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« A come amicizia | La persona sbagliata » |
Post n°428 pubblicato il 04 Giugno 2014 da Illywirin
La sindrome di Biancaneve concerne il rapporto madre-figlia. “Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!” Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Queste le parole pronunciate dalla regina che, ricamando ed osservando dalla finestra i fiocchi di neve scendere silenziosi, inizia a proiettare le aspettative, le speranze ed i desideri sulla propria figlia. Quello tra madre e figlia è infatti uno dei legami principali presenti al mondo; infatti la mamma rappresenta per la figlia femmina il primo modello, il punto di riferimento al quale rifarsi per le future relazioni. Il rapporto si costruisce già dai primi giorni di vita, in cui la bimba inizia gradatamente a sperimentare il concetto di separazione grazie alle transazioni ed agli scambi che avvengono con la madre che, sintonizzandosi sui bisogni della bimba, provvede al loro soddisfacimento. E’ fondamentale che la madre sia sufficientemente buona, in modo tale che la bambina possa avvertire i propri disagi, tollerare il momentaneo senso di frustrazione per non essere immediatamente corrisposta e poi essere soddisfatta adeguatamente. Allo stesso modo è bene che essa riesca a riconoscere i segnali della figlia, così da rispondervi coerentemente permettendo alla piccola di imparare che c’è qualcuno che si interessa alle proprie necessità, senza sostituirvici o senza offrirvi una soluzione prima che la bimba ne faccia richiesta (e questo è un punto importante). Questi passaggi sono alla base di un processo che si sviluppa nel corso della vita e che si evolve nei diversi momenti di crescita, ovvero quello della separazione-individuazione. Nella prima infanzia, la madre è per la bambina la regina buona, colei che si occupa del suo benessere, senza usare altri metodi se non l’amore e l’affetto. Con l’adolescenza, il bisogno di separazione e di individuazione della ragazza riaffiora, in modo molto più irruento rispetto all'infanzia, e scandisce le tappe di un processo di crescita difficoltoso di per sé. La regina buona così si trasforma, diventando la matrigna cattiva che però è dotata anch'essa di una rara bellezza, tanto che ogni giorno comanda al suo specchio magico: Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” La matrigna arriva proprio nel momento di maturazione di Biancaneve, al punto che tra le due non si sa quale sia la più bella. La maturazione fisica e sessuale della ragazza, produce un momento di impasse in entrambe le donne: la figlia infatti vede mutarsi ed assomigliare sempre più alla madre dalla quale però si vorrebbe distanziare, e la madre vede attraverso lo sviluppo della figlia il suo lento processo di invecchiamento. Ed è durante l’adolescenza che riaffiorano anche le aspettative materne: la madre guarda la figlia rivedendo in lei ciò che avrebbe voluto essere, e la figlia è combattuta per il fatto di voler abbandonare la madre, avendo però paura di farlo. La lotta contro la regina è insito in ogni ragazza perché tutte, nel normale sviluppo, hanno bisogno di idealizzare una figura; ed il fatto che questa sia la madre, rende ancora più difficile la lotta. Per una crescita sana, c’è bisogno del naturale disinvestimento nei confronti dei genitori, di saper vedere i loro limiti e di apprezzarli non più in quanto onnipotenti, ma in quanto esseri umani. Questo comporta lotta e sacrificio in una ragazza, perché accettare che la matrigna non è più bellissima, vuol dire accettare i suoi difetti e conseguentemente non avere più qualcuno di perfetto con il quale rispecchiarsi. Questo passaggio, seppur doloroso, è importante sia per le mamme che per le figlie, perché permette ad entrambe di confrontarsi con la realtà, tralasciando le proiezioni e le perfezioni, ma semplicemente aiutando ad accettarsi ed a sperimentarsi come OK anche con le differenze e soprattutto con i propri difetti. Forse sotto questa luce, guarderemo con occhio diverso sia le regine buone e soprattutto le matrigne presenti nelle favole che hanno accompagnato i racconti di tutte le ragazze fin dalla nascita, e probabilmente saremo più clementi e meno giudicanti con loro, comprendendo il perché della loro “cattiveria” e rispecchiandoci un po’ in esse. |
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