Creato da Illywirin il 21/09/2010

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Il cielo non ha confini, se non quelli del tuo pensiero.

 

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Messaggi di Novembre 2013

Le grida e la rabbia

Post n°398 pubblicato il 26 Novembre 2013 da Illywirin

Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?" "Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro. "Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.

Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando

due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade

quando due persone che si amano si avvicinano." 

Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.

(Ghandi)

 
 
 

La palude del conformismo

Post n°395 pubblicato il 11 Novembre 2013 da Illywirin

Tutti i giorni, se osserviamo

con attenzione, possiamo notare in tutti

i settori della società dalla politica,

alle istituzioni, all'informazione e alla cultura

la mancanza di uomini autenticamente liberi.

Si professano tolleranti, pluralisti,

ma in realtà si coglie un diffuso conformismo.

Un numero sempre maggiore di persone

, ignorando o sacrificando

più o meno consapevolmente la propria libertà di espressione

si adeguano a opinioni , sui dei comportamenti già definiti

in precedenza rassicuranti

e politicamente e socialmente prevalenti.

Questo è stato dimostrato sperimentalmente

dallo psicologo Solomon Ash (1907-1996)

Questi ha effettuato

numerose prove con alcune persone da lui

invitate a stabilire quale fra tre linee A B C

 fosse della stessa lunghezza

di un'altra linea data.

Anche se era evidente che la linea da scegliere

fosse la B, egli fece in modo che prima di ogni

esperimento si esprimessero alcuni suoi complici,

indicando la line A.

Ebbene, il 74% dei partecipanti scelse proprio la linea  A.

Il conformismo è un contagio subdolo

che si insinua nelle pieghe dell'inconscio

e contagia anche persone intelligenti,

che ingannando se stessi,

vivono nell'illusione

di essere realmente libere e di agire nella

massima indipendenza.

Esse sono anche influenzate dall'età.

Così è probabile riscontrare un alto tasso

di conformismo far gli adulti,

che per la loro posizione sociale o attività

lavorativa sono più portati a seguire convenienze

personali.

Meno conformisti risultano invece gli anziani,

anche per la mancanza di vincoli e responsabilità sociali.

Il più alto tasso di conformismo

è riscontrabile nell'età adolescenziale,

molti giovani si adeguano

per essere accettati dal gruppo.

Un individuo deve ragionare con la propria testa

e sapere che

anche lo sbagliare è un'esperienza

istruttiva.

Solo allora può dirsi realmente libero.

Va aggiunto che la società e le istituzioni

gradiscono il conformismo

per esercitare meglio

e con minori resistenze

il proprio potere

e mantenere i propri privilegi.

Questo avviene anche diffondendo le paure

su pericoli veri o falsi che siano

in arrivo!

Che fare allora?

Anzitutto cercare la verità!

 
 
 

La vita dopo il parto...

Post n°394 pubblicato il 06 Novembre 2013 da Illywirin

 

Due bebè si trovano nel seno di una donna incinta. Uno domanda all’altro:

- Tu credi nella vita dopo il parto?

- Si, certamente.

- Qualcosa deve esistere dopo il parto.

Forse siamo qui perché abbiamo bisogno di prepararci

per ciò che saremo più avanti.

- Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto.

 Come dovrebbe essere questa vita?

- Non lo so con sicurezza… ci sarà più luce di qui.

 Magari cammineremo con i nostri piedi e ci alimenteremo con la bocca.

- Che assurdità! Camminare è impossibile.

 E mangiare con la bocca? E’ semplicemente ridicolo.

 Il cordone ombelicale è da dove ci alimentiamo.

 Io ti dico una cosa: la vita dopo il parto non è concepibile.

Il cordone ombelicale è troppo corto.

- Eppure io credo che deve esserci qualcosa,

anche se un po’ diverso dalle cose a cui qui siamo abituati.

- Ma nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto.

Il parto è la fine della vita.

E in fin dei conti la vita non è altro che una triste esistenza

nell’oscurità che non porta a nulla.

- Bene, io non so esattamente come sarà dopo il parto,

 ma sono certo che vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi.

- Mamma? tu credi nella mamma? e dove pensi che si trovi?

- Dove? E’ tutto intorno a noi! Noi viviamo in lei e attraverso di lei.

 Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.

- Mah! Non riesco a crederci! Non ho mai visto una mamma,

e pertanto è logico che non esista.

- Bene, però a volte, quando stiamo in silenzio, tu puoi sentirla che canta o

avvertire come accarezza il nostro mondo.

Sai che ti dico?… Io penso che c’è una vita reale

che ci aspetta e che adesso ci stiamo solo preparando per quella…

 

Quando il primo dei gemelli venne partorito,

 l’altro fu assalito dal terrore per ciò che sarebbe successo al fratello e,

prima o poi, a lui stesso.

 Quando poi toccò a lui, la paura fu tremenda,

 fino a che non vide la luce e,

vedendo quanto era bello ciò che era là fuori, pianse di gioia

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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non la distanza

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La vita è un prestito

e il tempo è la sua moneta.

 

 
 
 

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