Genoa ti amo!

Qualcuno è genoano perché è nato vicino al mare. Qualcuno è genoano perché il bisnonno, il nonno, lo zio, il padre e la madre erano genoani, il cugino no! Qualcuno è genoano perché ha visto perdere quasi tutte le partite fondamentali. Qualcuno è genoano perché quelle poche che ha visto vincere le ha cantate in gola fino alla fine di quella notte ed ancora al ricordo si scopre le lacrime agli occhi. Qualcuno è genoano perché ha solo visto vendere giocatori. Qualcuno è genoano perché la maglia rossoblu è bellissima sullo sfondo di un prato verde. Qualcuno è genoano perché quando da bambino diceva di tenere Genoa, negli occhi degli adulti vedeva quella malinconia e quell'orgoglio che non avrebbe più ritrovato se non nei suoi occhi di adulto. Qualcuno è genoano perché a Natale gli avevano regalato il disco dell'inno. Qualcuno è genoano perché non vede l'ora che entrino le squadre per cantare l'inno. Qualcuno è genoano perché si va in serie C con una festa allo stadio in diecimila. Qualcuno è genoano perché c'è la gradinata nord. Qualcuno è genoano perché quando in gradinata si tendono le braccia all'urlo Genoa sembra di essere su di una locomotiva che trancia i binari. Qualcuno è genoano perché il mare di Nervi è blu e le creuze di Carignano sono rosse. Qualcuno è genoano perché da bambino credeva che al mondo esistessero solo due colori. Qualcuno è genoano perché si va a Modena a salvarsi dalla C in 8.000. Qualcuno è genoano perché si va a Ravenna a perdere la serie A in 12.000. Qualcuno è genoano perché si va ad Amsterdam in 6.000 sapendo di non potercela fare. Qualcuno è genoano perché Iorio l'ha buttata dentro e vuoi vedere che. Qualcuno è genoano perché Genova si colora di rossoblu quando altri vincono lo scudetto.

Creato da pulvaz il 29/07/2006

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SFIGATA

Post n°513 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da stefpacc

 

Allora qui di seguito elencherò le stranezze di questa ragazza, visto che lei va in giro dicendo che noi facciamo cose strane, in realtà la ragazza strana è lei (a voi il giudizio):

  1. dopo poco + di una settimana di convivenza si nascondeva il cibo in camera dentro una borsa chiusa cn un lucchetto;
  2. teneva il cibo di ogni genere in camera, cm sughi, pane, salumeria, acqua e via dicendo..
  3. non ha mai portato gli asciugamani, apparte uno x la doccia, quando si lavava utilizzava i nostri (uno schifo unico!)
  4. per non farsi vedere cn il cibo vaceva avanti e indietro dalla cucina cento volte!
  5. ogni tanto sbucava cn una coca o un sugo che diceva di aver trovato x caso dentro la valigia
  6. mangiava di nascosto cose che aveva deciso di non pagare
  7. mentre noi portavamo su a testa qlcs lei x la maggior parte delle volte nn portava su nulla
  8. chiudeva a chiave la camera anche quando andava in facoltà
  9. voleva il resto anche di 45cent diviso 3.. x la pasta del minestrone.. pioccia!
  10. si chiudeva in camera a chiave e fingeva di nn essere stata lei, perchè così poteva mangiare di nascosto!!

vi siete fatti un idea?? beh sn moooolto apprezzati i pareri...

Sinceramente ormai la reputo ridicola, perchè nn sa più cosa inventarsi per infangarci, potrebbe fare come noi, chiudere definitivamente la cosa visto che ora nn abitiamo più insieme.. fattene una ragione Antonella, sei una sfigata!!!

CON QUESTO CHIUDO X SEMPRE IL DISCORSO ANTONELLA..

 
 
 

Marco Borriello

Post n°512 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..





GENOVA. E' semplice il segreto di SuperMarco. Fin troppo semplice,
quasi da non credere, e che non è ne cessario nascondere in un forziere
per non farselo rubare. La svolta nel rendimento dell'attaccante
napoletano è l'ambiente, il nido rossoblù dove Marco Borriello si sente
coccolato. Insomma sembra abbia provato l'emozione di essere un
giocatore di calcio e, si sa che quando ti giri e palpi sulla pelle la
fiducia dell'ambiente che ti circonda, riesci a fare cose che fino a
qualche tempo fa tutto l'ambiente del calcio nazionale pensava
impossibili per il bel Borriello.
La rivelazione arriva da chi gli
vive a fianco giorno dopo giorno, ne vive le gioie e ne subisce le
tensioni. Sono orgogliosa di quello che sta facendo ammette Belen
Rodriguez, la splendida modella argentina. Lei non si perde una gara a
Marassi anche se io di calcio non capisco nulla. Non mi rendo conto
neanche quando fa gol.
Sorride Belen, e il suo sguardo è contagioso
tanto è bello, quanto semplice. Sai, sono scaramantica e quando la
palla va verso la porta avversaria mi giro dall'altra parte e incrocio
le dita. Dai gesti che simula Belen, il rito è continuativo e più vario
possibile con le corna (per la fidanzata di un napoletano poteva essere
diversamente?) a farla da padrona.
Anche ieri, la prodezza del
fidanzato gliel'ha raccontata il futuro cognato, Piergiorgio. Non l'ho
visto, e quando mi ha detto che era gol ho gridato per la gioia ammette
Belen Rodriguez che aggiunge come al Milan sentiva poca fiducia,
giocava poco e non è mai stato valorizzato appieno.
Il Genoa si è
rivelato la miglior medicina per un giocatore da sempre considerato un
talento, ma che non era mai riuscito ad esprimere al meglio il suo
potenziale. Sta bene qui ammette Piergiorgio, il fratello maggiore di
Marco ha trovato la sua dimensione e il pubblico lo accetta, lo
acclama. E lui si sente bene, si accorge che la squadra gioca per lui e
sono fattori che influiscono sulle sue prestazioni.
Il segreto del
boom di Borriello (cinque gol in cinque partite) è quindi nella testa,
in quella molla che si arrotola per mesi e quando salta fa danni.
Agli
avversari. Sposa questa tesi anche Marco Fortin, portiere del Cagliari,
che Borriello lo ha visto da vicino. "Che gol ha fatto" racconta "Ha
calciato forte, all'improvviso. Ho provato a toccare la palla, ma era
troppo forte e non sono riuscito a deviarlo"
Fin qui il racconto
della prodezza borrielliana, la quinta di questa stagione, ma Fortin
conosce bene Borriello, dai tempi del Treviso.
Anche il portiere
sardo finisce lì, alla testa, per spiegare il rendimento
dell'attaccante: "L'ha messa a posto, si vede", anche se l'avversario
di turno sposta l'orizzonte anche su un altro aspetto: "Aveva bisogno
di continuità, fiducia e ora sta maturando."
"Sta attraversando un periodo di grazia, ma soprattutto l'ho trovato migliorato fisicamente."
Testa
e fisico: ecco i due volti del nuovo Marco Borriello, o forse del
Borriello che aspettava il momento giusto per sbocciare ed illuminare
la piazza che avesse deciso di dargli fiducia. Sicuramente anche Belen
lo ha aiutato: Hanno messo la testa a posto entrambi rivela Piergiorgio
Borriello. L'unico dei tre che lavora scherza riferendosi a Marco e
Fabio (attualmente al Lugano) entrambi calciatori. Sarà, ma quello che
mostra il campo è un giocatore ritrovato, un giocatore in grado di
tenere in apprensione l'intero reparto difensivo avversario. Corre,
lotta (con i piedi e le braccia), ripiega, difende il pallone per far
salire i compagni, lo gioca di prima: insomma un campionario che
sicuramente Roberto Donadoni non può trascurare.
Per questo giro
ancora niente. E' ancora presto chiarisce Piergiorgio, ma se continuerà
così anche i più scettici dovranno ricredersi.


 
 
 

Questo Genoa è la mia vita..

Post n°511 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

GENOA 2 - 0 CAGLIARI
Genoa:
Rubinho, Konko, Lucarelli, Bovo, Rossi (c), Paro, Juric, Danilo, Leon (37’st
Papa Waigo), Borriello, Sculli (11’ Di Vaio). A disposizione: Scarpi, Ghinassi,
De Rosa, Coppola, Milanetto. All. Gasperini.
Cagliari: Fortin, Ferri (17’st Pisano) Canini, Bianco, Agostini, Del Grosso
(1’st D’Agostino), Conti (c), Parola, Foggia, Acquafresca (11’ Larrivey),
Matri. A disposizione: Marruocco, Bizera, Biondini, Budel. All. Giampaolo.
Arbitro: sig. Girardi di San Donà del Piave.
Assistenti: sigg. De Luca e Petrini.
Quarto Uomo: sig. Stefanini.
Reti: 14’pt Borriello, 28’ st Di Vaio.
Note: 1.644, incasso di 41.248 euro; abbonati 21.675. Ammoniti: Bovo, Bianco,
Borriello, Di Vaio, D’Agostino, Larrivey.

PRIMO TEMPO:


Genova – Alla lavagna i due allenatori disegnano la loro partita. Gasperini
arretra Konko sulla linea dei difensori, inserisce Rossi tra i quattro di
centrocampo e vara un tridente con Leon, Borriello e Sculli. Giampaolo risponde
con un modulo tirato con l’elastico, rafforza l’attacco con
l’inserimento di Acquafresca per dare un appoggio a Matri. E’ tonico
il Genoa che carica a testa bassa e affonda i colpi al pronti e via. Al 5’
Fortin si salva su una staffilata di Borriello, osservato speciale in chiave
azzurra da Bortolazzi e sempre dinamico, nella ricerca del pallone
e nell’apertura di varchi per i compagni. E’ un Grifone che plana con
facilità verso l’area avversaria, spinto dalle accelerazioni di Leon e
sostenuto sulle piste laterali da Rossi e Sculli. Rambo de Leon, in partenza per la nazionale, ha
munizioni da vendere e ne lancia una dalla bandierina per far capire l’aria che
tira. Su un’altra (8’) serve a Borriello che incorna sull’esterno
rete, poi ci riprova con un diagonale che attraversa lo specchio. Al 17’ è il
turno di Paro che chiama alla parata Fortin. Il Cagliari? Fatica a contenere
ribattendo con una fucilata di Conti disinnescata da Rubinho. Si gioca nella
metà campo degli isolani, pericolosi al 24’ con una capocciata fuori di Bianco.
Il Genoa è corto quando difende, si distende a ventaglio quando
attacca, con un giro palla che porta al tiro più elementi. Le occasioni
fioccano e Paro al 25’ ne ha una favorevole: la conclusione si perde sul
fondo. Il pubblico spinge a più non posso, a vedere il Genoa giocare da Genoa,
in costante proiezione offensiva e lucido negli assalti. Al 35’ Danilo crossa
per Borriello che sale più in alto di Fortin, ma il Cagliari stringe i denti e
Canini libera prima che sia tardi. Meriterebbero il vantaggio i ragazzi di
Gasperini, incoronato dalla dedica personale della Nord. Manca solo
il guizzo nei sedici metri, intasati come i parcheggi del salone nautico. Nel
finale Juric e compagni perdono le misure, non la testa a dispetto di qualche
chiamata non gradita. Si va negli spogliatoi sullo 0-0.

 

SECONDO TEMPO:

Genova –
Il Grifone balza al quinto posto, con una prestazione stupenda che
frutta i tre punti. Un solo cambio durante l’intervallo (esce Del Grosso
per D’Agostino). Il Genoa riparte con lo stesso piglio
e sfoggia un paio di lanci, a cercare le spizzicate di
Borriello. Difficile manovrare in spazi strettissimi; nelle retrovie Konko,
Bovo e Lucarelli montano una guardia perfetta, a fronte del timido contropiede
sardo. La conclusione da fuori è una soluzione da recitare e prima Borriello (10’), poi Leon (11’) danno idea di conoscere il
copione. La prima sostituzione rossoblù è tra Sculli e Di Vaio, l’ingresso
del romano viene salutato da un boato e Giampaolo controbatte
con Larrivey per Acquafresca. Il punteggio si sblocca al 14’ e il Ferraris esplode. Giù
il cappello davanti alla magia firmata da due dei giocatori più ispirati. Leon
è una folgore ad avventarsi sul pallone, a proteggerlo e darlo a Borriello
che lo arpiona, lo aspetta e, senza farlo cadere, lo calcia nell’angolino con
un girata magistrale. Cambia la partita: il Cagliari mette fuori il
muso ma solo una volta, con Bianco, spreca l'opportunità per aggiustare
l'incontro. Il Genoa invece cerca il colpo del ko e guadagna punizioni per
Leon, ma Fortin (22’)
ci arriva e smanaccia. Ci sono praterie per cavalcare verso la porta, Di Vaio
carica in sella la sua determinazione e, al 26’, la conclusione finisce sul
fondo. Poco male perché al 28’
il raddoppio è cosa fatta, l’assist è di Konko che taglia per Di Vaio, il
sinistro chirurgico allarga la ferita dei sardi. E’ un Genoa
irresistibile quello che fa spellare le mani ai 25mila e una
standing-ovation accompagna l’uscita di Leon per Papa Waigo. Respira l’aria dei
quartieri alti il Vecchio Balordo, che nel finale tira i remi in
barca mentre gli avversari calano le scialuppe, ma continuano a fare
acqua. E’ proprio l’ultimo entrato, di testa, a sfiorare il
tris correggendo un angolo battuto da Paro. Gli ultimi tentativi sono
bollati dai piedi di Paro e Di Vaio. Nel recupero dentro Milanetto per Borriello. Dolce
sosta per il Grifo.




 
 
 

Danilo, un portafortuna da sei punti

Post n°510 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..


Quella genoana è una piccola colonia brasiliana. Al fianco dei
connazionali Rubinho, Fabiano e Santos, già esperti del calcio
italiano, è arrivata così anche l’ora di Danilo Sacramento. Titolare
nel turno infrasettimanale con l’Udinese e domenica a Napoli: sei punti
per il Genoa e prestazioni più che positive da parte dell’esterno
sinistro sudamericano, tutt’altro che un semplice portafortuna.
Venticinque anni il prossi­mo 3 novembre, il ragazzo di Araras,
stato di San Paolo, è arrivato al Genoa nel ritiro estivo di Neustift
e, dopo un periodo di prova, ha convinto Gian Piero Gasperini e la
società a tesserarlo. Il primo suggerimento è stato di Alessandro
Gaucci, ex rossoblù e vero mago nello scovare sudamericani a basso
costo, ma la volontà decisiva di Fabrizio Preziosi, il figlio del
presidente, subito convintissimo delle qualità di Danilo. Per
in­tegrarsi nel nuovo mondo cal­cistico, il brasiliano ci ha mes­so un
po’ di tempo.
Questione soprattutto di ruolo, come ha spiegato nelle scorse
settima­ne Gasperini:
"Danilo è arri­vato arrivato con le referenze di
un difensore, ma difensore non è » . O quanto meno non per il calcio
italiano". Dalla serie B brasiliana alla A italiana l’adattamento è
però stato brillante. "Merito di tutti - dice lo stesso Danilo - perché
il Genoa è una squadra giusta, dove ci si aiuta l’uno con l’altro. I
risul­tati stanno arrivando, merita­ti, e io spero di crescere ancora,
continuando a lavorare co­me ho fatto dal primo giorno che sono qui".

 
 
 

Beppe Sculli, il ritorno

Post n°509 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..



L'unico che ha pagato probabilmente x qualcosa che non ha nemmeno fatto. Una squalifica di 8 mesi per una partita che ha visto assolti tutti gli altri accusati.. solo lui è colpevole.. eppure ora Beppe è tornato.. domenica con quel gol ha iniziato la sua seconda carriera..accompagnata dalla fiducia del mister e del presidente preziosi, dall'affetto dei tifosi genoani. Beppe è uno da genoa. Squalificato ingiustamente non ha mollato, si è allenato duramente per poter tornare sul campo. Quel gol domenica ci ha fatto ricordare chi era beppe, un professionista, un grande giocatore. Quel gol domenica nel silenzio del San Paolo ha avuto una sola voce, la voce della giustizia. Beppe è tornato. Dopo il gol il silenzio, non c'era il pubblico, ma penso che dentro di se il cuore di Sculli abbia gridato di gioia, finalmente dopo tanti mesi di squlifica un gol vero, la rete che si gonfia, i compagni di suqdra che ti abbracciano, il pubblico non c'è ma in quanti come me hanno urlato di gioia a quel gol??? Un gol che sa di vittoria, vittoria per il genoa contro il napoli, vittoria di Sculli che ha vinto la sua battaglia personale. Dopo la squalifica Beppe è tornato, è pronto a segnare ancora, davanti al pubblico di Marassi, il Genoa ti ha aspettato Beppe e ha creduto in te.. e tu stesso credi nel Genoa..portaci in alto dove tu e il genoa vi meritate di stare.


 
 
 

Scarpi missione compiuta, Di Vaio si prepara

Post n°508 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..



Napoli. L'ex (e prossimo) panchinaro da una parte, l'ex (e prossimo)
titolare dall'altra. Alessio Scarpi e Marco Di Vaio; per la serie:
destini incrociati. Dato in comune: due uomini spogliatoio. Scarpi al
San Paolo ha dimostrato di non essere solo un uomo che fa gruppo, un
dodicesimo affidabile, ma di essere ancora un portiere da serie A.
Precisazione: a lungo si è potuto limitare all'ordinario, ma sulla
sventola di Hamsik e sulla conclusione di Lavezzi (due insidie in due
minuti) ha ribadito di avere tecnica, qualità, preparazione. A 34 anni
si allena con l'entusiasmo dei ragazzini: la professionalitàè l'elisir
di longevità per un calciatore.
Di buono c'è anche che è uno che sa
stare al suo posto: niente dualismi con Rubinho, che anzi è un amico;
domenica Scarpi tornerà in panchina - anche se con il Cagliari, con il
quale ha trascorso gran parte della sua carriera, compresa
un'esperienza in Europa, non gli spiacerebbe esserci - e fra i pali ci
sarà il brasiliano.
Scarpi tornerà a ricoprire il ruolo che ieri ha
svolto Di Vaio: l'allenatore aggiunto, l'uomo in più in panchina.
«Verrà il momento di Di Vaio, come è arrivato quello di Borriello, di
Leon, di Sculli, di Papa Waigo», assicura Gian Piero Gasperini.
Ieri,
per la seconda volta consecutiva, l'ex juventino è stato escluso dalla
formazione base. A lungo il tecnico ha meditato di farlo entrare, lo ha
fatto scaldare, poi ha optato per altre soluzioni. Però Di Vaio ha dato
conferma di essere un campione anche fuori dal campo: niente lamentele,
niente proteste, niente musi lunghi, niente sceneggiate. Ha invece
incitato continuamente i compagni, ha fatto il tifo per loro, gli ha
dato raccomandazioni. Come abitualmente fa Scarpi, appunto.
Era
talmente in trance agonistica che non riusciva neppure a stare seduto
in panchina e si alzava in piedi per fare sentire ai compagni che gli
era vicino. Ci sono a volte giocatori di secondo piano che fanno drammi
per un'esclusione, mentre lui nonostante il palmares, ha dato prova
concreta di essere più di un professionista: un uomo serio legato al
Genoa e ai suoi giocatori; uno che pensa che il bene dei molti debba
prevalere su quello di pochi, o di uno. Come dire: un esempio per i
giovani.
Scarpi e Di Vaio: destini incrociati perché sono due esempi
in campo e fuori. Perché non creano problemi nello spogliatoio ma anzi
si adoperano fattivamente per cementare il gruppo. Come faceva
Stellini, ad esempio; come fa Rossi, come fa Sculli, come fa Milanetto,
come fanno tanti altri.
Se lo scorso anno il Genoa ha conquistato la
promozione è anche per questo spirito, che ora si sta ritrovando grazie
a modelli positivi come Scarpi e Di Vaio.
Dal campo Scarpi tornerà
in panchina. Dalla panchina Di Vaio tornerà in campo. Ma comunque,
giocando o meno, il loro comportamento - tecnico e professionale - è
stato fra i fattori decisivi dell'impresa di ieri al San Paolo.




 
 
 

IL GENOA ESPUGNA UN SAN PAOLO DESERTO

Post n°507 pubblicato il 30 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

IL GRIFONE GIOCA DA GRIFONE

Poteva e doveva essere una festa, di colori, spettacolo e gioia, ma la
stupidità di pochi imbecilli e l’eccessiva rigidità di un sistema che
sembra colpire sempre gli stessi lascia il San Paolo malinconicamente
vuoto in questa assolata domenica di fine settembre. Napoli-Genoa, due
squadre gemellate da 25 anni ormai, scendono in campo senza tifosi, per
un match che mette di fronte l’ottimo momento di forma degli azzurri, a
un passo dal vertice della classifica, e la rinascita di gioco e
risultati dei genoani, finalmente vittoriosi nel turno infrasettimanale
di mercoledì scorso.

Reja
recupera l’argentino Lavezzi, Cupi ed il motorino di centrocampo Blasi,
confermando la fiducia a Garics sulla fascia destra e dando un turno di
riposo allo slovacco Hamsik, sostituito in mezzo al campo dal
“Salvanapoli” Bogliacino; il Genoa di Gasperini invece cambia modulo e
si presenta all’ombra del Vesuvio con un insolito 4-4-2, con Milanetto
che torna in cabina di regia, Leon a fare da spalle al napoletano
Borriello e Konko a fare da terzino destro.

Inizio blando, con
qualche percussione di Lavezzi fermata energicamente da De Rosa, e
qualche tentativo di Borriello pescato però in azione fallosa; il primo
tentativo verso la porta avversaria è sempre di Lavezzi, che raccoglie
palla da fuori area e cerca il tentativo a rete, ma la conclusione
viene deviata e Scarpi addomestica con calma. Al 12° prova la
ripartenza il Genoa con una manovra avvolgente, Konko scambia con Leon
in sospetta posizione di fuorigioco, servizio al centro basso e forte
per l’accorrente Borriello che viene anticipato da Cannavaro il quale
devìa però alle spalle di Gianello, 0-1! Il Genoa passa in vantaggio!
Al 13° il Napoli rischia di nuovo con un appoggio sbagliato di Cupi che
serve sulla trequarti Leon, bolide da trenta metri dell’honduregno e
Gianello blocca in due tempi. Al 15° prova a rispondere il Napoli, con
Blasi che dagli esiti di un calcio piazzato serve in area l’isolato
Zalayeta, stop di petto dell’uruguagio ma la sua conclusione viene
respinta da De Rosa. Al 17° è ancora Genoa, nuovo duetto tra Konko e
Leon che si allarga sempre sulla destra, nuovo servizio al centro,
stavolta Cannavaro rinvia di testa fuori area, raccoglie il pallone il
brasiliano Danilo che tenta la conclusione al volo ma spedisce alto. Al
21° Lavezzi si procura un calcio piazzato, la sua battuta viene
respinta dalla difesa, Garics raccoglie e mette al centro per Cannavaro
che prova a farsi perdonare ma di testa spedisce di poco alto. Al 26°
ci riprova il Genoa, Borriello serve Leon in velocità, servizio di
tacco per l’accorrente Konko ma Cannavaro salva. Al 30° Gargano
recupera un ottimo pallone sulla trequarti e serve Zalayeta, il gigante
di colore gli restituisce il pallone e il piccolo furetto della Celeste
colpisce di prima intenzione mandando però alto. Al 32° risponde il
Genoa, Domizzi perde palla sulla trequarti, l’azione si sposta sulla
sinistra dove Milanetto serve in profondità Borriello, ma la
conclusione dell’ariete genoano è debole. Al 34° prova di nuovo
Lavezzi, che si allarga sulla destra e prova la conclusione, ma la
palla termina alta, al 37° nuova azione avvolgente per il Napoli,
Garics cambia gioco sulla sinistra, Domizzi pesca Hamsik, subentrato a
Cupi, in posizione avanzata sull’out sinistro, servizio al centro per
l’accorrente Lavezzi che di prima intenzione sfodera un gran destro che
termina di pochissimo alto sulla trasversale difesa da Scarpi.

Nella
ripresa le squadre rientrano con gli stessi 22 in campo e il Genoa
parte a tutto gas, dalla sinistra Danilo serve Borriello che cerca la
rovesciata ma colpisce la palla debolmente e Gianello non ha problemi.
Al 48° risponde il Napoli con una discesa dalla sinistra di Hamsik,
servizio al centro per Zalayeta che controlla la sfera, si gira e cerca
la conclusione ma Bovo riesce a deviare in angolo. Al 50° Lavezzi
recupera palla sulla trequarti e s’invola in area, Konko e De Rosa lo
stringono e l’argentino cade a terra, Pierpaoli ci pensa su e fischia
il penalty; dal dischetto va Domizzi, nel silenzio assurdo del San
Paolo Domizzi spiazza Scarpi ed è 1-1, il Napoli pareggia!

Al
54° nuova controffensiva degli azzurri, Bogliacino scambia con Hamsik,
lo slovacco va al cross ma la difesa devia in angolo con la palla che
termina sull’esterno della rete difesa da Scarpi. Al 63° ci riprova il
Napoli, Hamsik raccoglie una respinta della difesa genoana e prova la
conclusione che Scarpi storna in angolo; dalla bandierina va lo stesso
Hamsik, la palla carambola verso la meta campo, da fuori Lavezzi tira
di prima intenzione impegnando in due tempi Scarpi. Al 70° ci riprova
il Napoli, Blasi recupera palla sulla mediana, passaggio per Zalayeta
che mette al centro per il neo entrato Sosa, l’argentino colpisce la
palla tra spalla e testa e la conclusione non impensierisce affatto
Scarpi. All’84°, dopo un po’ di tentativi da entrambe le parti poco
pericolosi, è Lavezzi di nuovo ad inventare per gli azzurri, il suo
cross attraversa tutta l’area ma nessuno riesce ad impossessarsene e
l’azione sfuma. All’86° è di nuovo Napoli, ma sugli esiti di un calcio
d’angolo Cxannavaro, servito da Domizzi, spedisce sull’esterno della
rete. All’88° prova gli ultimi assalti il Genoa, Borriello se ne va
sulla sinistra e prova la conclusione contrata da Domizzi, il genoano
recupera palla e serve al centro Sculli che di testa schiaccia a terra
un pallone che colpisce il palo interno e finisce alle spalle di
Gianello, 1-2! Il Genoa trova un vantaggio insperato! Al 92° ci riprova
il Genoa, con Borriello che viene servito in area, si gira e tenta la
conclusione ma la palla è deviata in corner.

Finiscono qui le
emozioni, con il Genoa che espugna il San Paolo grazie alla sagacia di
mister Gasperini e ad una buona dose di fortuna; per il Napoli si
preannuncia un trittico molto difficile ora, con Inter, Roma e
Juventus, mentre il Genoa con questa vittoria si rilancia in classifica
e può guardare con fiducia al futuro.




 
 
 

Danilo, la favola del giramondo "Il mio obiettivo? La Seleçao..."

Post n°506 pubblicato il 29 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

di Gessi Adamoli

Il brasiliano è stato ingaggiato quasi per caso per centomila euro.
Ma con l´Udinese ha convinto tutti. Il procuratore: Non era facile
convincere il Genoa a puntare su un giocatore che era finito negli
Emirati. È stato Fabrizio Preziosi a credere in lui e volerlo a tutti i
costi. L´amicizia Con Fabiano e Rubinho e le loro mogli: Siamo sempre
insieme. E così nessuno sente la saudade del Brasile. Ci tornerò in
vacanza ma la mia vita ormai è in Italia


In una notte da
illustre sconosciuto ad idolo, il calcio della globalizzazione sa
regalare ancora storie come quelle di Danilo Sacramento, 25 anni, che
più che il nome di un calciatore sembra quello del protagonista di uno
spaghetti western. Prima è arrivato in prova e solo successivamente è
stato ingaggiato in prestito per 100 mila euro e con il contratto più
basso di tutta la rosa del Genoa (200 mila euro). Per tutte le
amichevoli estive è stato schierato sulla linea dei difensori da
Gasperini al quale un mancino effettivamente serviva ma per sostituire
Criscito passato alla Juventus. In campionato, appena gli viene data
una chance, Danilo l´afferra al volo: mercoledì contro l´Udinese gioca
nel suo ruolo, esterno sinistro con propensione all´attacco,
dimostrando personalità e un piede sinistro da brasiliano doc. A fine
partita sorprende nuovamente tutti, non facendo la solita e scontata
professione di umiltà ma dedicando quella sua partita da incorniciare a
Dunga, il ct della nazionale brasiliana: «Non sono uno che si pone
limiti, confesso che la maglia verde-oro è uno dei miei obiettivi». Ma
c´è spazio anche per i ringraziamenti: «In particolare a Fabrizio
Preziosi e a Alessandro Gaucci, è grazie a loro se sono al Genoa». Il
talent scout è Alessandro Gaucci, lo stesso di Rubinho e Fabiano. «A
gennaio dello scorso anno - racconta - Danilo avrebbe dovuto finire al
Messina, poi l´affare è saltato: erano d´accordo per un milione di
euro, poi al momento di firmare ne hanno chiesti tre. Così Danilo è
rimasto senza squadra, quando ho saputo che un giocatore così era
libero l´ho subito segnalato ad un gruppo di manager spagnoli che
investe su giocatori brasiliani. In Sudamerica infatti il cartellino di
un giocatore può essere di proprietà di un privato». Veramente una
squadra Danilo l´aveva, infatti era finito a giocare negli Emirati
Arabi: tanti soldi, ma un calcio assai poco qualitativo. «E non era
facile - racconta Joao Santos, il procuratore di Danilo ma anche di
Fabiano e Rubinho - convincere il Genoa a puntare su un giocatore che
era finito a giocare negli Emirati. È stato Fabrizio Preziosi a credere
in Danilo e a volerlo a tutti i costi. Era una grande promessa, quando
aveva solo 19 anni era stato acquistato dal club messicano del
Monterrey per 3 milioni di dollari. Ma era troppo giovane per
un´esperienza all´estero». Si deve dunque al fiuto di Preziosi junior,
se il Genoa ha messo le mani su un talento che rischiava di perdersi.
Già anche fissato il prezzo del riscatto: 500 mila euro. Il suo
procuratore sostiene che tatticamente non è incompatibile con Fabiano:
«Possono giocare insieme. Danilo ha più caratteristiche offensive,
mentre Fabiano sa difendere di più». Nell´attesa di formare una catena
di sinistra tutta brasiliana fanno gruppo ad Arenzano. «Siamo sempre
insieme - racconta Danilo - ci sono anche Rubinho, le mogli e la bimba
di Fabiano. E così non sento la "saudade do Brasil"». Non la sente
nemmeno in cucina perché la dolce consorte, la signora Maria Eduarda,
passa la giornata ai fornelli: «A preparare la "comida", perché non mi
piace andare a mangiare al ristorante. Soprattutto ora che si è messo
freddo si sta bene in casa». Quindici gradi per il ragazzo che viene da
Araras ("100 chilometri da San Paolo, una cittadina poco più grande di
Arenzano") rappresentano una temperatura molto distante dalle proprie
abitudini. «Fabiano e "Rubi" mi hanno detto di aspettarmi ancora più
freddo, anche che il termometro scenda a zero. Ma non sarà un problema:
l´ho detto che il Brasile non mi manca. Ci tornerò in vacanza, ma ora
la mia vita è quei in Italia». Il nonno della mamma era originario di
Padova, per questo ha il passaporto italiano. Ma in ritiro a Neustift
si era presentato senza spiaccicare una parola della lingua degli avi.
Ora invece capisce tutto e già parla anche un buon italiano. Rinnova
l´invito a Dunga: «Venga a vedere il Genoa dei brasiliani, non farà un
viaggio a vuoto». Ma Joao Santos, procuratore evidentemente molto bene
informato, confida che c´è già una data fissata nel taccuino del ct del
Brasile: «Il 27 gennaio sarà a San Siro per Milan-Genoa. Sicuramente
per Dida e Kakà, ma anche per Fabiano, Danilo e soprattutto per Rubinho
che è nella lista dei 5 portieri sotto osservazione per la nazionale».


 
 
 

Sotto il segno di Borriello

Post n°505 pubblicato il 27 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

Genoa-Udinese è stata la classica partita che, vista con occhio
imparziale, viene giudicata un bello spettacolo, ma, vista con gli
occhi del tifoso, mette a serio rischio le coronarie. Gara vibrante,
combattuta, aperta sino all’ultimo secondo, col Genoa più tonico e
determinato nei primi 45’ e l’Udinese abile a rimettere tutto in gioco
subito dopo i potenziali colpi da k.o. messi a segno da Borriello nella
ripresa.

Un
Borriello sontuoso, che ha ricevuto un’autentica standing ovation da
parte del numeroso pubblico rossoblu al momento della sostituzione con
Papa Waigo, candidandosi seriamente al ruolo di nuovo idolo della
Gradinata Nord. L’attaccante napoletano ha impreziosito la sua
splendida notte di tripletta con un paio di legni colpiti nella prima
frazione di gioco ed un ottimo lavoro da unica punta quando i suoi sono
rimasti in dieci per l’espulsione di Rubinho, rivelandosi un autentico
spauracchio per la retroguardia friulana. Accanto a lui ha giostrato
efficacemente l’honduregno Leon, che ha messo a servizio della squadra
tecnica e rapidità. Il centroamericano ha dialogato ottimamente con
Borriello, mostrando un affiatamento inatteso (finora avevano giocato
assieme solo uno scampolo di derby). Sull’altra corsia dell’attacco,
bene ha fatto Sculli, anche se il contributo offerto è stato inferiore
a quello dei compagni. 

Nel complesso, il Genoa è parso meno
bloccato e più spavaldo rispetto alle uscite precedenti. La fase
difensiva non è stata la priorità assoluta, anzi i grifoni sono scesi
in campo determinati a far pesare la loro voglia di vittoria ed il
fattore campo.
Nelle retrovie ha trovato posto quel De Rosa, reduce
da un periodo piuttosto travagliato. Contro i friulani il difensore
campano ha sfoderato una prestazione meno brillante rispetto a quella
offerta a Catania prima dell’infortunio, ma gli va dato atto che
coordinare la difesa rossoblu ieri sera, dopo l’espulsione di Rubinho
e  con l’Udinese che attaccava con quattro punte, non era affatto
semplice. Sempre in difesa c’è stata l’ennesima conferma
dell’affidabilità di Bovo e Lucarelli, che non hanno mai perso le
misure ai loro insidiosissimi avversari, neanche quando la squadra è
rimasta in dieci.

A centrocampo ha impressionato Danilo, un
esterno sinistro dal buon passo e dotato di una tecnica non
trascurabile. Il brasiliano è sceso in campo al posto dell’infortunato
Fabiano, costretto a guardare la partita da bordo campo a causa
dell’infortunio procuratosi in fase di riscaldamento pre partita.
Danilo pare a suo agio soprattutto in fase offensiva: particolarmente
degni di nota i duetti con Leon nel primo tempo, che hanno procurato
non pochi grattacapi agli avversari, costretti spesso al fallo o a
rifugiarsi in corner. Il giocatore appare migliorabile però in fase
difensiva, nella quale mostra qualche pecca di posizionamento.

Per
concludere, si può dire che questa vittoria rappresenta una grossa
conquista soprattutto a livello morale. Al Genoa, imbattuto da un mese
(0-3 col Milan alla prima giornata), mancava però la vittoria in
campionato da fine di maggio. I tre punti e l’ottima prestazione della
squadra rappresentano quindi un forte incentivo psicologico in vista
del prosieguo della stagione.




 
 
 

Prima vittoria dei Grifoni

Post n°504 pubblicato il 26 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

Sotto il diluvio e su un campo pesantissimo si affrontano Genoa ed
Udinese. I friulani riconfermano in blocco la squadra che ha battuto la
Reggina sabato scorso, per i padroni di casa, invece, piove sul
bagnato, in tutti i sensi, perché Bega e Rossi non recuperano, e nel
riscaldamento si infortuna anche Fabiano. Al loro posto Konko, Danilo e
Lucarelli.

Parte
meglio il Genoa, che nei primi minuti chiude dietro l’Udinese e va
vicinissima al gol al 6’ minuto. Sulla gran botta di Borriello su
calcio di punizione, Handanovic è chiamato ad un grande intervento,
riuscendo a deviare sulla traversa. L’Udinese prova a reagire, spreca
una buona occasione in contropiede con Asamoah, ma è sempre il Genoa
che fa la partita, e che trova meritatamente il vantaggio al 20°. Su un
calcio di punizione dalla sinistra, Handanovic respinge male e
Borriello calcia al volo, battendo l’estremo friulano. Due minuti dopo
il Genoa avrebbe il colpo del KO, ma lo stesso Borriello, ben servito
da Leon, da pochi passi colpisce la traversa con il piatto.

L’Udinese
ha la prima reazione vera con Asamoah, al 25°, ma il ghanese da solo in
area si vede deviata la botta a colpo sicuro dal portiere genoano. Sarà
però l’unica vera occasione dell’Udinese nella prima frazione, condotta
a piacimento dal Genoa, che va vicino al gol ancora una volta con De
Rosa al 42°, deviando però alto di testa un corner su cui Handanovic,
piuttosto insicuro, era uscito male ancora una volta.

La ripresa
inizia come era finito il primo tempo, con il Genoa davanti, che trova
subito il raddoppio. E’ Borriello che scappa a Zapata su azione di
corner ed incorna all’incrocio dei pali la palla del 2-0. Nell’azione
seguente la partita si riapre. Rubinho esce su Di Natale, secondo
l’arbitro con le mani fuori area, e viene espulso. Esce allora Leon ed
entra Scarpi, che sulla conseguente punizione prende subito gol. Di
Natale batte la punizione, la conclusione è respinta ma sul nuovo tiro
Asamoah ci mette il tacco ed insacca la palla del 2-1.

Inizia
un’altra partita, e Marino rischia addirittura la 4° punta, Pepe, al
posto di uno dei tre difensori, Zapotocny. Gli risponde Gasperini,
togliendo Sculli ed inserendo Bega. Al 54’ Di Natale scatta, supera
anche il portiere e deposita in rete, ma il suo gol è annullato per
fuorigioco e l’attaccante si prende anche l’ammonizione. Il forcing
dell’Udinese non porta occasioni pulite, così, in contropiede,
Borriello va a cercare il contatto con Zapata, strattonandolo, e
l’arbitro gli concede il rigore. Al 72’ ’attaccante, in serata di
grazia, lo trasforma spiazzando il portiere. La gara però sembra
stregata, e due minuti dopo, su corner, l’Udinese si riporta in
partita. Sugli sviluppi di un corner, Mesto calcia verso la porta e
trova la deviazione fortuita di De Rosa, che spiazza il suo portiere.
E’ il gol del 3-2.

L’Udinese ci prova ancora, ma in maniera
confusa, fino alla fine. Il Genoa si difende con ordine, l’Udinese, con
le sue 4 punte, intasa ancor di più gli spazi e non trova mai lo spunto
vincente. Termina così con la meritata vittoria dei rossoblu la gara
del Ferraris, con Borriello che conferma di avere nell’Udinese il suo
bersaglio preferito (per lui una doppietta anche ai tempi del Treviso).
Una gara vinta dal Genoa nel primo tempo, giocato a ritmi forsennati
che hanno colto di sorpresa i friulani. Nella ripresa, complice
l’espulsione affettatamente decisa dal pessimo Ciampi (molto negativa,
in generale, la sua conduzione di gara) ed un evidente calo fisico dei
rossoblu, l’Udinese torna in partita ma va a sbattere contro il muro
rossoblu e contro un’altrettanto affrettato rigore concesso da Ciampi.

Genoa:(entra al posto di Leon per l'espulsione di Rubinho entra al posto di Scullientra al posto di Borriello )

 
 
 

C'è solo la Nord!!!

Post n°503 pubblicato il 24 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

di Claudio Critelli....


L’attesa logora i nervi e carica la passione. Ma non sono 12 anni di
assenza dalla massima serie a fare la differenza. Chi lo dice non è di
Genova. O, comunque, è informato malissimo. Sotto la Lanterna è derby
sempre: ventiquattro ore al giorno per sette giorni alla settimana. Qui
l’antagonismo non si misura con la categoria di appartenenza. Pensare
che tutto, o quasi, si riduca ai rendez-vous sul prato del Ferraris è
sintomo di mancata conoscenza della realtà. Un po’ come credere che a
Siena le passioni e le rivalità contradaiole esistano soltanto il 2
luglio e il 16 agosto, giorni in cui piazza del Campo raccoglie nel suo
ventre gli umori, gli attriti e i sentimenti più forti della sua gente.
Ecco, la stracittadina di Genova è probabilmente paragonabile solo a
questo evento, carico di simboli e di visioni presenti e future.
Rappresenta anche lo specchio di una realtà di cui il calcio è solo un
aspetto. Non si tratta di spicciole disquisizioni sociali, ma di
constatazioni.

Come
quella sgradevole dei violenti scontri tra le frange più estreme delle
due tifoserie. Incidenti prevedibili e annunciati avvenuti a ridosso
del match ma che mai prima d’ora avevano macchiato una stracittadina
genovese. Va però detto che queste violenze fisiche sono però
censurabili al pari di quelle più sottili di chi (dirigente, politico,
giornalista, ecc.) da qualche tempo utilizza la grancassa dei media per
alzare la temperatura della rivalità. Il tutto con il forte sospetto
che dietro certe strategie si celino squallidi interessi speculativi
dei quali il football e i suoi devoti sono soltanto pretesti. Peccato
che ieri chi ha pensato di suonarsele selvaggiamente non abbia capito
che stava facendo il gioco di chi li sta usando. E questo, comunque,
riguarda entrambe le tifoserie.


Passata la breve tempesta
l’atmosfera intorno allo stadio è tornata quella tipica genovese. La
più bella e serena possibile. Con tifosi di fedi differenti che si
avviano pacifici e sorridenti all’appuntamento, dividendosi solo al
momento di entrare nello stadio per poi ricongiungersi alla fine. Per i
genoani, forse più che per gli altri, stavolta c’è qualcosa di diverso
rispetto al solito. Sarà per la consapevolezza che solo qualche anno fa
la sparizione era più che un’ipotesi; sarà che gli sbalzi da
ottovolante che li hanno portati dall’illusione della A all’inferno
della C, e ritorno a tempo di record, qualche vertigine l’ha creata.
L’ultima volta che quelli della Nord si erano trovati di fronte la
gradinata opposta ricolma di “cugini” era il 19 aprile del 2003. In
serie B. Con la Sampdoria lanciata verso la promozione ed il loro Genoa
mandato criminalmente allo sfascio da un’indefinibile dirigenza. In
quella circostanza nella Sud campeggiava un pupazzo a forma di
marinaretto blucerchiato che, con la mano, li salutava beffardamente.
Il tutto corredato da una didascalia che non lasciava adito molte
interpretazioni: “Questo non è un arrivederci, è un addio”. Chi l’aveva
ideata si illudeva di essere profetico. Non aveva fatto i conti con un
lo spirito da araba fenice che alberga nel popolo a cui stava dando
l’eterno commiato. Quel derby comunque - come spesso è accaduto - i
genoani non lo persero, la loro squadra sì. Arrendevole oltre i propri
limiti strutturali e affondata dai gol di Zivkovic e di Conte il rosso,
artefici di un tris di vittorie doriane che nella stracittadina non
aveva precedenti.

Stavolta le cose sono diverse. A cominciare
dai limitatissimi posti concessi ai genoani (ma questo accadrà a parti
inverse al ritorno) in barba al tradizionale gentlemen agreement fra
due società che ormai non fanno neppure finta di sopportarsi.
Nonostante la porzione di rossoblu sia stata limitata al minimo
indispensabile (gradinata Nord e angoli laterali) il tifo è di quelli
veri. Senza divisioni o pause. Compattato dagli eventi e finalmente
lustrato a lucido. Trascinato dall’orgoglio e dall’impeto di una
passione che fa bruciare la gola e brillare gli occhi. Al tirar delle
somme le normative che castrano la fantasia di chi vuole presentare le
consuete scenografie faraoniche sembrano pesare soprattutto sui
dirimpettai, presentatisi in massa con la maglia blucerchiata ma con
pochissimi vessilli. Da questa parte i tifosi fanno di più. Sono
centinaia le bandiere di fogge e dimensioni diverse che animano ancor
più visivamente il cuore pulsante del tifo genoano. Migliaia le
sciarpe, le voci e i battimani che si uniscono in un sol coro a
spingere gli eroi della serata verso l’impresa. Quelli però l’anima non
sembrano sputarla con la stessa pervicacia di quanto avviene sugli
spalti. Il primo tempo è semplicemente inguardabile. il secondo quasi.
Accompagnato da una direzione di gara imprecisa e giocato a corrente
alternata. Alla fine per contare gli autentici sussulti espressi sul
terreno di gioco ci si accorge che le dita di una mano sono più che
sufficienti. Ma per fortuna il derby, soprattutto quando i ventidue in
campo non sono all’altezza, ha da sempre un protagonista che non
tradisce mai: la gradinata Nord. Peccato per chi se l’è persa.
Fortunati quelli che c’erano.

 
 
 

CARI DORIANI, LA STORIA SIAMO SOLO NOI

Post n°502 pubblicato il 23 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

di Massimo Donelli, direttore di Canale 5

UNA PICCOLA avvertenza. Spero che questo articolo sia preso
esclusivamente per quello che è e vuole essere: uno sfottò da
derby.Nulla di più. Io sarò felice di leggerne uno simile ma di segno
contrario qui a fianco. Perché il derby, prima e dopo, è anche derby di
parole. Ed è fatto per gente spiritosa. Se non siete spiritosi, non
siete tifosi da derby. In tal caso, per favore, non leggetemi.
Dunque,
riecco di fronte a noi la squadra della delegazione, quella che mio
nipote chiama il Chievo di Genova. Rieccola con la sua inconfondibile
tenuta ciclistica. Che, giustamente, prevede anche una maglia gialla
assegnata al numero 1, come si usa, appunto, al Tour de France.
Occhio
e croce, non mi sembra sia cambiato nulla. Noi, ieri, oggi e domani,
siamo di più. Ma, soprattutto, ci siamo sempre, ovunque e comunque. E
loro... Loro, nel confronto, non possono fare a meno di scoprirsi,
sistematicamente, meno (meno storia, meno scudetti, meno fascino).
Tutto immutabile.
Vedo, tra l'altro, che non è cambiato nemmeno lo
sponsor. E' sempre quello in forma di acronimo (ERG, Erroneamente
ritenuti genovesi, secondo taluni).Unica possibile novità: il loro
presidente vuole riportarli, coerentemente, là da dove vengono. Vuole
costruire in delegazione uno stadio tutto per loro, provvisto anche, a
quanto pare, coerentemente, di una pista ciclistica tipo il vecchio
Carlini. Con, tutt'attorno, coerentemente, chilometri di piste
ciclabili.Della serie: palle lunghe e pedalare… Fa piacere, comunque,
ritrovarseli in campo. Mentre fa specie che questo derby sia catalogato
per noi come trasferta: in trasferta, semmai, ci sono loro, dalla
Sciorba o da Sampierdarena chisseneimporta. Ma diamogli, tuttavia, il
benvenuto nel nostro tempio, dove abbiamo scritto pagine tragiche e
gioiose di una storia che, nel bene e nel male, non ha eguali. Saremo,
infatti, lieti di mostrare, una volta di più, il grande, inimitabile
spettacolo del tifo italiano, quello che si replica all'infinito sul
palcoscenico della Gradinata Nord. Dove, di padre in figlio, vengono
tramandati ricordi e passioni per noi indelebili e per loro,
naturalmente, incomprensibili. Scrivo naturalmente perché se non hai
avuto la fortuna di nascere genoano, non puoi capire. No, non saprai
mai quale privilegio ti sia stato negato. Viceversa, avrai per tutta la
vita la sensazione che nulla, davvero nulla, possa cancellare quel
complesso di inferiorità che nessuno di loro, ovviamente, è pronto ad
ammettere in pubblico. Ma che si manifesta in mille modi, dai discorsi
nei bar alla campagna acquisti(pardon, prestiti) in società.
Le luci
di Marassi saranno accese, come quella volta del Gol. Sì, scrivo Gol
con la G maiuscola. Perché parlo del Gol per antonomasia, il Gol di
Claudio Branco, l'eterno incubo di ogni ciclista, la più bella
cartolina di auguri natalizi mai stampata nella città di Genova, la più
brutta mai ricevuta in delegazione. Saremo in notturna e mentre loro si
sentiranno un po' alla Sei giorni noi ricorderemo la nostra vittoria
all'Anfield Road e la loro sconfitta a Wembley, con quell'altra
formidabile cartolina in cui si vede l'attuale (simpaticissimo, no?)
allenatore dell'Inter che esce a testa bassa, piangendo.
Non c'è
storia, appunto, tra loro e noi. Ma, ripeto, fa piacere trovarseli
nuovamente di fronte.Perché, in fondo, diciamolo, ci sono mancati. Ci è
mancato il piacere di guardarsi infaccia, Gradinata a gradinata (una è
con la Gmaiuscola, l'altra no), e misurare l'incolmabile differenza. Di
qua, alle nostre spalle, i monti, il mio amato Righi, la rocciosa
certezza che nasce nel guardare il panorama dall'alto e pensare che la
Superba sarà sempre tale, nei secoli dei secoli. Di là, alle loro
spalle, il mare. Dove, come canta un grande, immortale genoano,
Fabrizio De André, “adesso veleggia la rumenta”.Appunto...

 
 
 

-1

Post n°501 pubblicato il 22 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

-1 al derby..ci siamo quasi..il mio primo derby..che emozione..non so com'è un derby..non so cosa si prova quando la palla gonfia la rete..e tutti corrono sotto la nord..e si abbracciano..ho visto il gol di branco su punizione, quello di francioso..ma solo dopo molti anni..ho cantato molte volte la canzone contro la sampdoria..la canticchio anche ora tra me e me.."..quella massa di ciclisti che cantava bobbygol non sapeva che alla fine i più tristi erano lor..4 a 0, 5 a 0 scommetevano sui gol..ma finita la partita si sentiva dalla Nord..Luca Vialli e Bobbygol segnan solo su rigor.."..spero di cantarla anche domani a fine partita..magari su bellucci e montella..su cassano e bonazzoli..e chiunque segni del genoa mi andrà bene..il mio primo derby..non vedo l'ora che ci sia il fischio d'inizio..i primi sussulti..leon che batte le punizioni..coppola che recupera palloni a centrocampo..e chissà se signorini da lassù guarderà la partita..lui ne ha vinti di derby..il capitano..quando io ancora non li guardavo..da lassù giocherà anche lui la sua partita..il derby è una partita strana..vale 3 punti..ma per chi la gioca vale molto di più..chi segna nel derby viene ricordato di più..resta sulla bocca di tutti..magari segnerà milanetto..che avrà voglia di riscatto dopo la brutta prestazione contro il livorno..magari segnerà di vaio..x ritrovare il gol..per ritrovarsi..nelle partite serali rende di più..ho ancora nella mente la prestazione contro il bologna l'anno scorso..le sue gambe giravano che era una meraviglia..era intenibile..finisse così..il genoa torna in serie A ed asfalta la sampdoria..come mi piacerebbe..ma chissà come finirà..l'ho gia giocata 100000 volte nella mia mente questa partita..dai Genoa!!!

DISTRUGGILA PER NOI!!!!!




 
 
 

Danilo...

Post n°500 pubblicato il 19 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

Centrocampista sia difensivo che di spinta...Danilo Sacramento...potrà essere utile durante tutto il campionato...anche partendo dalla panchina..già a Catania era andato a segno...anche se il gol è stato ingiustamente annulato....benvenuto Danilo.....








 
 
 

Clima derby..

Post n°499 pubblicato il 18 Settembre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

 
 
 
 
 

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