Un'assenza di quasi tre-mesi.
Ma le assenze non si giustificano, giusto? O forse sì.
Ché mi richiederebbe troppa fatica spiegare i motivi, le cause d'impedimento,
l'inabilità mentale e fisica che mi rende faticoso scrivere, oramai.
La convivenza con questo [mio] cuore a orologeria è sempre più difficile,
le componenti meccaniche richiedono manutenzione e pazienza,
ingranaggi quotidianamente sotto pressione, atri e ventricoli di ferro che non conoscono riposo.
E i sentimenti entrano e escono, come sangue, trasportati dal sangue.
Ma non molti hanno [ancora] la capacità di provocare battiti a profusione:
"sentire" è un privilegio di pochi. Non più mio, temo.
Mi scrivi ancora, dopo cinque.anni qualcosa è necessario rimanga, forse,
ma a pensarci ora questo passato quasi non mi appartiene.
E poi c'è lei -e anche lui- e rapporti non-meglio-specificati, e non specificabili,
ché non è mai facile quantificare affetto o amore, né tanto meno classificarli.
Esami in continuazione, ciacuno sottopone il proprio, la mia resistenza è latente,
la mia voglia impantanata e le paure tante, occupano ogni suo silenzio seccato,
ogni messaggio brusco e i giorni "nati male" che proseguono peggio. E io sopporto.
Per ora.
Incerta necessità d'estate, di sole vero, non solo voglia, necessità.
Di un'estate che sarà vuota di te e di noi, ma si sopravvive sempre, tutto sommato.