dobbiamo porci una domanda: Il coperchio su tutti quei mali chi l'ha posto?

Dobbiamo andare ancora più indietro per capire come una ragnatela di collusioni di portata inimmaginabile possa aver avuto un inizio.

Siamo al 23 marzo 1983.

Nei mesi precedenti, avevo predisposto un'analisi sui possibili strumenti per rafforzare la fonte stessa degli investimenti e per la migliore politica economica e finanziaria da porre in essere nella nostra Italia, che avrebbe permesso di realizzare:

un nuovo concetto dei mezzi produttivi (risparmio e proprietà) ridipingendoli con una giusta dose dei colori dell'etica e del pragmatismo Keynesiano:

una normativa idonea a rilevare quelle attività produttive e non, dalla mano dei privati, previo accertamento della loro disponibilità (Difficoltà economiche, impossibilità di ricorrere ai finanziamenti, ecc.) ed a sottoporla al diritto pubblicistico. Insomma, un'insieme di norme che doveva prevedere, altresì, la gestione di quelle attività soltanto per il periodo necessario al risanamento o alla riconversione ed un controllo giuscontabile interno da effettuarsi tramite i rappresentanti della pubblica amministrazione;

uno stato non più imprenditore, ma garante dell'iniziativa personale privata, nella effettiva tutela di tutti, uniformando la sua azione al principio di sussidiarietà, orientamento, stimolo, coordinamento, supplenza ed integrazione;

un controllo che in funzione dei tre punti precedenti andasse ridisegnato anche nella sua ampiezza;

una ridistribuzione della ricchezza alla collettività operosa, che avrebbe dovuto rilevarla col risparmio, dando vita ad un azionariato popolare, punto di partenza per un livellamento verso l'alto delle classi sociali.

Punto qualificante della manovra, il fatto che la grande imprenditoria e la grande finanza italiane, dovevano venire a conoscenza che il Governo, nell'intento di dismettere le partecipazioni statali, stava per iniziare delle azioni per sensibilizzare i piccoli risparmiatori all'investimento ( specialmente quelli che avevano l'abitudine di tesaurizzare).

Tale conoscenza li avrebbe :

spinti a cercar di cogliere a piene mani i piccoli risparmi attraverso la vendita di gran parte delle loro azioni, consapevoli che la guida delle società sarebbe rimasta in loro mani anche con il possesso del 10, 15 % delle azioni ( semprechè si fosse riusciti a portare l'azionariato alla più grande frammentazione;

attivati per rallentare il più possibile l'opera di liquidazione della parte pubblica;

spronati a spingere sul potere politico per ottenere quegli aiuti che consentissero all'alta finanza italiana, di divenire attori nel contesto del capitalismo mondiale.

Non avevo nessun elemento per poter arguire se la manovra avrebbe preso l'avvio, nè se una volta avviata avrebbe raggiunto quegli obiettivi da me ipotizzati. Fidavo, come per lo studio presentato precedentemente al Governo sulla Protezione civile, su un antico detto orientale: "Stimola emozioni, da queste nasceranno azioni che creeranno energia vitale ( nell'occidente un parallelo è sicuramente il Kantismo).

In questa sede , ritengo non dilungarmi su altri Importanti obiettivi di geopolitica economica.

Quindi, 23 marzo 1983, esattamente dieci giorni dopo l'invio del progetto, trovai nella cassetta delle lettere una busta firmata da un ministro del Governo:

" Gentile Signor Lo Curto,

ho letto l'analisi sui possibili strumenti per rafforzare la fonte stessa degli investimenti e per la conseguente migliore politica economica e finanziaria.

Le indicazioni e i suggerimenti che emergono dal suo studio saranno tenuti in considerazione nell'apposita sede e compatibilmente con tutta la problematica che il delicato settore investe.

Con i migliori saluti (firma .....omissis)"

Rimasi molto sorpreso nel ricevere la lettera, perchè nell'inviare il mio studio, avevo pregato tutti i partecipanti del Governo a lasciarmi nell'anonimato. La ricezione di questa lettera mi fece ben sperare.

Infatti, i quotidiani iniziano ad attirare l'attenzione dei piccoli investitori verso il mercato borsistico.

Giochi come "Portfolio" ed altri, invitano e riescono con notevole battage pubblicitario a coinvolgere moltissimi futuri piccoli investitori.

E' l'inizio della grande manovra.

La sensibilizzazzione punta a far investire sul mattone, su questa o quella società fino ad allora sconosciute.

Si creano i primi fondi comuni di investimento. Si arriva anche a gestire società avendo addirittura pacchetti azionari del 10, 15 % del capitale sociale, il rimanente azionariato è talmente sparso fra i piccoli risparmiatori che in fatto di gestione non ha voce in capitolo.

Purtroppo, l'esecutivo, non ha approntato quelle norme di controllo auspicate, anzi, ne ha espunte molte.

Questo, si fa per dire "Far West" viene così pilotato da imprenditori d'assalto, cattiva finanza e mala politica. Iniziano quindi i primi cedimenti facendo serpeggiare i primi timori.

Moltissimi fondi comuni d'investimento sul mattone si rivelano delle vere e proprie mattonate.

Il comune sentire si attiva invitando i piccoli risparmiatori defraudati dei loro risparmi ad inviare all'allora presidente della repubblica un vero e proprio mattone per posta.

Ormai i buoi sono usciti dalla stalla e l'esecutivo decide di riportare ordine al gioco.

Con una normativa ad oc, obbliga tutte le società per azioni quotate in borsa a sottoporre i loro bilanci alla certificazione di rispondenza con le relative scritture contabili obbligatorie, che deve essere posta, dopo la prescritta revisione contavile, da società di revisione all'uopo fatte istituire per legge.

Dopo alcuni scandali, fra cui quello della Parmalat, ( mi sembra di ricordare, che il il reato di falso contabile e di bilancio non sia più tale. Non so quanto sarebbe divertente conoscere i promotori di questa norma)

Il piccolo risparmiatore, passato il momento di esaltazione, anche per le batoste subite, si ritira dai mercati, ritesaurizzando i suoi risparmi.

L'Italia ha attivato un meccanismo che a cascata si è riversato su tutto il capitalismo europeo e non solo, in cui anche lì si sono intrufolati con l'arma della corruzione, imprenditori d'assalto, cattiva Finanza e mala politica.

Questa crisi mondiale, fra le sue pieghe, sta tentando di ricoinvolgere i piccoli risparmiatori.

Non mi sembra che gli esecutivi dell'Europa, stiano riattivando quelle norme di tutela preesistenti ai fatti ora accennati, ma stanno approntando mere norme di tampone.

Sull'argomento, la classe politica sana, sembra si stia dando da fare. Ma per far bene, dovrebbe attivare un dibattito parlamentare by partisan che sia da stimolo per verificare la possibilità con l'ausilio di commissioni parlamentari trasparenti di iniziare a fare una vera pulizia come sembra che voglia fare il presidente degli Stati Uniti D'America.

 

 
 
 
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