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« smemorandum | IL LAPIS HA COLPITO ANCORA » |
LA BALLATA DI RECULOLA BALLATA DI RECULO
Mosca giuliva che nei cieli ronzi cantami il sommo artefice di stronzi che dal Re Mida trasse ispirazione e glorioso regge la nazione trasforma in merda tutto quel che tocca.
Venga Mercurio dall’alato piede Venere venga splendida divina Vengan gli dei d’Olimpo e dell’Inferno. Cedano al grande Culo ogni governo!
Porti Tarquinio Massima Cloaca cos’è mai questo a petto del gran Culo? Quali dall’Alpi al mare alla Sicilia Non più nei templi augusti del denaro
Sed non olet pecunia, non c’è mosca perché per vie segrete defluisce
Qual rota di molin che mai non posa
A quali dei votarsi, a quale banca? chiede il tapino dalla mente stanca. E corre, va sul mar da menestrello O sorte amara! Addio sogni di gloria! Questo riservi all’uomo della storia?
Così pensava ed era l’onda fosca. È cotto! – disse l’uomo della cosca. gli disse: “Amico, prendere o lasciare”. E per dare all’invito più chiarezza
“Tu ci hai la stoffa del capobastone; ma ricorda: tu reciti per noi”.
Or qui si vede di che pasta è fatto Sorgon dal nulla, a dieci, a mille a cento palazzi e ville, torri di cemento. Se mancano i progetti, poco male: perché lui sa quanto l’unzione vale.
Quale moderna torre di Babele Scortato poi da facili ragazze In pochi giorni annette la Sicilia Come valanga la masnada ingrossa,
Italia che piantasti lo stivale Ohimè! Ludibrio agli uomini e alle donne non donna di province, ma bordello.
Ma voi che osate, rossi magistrati, tornate al vostro tenebroso mondo
Cosa gli manca ormai? Persin gli dei, i sacerdoti con i farisei benedicenti a lui plaudon che torna: e lui ricambia al segno delle corna. Roma non più ladrona sia chiamata ora che il sommo ladro l’ha impalmata.
Oh te felice! Quale dei mortali dalle stalle dar core al parlamento Ma tu non sei satollo, punti al colle
Nel letto di putan ex comunista Cosa t’affligge, o sire, io mi chiedo? Soffri di stitichezza o di colite
“’A Culo, che te serve?” – domandaro “Apriti a noi: è un privilegio raro. Qualunque cosa chiedi sia concesso: salute, intelligenza, ogni successo”.
Un lungo elenco s’affollò alla mente Sbianca il tapino, tosto chiede loro: “Che quel che tocco si trasformi in… “
Gli sovviene di Mida di repente “Merda!” gli sfugge. Freme il gran consesso. E Giove di rimando: “Sia concesso”.
Volarono gli dei su più sicure Gli dei fanno le cose in grande stile. Anche stavolta: un cosmico porcile.
Fin sull’Olimpo salgono i miasmi Fuggon gli dei nel mondo dei fantasmi Levando alti lai fugge Giustizia Che ne sarà della democrazia?
Ludibrio fatta di perverse brame sprofonda Gaia in gorghi di letame. Nell’aura di caligine, fuggiti annaspano i mortali. E così sia
Opprime tutto, il globo bipartito Geme l’Italia sotto il peso immane Italia mia, datti uno scrollone! Fatti una doccia e tira lo sciacquone! |
Inviato da: redpiuma70
il 06/05/2012 alle 23:48