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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 04 Aprile 2007 da geopoliticando

SVILUPPI DEL PIANO DI PACE SAUDITA -

PARTE PRIMA

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Argomenti (tags) dell'articolo:

immagine PALESTINA 2  immagine ISRAELE 1

ARABIA SAUDITA 1     immagine

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PARTE PRIMA

(la parte seconda è quella immediatamente successiva al presente scritto, la potete trovare posizionata sopra)

Pubblichiamo questo scritto relativo al Piano di Pace Saudita, per la risoluzione del conflitto Israelo-Palestinese, che sarà presentato alla prossima riunione della lege araba.

Vista la lunghezza del documento siamo costretti a pubblicarlo in due parti, buona lettura.

Si sente molto parlare, ultimamente, del c.d. piano saudita per la risoluzione del conflitto israeliano – palestinese.

Con questo scritto, vogliamo spiegare ai lettori di Geopoliticando in cosa consista questo piano, quali siano le motivazioni che spingono l’Arabia Saudita a proporlo e quali gli ostacoli al suo realizzarsi.

Diciamo innanzitutto che il Piano fu già presentato nel 2002, dall’allora principe ereditario saudita, oggi sovrano, Abdullah bin Abdul Aziz e fatto proprio dal vertice della Lega araba a Beirut il 28 marzo del 2002, ma non venne accolto con entusiasmo da nessuna delle parti in causa; i tempi adesso sembrano più maturi.

Rispetto al 2002 il Piano non è cambiato e consiste in 2 punti fondamentali:,

Chiede ad Israele di impegnarsi solennemente per:

  • Il ritiro da tutti i territori occupati dal 1967 in poi;
  • Il raggiungimento di una soluzione equa del problema dei profughi palestinesi, da concordare sulla base della risoluzione 194 dell'Assemblea generale dell'Onu;
  • L'accettazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano sui territori occupati dal 4 giugno 1967 in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come sua capitale.

In conseguenza di ciò, i Paesi arabi si impegnano solennemente in quanto segue:

  • A considerare concluso il conflitto arabo-israeliano, a stipulare un accordo di pace con Israele e ad adoperarsi per la sicurezza della regione.
  • Ad allacciare normali relazioni con Israele nel contesto di questa pace globale.

QUALI SONO LE PRIME REAZIONI DI ISRAELE?

Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha ribadito che Israele è pronta a fare "concessioni ampie e dolorose" per incoraggiare il dialogo con i palestinesi. Il premier ha inoltre affermato che il piano di pace saudita può essere "una buona base" per i colloqui tra Israele e i paesi arabi moderati. "Ci sono molte parti che sarei pronto ad accettare: anche se non tutte, comprensibilmente", ha aggiunto Ehud Olmert giovedì scorso.


L’Amministrazione americana considera il piano saudita realizzabile (purchè opportunamente modificato in alcuni punti). In questo senso vanno interpretati i ripetuti viaggi del Segretario di Stato Americano, Condolizza Rice in questi ultimi giorni in Medio Oriente, dove ha partecipato ad incontri con il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano, Olmert. Gli Stati Uniti stanno facendo pressioni su entrambe le parti per il raggiungimento di un compromesso che parta, come base di dialogo, proprio dal piano saudita.

MA COSA E' SUCCESSO NEL FRATTEMPO TRA I PALESTINESI?

Sempre su spinta dell’Arabia Saudita i palestinesi hanno raggiunto l’accordo per un governo di unità nazionale tra Hamas e Al Fatah, i due principali movimenti. Come noto le elezioni dello scorso anno sono state vinte dal gruppo radicale di Hamas che, nel Suo Statuto, propugna la distruzione di Israele.

Di fatto il presidente Abu Mazen, della più moderata al Fatah, non può agire senza il consenso di Hamas.

In quest'ottica, il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) dovrà cercare di convincere la parte più estremista di Hamas che, fino ad oggi, ha negato nel modo più assoluto di voler procedere al riconoscimento del nemico sionista, ma Israele non può chiaramente accettare di dialogare verso che propugna ufficialmente la sua distruzione.

E L'ONU?

Il Segretario Ban Ki-moon apprezza il piano saudita di pace e critica il governo palestinese.
L’Onu fa parte, insieme a Stati Uniti, Russia e Unione europea, del Quartetto impegnato per favorire la pace.

"E’ importante – ha insistito Ban – che le parti rispettino il [reciproco] diritto di esistere, specie quello di Israele, e inizino un dialogo senza che riprenda la violenza". Ban definisce la proposta "uno dei pilastri che possono favorire il processo di pace nel Medio Oriente". "So che Israele ha riserve. Ma non possiamo essere davvero soddisfatti per una o due concessioni. Dobbiamo costruire la pace sopra questi buoni principi".

Ban ha anche criticato il nuovo governo palestinese per il rifiuto dei principi indicati dal Quartetto, come il riconoscimento dello Stato di Israele, l'accettazione degli accordi già conclusi tra Olp e Stato ebraico e la rinuncia alla violenza.

Incredibilmente il Ministro degli Esteri d’Alema ha recentemente rilasciato una dichiarazione nella quale ha affermato che il riconoscimento di Israele da parte di Hamas poteva essere affrontato a tempo debito, l’importante era che nascesse il governo di unità Hamas-Al Fatah, valutazioni, quelle di d’Alema, in evidente disaccordo con lo stesso Quartetto. L’elemento focale, anche se il nostro Ministro degli Esteri non lo ha compreso pienamente, è proprio questo.

CONTRADDIZIONI DI HAMAS:

Vogliamo anche ricordare che il mancato riconoscimento di Israele, da parte di Hamas, è una palese contraddizione in quanto oggi Hamas controlla l’Autorità Nazionale Palestinese, struttura che esiste grazie a un accordo firmato con Israele (1994). Quell’accordo venne firmato grazie al riconoscimento reciproco Israele-Olp (1993) basato sul ripudio della violenza e sulla spartizione della terra. Oggi il governo dell’Autorità Palestinese (controllato da Hamas) si rifiuta di riconoscere Israele, di ripudiare la violenza, di accettare gli accordi già firmati. Come dire: rifiuta le basi logiche, giuridiche e politiche della propria stessa esistenza.

continua - parte seconda

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